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Discussione: Cydonia

  1. #1
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    Predefinito Cydonia

    Marte è il pianeta più vicino alla terra, ma fino ad ora ha resistito allo sforzo dell’uomo di penetrare il suo mistero... Nonostante le più recenti scoperte, una lunga lista di fallimenti ha frustrato i facili ottimismi... Che cosa ha provocato misteriose scomparse e improvvisi guasti che hanno fatto fallire tante missioni americane e sovietiche? Una sonda russa, la Phobos 1, si sarebbe persa nello spazio il 1° settembre 1988 (in seguito ad un errore d'immissione dati nella memoria del suo computer di bordo)... La sua gemella, Phobos 2, subito dopo aver inviato l’immagine di una strana ombra ellittica che si stagliava sulla superficie di Marte, ha interrotto misteriosamente ogni contatto.

    La prima missione umana su Marte programmata per il 2018 troverà un mondo morto o i resti di un’antichissima civiltà? Dalla missione Viking del 1976 al Mars Surveyor del 2001 ci vengono le conferme che Marte potrebbe avere un passato molto diverso dal suo presente... Le ipotesi di vita su Marte sono reali? Sono state veramente identificate strutture artificiali tra le ultime 80.000 immagini del pianeta? Quando, nel 1976, le foto scattate dalle sonde spaziali Viking 1 e Viking 2 vennero trasmesse alla base terrestre e analizzate, le immagini di una regione chiamata Cydonia attirarono subito l’attenzione degli scienziati e dell’opinione pubblica…

  2. #2
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    Alla fine di agosto 1993, i mass media annunciarono con grande risalto che la sonda spaziale americana Mars Observer, giunta proprio in quei giorni nei pressi di Marte, aveva improvvisamente e inspiegabilmente interrotto i contatti con la propria base sulla Terra (Pasadena, California). Ogni tentativo di ripristinare la comunicazione si era rivelato inutile; la sonda doveva considerarsi definitivamente perduta. Mars Observer era costato 980 milioni di dollari (circa 1600 miliardi di lire) ed avrebbe dovuto mappare la superficie marziana, grazie ad apparecchiature sofisticate, capaci di rilevare fino ad un metro e mezzo di grandezza. Tutto ciò in preparazione dello sbarco umano sul pianeta previsto entro il 2020.
    Gli esperti della NASA dichiararono di non capacitarsi della improvvisa interruzione di contatto. Qualcuno parlò di guasto di un transistor di bordo, altri di esplosione, altri ancora di collisione con un corpo siderale (meteorite). Ma il fatto che fece più scalpore fu la presa di posizione di alcuni autorevoli studiosi di Marte quali per esempio Mark Carlotto (specialista in elaborazioni fotografiche), Tom Van Flandem (astronomo della Yale University), David Webb ( membro della commissione spaziale presidenziale), Richard Hoagland (Direttore del Mars Mission, associazione di scienziati indipendenti). Questi ed altri studiosi accusarono pubblicamente la NASA di aver sabotato la missione di proposito allo scopo di nascondere al grande pubblico quello che la sonda avrebbe potuto rilevare sulla superficie del pianeta rosso. I segni e delle vestigia di un'antica civiltà marziana, già individuati nel 1976 dalle sonde Viking, e cioè un'enorme faccia o sfinge scolpita nella roccia, ed alcune piramidi. Nonostante la NASA avesse a suo tempo liquidato quei reperti come banali giochi di luci e ombra, i predetti studiosi erano invece arrivati alla conclusione, sulla base di accurate analisi e simulazioni computerizzate, che i reperti stessi non fossero di origine naturale, bensì artificiale. Se l'Observer avesse confermato ciò che da anni sosteniamo - ha detto Mark Carlotto - e cioè che si tratta di monumenti artificiali, la reazione dell'opinione pubblica avrebbe potuto risultare imprevedibile. Ed è proprio questo che teme la NASA.
    Quando la sonda Viking1 sorvolò in lungo e in largo il pianeta rosso nel 1976, riprese l'immagine di una roccia che raffigurava un volto umano visto frontalmente. Tale “volto” misura 2.5 km di lunghezza, 2 km di larghezza ed è alta 400 metri. La foto venne scattata il 25 Luglio 1976 nella regione di Cydonia Mensae, nella parte settentrionale di Marte. La NASA rivelò l'immagine definendola una "insolita struttura a forma di faccia" e dichiarò di ritenerla frutto di un'illusione ottica. Tuttavia, i primi esami computerizzati dell'immagine, effettuati nel 1980, permisero di evidenziare la probabile struttura dell'orbita relativa all'occhio visibile oltre alla presenza della pupilla, della linea dei capelli, del mento nonché dello zigomo destro. Di fronte all'incalzare degli eventi la NASA pensò di contrattaccare e fu lo stesso direttore della missione Viking, il dottor Gerald Soffen, che ebbe a dichiarare come il successivo passaggio al di sopra di Cydonia, avvenuto "poche ore dopo non aveva rivelato nulla". Pertanto la faccia era una illusione.
    Alcuni ricercatori, fra cui gli italoamericani Vincent Di Pietro e Gregor Molenaar, controllarono quelle gravi asserzioni appurando che l'area in questione era stata sorvolata per la seconda volta dallo stesso Viking non poche ore, bensì trentacinque giorni dopo il primo passaggio. Si era dunque in presenza di una seconda fotografia, nella quale si ripresentava l'immagine della stessa faccia con gli stessi particolari. Risultavano presenti anche tutte le strutture di contorno, prime fra le quali le maestose piramidi. La più alta di queste raggiungeva i 1600 metri. L'esistenza di due fotografie rendeva ora difficile l'opera demolitrice della NASA. Tra l'altro, l'esistenza di due immagini, riferite allo stesso oggetto, ripreso sotto differenti condizioni di luce, dava la possibilità di realizzare un modello tridimensionale computerizzato. Inizialmente gli esperimenti vennero condotti dal dottor Mark Carlotto, di origine veneta, il quale dichiarò che l'oggettività delle immagini in questione risultava confermata "in modo scientificamente ineccepibile da una rigorosa analisi computerizzata". Nonostante l'inutile tentativo di negare l'attendibilità delle riprese fotografiche, la NASA rilanciò la stessa tesi in occasione del fallimento della missione Mars Observer del 1993, mostrando due foto della stessa area nella seconda delle quali l'immagine in causa non era più visibile. Quanto esposto fin qui ci consente di ricavare i seguenti dati di fatto:

    a) Dall'epoca dei Viking in poi, vale a dire dal 1976, tutte le missioni per Marte sono fallite.
    b) I fallimenti sono stati ufficialmente imputati a guasti, errori umani o collisioni con meteoriti.
    c) Dopo i Viking, la NASA ha atteso ben 16 anni prima di inviare una nuova sonda.
    d) Su alcune foto del 1976 compaiono oggetti strani, quali una roccia dall'aspetto umano e delle piramidi.
    e) Non risulta che la NASA abbia compiuto studi e analisi di queste foto.
    f) Alcuni scienziati indipendenti hanno analizzato tali foto, concludendo che potrebbero essere artificiali.
    g) La sonda sovietica Phobos 2, prima di perdere i contatti con la Terra nel 1989, ha trasmesso immagini di un'ombra ellittica regolare e netta, proiettata sullo sfondo marziano.
    h) Dapprima inspiegabile, tale ombra è stata ufficialmente spiegata come un difetto della telecamera.

    Articolo tratto da NEXUS NEW TIME edizione italiana n° 16 e da Il Giornale dei Misteri n° 269


    Cydonia




  3. #3
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    MARTE E LA SFINGE
    di Robert Bauval e Graham Hancock

    Misteriose strutture apparentemente artificiali pongono in secondo piano le prove - targate NASA - di vita batterica sul Pianeta Rosso. La Sfinge della regione marziana di Cydonia potrebbe rappresentare la prova dell'esistenza di una civiltà aliena sviluppata almeno quanto la nostra.

    Qualche anno fa, esperti della NASA annunciavano "la più grande scoperta nella storia della scienza": all'interno di un meteorite giunto sulla Terra da Marte era presente un organismo fossilizzato. La prima prova di vita al di là del nostro mondo? Sull'onda della notizia, il Presidente Clinton rilanciava la strategia di viaggi verso Marte, il fronte degli scienziati più scettici dichiaravano che comunque, se vita ci potesse essere lassù, non poteva che trattarsi di organismi "incredibilmente primitivi", ma la domanda era, ed ancora oggi è, un'altra: il Pianeta Rosso può avere ospitato forme di vita avanzata milioni di anni fa? E soprattutto, come si spiega la presenza di strutture monumentali sulla superficie di Marte? Sono il risultato di un processo naturale o… le vestigia di una grande civiltà?

    Si pensa che il meteorite, antico di miliardi di anni, sia caduto nell'Antartico circa 13.000 anni fa, dopo aver "urtato" la superficie di Marte in seguito a una collisione cosmica - probabilmente con una cometa - almeno 15 milioni di anni fa. Sappiamo, dalla nostra esperienza sulla Terra, che la vita si evolve sempre verso specie superiori. Nel corso delle migliaia di milioni di anni successive alla formazione di quella roccia e del suo fossile su Marte ci fu il tempo perché organismi incredibilmente primitivi divenissero molto più complessi, forse persino capaci di sviluppare una civiltà
    Dopo tutto, la Terra e Marte non dovrebbero essere più vecchi di 4.5 miliardi di anni e la prima prova incontrovertibile di vita - batteri e alghe - non appare nei fossili fino a 3.1 miliardi di anni fa. Da quegli organismi primitivi ci siamo evoluti. Quindi, perché non potrebbe aver avuto luogo esattamente lo stesso processo su Marte? Quello che rende interessanti queste congetture è l'esistenza di prove rimarchevoli del fatto che complesse strutture artificiali - monumenti, edifici giganteschi - possono essere stati costruiti su Marte in un tempo remoto. Tali strutture, individuate dalla NASA in immagini video inviate sulla Terra dal Viking Orbiter nel 1976, non sono mai più state fotografate, ma sono state al centro di una vasta controversia negli ultimi 20 anni. Qualcuno ipotizza che le enormi piramidi di Marte e il grande volto simile alla Sfinge debbano essere frutto del lavoro di esseri intelligenti e tecnicamente avanzati. In altre parole, di una civiltà. Gli scienziati si sono ufficialmente opposti a questo punto di vista, asserendo che non si tratta affatto di strutture, ma di cause geologiche. Eppure, con il tempo, anche gli accademici più ortodossi hanno iniziato a sembrare meno sicuri. Diversi mesi prima della scoperta di segni di vita nel meteorite marziano, il professor Carl Sagan della Cornell University americana dichiarava che la Faccia su Marte era stata probabilmente scolpita nel corso di un lento processo geologico di milioni di anni, ciononostante aggiungeva: "Potrei sbagliare, è difficile essere sicuri di un mondo di cui abbiamo visto così poco in primissimo piano. Aspetti quali le piramidi e ciò che la gente chiama la Faccia e la Città meritano maggiore attenzione, fotografie più dettagliate della Faccia stabilirebbero sicuramente delle simmetrie e aiuterebbero a risolvere il dibattito tra cause geologiche e struttura monumentale."

    Forme coerenti
    Il volto su Marte fu identificato sull'immagine 35A72 del Viking dal dottor Tobias Owen, professore di astronomia alla Università delle Hawaii. La stessa immagine, che copre apparentemente dalle 34 alle 31 miglia, evidenzia molti altri elementi possibilmente artificiali, riuniti attorno alla latitudine di 40 gradi a nord della regione di Marte nota agli astronomi come Cydonia, e fotografati da un'altitudine di circa 1000 miglia con una risoluzione relativamente bassa. Un'occhiata fuggevole rivela solo colline, crateri e scarpate, ma a una più attenta osservazione, il panorama diviene organizzato e strutturato, troppo intelligente per essere il risultato di un processo naturale casuale. Sebbene la scala sia maggiore, somiglia a siti archeologici terrestri se venissero fotografati da un'altezza di 1000 miglia. A dare uno scossone alle teoria ufficiale della NASA - che la Faccia sia solo un gioco di chiaroscuri - interveniva Vincent di Pietro, uno scienziato di computer ed ex consulente NASA, che scopriva sul fotogramma 70A13 una seconda immagine, acquisita 35 giorni marziani dopo e sotto differenti condizioni di luce, rendendo possibile visioni comparative e misurazioni dettagliate. Ora si è certi che il volto, dalla corona al mento, misura in lunghezza circa 1.6 miglia; in larghezza 1,2 miglia e in altezza meno di 2000 piedi. Stando ai maggiori foto-analisiti, date le simmetrie bilaterali della Faccia, è molto difficile che questa sia venuta alla luce per caso. Impressione confermata da altre caratteristiche, in seguito identificate grazie a tecniche di miglioramento computerizzato. Tra queste "i denti" nella bocca, linee che si incrociano bilateralmente sugli occhi e strisce laterali regolari sulla testa, che suggerirebbero, almeno per alcuni ricercatori, il copricapo degli antichi faraoni egiziani. Secondo il dottor Mark Carlotto, esperto in image processing, tutti questi dati appaiono in entrambe le foto del Viking, e sono forme coerenti strutturalmente integranti con l'oggetto, non attribuibili quindi ad interferenze casuali o manipolazioni delle immagini e del processo di miglioramento.

    Piramidi e torri
    Lo stesso vale per la piramide D&M (dalle iniziali dei ricercatori Di Pietro e Gregory Molenaar, consulenti NASA, che l'hanno scoperta). Tale struttura a cinque lati si trova ad una decina di miglia dalla Faccia e, come la grande piramide di Egitto, è allineata virtualmente nord-sud verso l'asse rotante del pianeta. Il lato più corto misura un miglio, mentre l'asse più lungo si estende per circa due miglia ed è alta mezzo miglio. In merito alla vicinanza fra la Faccia e la piramide, il ricercatore americano Richard Hoagland ha notato che le strutture sono simili ai monumenti terrestri e si trovano approssimativamente nella stessa posizione. Hoagland ha effettuato i suoi studi sull'immagine 35A72 identificando possibili ulteriori elementi artificiali. Tra questi, la "Fortezza", con i suoi due caratteristici bordi dritti e la Città, che descrive come "una notevole disposizione rettilinea di massicce strutture punteggiate da molte piramidi più piccole". Inoltre, a detta di Hoagland, la Città venne strutturata in modo che i suoi abitanti potessero godere di una perfetta, quasi cerimoniale, vista del Volto. L'impressione di un grande centro rituale avvolto dalla polvere dei secoli è appoggiata da altri elementi di Cydonia, quali il Tholus, una collina simile a Silbury Hill, in Inghilterra, e la City Square, un gruppo di quattro rilievi che fanno centro su un quinto piccolo monte. Un gruppo di ricercatori di Glasgow ha altresì identificato quella che sembra una grande struttura quadrangolare, la cosiddetta piramide NK, a 25 miglia ad ovest della Faccia e sulla stessa latitudine (40.8 gradi nord) come la piramide D&M. Nella stessa area si trova un elemento chiamato il Bowl, in prossimità di uno sperone paragonabile a quelli di una di una piramide messicana a gradoni. "Guardando Cydonia nella sua interezza", dice Chris O'Kane del britannico Mars Project "la mia sensazione è che queste strutture debbano essere artificiali". Siamo di fronte a un'improbabile concomitanza di anomalie. Hanno degli allineamenti, sono in gruppo, e sono non-frattali (ossia, i contorni sono stati definiti artificiali da computers altamente sofisticati). Inoltre, Cydonia non è l'unico luogo su Marte a mostrare prove fotografiche di strutture strane e apparentemente artificiali. Sono state individuate piramidi in altri luoghi, specialmente nella regione nota come Elysium, sul lato opposto del pianeta, dove nel 1971 il Mariner 9 della NASA fotografò un gruppo di strutture a tre lati. Fra le altre strutture non frattali spicca una linea di circa tre miglia formata da una fila di piccole piramidi, un enclave romboidale nella regione sud-polare e una sorta di castello che sorge su una guglia alta più di 2000 piedi. Quale fu il destino di questo pianeta? Se su Marte si sviluppò una civiltà capace di creare tali monumenti, cosa può esserle accaduto?

    Una guerra o un diluvio cancellarono la vita?
    In particolare sulla piramide D&M e su alcune strutture sono visibili gravi danni propri di esplosioni, suggerendo che i marziani possano essere stati annientati da una guerra suicida. Un cataclisma geologico può essere un'altra possibilità. Analisi del meteorite marziano indicano che il Pianeta Rosso era caldo e umido, un ambiente che avrebbe potuto ospitare la vita. Oggi è permanentemente ghiacciato. Il cambiamento può essere stato causato da un calo repentino della crosta esterna di Marte, un fenomeno citato quale possibile causa della traumatica fine dell'ultima era glaciale della Terra 13.000 anni fa. Se questo fosse avvenuto nel periodo caldo e umido di Marte, ogni civiltà presente a quel tempo sarebbe stata certamente cancellata dalle inondazioni e dai terremoti che ne sarebbero seguiti, lasciando dietro di sé solo le strutture monumentali abbastanza forti da resistere.

    Inoltre, va tenuto conto che esiste una regione simile a Cydonia sulla Terra - la famosa piana di Giza in Egitto - con le sue piramidi e la Sfinge. È possibile una connessione interplanetaria, ancora inesplicata, fra la storia della civiltà sulla Terra e quella su Marte? E perché la NASA ha escluso Cydonia da una lista di più di 150 siti marziani di interesse scientifico? Ufficialmente, infatti, le prossime missioni non prevedono un'esplorazione della zona di Cydonia. La verità potrebbe essere là fuori, ma quando ci verrà svelata?

    Dal sito www.stargatemagazine.com


 

 

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