A Padova l’ultimo capitolo della guerra tra animalisti e pellicciai si combatte senza esclusione di colpi



Le parole di un funzionario del Comune di Padova, in una lettera inviata all’associazione Centopercentoanimalisti, sono l’ultima puntata di una guerra senza esclusioni di colpi che si è scatenata da alcuni mesi nella città veneta. Guerra che vede schierati da una parte la neonata associazione animalista, e dall’altra i pellicciai, (negozianti, produttori, rappresanti) che vedono con terrore i loro affari messi in pericolo dalle azioni di protesta.
“E’ stato peraltro rilevato che sono stati massicciamente e abusivamente affissi manifesti relativamente a tale iniziativa – si legge nella lettera – su edifici pubblici e privati, su palizzate, colonne, impalcature etc., tra l’altro utilizzando collanti particolarmente aggressivi, che rendono assai problematica la deaffissione degli stessi”.

In effetti, da alcuni mesi, in molte zone della città i manifesti che invitano senza troppi giri di parole a boicottare l’acquisto di pellicce, fanno bella mostra di sé e hanno costretto numerosi negozianti a ritirare dalle loro vetrine capi prodotti con la morte degli animali da pelliccia. Oltre ad essere affissi vicino ai negozi, anche le rotonde, le cabine telefoniche ed altre strutture sono diventate bacheche improvvisate che ospitano messaggi molto espliciti sull’argomento.

Questa massiccia campagna di informazione sulla triste e violenta realtà della pellicceria ha raggiunto anche delle punte vagamente comiche quando in una notte di novembre gli attivisti dell’associazione hanno sorpreso (e fotografato) una persona che con vernice ed adesivi cercava di modificare il testo dei manifesti, ribaltandoli in un invito all’acquisto e al sostentamento di questa macabra attività. Foto che, come altro materiale, finiscono tutte a far bella mostra di sé nel sito dell’associazione.

E se a Padova la battaglia contro questa violenta abitudine va avanti anche con manifestazioni (la prossima è indetta sabato 24 gennaio), in altre zone d'Italia si moltiplicano gli interventi di attivisti ALF tendenti a distruggere la consistenza economica degli allevatori, liberando gli animali prigionieri, e causando loro un danno rilevante.
A tal punto che, recentemente, molte caselle di posta elettronica di associazioni ed attivisti sono stare raggiunte da una lettera dall’Associazione Italiana Allevatori Visone, che invitava senza mezzi termini alla delazione, chiedendo loro di fare i nomi dei partecipanti ai blitz, in cambio di 20.000 Euro.
Anche in questo caso, con punte di involontario umorismo, perché a tutti i destinatari, leggendo che si invitava a fornire i nomi dei “responsabili degli atti terroristici avvenuti negli allevamenti di visoni”, sono venuti in mente gli allevatori stessi, che per produrre pellicce devono ovviamente uccidere gli animali in continuazione.

Questo tentativo, maldestro e di cattivo gusto, dimostra come ormai gli allevatori vedano con terrore avvicinarsi la fine dei loro affari. Evidentemente questi signori ancora non si sono resi conto che non è certo col denaro che impediranno alle persone perbene di protestare contro questa abitudine incivile di ammazzare animali per fare abiti inutili.

Gli stilisti di moda, dal canto loro, continuano imperterriti a produrre abiti con pelliccia, nel tentativo ormai veramente destinato al fallimento, di supportare l’industria della pellicceria, che è certo destinata a chiudere, anche grazie a tutte queste iniziative.

Sempre negli scorsi mesi, infine, è apparso sul web un sito Internet, dal nome ironico, “Belle in pelliccia”, che vuole mettere alla berlina i personaggi famosi che continuano imperterriti ad indossare questi capi d’abbigliamento dimostrando veramente una scarsa attenzione nei confronti degli animali. Da Monica Bellucci a Nina Moric, passando per Gina Lollobrigida, sono numerosi i vip presi di mira, e c’è già in giro una proposta di ampliare il sito non solo con i personaggi famosi, ma anche con le foto delle vicine di casa impellicciate…

Marcello Paolocci
www.promiseland.it