Tengo a fare notare, che l'autore del secondo articolo è Adriano Prosperi, di estrazione culturale filo-comunista (gramsciano-marxista, si direbbe), che scrive cose ritenute IMPROPONIBILI per la cultura modernista cattolica di certi ambienti.....
Franco Cardini
«Non regge più la leggenda nera»
Edoardo Castagna
Per lo storico Franco Cardini l'immagine di Bonifacio VIII va totalmente ridisegnata: «Su di lui si è fissata una leggenda nera, suffragata da alcuni dati malamente interpretati e retta dal fatto che un papa "cattivo" fa sempre effetto, e può essere utile a certe polemiche di parte».
Bonifacio rappresentò un punto d'arrivo nella concezione dell'universalismo cristiano?
«È una posizione che, alla fine del XIII secolo, era ormai in via di esaurimento. In pieno Medioevo l'universalismo era stato comune a Papato e Impero, ma poi era sopraggiunta la crisi: con l'affermarsi delle autonomia cittadine e - soprattutto - con la nascita dello Stato moderno».
L'istituzione del Giubileo fu anche una reazione a questo nuovo stato di cose?
«Dopo la caduta dei regni crociati, il Giubileo del 1300 fu la sostituzione di Gerusalemme, centro tradizionale della cristianità, con Roma; ai pellegrini veniva concessa la stessa indulgenza plenaria. Si cominciò allora a guardare verso Roma con occhi nuovi, riscoprendo anche quella classica e imperiale e "sostituendo" il Santo Sepolcro con la tomba di Pietro».
Bonifacio VIII come fondatore della modernità?
«Con l'inizio dei pellegrinaggi a Roma tornò l'interesse per la latinità, e questo fu l'atto di nascita dell'Umanesimo. Ma da un altro punto di vista Bonifacio avversò quella forma fondamentale della modernità che fu lo Stato nazionale assolutista. L'affermazione degli Stati incrinò la compattezza dei cristiani, e a lungo andare portò alle fratture della Riforma».
Amico o nemico del moderno?
«Nemico di questa modernità nascente, ma non del nuovo in generale. Fu un grande personaggio di governo, energico, con il gusto del potere, perfino violento: ma quello che conta è la sua battaglia politica per la supremazia del Papato romano».
Una battaglia che lo vide sconfitto...
«Sul momento sì, anche per i suoi legami troppo stretti con il provinciale mondo della nobiltà romana. Forse più che moderno fu un Papa "post-moderno": difese in modo intransigente l'universalismo e l'ecumenismo di un'autorità superiore agli Stati. È il problema che si affaccia anche oggi: superare i poteri statali nazionali. Senza voler attualizzare a tutti costi, credo che a Giovanni Paolo II piacciano papi come Innocenzo III o Bonifacio VIII. Ma, per poterlo dire, si dovrebbe prima ripulire l'immagine di Bonifacio dalle macchie delle faziosità di Dante, di cui rimane ancora bollata».