...tardi....per "darsi" dell'incapace.

Giovedì 12 giugno è stata commessa una grave violazione della libertà d’informazione.
Un “crimine” contro la verità storica oltre che contro la libertà d’informazione.
Mercoledì 11 ha avuto luogo infatti, in una sala della Camera, un convegno a livello nazionale, al quale erano presenti come relatori alti rappresentanti della storiografia italiana, esperti militari e significativi esponenti di primo piano delle istituzioni del mondo politico, per dibattere e analizzare senza pregiudizi la controversa vicenda del “Piano Solo” e del presunto “golpe” attribuito al Generale Giovanni de Lorenzo.
Tale vicenda, risalente alo luglio 1964 e scoppiasta tre anni dopo con lo scoop del settimanale L’Espresso, è stata scandagliata e analizzata alla luce di ciò che è affiorato in questi anni, soprattutto da una lettura serena dei documenti delle vecchie commissioni d’inchiesta, e dalle novità emerse da alcune testimonianze inedite e dalle informazioni fornite dall’ex archivista del Kgb Vasilj Mitrokhin.

Nel corso del convegno sono emerse novità di straordinaria rilevanza rispetto al teorema confezionato da un servizio strategico avversario e veicolato nell’estate del ’67 dal settimanale di via Po, non solo ai danni del generale de Lorenzo e all’arma dei Carabinieri, ma soprattutto ai danni dei nostri apparati di sicurezza, resi di fatto inoffensivi dopo quell’attacco.
Fra i testimoni d’eccezione vi è stato il colonnello del Kgb Leonid Kolosov, per tanti anni numero due della Residentura di Roma del servizio sovietico, il quale non solo ha rivendicato a sé – e quindi a Mosca – la paternità dell’”Operazione Disinformatija” sul fantomatico Piano Solo, ma ne ha attribuito la concreta responsabilità di natura operativa all’allora attache militare dell’ambasciata sovietica nell’ambito di una più vasta e insidiosa operazione condotta in sinergia con il servizio segreto militare (Gru).
I lavori del convegno hanno svelato in un giorno decenni di inesattezze, approssimazioni, falsità e omertà che per interessi di parte la sinistra ha ritenuto opportuno avvallare e propagandare al punto di trasformare in pseudo – verità “degne” di finire addirittura sui manuali di storia patria. Interessi, questi, che di fatto hanno finito per costituire una trama di inquietante solidarietà tra i disinformatori di allora, i quali, per via dei profondi mutamenti del nostro scenario politico, risultano oggi singolarmente distribuiti tra destra e sinistra. Quella stessa lobby che ha mobilitato la “Redazione Unica” trasversalmente e pericolosamente presente nei giornali e nei media di ogni orientamento nella criminale volontà di “uccidere” o ritardare o annacquare quelle notizie che rischiano di portare a una riscrittura della nostra storia.
Quanto è accaduto ha dell’incredibile! Nonostante fossero infatti presenti per tutta la durata del convegno inviati di punta delle maggiori testate giornalistiche (ritornati in redazione con taccuini colmi di appunti), e nonostante i 14 lanci di agenzia, una coltre di silenzio è calata pesantemente sull’informazione in questo Paese. Non una parola! Non un accenno!

Si tratta di un episodio di estrema gravità, che suscita un profondo sentimento di indignazione e una forte preoccupazione per lo stato dell’informazione in Italia.
Una domanda: chi, dopo quasi quarant’anni, ha ancora paura della verità? Evidentemente a tutti i livelli e, da un capo all’altro dell’arco costituzionale, esiste ancora il terrore che la verità storica possa affiorare all’improvviso, attraverso il fiume in piena della cronaca politica? Esiste in questo paese chi ancora ha dei motivi per temere chevsi conosca la reale portata della penetrazione sovietica nell’Italia del dopoguerra, la capacità del blocco orientale di assestare colpi mortali al nostro cuore difensivo, attraverso scientifiche e raffinate operazioni di disinformazione, come lo “scoop” di cui prima vittima e strumento fu lo stesso Espresso in relazione al Piano Solo.

Lanciamo dunque un appello alle coscienze dei direttori dei giornali e della agenzie e dei massimi vertici del governo affinché pongano riparo a questo “golpe del silenzio”.
Un golpe, questo, che a differenza di quello ingiustamente attribuito a de Lorenzo e all’Arma dei Carabinieri, ha nomi e cognomi.
Molti dei quali si rivolgono con disinvoltura ogni giorno all’opinione pubblica dalle colonne di autorevoli quotidiani e settimanali nazionali.

Firmato: Francesco Cossiga Presidente emerito della Repubblica
Giulio Andreotti Senatore a vita
Enzo Fragalà Capogruppo di An in Commissione Mitrokhin

Su il Giornale di domenica 15 giugno 2003

Apprezzo vivamente l'umiltà che traspare dai firmatari (i primi due) dell'appello, ma dal cuore sgorga spontanea una domanda: ma dove cavolo eravate e che cavolo facevate voi, in quegli anni?

saluti