Nuovo incontro stasera
La verifica continua
La Lega avverte i centristi: se fate l'appoggio esterno, usciamo e si va a votare
ROMA - Quattro ore di incontro, e l’impegno a rivedersi stasera per un nuovo round dopo aver consultato in giornata i rispettivi vertici di partito e dopo che il premier avrà presenziato nel pomeriggio alle riunioni del tavolo economico e di quello delle riforme. Si chiude così il super-vertice di palazzo Chigi tra i leader della Cdl, con un esito interlocutorio, con molti problemi aperti ma con, dicono gli uomini del premier «un clima migliorato e la possibilità, tutta da verificare, certo, di arrivare a un intesa» perché «nessun tema è stato risolto, ma finalmente tutti sono stati messi sul tavolo».
Palazzo Chigi illuminato (Ap)
Più pessimista la visione che trapela dall’Udc, a conferma che ancora molto cammino c’è da fare prima di una possibile intesa, che non potrà arrivare comunque prima di venerdì, quando si terrà il Consiglio nazionale del partito che deve decidere su un eventuale appoggio esterno: Marco Follini infatti non è soddisfatto dell’esito dell’incontro, che al massimo può essere considerato «interlocutorio», lamenta la totale assenza della «scossa» richiesta ma apre un piccolo spiraglio, perché ammette che se si arrivasse nelle prossime ore alla scelta del nuovo ministro dell’Economia, se insomma Berlusconi fosse capace di un «colpo d’ala», quello che «è mancato» ieri sera, beh sarebbe un segnale positivo di cui tenere conto.
Il vertice comunque è iniziato in un clima tesissimo. Perché Berlusconi ha praticamente aggredito Follini, reo a suo giudizio di aver provocato «questa grave situazione» opponendosi ad una legge sulla par condicio e reo soprattutto di aver agito in questi giorni in modo da rovinarlo, indebolirlo. E lo scontro è stato tale che il premier ha minacciato Follini di fargliela pagare con un trattamento duro su Mediaset. Il leader dell’Udc non ha fatto saltare il tavolo, ma il gelo è rimasto fino all’ultimo. Non è stato nascosto quando Berlusconi ha provato a prendere la situazione in mano perché «se nella coalizione non si è d’accordo, chi è che deve decidere?». E’ rimasto quando Maroni e Calderoli, per la Lega, hanno spiegato seccamente a Follini che «nel merito degli emendamenti sul federalismo siamo disposti a trattare, ma se voi date l’appoggio esterno al governo, siamo noi che usciamo e apriamo la crisi».
E comunque si è andati avanti a discutere, anche se restano i nodi. Sulla politica economica, ammettono anche da Forza Italia, l’accordo è lontano, sulla legge elettorale Berlusconi ha deciso di creare «un gruppo di studio» che approfondisca la richiesta di un sistema più proporzionale che però «non stravolga il premierato e non consenta ribaltoni», e proprio su questo punto Fini non vuole sentire ragioni perché «non si può tornare indietro». Sulla Rai è stato Gianni Letta a proporre una mediazione: nuovi vertici, ha spiegato, non sono nominabili per ragioni tecniche prima di novembre allora «perché non prendiamo in commissione di Vigilanza un impegno come maggioranza a sceglierli entro quella data?». Follini ha apprezzato la proposta, anche se «devo discuterne con il partito». Infine, il tema che potrebbe sbloccare o far saltare l’accordo, il nuovo ministro dell’Economia e il conseguente rimpasto. I partecipanti raccontano che si è rimasti sulle generali, con Berlusconi a spiegare a Follini che «i miei vorrebbero uno di Forza Italia, come faccio a non ascoltarli...», ma con l’intenzione di arrivare dopodomani, in Parlamento, con l’accordo sul nome.
Paola Di Caro