«Arrestano i feriti. Cecchini in corsia». Lo denunciano tutte le ong presenti in Iraq

Ospedali occupati dai militari, corsie sotto sequestro perché c'è da far posto ai cecchini. L'accusa è di violazione delle più elementari norme internazionali. A formularla è il coordinamento delle organizzazioni non governative presenti in Iraq. Tutte. Un'ottantina, comprese quelle italiane. In un documento diffuso ieri le ong ricostruiscono i dettagli dell'occupazione irachena dimenticati dalla cronaca di guerra. Raccontano degli ospedali trasformati d'imperio in strutture a disposizione delle truppe. Raccontano di quelli di Najaf e di Falluja (dove gli F15 sono tornati a bombardare la città) con i francotiratori appostati alle finestre e i civili in strada a far da bersaglio. Descrivono il tiro all'ambulanza. Testimoniano di feriti arrestati e portati via dai marines.

«E' la prima volta che il coordinamento esce con un documento così duro per denunciare la drammatica situazione in Iraq» sottolinea al sito on line dell'Unità il segretario generale della ong Intersos, Nino Sergi, che conferma la strumentalizzazione da parte della coalizione delle attività umanitarie a fini militari: «E' un fatto gravissimo che mette tutti noi in seria difficoltà perchè siamo tutti sospettati». Racconta che personale iracheno dell'Intersos, impegnato nella distribuzione di farmaci, è stato fermato dai miliziani che temevano si trattasse di spie. Solo dopo tre ore di interrogatorio i collaboratori della Ong sono stati liberati.

In una strada centrale della città di Kut, rivelano fonti della polizia irachena, un civile è stato ucciso dalle manganellate di un gruppo di marines che lo hanno picchiato perché si rifiutava di togliere dalla sua auto una fotografia del leader radicale sciita Moqtada al Sadr.

Notizie pessime arrivano da Falluja dove, prima che nel primo mattino di ieri venisse dichiarato di nuovo il cessate il fuoco, gli F15 sono tornati a sganciare bombe dal cielo. Impossibile, vista la situazione dell'ospedale, stabilire un numero certo delle vittime. Mentre a Baghdad continua il coprifuoco (ieri un razzo ha centrato il dodicesimo piano dello Sheraton bruciando un'intera stanza in quel momento vuota) ieri nei pressi di Nassiriya, a Mosul, nel nord dell'Iraq, una bomba di mortaio è piombata su un mercato: quattro morti e almeno sei feriti. L'obiettivo fallito dell'attacco era il vicino commissariato.

Ad al-Qaim, vicino alla capitale, un elicottero americano è stato abbattuto nel corso di scontri a fuoco tra militanti iracheni e le forze statunitensi. Vicino all'aeroporto di Baghdad, soldati americani hanno aperto il fuoco contro persone che cercavano di saccheggiare un camion militare: testimoni riferiscono di «molti morti e feriti». Un fotografo dell'agenzia Reuters ha detto di aver visto almeno sei iracheni insanguinati giacere a terra immobili.

Il comando Usa non conferma né smentisce nulla. Si limita ad ad aggiornare il bollettino dei morti nelle sue truppe. Il bilancio ufficiale dei caduti in azione arriva a 492, di cui almeno 91 dal primo di aprile. La Gran Bretagna ha perso 20 unità in azione e 38 in altri incidenti, gli altri paesi della coalizione (Italia compresa) hanno subito in totale 44 perdite.

E' in questa confusione crescente che il capo degli stati maggiori riuniti Usa, il generale Richard Myers, è arrivato nella base aerea di Tallil, non lontano da Nassiriya. Una visita a sorpresa. Lo scopo ufficiale della missione sarebbe compiere una valutazione della situazione insieme ai militari italiani.

Angela Nocioni

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