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Discussione: Cose turche

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    Predefinito Cose turche

    "L'Affare Telekom Serbia fu ideato da soggetti esterni alla Stet"
    Mandato da Il Legno Storto Sabato, 06 Settembre 2003, 01:40 uur.
    Mario Agliata, ex segretario del Cda di Stet International, ascoltato lo scorso 9 luglio dalla Commissione Telekom Serbia, ha palesato tutte le perplessità di una operazione politicamente, economicamente e finanziariamente discutibile. La sua testimonianza è la prima di una lunga serie che pubblicheremo riprendendo i testi direttamente dal sito parlamentare dedicato alla Commissione Parlamentare. Cercheremo di individuare i passaggi salienti di ogni intervento. Gli ascoltatori fedeli di Radio Radicale potranno anche avere la fortuna di imbattersi negli speciali dedicati alla Commissione Telekom Serbia, con le trasmissioni delle audizioni.



    Seduta del 9/7/2003 - Audizione del dottor Mario Agliata.



    PRESIDENTE, ENZO TRANTINO. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Mario Agliata. Dottor Agliata, lei è mai stato sentito da altre autorità istituzionali?



    MARIO AGLIATA. Sì, sono stato interrogato dai magistrati di Torino nel maggio 2001.



    PRESIDENTE. Quindi lei è generalizzato in atti. Le leggo un brano che a noi è pervenuto in via riservatissima da sedi istituzionali: non si tratta quindi di una maldicenza, ma di qualcosa che lei dovrebbe spiegarci se ne conosce le dinamiche. «L'acquisto da parte di Telecom Italia del 29 per cento di Telekom-Serbia è stato effettuato ad un prezzo notevolmente superiore al suo valore reale. Tale surplus sarebbe poi tornato in larga misura nella disponibilità dei vertici della società italiana attraverso la sovrafatturazione di acquisti di beni, servizi ed infrastrutture necessari per la modernizzazione di Telekom-Serbia ed il successivo trasferimento ai destinatari degli importi differenziali con pagamento estero su estero su conti cifrati».



    MARIO AGLIATA. Posso rispondere tranquillamente, presidente. Non ho mai avuto notizia di questo testo: è la prima volta che lo ascolto.



    PRESIDENTE. Questo lo so: lei non poteva averne notizia. Mi interessano le circostanze, non il testo.



    MARIO AGLIATA. Assolutamente no. Io ero segretario del consiglio di amministrazione di STET International e quindi preparavo i preverbali ed i verbali definitivi; quindi, quello che arrivava a noi era già filtrato dal management delle società e soprattutto dal vertice.



    PRESIDENTE. Anche come affidabile voce circolante, lei di questa notizia non ha mai sentito parlare?



    MARIO AGLIATA. Assolutamente no: è la prima volta e, come ho detto ai magistrati di Torino che mi hanno chiesto se ero al corrente di dazioni improprie, rispondo anche qui che di queste dazioni non ho saputo assolutamente nulla, anche perché la direzione della quale ero responsabile, cioè la direzione affari societari di STET International, era completamente fuori dal circuito finanziario. Giova qui ricordare una cosa importante. Per tutto quello che concerneva gli aspetti finanziari delle acquisizioni la procedura e la trattazione erano assicurate dalla finanza di gruppo della capogruppo; quindi STET International, che aveva i normali servizi di una società per azioni, presentava una anomalia sotto questo profilo in quanto c'erano le direzioni del personale, degli affari legali, dell'amministrazione e quant'altro ma non c'era una direzione finanza, dal momento che tutte le operazioni finanziarie venivano assicurate direttamente dalla capogruppo.



    PRESIDENTE. Il che significa che lei non è in condizione di rispondere perché tecnicamente, per le sue funzioni, non poteva saperlo.



    MARIO AGLIATA. Certo, ero assolutamente fuori.



    PRESIDENTE. Da questo momento in poi, quando riferisce di circostanze riportate negli interrogatori precedentemente avuti, la prego di non fare riferimento esplicito all'autorità giudiziaria di Torino perché vige un segreto istruttorio, e di parlare invece di dichiarazioni rese «in altra sede».



    MARIO AGLIATA. D'accordo, presidente.



    PRESIDENTE. La ringrazio. Lei ricevette dall'amministratore delegato di STET International Massimo Masini informazioni o indicazioni sulle modalità con cui si erano svolte le trattative di Telekom-Serbia?



    MARIO AGLIATA. No, nessuna informazione. Masini mi chiamò all'inizio del mese di giugno del 1997 e mi disse che bisognava inserire nell'ordine del giorno di un consiglio previsto per la seconda metà del mese di giugno con vari argomenti un punto con questo titolo: «iniziativa in Serbia». Feci presente al dottor Masini che, dal momento che ero io l'estensore materiale di tutti questi testi inviati ai consiglieri e poi al vertice della capogruppo, non ero in condizione di scrivere alcunché su Telekom-Serbia in quanto sia all'interno di STET International sia, almeno fino a quella data, dall'esterno, non erano pervenuti elementi informativi per poter scrivere un testo da inserire nel verbale.



    PRESIDENTE. Perfetto: lei ci è prezioso perché si dedicava ai verbali e quindi è uno specialista della materia. Può essere inserita tra le voci «varie ed eventuali» l'acquisizione di Telekom-Serbia?



    MARIO AGLIATA. Assolutamente no: era un business da millecinquecento miliardi. Quando un investitore deve mettere millecinquecento miliardi in un paese come la Serbia (tutti sappiamo quale situazione vivesse nel 1997), un argomento di questo genere non poteva assolutamente essere trattato tra le «varie ed eventuali». Per l'Italia e per STET International era un business da 890 milioni di marchi tedeschi, circa 900 miliardi di lire: alla luce delle pratiche in essere presso la nostra società, l'affare doveva passare attraverso il vaglio non solo della parent company, cioè di STET, ma anche di STET International e poi della nostra controllata olandese. Come loro sanno, STET International aveva in Olanda una società denominata STET International Netherlands, che era stata costituita direttamente dalla STET e nella quale venivano per così dire «parcheggiati» i pacchetti azionari delle partecipazioni che andavamo ad acquistare sia attraverso la partecipazione a gare internazionali sia mediante trattative private. La scelta dell'Olanda era stata fatta dalla capogruppo in quanto STET International non aveva nessun potere di scegliere questo o quel paese. STET International Netherlands aveva una struttura particolarmente leggera, nel senso che era costituita secondo il diritto olandese e consentiva una notevole flessibilità fiscale ed una altrettanto apprezzabile neutralità fiscale. Sapete che in Olanda le imposte sui capital gain non si pagavano...



    PRESIDENTE. Non si allontani: questo è un tema non suscettibile di una perlustrazione da parte nostra perché estraneo alle acquisizioni che vorremmo avere.



    GIUSEPPE CONSOLO. Ma relativamente alla nota che abbiamo fatto sì, presidente.



    PRESIDENTE. Lei farà poi una domanda sul punto, senatore Consolo: ora non voglio perdere la flagranza delle risposte. Visto che lei aveva in mano il verbale, e quindi teneva un po' le fila dei lavori, non poteva succedere - così lei ha già risposto - che un'operazione di tale rilevanza, millecinquecento miliardi, passasse inosservata, in quanto doveva essere esplicitata nell'ordine del giorno affinché ciascuno potesse documentarsi e, se lo desiderava, intervenire. Abbiamo saputo che tutto si liquidò in cinque-sei minuti: ma questo non è pertinente con quello che vorrei sapere.
    Un'operazione che lei ha definito di tale rilevanza poteva non essere nota al Governo, atteso che siamo ancora in regime di non privatizzazione?



    MARIO AGLIATA. Presidente, lei mi mette in difficoltà con questa domanda. Io le posso dire quello che noi come dirigenti di STET International abbiamo successivamente valutato e discusso tra di noi. Il gruppo STET, dal dicembre 1996, era passato sotto il diretto controllo del Ministero del tesoro, con due decreti del Presidente Prodi.



    PRESIDENTE. Siete comunque sotto controllo: giugno 1997.



    MARIO AGLIATA. Esatto. Con tutto il fandango che esisteva nell'area balcanica, con un ministro degli esteri che di economia se ne intendeva (mi sembra che ci fosse addirittura un sottosegretario per l'area balcanica), questi signori dovevano pur sapere quello che stava maturando in Serbia, perché stava su tutti i giornali. Lì c'erano i peggiori parametri per gli investitori: guerra civile, pulizia etnica, caduta del prodotto interno lordo, consumi ridotti, nessuna prospettiva di sviluppo. Tra noi dirigenti di STET International, quindi, si cominciò ad affermare l'idea che questa operazione non dico fosse stata imposta, ma sicuramente non nascesse all'interno di STET International.



    PRESIDENTE. Ci spieghi meglio: che vuol dire «non nasceva all'interno»?



    MARIO AGLIATA. Da noi esisteva una procedura abbastanza rigida, che era quella normale. L'amministratore delegato della capogruppo chiamava l'amministratore delegato di STET International e gli diceva: domani bisogna andare a concludere un business o partecipare ad una gara internazionale in quel paese. L'amministratore delegato di STET International costituiva un gruppo di lavoro con un dirigente capo progetto di STET International. Di solito questo gruppo di lavoro era integrato da un paio di rappresentanti della parent company, cioè della capogruppo e dall'esterno aveva il supporto della banca d'affari: come sapete, questi signori nelle gare internazionali non mancano mai. Si dava quindi luogo a quella che tecnicamente si chiamava due diligence...



    PRESIDENTE. Sappiamo tutto.



    MARIO AGLIATA. Bene, in questo caso mi astengo dal dilungarmi. Quando il documento era pronto, l'amministratore delegato mi chiamava e mi diceva: cominci a preparare un ordine del giorno per un consiglio a 10 o 15 giorni da una certa data. Facevo un giro di telefonate e sentivo tutti i membri del consiglio di amministrazione di STET International, i quali erano alti dirigenti del gruppo STET, perché la società era al 100 per cento Telecom Italia. Si svolgeva quindi un normale consiglio di amministrazione nel corso del quale Masini illustrava il business; c'era un confronto dialettico e dialogico spesso assai aspro: ricordo in particolare l'ingegner Gamberale, che sui numeri era un «tritacarne» e quindi andava a fondo sui problemi. Ma, in generale, tutti partecipavano ad un confronto dialettico e dialogico molto accentuato. Masini seguiva questo sistema, che tra l'altro avevo consigliato io: nel verbale mettevamo il massimo di notizie possibili in modo che la responsabilità dell'operazione di partecipazione o di acquisto fosse sempre collegiale. Dopo che il consiglio di amministrazione aveva approvato, preparavo un verbale che era inviato a Masini, che lo risistemava aggiornando gli interventi; quindi il verbale stesso veniva inviato per l'approvazione definitiva a tutti i consiglieri: quindi, tutti i membri del consiglio di amministrazione di STET International potevano scrivere e correggere quello che avevano detto in consiglio di amministrazione e che io avevo verbalizzato. Quando le correzioni erano tornate indietro, sistemavo definitivamente il verbale e lo mandavo alla capogruppo la quale, dopo un paio di giorni, tramite la sua direzione affari societari, mi restituiva il verbale con il «visto si stampi; mettetelo a libro».
    Una volta che questa operazione era terminata oppure si era presentata la necessità di procedere per la realizzazione dell'operazione, veniva convocato un consiglio di amministrazione della controllata olandese. Giova ricordare che anche per quest'ultima il consiglio di amministrazione era sempre composto da alti dirigenti del gruppo STET. La società olandese a sua volta deliberava esattamente quello che STET International aveva deciso e quindi partecipava alla gara.



    PRESIDENTE. Da altri suoi colleghi abbiamo ottenuto la spiegazione di questi movimenti, ma a noi interessa conoscere un aspetto in particolare. Secondo lei era assolutamente impensabile che il Ministero degli esteri non sapesse di un affare di questa rilevanza concluso in un paese estero, di cui lei ha rappresentato una serie di elementi allarmanti? Le chiedo: considerata la situazione del paese, il prezzo che è stato investito era adeguato o incongruo, a suo modo di vedere?



    MARIO AGLIATA. Se rapportato al contesto del momento, cioè nessuna affidabilità, ingovernabilità, inflazione vicino a tre cifre, caduta del PIL, consumi privati ridotti drasticamente, è difficile sostenere che un investimento in infrastrutture di telefonia fissa sia congruo rispetto al prezzo indicato. Mi ricordo una valutazione della UBS, che aveva indicato una cifra vicino ai 3 miliardi di marchi per il 100 per cento. Se rapportiamo alla valutazione fatta dalla banca d'affari ...



    PRESIDENTE. Dimentichiamo quella valutazione, anche perché ci stiamo rivolgendo al tecnico.



    MARIO AGLIATA. Presidente, i soldi miei non li avrei messi!



    PRESIDENTE. Che bello respirare un po' di aria buona! Visto che si è in presenza di un sovradimensionamento del prezzo, tant'è che abbiamo appreso dal dottor Chirichigno che era più elevato di un terzo rispetto a quello che doveva essere, lei che cosa ne pensa?



    MARIO AGLIATA. Se lo ha detto il dottor Chirichigno, che sicuramente aveva più elementi numerici e quantitativi per fare un'affermazione del genere ...



    PRESIDENTE. Lui ha valutato gli elementi che lei ci ha indicato.



    MARIO AGLIATA. Sulla base di quegli elementi, secondo me era difficile far transitare l'operazione. Signori, la competenza era anche del Ministero del tesoro! Nel dicembre 1996, con due decreti del Presidente del Consiglio Prodi, il gruppo STET (posseduto dall'IRI nella misura del 64 per cento) fu trasferito al Ministero del tesoro, il quale aveva pagato all'IRI a prezzi di mercato 14.800 miliardi più 14 mila miliardi di trasferimento di indebitamento più altri conguagli; alla fine questo giocattolino, ossia il gruppo STET acquisito dal Ministero del tesoro, era costato 39 mila miliardi! Mi rifiuto di credere che un Ministero come il tesoro, diretto dalle personalità che tutti conosciamo, non sapesse che cosa preparasse questo giocattolino da 40 mila miliardi nel calderone della cucina serba, se mi passa l'espressione culinaria! Come cittadino, non come dirigente di STET International, credo che se uno compra per 40 mila miliardi una partecipazione in un gruppo che è il quinto gestore mondiale delle telecomunicazioni e fattura nel 1997 45 mila «pippi», ossia miliardi, deve tenere i fari accesi per capire che cosa fa! Altrimenti non si capisce il significato del termine azionista che, in quanto proprietario di una società, vuole sapere dove si investono i soldi (dal momento che questi sono pure dell'azionista e nella fattispecie l'azionista era il Ministero del tesoro). I dirigenti di STET International non erano ottusi burocrati o sciocchi esecutori di ordini, al contrario erano persone capaci di ragionare tant'è che una nostra collega, Carla Cico, di 37 anni, è stata prescelta e nominata amministratore delegato dagli azionisti di Brasil Telecom. Il Corriere della sera ha dedicato a questo avvenimento un'intera pagine ed io l'ho ricordato per farvi capire il livello professionale della dirigenza di STET International.



    PRESIDENTE. Ha mai valutato - e se lo ha fatto, in quali termini - l'accelerazione impressa alla definizione dell'affare? Come saprà, l'affare languiva da anni...



    MARIO AGLIATA. Ignoravo che vi fosse un pregresso. So, per aver parlato con Aloia, che si erano svolti degli incontri con vari personaggi, ma in STET International non si parlava di queste cose, perché non le conoscevamo.



    PRESIDENTE. Comunque, ad un certo punto l'affare si impenna, si accelera e si conclude, ci siamo?



    MARIO AGLIATA. Sì. Vorrei però riprendere il filo della procedura.



    PRESIDENTE. La prego, vorrei una risposta secca per evitare di allontanarci dal tema. Sembra oggettivo che l'affare si stringa in tempi brevi. Allora, a capo c'era Tommasi di Vignano: le risulta che il dottor Tommasi avesse una particolare specializzazione in fatto di privatizzazioni?



    MARIO AGLIATA. Non ho elementi per poter rispondere. Ho visto il dottor Tommasi due volte in vita mia nel consiglio di amministrazione di STET International. So che veniva da SIP, dove era stato capo del personale, ma non lo conoscevo.



    PRESIDENTE. I predecessori di Tommasi furono Agnes e Pascale: dal punto di vista della disponibilità alla privatizzazione, Tommasi aveva qualcosa in più rispetto agli altri due?



    MARIO AGLIATA. Non sono in condizioni di rispondere. La privatizzazione è un discorso complicato, delicato e particolare.



    PRESIDENTE. Tutti sanno che il professor Rossi era un'autorità in questo campo, tant'è che nel giro di pochi mesi si giunge alla conclusione della privatizzazione. Era nota a voi questa particolare attitudine, specializzazione o qualificazione di Tommasi?



    MARIO AGLIATA. Non a me personalmente.



    PRESIDENTE. Quando c'è un affare sbagliato - solo per ipotesi consideriamo tale l'affare Telekom Serbia - si poteva ricorrere all'arbitrato internazionale?



    MARIO AGLIATA. Bisognava verificare lo shareholder's agreement, cioè i patti parasociali; il contratto è stato firmato dal dottor Tommasi, non da noi; io sono andato a Belgrado ma il contratto non l'ho visto, contrariamente a quanto hanno scritto alcuni giornali.



    PRESIDENTE. Noi crediamo a lei e meno a certi altri. Mi spiego: se verificando i patti parasociali ci si accorge che l'affare è sbagliato non per l'alea (perché altrimenti vi sarebbe un arbitrato internazionale per ogni affare infruttuoso) ma perché alcuni elementi che dovevano essere valutati non lo furono, si può arrivare all'arbitrato internazionale?



    MARIO AGLIATA. È molto difficile; noi abbiamo avuto delle controversie con altri partner ma è difficile tornare indietro o cambiare le clausole una volta concluso l'affare. I business internazionali non prevedono questi escamotages.



    PRESIDENTE. Per questi casi da lei riferiti, c'è stata qualche risposta positiva dell'arbitrato internazionale?



    MARIO AGLIATA. Se la memoria non mi inganna, ci fu un contenzioso con STET Hellas, la società di telefonia mobile in Grecia, dove avevamo vinto una licenza con gara internazionale, ma il nostro socio greco, in base all'interpretazione di un ritorno finanziario che voleva attribuirsi - mentre secondo noi non era possibile - ci citò in tribunale e si giunse ad un arbitrato che credo sia tuttora aperto.



    PRESIDENTE. Quindi, la possibilità di merito c'era.



    MARIO AGLIATA. Sì.



    PRESIDENTE. Lei ha partecipato in qualità di segretario al consiglio di amministrazione di STET International del 9 giugno, in cui viene approvata l'operazione Telekom-Serbia, deliberata da SIN quattro giorni prima.



    MARIO AGLIATA. L'ho saputo dopo.



    PRESIDENTE. In tale delibera di STET International è riportato che SIN ha adottato la propria decisione dati «i ristrettissimi tempi disponibili». Quali erano le ragioni dell'urgenza?



    MARIO AGLIATA. Queste due frasi le abbiamo inserite su richiesta della capogruppo e sono state concordate con Masini. Masini mi chiamò e mi disse che bisognava fare un pezzo per il consiglio su Telekom-Serbia. Gli risposi che per Telekom-Serbia non avevo alcun elemento e, quindi, non sapevo che cosa scrivere. Mi esortò a non preoccuparmi perché sarebbero arrivati i testi dalla capogruppo ed in effetti arrivò un testo abbastanza raffazzonato, che cercai di parafrasare. Questo si trova nel fascicolo del consiglio di amministrazione del 9 giugno 1997, dato che ho sempre avuto la buona abitudine di conservare i documenti utilizzati per scrivere testi del consiglio di amministrazione. In pratica scrivevo su input di altri soggetti, perché non potevo conoscere lo stato dell'arte dei singoli business. Il capo progetto, l'ingegnere che lo seguiva o addirittura la direzione affari societari mi trasmettevano note molto stringate con le quali preparavo il testo che portavo a Masini il quale, essendo amministratore delegato ed avendo contati diretti con il vertice della capogruppo, lo modificava sulla base delle notizie pervenute. Alla fine il testo rispecchiava lo stato dell'arte al 95 per cento.



    PRESIDENTE. Le delibere del 5, 6 e 9 giugno erano meramente attuative di una precedente delibera con la quale era stato deciso di acquisire una partecipazione in Telekom-Serbia?



    MARIO AGLIATA. Restai meravigliato perché la normale procedura seguita in STET International era la seguente: prima deliberava STET International, poi la controllata olandese che eseguiva l'affare o l'ordine partecipando alla gara. Se la gara era vinta, si teneva immediatamente un altro consiglio o un'assemblea straordinaria in caso di aumento di capitale. Prima STET International aumentava il proprio capitale su versamento della capogruppo e degli altri azionisti, successivamente la controllata olandese assumeva le delibere del caso. Questo perché, partecipando ad una gara internazionale, bisognava presentare alla controparte una documentazione legalizzata ...



    KATIA ZANOTTI. Non c'è stata nessuna gara, dottor Agliata!



    MARIO AGLIATA. Lo so, sto richiamando la procedura normale. Ripeto, fui meravigliato perché nel caso di Telekom-Serbia il consiglio di amministrazione della società olandese si tenne cinque giorni prima di quello della controllante. Dal mio punto di vista e secondo le rigide e tassative regole che mi erano state imposte dall'amministratore delegato Masini, era un fatto assolutamente atipico dato che per la prima volta la controllata deliberava prima della controllante.
    Seconda anomalia: non avevo elementi per scrivere perché all'interno di STET International non era stato costituito alcun gruppo di lavoro che si occupasse di Telekom-Serbia. Non potevo andare dall'ingegner Bruno, dall'ingegner Mezzanotte o dal dottor Acquari a dire «Amico, caccia la roba per Telekom-Serbia perché devo scrivere!». Nessuno sapeva nulla!
    Terza anomalia. Se prendete il verbale della società olandese, che non ho scritto io, potrete leggere che la società delibera di acquistare la partecipazione per 892 milioni di marchi. Quando siamo andati nel consiglio di amministrazione di STET International per deliberare, abbiamo dovuto ricorrere ad un escamotage dal momento che non si poteva approvare una cosa già approvata da altri! Quindi abbiamo fatto una delibera un po', come dire ....



    PRESIDENTE. Spalmata.



    MARIO AGLIATA. No, un po' soft. Mentre prima Masini indicava «Il consiglio di amministrazione udita la relazione dell'amministratore delegato ed ascoltate le precisazioni, delibera di acquistare, di ..... eccetera» quella volta scrivemmo «di approvare quanto ....»...



    PRESIDENTE. Era una delibera un po' schermata.



    MARIO AGLIATA. No.



    PRESIDENTE. Dica lei. Non risponda no, esprima un concetto!



    MARIO AGLIATA. Soft.



    PRESIDENTE. Soft è un'altra cosa. Lei è così preciso nei termini, diciamo schermata?



    MARIO AGLIATA. Si trattava di un'operazione già approvata, presidente! Siamo andati lì a mettere una toppa a colore. Questo era il concetto!



    PRESIDENTE. Perfetto. Abbiamo atteso un anno per avere una dichiarazione importante!



    MARIO AGLIATA. Poi bisognava dare i soldi a STET International, perché i serbi volevano essere pagati. Poiché bisognava chiudere il tutto entro una certa data - così aveva detto la capogruppo - che cosa è stato fatto? Si tenne un altro consiglio di amministrazione di STET International Netherlands, cioè della controllata olandese, che deliberò di acquisire direttamente dalla parent company la somma necessaria per pagare la quota di Telekom-Serbia. Dunque, noi non avevamo i soldi, i serbi volevano chiudere l'operazione al più presto - era scritto anche nel verbale - e si è tenuto il consiglio che, però, non ricordo se si è svolto lo stesso giorno del consiglio di STET International o il giorno prima; però sarei portato a credere che si è tenuto dopo il nostro. Era un consiglio che autorizzava STET Internation Netherlands a prendere un finanziamento non oneroso, cioè infruttifero (non in conto futuro aumento di capitale) dalla capogruppo, la quale sarebbe diventata azionista diretta della società olandese, mentre la quota di STET International, che non avrebbe sottoscritto l'ulteriore aumento di capitale, si riduceva drasticamente, restando comunque sopra al 51 per cento. Questo perché, come voi sapete, al momento dell'acquisto di Entel Bolivia era stato fatto con il governo boliviano un accordo per cui STET International non sarebbe mai potuta scendere sotto il 51 per cento nella quota della società olandese.
    Quindi, la procedura è stata questa: un consiglio d'amministrazione di STET Netherlands il 5, che delibera l'operazione; un consiglio d'amministrazione del 9, che delibera la stessa cosa; un altro consiglio di SIN che delibera di acquisire un finanziamento direttamente dalla capogruppo e da Telecom Italia, che allora era SIP, perché ancora non era stata fatta la fusione per incorporazione STET-Telecom Italia e, quindi, c'erano due azionisti diversi (STET Spa e Telecom Italia, che era la vecchia SIP). Questa è l'operazione così come si è svolta.



    PRESIDENTE. Perfetto. Lei ha mai avuto visione dei bilanci di esercizio di Telekom-Serbia?



    MARIO AGLIATA. Mai. D'altra parte, non era una mia competenza.



    PRESIDENTE. Chiaro. La prego di seguire la domanda che sto per farle, perché è complessa (siamo quasi alla conclusione delle mie domande). Nel bilancio di SIN relativo all'anno 1999 si registra una svalutazione della partecipazione a Telekom-Serbia per circa 350 miliardi di lire (da circa 900 a circa 550 miliardi), dovuta all'impossibilità di operare in Kossovo per i noti eventi bellici ed alla svalutazione del dinaro.



    MARIO AGLIATA. Certo.



    PRESIDENTE. Viene in particolare precisato che per il Kossovo la svalutazione è stata effettuata sulla base del valore dato a quella regione all'atto dell'acquisizione, acquisition business plan. Considerato che il business plan allegato alla valutazione di UBS non presenta una situazione separata per il Kossovo e la sua incidenza, come è stato possibile procedere alla specifica comparazione sul Kossovo e alla conseguente quantificazione della svalutazione? È chiara la domanda?



    MARIO AGLIATA. Sì. Questo lo dovrebbe chiedere ai certificatori italiani ed a quelli olandesi, i quali hanno certificato il bilancio sulla base degli accertamenti che hanno fatto. Qui bisogna dire che la società olandese, che aveva in carico questa partecipazione, aveva affidato l'incarico di book keeping, cioè della tenuta dei libri, ad una società che si chiama De Brauw Blackstone Westbroek, una legal firm olandese che va per la maggiore - è uno dei maggiori studi legali in Europa -, che non solo faceva la parte societaria, che io seguivo da lontano, da Roma, ma anche quello che si chiama, con termine inglese, il book keeping, cioè i conti. Se i certificatori olandesi hanno certificato quella cifra, è segno che i certificatori italiani che hanno partecipato alle operazioni gli hanno dato quella cifra. Lei sa come si certifica, quindi è inutile soffermarci su questo.



    PRESIDENTE. Diamolo per acquisito.



    MARIO AGLIATA. Lì c'è una cifra...



    GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, alle 16 al Senato si vota e dobbiamo garantire il numero legale.



    PRESIDENTE. Stiamo concludendo. Dottor Agliata, lei ha detto che aleggiava già la guerra: non era una previsione impossibile da fare ma, invece, compatibile con gli eventi.



    MARIO AGLIATA. La riduzione della...



    PRESIDENTE. No, all'atto in cui si forniscono queste cifre, prima ancora di arrivare alla riduzione, si potevano fare - non con il senno di poi - quelle considerazioni che lei ha esposto riguardo al rischio paese.



    MARIO AGLIATA. Presidente, alcuni dicevano addirittura che quello era un affare, perché l'Italia avrebbe avuto un ruolo nell'area balcanica, vendicandosi del fatto che la Germania ci aveva «soffiato» la partecipazione in Ungheria nella Matav e la licenza nella Repubblica Ceca.



    PRESIDENTE. Per noi era un rilancio.



    MARIO AGLIATA. Un rilancio, ma questo discorso è da Ministero degli esteri; non lo facciamo noi.



    PRESIDENTE. Ultima domanda. Il 17 giugno, alle ore 12, lei, il greco Dimitrios Kokkalis, l'avvocatessa Petralia, l'ingegner Del Vecchio e il dottor Rivitti vi imbarcate all'aeroporto di Ciampino su un volo della Noman diretto a Belgrado.



    MARIO AGLIATA. Sì.



    PRESIDENTE. Qual è lo scopo della missione e quale attività, in concreto, avete svolto?



    MARIO AGLIATA. Ripeto quello che ho già affermato, perché devo fare per forza riferimento ad altre sedi, trattandosi di una domanda particolarmente delicata. Allora: il giovedì o il venerdì della settimana... subito dopo il consiglio di STET International mi telefonò il povero Rivitti (voi sapete che, purtroppo, è deceduto, per una cosa abbastanza brutta) il quale mi disse: «Lei alle 8,30 precise di lunedì si deve trovare all'aeroporto di Ciampino, perché deve andare a Belgrado». Sappiamo tutti che Rivitti era l'assistente di Tommasi, quindi faceva il bello e il cattivo tempo là dentro, impazzava in tutte le direzioni. Io gli risposi: «Guardi, i dirigenti di STET International viaggiano solo su autorizzazione dell'amministratore delegato». Lui mi disse: «Faccia quello che vuole, ma lei alle 8,30 deve stare lì». Io andai da Masini, trovai la segreteria chiusa, probabilmente perché si era già sparsa la voce che alla fine del mese sarebbe stato giubilato (perché venne rimosso dall'incarico di amministratore delegato di STET International e spedito in Olanda...



    GIUSEPPE CONSOLO. Ah!



    MARIO AGLIATA. Sissignore. Non lo sapete?



    PRESIDENTE. Questa è una storia personale. Continui.



    MARIO AGLIATA. Quindi, nessuno voleva firmare. Andai da Aloia e gli dissi: «Senti, direttore, qui c'è questa situazione. Che volete fare? Se voi non firmate, io da qua non mi nuovo, perché non voglio violare i regolamenti interni e, poi, la cosa è abbastanza delicata». Al che Aloia mi fece preparare un foglio-viaggi, che io conservo, con questa motivazione. Vuole leggerla lei ai membri della Commissione?



    PRESIDENTE. «Motivo del viaggio: preparare l'assemblea Telekom-Serbia, su richiesta Telecom Italia e PTT Serbia».



    MARIO AGLIATA. Come vede, non c'è una parola su STET International. Io sono andato là unicamente per fare atto di presenza, in quanto nello shareholder's agreement che era stato firmato con i serbi era stato previsto che nel board della società serba entrassero, in nome e per conto dell'acquirente, cioè non di STET International ma di STET International Netherlands, due o tre board members, cioè due o tre consiglieri, e venissero nominati nella struttura della società sei key managers, cioè sei alti dirigenti su determinate funzioni della società che erano state - come dire - concordate nello shareholder's agreement. Allora i serbi per attuare questo punto degli accordi avevano convocato un'assemblea straordinaria di Telekom-Serbia e tra i vari punti all'ordine del giorno c'era anche, trattandosi di una assemblea straordinaria, la cooptazione, a livello di consiglio, dei membri designati da STET International Netherlands e, a livello di struttura dirigenziale, di sei key managers che sarebbero stati designati, come del resto i consiglieri, direttamente da STET Spa.



    PRESIDENTE. In quale data questo?



    MARIO AGLIATA. Presidente, qui c'è il mio passaporto, che posso esibire.



    PRESIDENTE. Non c'è bisogno. In quale data?



    MARIO AGLIATA. Noi siamo andati il 17 giugno, che era, mi sembra, un lunedì. Qui c'è il bollo della polizia di Belgrado.



    PRESIDENTE. Praticamente, a ridosso della conclusione dell'affare.



    MARIO AGLIATA. Ecco, presidente: 17 giugno.



    PRESIDENTE. Do atto di aver preso visione del timbro sul passaporto: 17 giugno. Praticamente a ridosso della conclusione dell'affare.



    MARIO AGLIATA. Praticamente otto giorni dopo.



    PRESIDENTE. Perfetto.



    MARIO AGLIATA. In maniera che questa operazione era tecnicamente, formalmente conclusa. Dopo di che sono uscite alcune notizie che sono risibili...



    PRESIDENTE. Lasciamo stare le notizie.



    MARIO AGLIATA. La sera siamo andati a Belgrado, in un aereo molto piccolo. Eravamo in cinque, tutti serrati: c'era la dottoressa Petralia, c'era Kokkalis ...



    PRESIDENTE. Le persone che ho già citato.



    MARIO AGLIATA. Siamo arrivati a Belgrado. Abbiamo atterrato sull'area militare: tra l'altro, l'aeroporto di Belgrado aveva...



    PRESIDENTE. La invito ad essere conciso, perché dobbiamo concludere a minuti.



    MARIO AGLIATA. Perfetto. Siamo andati nel consiglio di amministrazione della Telekom-Serbia; c'è stata una discussione tra i vari membri e, alla fine, io ho siglato un pezzo di carta di cui ho avuto copia e che è esattamente questo che le mostro. Quindi, il mio ruolo è esclusivamente quello di una presenza fisica, in rappresentanza di STET International Netherlands, per dare atto ai serbi che pacta sunt servanda, cioè...



    GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, possiamo acquisire il documento?



    PRESIDENTE. Lasciamo prima che concluda.



    MARIO AGLIATA. Pacta sunt servanda, cioè loro dovevano nominare nel consiglio d'amministrazione di Telekom-Serbia due membri, designati da STET Spa, e sei key managers nella struttura. Mi fecero vedere questo documento...



    PRESIDENTE. Questo lo sappiamo. Possiamo acquisire in fotocopia questi due documenti?



    MARIO AGLIATA. Certamente.



    PRESIDENTE. Le chiedo, per favore, di siglarli. (Il dottor Mario Agliata sigla i documenti).



    PRESIDENTE. Prendendo rapidamente la parola sull'ordine dei lavori, faccio presente che sono già iscritti per rivolgere domande al dottor Agliata i commissari Consolo, Zanotti, Vito, Montalbano, Taormina. Visto il protrarsi dell'audizione e l'imminenza di votazioni nelle Assemblee parlamentari, le chiedo, dottor Agliata, se sia disponibile a proseguire e concludere questa audizione nella seduta di martedì 15 luglio 2003, alle ore 14,30, al termine dell'esame testimoniale del dottor Aldo De Sario.



    MARIO AGLIATA. Certamente. Per me non c'è problema.



    PRESIDENTE. Ringraziandola per questa collaborazione, dichiaro conclusa l'audizione



    Fine Prima Parte. Seconda parte: http://www.legnostorto.com/node.php?id=7529

  2. #2
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    Predefinito Indovinello...

    Io non c'ero...
    E se c'ero dormivo...
    E se dormivo sognavo di non esserci.

  3. #3
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    In Origine Postato da antonio
    ..parla berlusconi che si fa una legge , essendo imputato, per sottrarsi al processo..
    Eh,eh... Berlusconi. La vostra ossessione. Chissà cosa fareste se non ci fosse più...

    Buona Domenica dal Kobra.

  4. #4
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    In Origine Postato da antonio
    vivremo piu' sereni in un Paese normale, con una normale dialettica tra due schieramenti politici, uno di centrodestra e uno di centrosinistra...come in tanti altri Paesi Occidentali.
    a quel punto si potrebbe eventualmente prendere in considerazione, valutate le proposte politiche del centrodestra, di votarlo.
    oggi quella strada è sbarrata.
    non chiedetemi da chi..lo sapete.


    Aldo Moro è morto da un pezzo .

  5. #5
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    Predefinito

    In Origine Postato da antonio
    vivremo piu' sereni in un Paese normale, con una normale dialettica tra due schieramenti politici, uno di centrodestra e uno di centrosinistra...come in tanti altri Paesi Occidentali.
    a quel punto si potrebbe eventualmente prendere in considerazione, valutate le proposte politiche del centrodestra, di votarlo.
    oggi quella strada è sbarrata.
    non chiedetemi da chi..lo sapete.
    Oh, bella! Mi hanno bannato la cantilena... Eppure era simpatica.

    Prendo nota: qui si può dire che uno è scemo o dargli del mafioso ma non è ammessa l'ironia.

    Devo adeguarmi?


    Buona Domenica dal Kobra.

  6. #6
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    In Origine Postato da Antonello
    Ma non ti pare di essere un poco sciacallo?
    Cur ?

  7. #7
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    In Origine Postato da FreeFlag
    Oh, bella! Mi hanno bannato la cantilena... Eppure era simpatica.

    Prendo nota: qui si può dire che uno è scemo o dargli del mafioso ma non è ammessa l'ironia.

    Devo adeguarmi?


    Buona Domenica dal Kobra.
    Fleeg stai attento !
    ti hanno messo sotto osservazione !
    sopire , troncare .......

  8. #8
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    chissà se il sig. bojangles si degnerà di rispondere

  9. #9
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    In Origine Postato da Antonello
    Ma non ti pare di essere un poco sciacallo?
    alcuni scenziati hanno fatto delle ricerche e hanno concluso che il grande affamatore del 20° secolo sia stato non un virus ma il comunismo .

    Il grande affamatore del XX secolo
    >( Nota storica )
    >
    >
    >
    > Nel decennio 80-90 quasi tutte le vittime della fame nel mondo si sono
    >concentrate nell' Africa e precisamente in quei paesi africani che hanno
    >avuto un regime politico comuni_sta o socialista: l'Etiopia, il Madagascar,
    >il Mozambico, l'Angola.
    >
    > Scrive Jean Francois Revel che nessuno ha il coraggio di dire che il
    >grande affamatore del XX secolo è stato il socialismo
    >(...)

    Vi sono robuste evidenze a favore di questa tesi.
    La più facile, probabilmente, è confrontare il livello di vita diverso
    nelle due Coree.

  10. #10
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    Vi sono robuste evidenze a favore di questa tesi.
    La più facile, probabilmente, è confrontare il livello di vita diverso
    nelle due Coree.


    questa valla a dire a yurj, anzi speriamo che non legga altrimenti ci rifila 2800 post inneggianti a quello spendido esempio di democrazia che è la nord corea

 

 
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