LETTERA DALLA EUROPA
SCUSE E MOTIVAZIONI
Mi é stato fatto notare che in alcune Lettere dalla Europa, in questo Forum, ho usato un tono da professore. Mi sono accorto che é vero, ma non era voluto. Purtroppo ci sono caduto. Non mi resta che scusarmi, dicendo:
- non é mia intenzione salire in cattedra, non sono il tipo. Vorrei solo aiutare.
- sono frustrato per essere in questa situazione:
^ le differenze fra qualità di vita in molte regioni italiane e nel resto della U.E. (ma anche nel modo di lavorare) vanno aumentando;
^ questa accelerazione é sorprendente (vivo a Parigi, ma vengo in Italia, ho una figlia e parenti in Italia);
^ credo che solo chi vive in Paesi avanzati é in grado di indicare i motivi per cui il sistema Italia attuale non puo funzionare (le nostre efficienze e competitività si abbassano di giorno in giorno);
^ mi sembra che chi vive in Italia non puo far evolvere il Paese. Due motivi: la cappa di rassegnazione balcanica a cio’ che non va; e il criterio di selezione per i posti di responsabilità pubblica: selezioniamo i peggiori, i quali impongono i loro sistemi. La società si sta bloccando in varii settori;
^ sospetto che non ci siano altri osservatori che hanno paragonato, osservato, analizzato e riflettuto per almeno sei anni sul degrado avanzante. Mi sento allora responsabile del mio messaggio, che ritengo importante e utile;
^ fra i VIPs che ho contattato dalla Francia, nessuno mi ha dato un microfono, né si é mostrato pronto a dialogare sul mio allarme. Sono interessati solo a combattere la confusione di tutti i gg., o a conservare le proprie fette di potere.
La mia frustrazione é aumentata da semplici constatazioni:
- in tutta Europa gli Italiani sono spesso i migliori, singolarmente presi, rispettati, ammirati talvolta per la loro capacità;
- in Italia non sappiamo gestire le grosse e medie strutture (talvolta le piccole). Cominciamo ora ad essere disprezzati da chi ci conosce. In U.E. la situazione é diversa: quasi tutto é ben gestito, con responsabilità, correttezza e impegno (anche nel pubblico).
Inoltre, nel contesto di riunioni internazionali, un Italiano su quattro si comporta come un sudamericano: non é preparato, non segue la discussione, non glie ne frega, se parla rischia brutte figure.
Tutto cio mi dà una sensazione di rabbia, sorpresa, disagio. Se la situazione fosse migliore verrei a vivere la pensione in Italia. Oggi ci perderei, non lo faccio.
Ecco le cause primarie, forse, della mia testimonianza con tono troppo alto: essa é sofferta. Me ne scuso. E aspetto contributi o domande.
Antonio Mansi
ANGREMA@wanadoo.fr