Ufficiali israeliani contro le stragi di civili palestinesi
Alla Cinemateque di Geusalemme spesso parlano i refusenik, movimento di obiettori di coscienza nato nel gennaio del 2002, quando un gruppo di ufficiali e soldati riservisti sottoscrissero un appello, con il quale si opponevano al servizio militare all¹interno dei Territori palestinesi occupati. (Š) La settimana scorsa alla Cinemateque è stato ospite il capitano Jonatan S., pilota di elicottero da combattimento e uno dei firmatari della lettera, diventata famosa, inviata nei mesi scorsi da una trentina di aviatori israeliani ai loro comandanti (Š)
Quando ha deciso di rifiutarsi di eseguire gli ordini ricevuti?
E¹ stato una notte di due anni fa quando un nostro aereo sganciò una bomba di una tonnellata su un edificio, in un quartiere residenziale di Gaza, dove viveva un capo del movimento islamico Hamas, Salah Shahade. L¹esplosione uccise anche numerosi bambini. Il capo dell¹aviazione, Dan Haluz, si complimentò per quell¹azione e dichiarò che l¹eliminazione del terrorista lo faceva dormire tranquillo. Io, invece, quella notte non sono riuscito a chiudere occhio, pensavo alle vite innocenti spezzate. Mi chiesi: valeva la pena uccidere tante persone per raggiungere il nostro obiettivo? La risposta fu no. (Š) Io credo che uccidere civili per eliminare un solo terrorista sia immorale. Dobbiamo combattere il terrorismo, ma sempre nel rispetto dei diritti umani ed evitando stragi di innocenti.
(Da Avvenire del 9 marzo 2004)

Congresso Usa a difesa dei fast food
In controtendenza con il parere degli esperti che hanno lanciato l¹ennesimo grido d¹allarme contro l¹obesità, il Congresso degli Stati Uniti ha cominciato a discutere una proposta di legge per proteggere i fast food da azioni legali legate all¹epidemia di grasso che sta uccidendo l¹America. La legge è sponsorizzata dalla maggioranza repubblicana. Proprio martedì i Center for Disease Control federali avevano messo in guardia contro i guai che derivano alla salute dal peso di troppo: secondo i Cdc, se l¹attuale trend dovesse continuare, l¹obesità potrebbe strappare al fumo il triste primato di killer numero uno in America.
(da Avvenire dell¹11 marzo 2004)

L¹occupazione sionista della Terra Santa
Durante la tregua dell¹estate scorsa il check point che taglia in due la Striscia di Gaza era stato praticamente rimosso, nel senso che le torrette erano state allontanate di un centinaio di metri e il traffico scorreva liberamente. Prima della fine di agosto la tregua è crollata, sono tornate le code e le lunghe attese. Da mesi però non respiravo l¹aria di Abu Holi. Ci sono meno ragazzini ora, l¹auto possono transitare con due sole persone a bordo, perciò non ci sono grandi affari d¹affare. Mentre la nostra auto percorre il rettilineo che porta di fronte alla torretta, però, noto un paio di chioschi di sigarette e bibite. Non è un bel segnale: quando tornano fuori i venditori significa che le attese si sono fatte più lunghe. All¹andata aspettiamo una mezz¹ora. Ci va peggio al pomeriggio, quando per tornare a Gaza ci tocca stare fermi per un paio d¹ore. Stavo dimenticando, col tempo, cosa volesse dire il check point di Abu Holi, oggi mi rinfresco la memoria e ritrovo quel sentirsi bestiame alla pesa. Mi accovaccio come posso negli spazi angusti della Panda, prendo sonno. Mi svegliano gli spari che provengono da una casa occupata dagli israeliani. Capita che sparino qualche colpo in aria per raffreddare gli spiriti inquieti chi di è inattesa di passare. Non sparano per disperdere nessuno. Non c¹è nessuno da disperdere e gli spari vanno avanti per una mezz¹ora. Evidentemente qualche ragazzo in uniforme sui annoia, o al contrario ha bisogno di scaricare su un bersaglio un po¹ della tensione accumulata. Peccato che il suo esercizio di rilassamento produca in noi che stiamo rintanati nelle scatolette a quattro ruote l¹effetto contrario. La polvere alzata dai proiettili mi aiuta a localizzare i colpi e mi assicura: non sparano a nessuno, si limitano a ricordare a chi si fosse distratto che questo luogo ha un padrone, e che a chi imbraccia un fucile è meglio non fornire pretesto per cambiare bersaglio. A due anni dal mio arrivo in Palestina, questo continua a essere il luogo dove mi è più facile sentire sulla pelle cosa significhi subire un¹occupazione.
(Articolo di Alessandro Latini, educatore in un progetto di assistenza a 2000 bambini di età 3-6 anni nella Striscia di Gaza, da il Ponte, rivista della diocesi di Rimini, del 14 marzo 2004)


Parenti delle vittime dell¹11 settembre contro Bush

USA, 6 marzo. Contro Bush si scagliano alcuni familiari delle vittime dell¹11 settembre. Il presidente George W. Bush ha utilizzato immagini degli attentati nei suoi quattro primi annunci elettorali. «È di estremo cattivo gusto che le utilizzi come trampolino per la sua rielezione» ha detto Bill Doyle, che ha perso suo figlio sotto le macerie delle Torri Gemelle. Aspra la reazione di Ron Willett (il figlio è morto al World Trade Center), che ha detto che «voterebbe Saddam Hussein piuttosto che Bush». Sono solo alcune delle reazioni di familiari delle vittime.

Notizie dalle colonie dell¹Impero

Iraq, 2 marzo. «Non c¹è mai stata una guerra civile in Iraq. Sebbene Al-Qaeda sia un¹organizzazione di soli sunniti, essa non ha mai pronunciato una minaccia contro gli sciiti. Tuttavia, da settimane, le autorità d¹occupazione americane ci stanno annunciando la guerra civile e ora questa carneficina. Una coincidenza?». Questa domanda se l¹è posta il giornalista del quotidiano inglese The Independent, Robert Fisk. Il giornalista non è tanto convinto che ci sia Al-Qaeda dietro le bombe di Karbala: «Se un movimento sunnita violento volesse sfrattare gli americani dall¹Iraq perché vorrebbe rivoltare contro di sé la popolazione sciita dell¹Iraq, il 60% degli iracheni? Avere contro la maggioranza degli iracheni è l¹ultima cosa che tale resistenza desidererebbe». Alle autorità statunitensi, infine, una richiesta: «Hanno detto ripetutamente che gli uomini bomba suicidi erano ³stranieri² (...) Possiamo avere qualche identità, qualche nazionalità? Il segretario alla Difesa degli USA, Donald Rumsfeld, ha comunicato che centinaia di combattenti ³stranieri² attraversano i bordi ³porosi² dell¹Arabia Saudita. La stampa degli USA lo ha ripetuto con cura. La polizia irachena continua ad annunciare di aver trovato i passaporti degli uomini-bomba. Allora, possiamo avere nomi e numeri?».
Iraq, 7 marzo. Oltre 10mila persone sono detenute in carceri irachene, sotto il controllo dei militari statunitensi. Lo scrive The New York Times. Il prigioniero più giovane avrebbe appena 11 anni, il più vecchio 75. Tutti sono accusati di aver preso parte agli attentati degli ultimi mesi. Gli stessi funzionari militari USA ritengono, tuttavia, secondo quanto scrive il quotidiano, che molti dei reclusi non costituiscano un serio pericolo.
Afghanistan, 8 marzo. Le truppe USA compiono abusi e violenze contro la popolazione locale. Lo riferisce l¹edizione odierna del quotidiano britannico The Guardian. I militari statunitensi userebbero la forza in modo eccessivo durante gli arresti, oltre a detenere in condizioni durissime i prigionieri, oggetti anche di maltrattamenti e torture. Molte morti e casi di ferite gravi nei detenuti afgani sarebbero potuti essere evitati, secondo il portavoce di Human Rights Watch, Brad Adams.
Afghanistan, 9 marzo. Le forze USA in Afghanistan operano arresti arbitrari di civili, utilizzano una forma eccessiva della forza e sottopongono a maltrattamenti i detenuti. La denuncia è dell¹organizzazione Human Rights Watch in una relazione pubblicata ieri, qualificando il sistema di detenzione da parte delle truppe statunitensi «fuori legge» e «un terribile esempio». La relazione ³Libertà duratura: abusi delle forze statunitensi in Afghanistan², si basa su un¹inchiesta in Afghanistan e Pakistan nel 2003 e agli inizi del 2004.
Iraq, 15 marzo. Gli USA vogliono bombardamenti ingiustificati e noi non ci stiamo. Piloti australiani di caccia F/A18 si sono rifiutati di lanciare bombe in circa 40 missioni di guerra, ritenendo che non vi fossero ragioni valide per combattere. Questi piloti sono parte del contingente di 2mila uomini voluto dal governo di Canberra in Iraq a fianco degli Stati Uniti.
(Comunicato di Arianna Editrice del 16 marzo 2004, fonte: www.indipendenza.org)


Le fosse comuni in Kosovo e le menzogne della Nato

(Š) Quello che da cinque anni accade in Kosovo non è soltanto paragonabile al supposto ³genocidio2 che provocò l¹intervento della Nato ma lo supera largamente, almeno stando alle cifre ufficiali Nel 1999, quando l¹Alleanza Atlantica decise i bombardamenti sulla Jugoslavia conteggi piuttosto precisi dell¹Osce che schierava migliaia di osservatori sul terreno ascrivevano 1007 vittime (per la metà serbe) ad un anno e mezzo di guerriglia nella regione. Oggi nonostante i 19mila soldati d¹Europa che controllano l¹area non esistono stime ufficiali, però fonti serbe parlano di un migliaio di ³scomprsi2 nel dopoguerra e quelle albanesi di due o tremila. (Š) la nuova ³polizia² locale risulta formata al 94 per cento da ex guerriglieri dell¹UCK che l¹Onu aveva cercato di disarmare (Š)
Qualche mese fa i primi dati sulle fosse comuni (che al momento dei bombardamenti Nato si voleva contenessero i corpi di diecimila albanesi) avevano destato qualche sconcerto, finendo comunque sepolti tra le vicende afgane e quelle irachene. Fra i circa quattromila corpi scoperti in numerosissimi, piccoli tumuli, circa la metà erano appartenuti a ³non albanesi², per usare l¹eufemismo dei medici legali dell¹Onu.
(Da La Stampa del 19 marzo 2004)


I famigliari dei soldati Usa morti in Iraq non gradiscono le battute di Bush sugli arsenali fantasma

Sulle armi di distruzione di massa non si scherza. Lo ha imparato a sue spese il presidente americano Bush, dopo aver pronunciato una battuta che ha fatto infuriare i famigliari dei soldati impegnati in Iraq. Mercoledì sera c¹è stata la 60° cena annuale dell¹associazione dei corrispondenti radiotelevisivi accreditati alla Casa Bianca. La tradizione vuole che il Presidente, durante questo appuntamento, tenga un discorso umoristico. Bush ha scelto di presentare il White House Election-Year Album, ossia l¹album fotografico della Casa Bianca nell¹anno elettorale. (Š) Una foto riprendeva Bush mentre si chinava sotto un mobile per cercare qualcosa, e lui l¹ha commentata così: ³Queste armi di distruzione di massa dovranno pure stare da qualche parte!². (Š) I commenti più imbarazzanti sono quelli arrivati da alcuni famigliari dei soldati: ³Le armi usate nello scherzo del Presidente sono quelle per cui i nostri figli hanno perso o rischiano la vita, e continuano a rischiarla ogni giorno². Proprio ieri il Pentagono aveva diffuso il numero delle perdite americane in Afghanistan e Iraq: oltre 700. (Š)
(Da La Stampa del 26 marzo 2004)