da una lettera di elogio al Sionismo di Piero Fassino, segretario dei DS





"Il sionismo contiene dentro di sé una carica di liberazione che non è soltanto nazionale e religiosa, ma anche sociale."



Le vittime del "movimento di liberazione sionista". Follia allo stato puro
Lo Stato d'Israele non si limita ad essere solo uno stato usurpatore ma e' la lunga mano del sionismo mondiale e percio' e' il prototipo classico del razzismo e dell'imperialismo colonialista. Pertanto, esso e' un pericolo che travalica i confini del mondo arabo fino a minacciare i movimenti di liberazione dei paesi afro-asiatici in genere.
Fino alla guerra del 1967, Israele dominava sui 4/5 della Palestina, in contrasto con le decisioni delle Nazioni Unite del 1947 e nonostante il sopruso che queste decisioni commettevano contro i diritti nazionali dei palestinesi.
Dalla sua creazione, Israele non fa che rifiutarsi di obbedire alle risoluzioni ONU. Ben Gurion disse: "Le risoluzioni ONU non sono piu' in vita e non resusciteranno. Noi conserveremo tutto quello che abbiamo preso".
La condotta di Israele dopo la sua creazione e' caratterizzata da continue aggressioni. Nello spazio tra il 1949 e il 1962, il numero di aggressioni commesse da Israele nei confronti dei paesi arabi limitrofi e' stato di 21.240. Il governo di Tel Aviv e' stato condannato fra il 1951 e il 1967, oltre alle condanne dei comitati ordinari di vigilanza sull'armistizio, 6 volte dal Consiglio di Sicurezza ONU e 6 volte dall'Assemblea Generale ONU, mentre, nello stesso periodo, nessun paese arabo e' stato mai condannto per violazioni all'armistizio.


Questa aggressivita' viene chiaramente dimostrata dall'espansionismo sionista espresso nello slogan "Dall'Eufrate al Nilo, il tuo territorio, o Israele", scolpito sulla facciata del Parlamento israeliano. Israele, agli occhi dei suoi governanti e dei dirigenti del sionismo mondiale, non occupa che una minima parte della "patria nazionale ebraica". La "missione" del sionismo non sara' per essi compiuta sino a quando Israele non raggiungera' le "frontiere storiche". Ben Gurion dichiaro' in un celebre discorso all'Universita' ebraica, nel 1948: "Questa non e' la vera condotta per Israele. Voi dovete lottare senza posa per instaurare con la conquista e con la diplomazia l'impero israeliano, che dovra' comprendere i territori che vanno dall'Eufrate al Nilo". Tutto cio', come sappiamo, e' un falso clamoroso: l'unica forma statale mai raggiunta dal popolo ebraico, tra il 1000 e il 587 a.C (meno di 500 anni di storia), non ha mai controllato neppure l'intero territorio palestinese.

Il piano israeliano della concentrazione di cinque milioni di ebrei nell'esigua area dello stato attuale, con risorse molto limitate, non ha che un solo significato ed un solo sbocco: l'espansione.
Israele e' una base imperialistica molto importante, creata dal colonialismo nel cuore della patria araba e nell'intersezione tra Asia e Africa. La storia dei rapporti di Israele con i paesi arabi ed afro-asiatici lo ha pienamente ed inequivocabilmente dimostrato. E' ben noto quanto Israele abbia fatto con l'Inghilterra e la Francia durante la guerra del 1956 contro l'Egitto; esso inoltre era con l'Inghilterra quando questa affiancava la Francia nella repressione in Algeria, era con la minoranza razziale e segregazionista del Sud Africa contro il mondo afro-asiatico, era con il colonialismo belga contro Lumumba nel Congo, ha fornito al Portogallo le armi utilizzate da questo contro le rivolte nazionali in Angola, Guinea e Mozambico, appoggia i reazionari etiopi contro le forze di liberazione eritree che reclamano il diritto all'autodeterminazione e appoggia tutte le tendenze separatiste nel continente africano, ha sostenuto la lotta al Sudan favorendo i tentativi di secessione del sud del paese, e' stato contro la Nigeria in favore dei secessionisti del territorio orientale (Biafra).

"... rendendo evidente cio' che si sarebbe già dovuto sapere, anche da parte della sinistra italiana: che Israele è un paese profondamente democratico, il che non vuol dire che non sbagli o non commetta torti, è ovvio, ma semplicemente che opera attraverso il consenso della maggioranza dei suoi cittadini nel quale esiste una estesa ed autentica dialettica politica".

I palestinesi rimasti in Palestina vivono sotto la coercizione di coloro che si appropriarono della loro terra, in stato di segregazione razziale permanente. La discriminazione razziale e' la legge fondamentale che li governa. Essi vivono dal 1948 in zone amministrate militarmente e vessati da leggi militari (marziali fino agli anni '60). Non e' loro permesso di spostarsi senza un permesso speciale. Hanno cittadinanza israeliana di seconda classe, limitate possibilita' di istruzione e di lavoro (non possono accedere ad alcuni rami universitari, e' loro preclusa una serie di occupazioni), i loro salari sono inferiori a quelli degli ebrei, le loro terre continuano ad essere confiscate, le loro proprieta' confiscate non vengono risarcite, i loro rappresentanti possono essere eletti a determinate condizioni e non viene loro garantita l'immunita' parlamentare, possono essere arrestati e detenuti senza accuse, solo in base a sospetti. Un recente sondaggio d'opinione ha messo in luce la maturita' democratica dei cittadini ebrei di Israele: Il 53 per cento degli intervistati si è detto contrario alla piena uguaglianza dei diritti per la popolazione araba del Paese. Il 57 per cento è favorevole a incoraggiare gli arabi a lasciare "volontariamente" il Paese mentre una fetta consistente della popolazione e' favorevole ad un "transfer forzato" dei palestinesi. Il 69 per cento è contrario a un governo a cui partecipino anche partiti arabi. Questo per non parlare della famigerata Legge sulla nazionalita' (che prevede il diritto automatico alla cittadinanza per ogni ebreo straniero che decida di trasferirsi in Israele, cui fa da contraltare la legge sulla perdita altrettanto automatica della cittadinanza e del diritto al rientro nella sua terra ancestrale per ciascun palestinese risieda all'estero per un certo numero di anni) e dei palestinesi espulsi dalla Palestina storica e che oggi vivono sotto una brutale e letale occupazione militare nei terrotori conquistati da Israele nel 1967.
Palestinesi del '48 protestano contro le discriminazioni cui sono soggetti nello stato etnico d'apartheid israeliano


Tralasciando il come ed il perche' della sua creazione, il fatto stesso di considerarsi stato "etnico" e' una violazione della democrazia, laddove stato etnico significa accordare privilegi speciali ai cittadini di "prima classe" e considerare cittadini di "seconda (o terza) classe altri gruppi etnici o religiosi. Proprio per questo motivo, Israele non ha una costituzione, dal momento che una costituzione scritta non ammetterebbe discriminazioni e violazioni gravi contro le minoranze quali quelle che avvengono, con la complicita' della legge, in Israele.

Bella democrazia davvero, quella riservata ai soli ebrei (e nemmeno a tutti. Si considerino le miserande condizioni delle comunita' ebraiche etiopi o marocchine, discriminate in ogni settore della vita sociale, a cominciare dal luogo di residenza).

"Noi ci sentiamo vicini ad Israele nella sua aspirazione a vivere sicuro. Per questo siamo pieni di orrore per gli attentati kamikaze che fanno strage di innocenti civili israeliani, e per gli innocenti morti palestinesi di tutte le età coinvolti dagli interventi dell' esercito israeliano".

Israele e' uno stato aggressivo ed espansionista: e' l'unico stato i cui confini ufficiali non sono mai stati dichiarati, che attualmente occupa i territori di due stati sovrani, che occupa la restante parte della Palestina non ancora ufficialmente annessa, imponendo oppressione brutale, violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani, legge marziale da piu' di 35 anni.

La sicurezza non e' mai stato il problema di Israele, protetto com'e' dal pugno di ferro americano e dallo spaventoso arsenale di armi nucleari che possiede. Non a caso, nel corso di circa 30 anni, ha rifiutato, accantonato e deriso decine di "piani di pace", tracciati da americani, europei, arabi ed eschimesi.

"Tutti i "processi di pace" saranno utilizzati dai sionisti al solo scopo di far stagnare qualunque discorso ed andare avanti con i loro piani omicidi. Non c'e' alcuna differenza tra questo o quel piano di pace, sia esso di Zinni, Tenet o Mitchell. Tra il 1970 ed il 1972, Jarring ed altri statisti produssero un'infinita' di piani di pace. Israele uso' quel tempo per tracciare la sua linea Bar-Lev lungo Suez, facendo stagnare o rifiutando tutti i piani. L'inganno si e' ripetuto con Madrid ed Oslo. I piani Giudeo-Nazisti sono stati svelati. I media da essi controllati tacciono e nascondono l'olocausto palestinese, e le forze armate americane assicurano loro totale protezione ed impunita'. Le loro mani non saranno fermate, almeno non dai piani di pace rituali" (Israel Shamir, Non e' un altro piano di pace)

Gli attentati kamikaze non nascono da un vacuum, ma sono generati dall'occupazione. L'occupazione e' cominciata nel 1948, e' proseguita nel 1967 e continua sino ad oggi, mentre gli attentati kamikaze sono molto recenti e sono cominciati solo quando il popolo palestinese, disarmato ed oppresso, dopo aver bussato a tutte le porte, essersi rivolto a tutte le istituzioni, i governi, le organizzazioni e le associazioni internazionali, ha capito che nessuno al mondo era disposto ad aiutarlo. In breve, dopo 55 anni di illimitata e sovrumana pazienza.


E' in nome della sicurezza che si stanziano coloni su territorio occupato?
La politica dell'imparzialita' tra vittima e carnefice, tra occupante ed occupato, tra potenza militare e popolo disarmato, tra protetto degli USA e figlio di nessuno, tanto cara ai politicanti ed ai loro servi mediatici, non merita neppure di essere commentata: saranno, forse, i posteri a giudicare tanta immoralita'. Giova solo ricordare qui che esiste qualcosa chiamata "legge internazionale", in base alla quale Israele e' fuorilegge ed i palestinesi no. Per quanti sforzi facciano, per quanto prostrati siano di fronte al "potere in se' " che tutto ingloba, tutto fagocita e tutto dirige, i piccoli uomini della terra non possono cambiare questo dato di fatto, cosi' come non potranno cambiare il corso della storia, che e' al di sopra delle loro piccolissime stature morali.
"I palestinesi certamente preferirebbero lottare per la loro liberta' contro un'occupazione infinita usando mezzi "rispettabili", come ad esempio gli F-16, gli elicotteri d'attacco Apache e missili laser-guidati come quelli che l'America fornisce ad Israele. Se gli Stati Uniti fornissero queste armi anche ai palestinesi, il problema dei kamikaze sarebbe risolto. Fino a che cio' non accada - o, almeno, fino a quando i palestinesi non possano intravvedere all'orizzonte qualche genuina speranza di un futuro - nessuno dovrebbe sorprendersi o scandalizzarsi se essi usano l'unica risorsa loro disponibile - i loro corpi". (John V. Whitbeck)


Le citazioni di Fassino non sembrano altro che un tentativo di sottrarsi all'incubo di una prossima sconfitta elettorale, tanto piu' probabile quanto piu' prostrati ad Israele si mostreranno i membri dell'attuale governo.

Non resta allora che giocare tutte le carte (una, in verita'): Inchinarsi piu' profondamente, toccare terra con la fronte e, se possibile, riguadagnare le posizioni perdute agli occhi di Israele non per deficienza propria ma per troppa "abbondanza" altrui.
Per quello che concerne poi la coscienza, nessun problema: chi non l'ha mai avuta, non deve neppure disturbarsi per metterla a tacere.