Guerra alla Siria e Bilderberg a Milano
21 maggio 2004 - Marcello Pamio
Il premier Berlusconi finalmente, dopo un lungo periodo di latitanza, si è presentato alle Camere, per spiegare ai parlamentari qual è la situazione del nostro contingente - non che servissero le sue parole - ma soprattutto come il governo in carica intende affrontare l’escalation di violenza che sta imperversando in Iraq, e che sta toccando sempre più da vicino i nostri militari stanziati a Nassirya.
Ovviamente, dopo la visita «zerbinata» all’amicone George, Silvio è tornato in Italia motivato sempre più a rimanere in Iraq - anche perché «il rientro è segno di debolezza» - nonostante gli oltre 11mila morti civili iracheni, nonostante i venti morti italiani, e nonostante la quasi totalità degli italiani era ed è contraria a questa guerra illegittima e ingiusta.
Mi domando allora come sia possibile che in una democrazia, cioè «governo del popolo», il popolo non conti assolutamente nulla nelle scelte importanti, siano esse economiche e/o di politica internazionale?
Ha ragione Massimo Fini, quando nel suo libro «Sudditi» dice che «in realtà nessuna democrazia rappresentativa è una democrazia, ma un sistema di minoranze organizzate che prevalgono sulla maggioranza dei cittadini singolarmente presi, soffocandoli, limitandone gravemente la libertà e tenendoli in una condizione di minorità»?
Effettivamente è così: un sistema di minoranze organizzate, i rappresentanti, che nessuno ha espressamente scelto, sta decidendo per noi e contro di noi. Ma d’altronde si sa «il voto non è libero e il consenso è truccato. Noi non scegliamo i candidati alle elezioni. Li scelgono i partiti, cioè le oligarchie. Il popolo che teoricamente e formalmente detiene la sovranità subisci quindi una doppia o tripla espropriazione. Prima delega la sovranità a dei rappresentanti, poi delega ai partiti la scelta dei candidati e infine, poiché gli apparati fanno blocco su chi vogliono che sia effettivamente eletto, anche dei rappresentanti»[1]
Ecco perché noi cittadini (di una democrazia liberal-rappresentativa) abbiamo solo l’illusione di scegliere e/o decidere, mentre in realtà sono le oligarchie e i poteri occulti che stanno dietro.
A proposito di oligarchie e di potere occulto, continuano e preoccupano molto le sanzioni statunitensi alla Siria, colpevole, di essere un «regime criminale che viola il diritto internazionale». La notizia pubblicata il 19 maggio 2004 dalla Pravda russa è titolata: «Gli USA hanno iniziato i preparativi per la guerra in Siria».
Le sanzioni economiche sono però - e la storia insegna - il preludio alla guerra vera e propria! Qualcuno lo aveva profetizzato in passato: dopo l’Iraq tocca alla Siria; e se ci pensiamo bene non è una cosa molto strana vista dalla mente malata dei neocons guerrafondai statunitensi. L’economica americana oggi è tenuta a galla esclusivamente dalla macchina bellica; se tale macchina dovesse «bucare una ruota», cioè se le guerre si fermassero solamente per un po’, l’economia dello stato più potente del mondo ne risentirebbe moltissimo. Anche perché è bene ricordare che il bigliettone verde, il dollaro, è sopravvalutato del 40% e che un semplice blocco e/o ristagno dell’economia avrebbe conseguenze allarmanti.
Per questo la guerra in Iraq, che Bush ha mosso per tre motivi principali [ a) controllo dei pozzi petroliferi; b) controllo militare in pieno medioriente, con la costruzione di 14 basi da 110mila soldati; c) dollaro contro euro, per impedire lo scambio petrolio-euro], dovrà per forze di cose essere seguita da altre guerre: Siria, Iran, ecc.
Il quarto motivo, molto più sottile e subdolo, è l’esportazione della democrazia. E’ infatti molto significativo che gli americani quando occupano un Paese, si precipitino a imporre elezioni «democratiche». Perché? Queste servono solamente per legittimare la loro presa di possesso. Tutto qua. Prima occupano militarmente, venendo visti come invasori, poi una volta «imposta» la «democrazia» diventano magicamente dei «liberatori».
Lasciamo le truppe democratiche e di liberazione per occuparci di un gruppo elitario molto influente che si chiama Bilderberg.
I Bilderberg sono una organizzazione nata nel 1954 in Olanda avente lo scopo di incrementare la cooperazione economica tra America ed Europa occidentale. Una specie di trait d’union per il bene (economico) della comunità internazionale (quella elitaria). Quando si riuniscono, una volta all’anno, fanno sgomberare l’intero albergo e lo mettono a disposizione dei membri del gruppo, tutti appartenenti al mondo della finanza, dell’economia e della politica. Normalmente agli incontri partecipano circa centoventi persone, tutti in forma privata e non ufficiale. Qualche nome? Lord Carrington, David Rockefeller, Henry Kissinger, Giovanni Agnelli, Barone Edmund Rothschild, ecc. Questa créme, decide le politiche economiche che in seguito saranno messe in pratica dai singoli governi con l’ausilio delle organizzazioni internazionali.
Cosa c’entrano in Bilderberg in tutto questo? Semplice, quest’anno il ritrovo sarà in Italia, in un albergo sul Lago Maggiore, di cui non diciamo il nome, vicino a Milano!
Fin qui nulla di strano, ma l’incontro si effettuerà tra il 3 e il 6 giugno 2004! E quand’è che George W. Bush, presidente democratico degli Stati Uniti d’America, viene in Italia? Esattamente il 4 giugno, per incontrare Berlusconi, Ciampi e il Papa!
Ovviamente si tratta della solita coincidenza…
Non solo, ma visitando il sito dell’albergo che ospiterà il gruppo, si scoprono delle cose molto interessanti: tra i numerosi personaggi che hanno frequentato le camere troviamo personaggi come: David Rockefeller, Vanderbilt, Carnegie, Morgan e Rothschild.
Anche questa è una semplice coincidenza…
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[1] Massimo Fini «Sudditi: manifesto contro la democrazia»
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