Parafrasando un vecchio "Carosello" .... MA tu ce l’hai il blog?». «No». «No??? Che figura!!!».
Non avere un blog pare sia un problema, ora che è diventato uno status symbol. Ormai tutti i giornalisti (e magari fossero solo loro) che bazzicano Internet si sono fatti il loro sito, che oggi va di moda chiamare «blog» o «web log» perché è un diario sul Web fatto con un software a prova di imbranato, insomma facilissimodapubblicare anche per chi non capisce di html e xml.
Addirittura, ce n’è diversi che di blog o sito ne hanno più di uno: anche tre o quattro, tutti linkati fra loro e non perdono occasioni per informare dell'esistenza del proprio blog gli altri sfortunati mortali che gli capitano a tiro e per pubblicizzarlo come la quintessenza dell’informazione in rete e di insinuare il dubbio, al povero meschino che capita sotto tiro, di come ha fatto a campare senza sino a quel momento.
La differenza: il blog lo si dedica al cazzeggio quotidiano, tipo gli scarabocchi nel diario. Il sito personale è una cosa seria: con le foto dall’album di famiglia, la data di nascita, i sogni nel cassetto... Insomma, una noia assoluta (sono tutti così!). Molti mettono in bella vista anche il contatore dei visitatori, per dimostrare che hanno un’audience di tutto rispetto. Di solito il contatore serve per invogliare gli investitori pubblicitari.
Ma sono rari i blogger che con il loro sito si guadagnano da vivere: chi ne va fiero è Roberto D’Agostino con il suo Dagospia (www.dagospia.com). La maggior parte dei blogger campa d’altro. Tra di loro sono tutti collegati e si rimandano il link.
Il fortunato portale che li ospita tutti è Splinder (www.splinder.it), che con i migliaia di blogger italiani spuntati come funghi in questi mesi sta facendo fortuna, in barba alla crisi della Net Economy.
Il risultato di questa enorme blogosfera? Un’esplosione di narcisismo assolutamente irrilevante. E’ - per dirla con Carlo Formenti (www.quintostato.it) - il Maurizio Costanzo Show all’ennesima potenza, è un mix mediatico che punta al trionfo dell’ego: «io qui, io là, io su, io giù...».
Della serie: chissenefrega.