Chi era Guglielmo Oberdan?
Morì da martire. Ma in quali circostanze morì?
Chi era Guglielmo Oberdan?
Morì da martire. Ma in quali circostanze morì?
... per una brevissima sintesi guarda qui.
Saluti
R.
da http://www.leganazionale.it
La Lega Nazionale di Trieste, con il contributo della Provincia e la collaborazione dell’Associazione Mazziniana, ha voluto ricordare, il 20 dicembre 2002, nell’aula magna del Liceo “Dante”, il 120° anniversario dell’impiccagione di Guglielmo Oberdan (Trieste 1° febbraio 1858 – 20 dicembre 1882). Dire delle parole pacate e basate sulla conoscenza dei fatti, al di là delle sgangherate polemiche che di frequente cercano d’infangare il valore del suo sacrificio, è stato l’intendimento di un incontro di studio che si è aperto con la prolusione di Enzio Volli, Presidente Onorario dell’Associazione Mazziniana Italiana Sezione di Trieste, il quale ha voluto donare al Presidente della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, le riproduzioni del materiale d’archivio su Oberdan posseduto dall’Associazione Mazziniana, riguardante, in particolare, il Circolo Garibaldi. Un regalo molto gradito che andrà ad arricchire il cospicuo patrimonio archivistico del centenario sodalizio triestino che ha appena avviato un pluriennale progetto d’inventariazione, catalogazione e informatizzazione del proprio archivio e di quelli ad essa collegati.
Nel seguito dei lavori, gli interventi di Maddalena Guiotto, dell’Istituto Storico italo-germanico di Trento, di Diego Redivo, in rappresentanza della Lega Nazionale, e di Alberto Brambilla, dell’Università di Padova, hanno ricostruito la vicenda di Oberdan e il suo progetto di attentare alla vita dell’imperatore asburgico nel 1882. Un anno fatidico in cui l’Italia firmava la Triplice Alleanza abbandonando la tradizione austrofoba, moriva Giuseppe Garibaldi, simbolo del Risorgimento, e ricorrevano i cinquecento anni della dedizione di Trieste all’Austria le cui celebrazioni venivano sentite come un affronto dagli austro-italiani. Un cumulo di eventi che sembrò porre fine al sogno del completamento dell’unità nazionale tanto da generare nel giovane irredento la volontà di “andare incontro al patibolo” per suscitare l’auspicato risveglio nazionale e le cui ripercussioni sui rapporti diplomatici tra Austria e Italia, sulla genesi e lo sviluppo della mitologia irredentista nonché sugli influssi sparsi in ambito letterario sono stati analizzati nel corso del convegno mentre Fulvio Salimbeni, dell’Università di Udine, ha tratto le conclusioni della proficua giornata.
Ne è emersa così la figura di un giovane romantico e passionale, cui le vicende della storia hanno assegnato da un lato il ruolo di bersaglio della malevolenza di tutti coloro che ritengono ancor oggi inaccettabile la soluzione nazionale italiana di Trieste e dall’altro, quello più propriamente storiografico, il simbolo maggiormente evidente di quella ottocentesca “religione della Patria”, laica e nazionale, ben esemplificato dal “Sacrario” – il luogo della sua detenzione e della sua impiccagione – attorno a cui è stato costruito il Museo del Risorgimento di Trieste. Il ruolo di Oberdan, si è detto, è stato non tanto quello del martire, di colui, cioè, che ha consapevolmente ricercato la propria condanna come esempio e sprone, bensì quello di agnello sacrificale, immolato sull’altare delle manovre politiche e diplomatiche internazionali che avevano spinto l’Italia nella direzione opposta a quella sperata dagli irredentisti e che, pur germogliando in maniera quasi sotterranea, grazie soprattutto all’opera di Carducci e D’Annunzio, non riuscì a mettere in crisi i rapporti italo-austriaci fino al 1914. Le inutili polemiche sulla sua origine nazionale, chiaramente italiana per scelta consapevole anche se la madre era slovena (il padre, che pur non lo riconobbe, veneto), sul cognome, privato della “K” dallo stesso Oberdan in quanto com’ebbe a scrivere, gli sembrava avere un suono troppo tedesco e sulla sua responsabilità in merito ad un precedente, mortale, attentato, negata, oltre ad ogni altra considerazione, sia dalle inchieste austriache che dalle deposizioni dei testimoni del fatto, dimostrano come i simboli della storia vengano spesso utilizzati per finalità tutt’altro che limpide. Così come poco limpidi appaiono i tentativi di attribuire la glorificazione di Oberdan al fascismo che aveva, invece, nei confronti dell’irredentismo, idealità di per se ribelle nei confronti dello Stato, e dei suoi eroi mazziniani e garibaldini una certa diffidenza, tanto da tentare di sostituire al culto di Oberdan il culto di Ruggero Timeus (Fauro), volontario irredento nazionalista sacrificatosi nel 1915, in quanto portatore di una visione teorica riguardante il confine orientale più consona alla politica di potenza messa in atto dal regime fascista.
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Saluti
R.