George “The Crazy” Bush non ha ancora perso la guerra, ma ha già sicuramente perso la faccia davanti al mondo.
Aveva promesso che in tre giorni i suoi miliziani avrebbero raggiunto Baghdad e così non è stato.
Aveva giurato che gli iracheni erano già pronti con le bandiere Usa nel cassetto per accogliere i marines come liberatori. Così non è stato: un formidabile esercito di popolo attende gli invasori con il fucile.
Aveva promesso che le sue bombe sarebbero state tutte intelligenti e non avrebbero colpito la popolazione civile. Solo ieri le immagini di quindici civili assassinati in un mercato hanno fatto il giro del mondo, ma è dal primo giorno di bombardamenti che i criminali atlantici colpiscono sistematicamente obiettivi civili causando morti e feriti tra la popolazione.
Aveva sostenuto che Saddam Hussein era un dittatore odiato dal suo popolo, invece anche i più faziosi commentatori televisivi delle più addomesticate televisioni della più servile delle colonie (cioè gli italiani) hanno infine dovuto ammettere che il presidente Saddam Hussein gode della vasta stima del suo popolo.
Insomma questa guerra è sempre più palesemente una sporca guerra di aggressione fortemente voluta dagli usurocrati e dalla lobby sionista che “consiglia” la Casa Bianca.
Dopo una settimana di guerra è tempo per un primo bilancio.
Gli invasori sono entrati profondamente in territorio iracheno, ma lo hanno fatto evitando il più possibile “contatti con il nemico”. Questo significa che le città sono ancora saldamente sotto il controllo iracheno, ancorché in agonia perché martoriate dalle bombe che hanno seguito un embargo infame lungo dodici anni.
Finora gli invasori hanno potuto limitare le perdite, ma prima o poi dovranno affrontare la rabbia del popolo iracheno e questa non sarà la guerra senza vittime americane promessa da Bush al suo popolo di guerrieri virtuali (quelli che amano uccidere solo gli inermi).
Inoltre la comunità internazionale comincia ad essere stanca degli sceriffi del Nuovo Ordine Mondiale. La Russia di Putin ha ieri chiesto all’Onu un pronunciamento per fermare la guerra, apertamente dichiarata illegittima. E persino il timoroso Kofi Annan ha balenato l’ipotesi dell’invio in Iraq di truppe Onu che diventerebbero una forza di interposizione. Tutto questo mentre l’opinione pubblica mondiale è sempre più ferocemente contraria a questa guerra.
A volte un granello di sabbia inceppa un grande ingranaggio.
La trincea d’Europa, l’Iraq è forse questo granello. Da qui può partire una grande lotta di tutti i popoli per la sovranità nazionale.