Spy Story 1. Toh, guarda: non davamo i numeri
La presunta spia israeliana al Pentagono aveva rapporti privilegiati con terroristi islamici e con formazioni iraniane. Scontro di civiltà ?

Lerry Franklin, l’uomo del Pentagono accusato di essere una spia israeliana, sottosegretario alla difesa nei servizi di Douglas Feith, del team di Paul Wolfowitz, avrebbe avuto dei canali privilegiati con l’Iran, la cui istituzione risalirebbe ai tempi dell’Irangate sin dalla crisi degli ostaggi (1979).

Insieme a William Luti avrebbe gonfiato le informazioni relative all’11 settembre per giustificare l’intervento in Iraq.

La correggia di trasmissione di dati riservati tra gli Usa e Israele sarebbe, secondo il Washington Post, l’AIPAC (American Israel Pubblic Affaire Committee).

In particolare sono sotto esame i contati tenuti tra Franklin, il suo collega Harold Rhode ed alcuni gruppi terroristici iraniani, già presenti al tempo dell’Irangate, che farebbero capo a Manucher Ghorbanifar



Spy Story 2: Toh, riguarda: una vecchia conoscenza !
Sempre riguardo il caso di spionaggio al Pentagono, ecco alcune rivelazioni che vengono dagli Stati Uniti. Uno strano groviglio tra americani, israeliani, iraniani e Al Qaeda. E c’è Michael Ledeen il (de)pistatore della strage di Bologna che accusava ingiustamente i fascisti.

Il primo incontro si svolse a Roma nel dicembre 2001. Vi parteciparono Franklin, Rhode e un altro americano, lo scrittore e operativo Michael Ledeen (il depistatore della strage di Bologna, n.d.r.) che organizzò il meeting. Vi parteciparono Ghorbanifar e un certo numero di altri iraniani. Uno dei quali era un veterano dell’ Iranian Revolutionnary Guard. All’incontro avrebbero partecipato anche Nicolò Pollari, capo del Sismi, e il ministro italiano della Difesa, Antonio Martino, ben noto ai circoli neocons di Washington. Il primo allarme si ebbe in dicembre. Il giorno 12 all’ambasciata americana a Roma il nuovo ambasciatore Mel Sembler si recò a pranzo con Ledeen, sua vecchia conoscenza, e con il ministro Martino. Si parlò dell’incontro con gli iraniani e di quanto l’ambasciatore aveva sentito in proposito. Fronte alle reticenze, Sembler chiese al capostazione della Cia in Roma di scoprire quel che sapeva riguardo l’incontro con gli iraniani. Ma il capostazione della Cia era stato anch’egli tenuto all’oscuro. Preoccupati, Sembler ed il capostazione della Cia si rivolsero rispettivamente al Dipartimento di stato e al quartier generale di Langley. L’incontro in questione si rivelò una vera e propria fonte di sorprese.

Fin dagli anni Ottanta Ghobanifar risultò essere un serial fabricator in relazione con ufficiali di livello medio dell’intelligence degli affari esteri che agisce dietro le spalle della Cia.

La violazione dei protocolli avrebbe particolarmente addolorato l’ambasciatore Sembler. In seguito sia il Dipartimento di stato che il quartier generale della Cia trasmisero i rapporti alla Casa Bianca in particolare a Condoleeza Rice e al capo deputato del National Security Counciy, Stephen J. Hadley. Anche Pollari ebbe un incontro privato con Tenet che si recò nell’ufficio di Feith e presso Ledeen chiedendo loro di metter termine a simili attività. Questi ordini non ebbero un grande effetto se è vero – come riporta il Corriere della Sera – che si ebbe un secondo incontro a Roma nel giugno 2002. Ghorbanifar disse che fu organizzato dal Washington Monthly dopo una serie di fax tra lui e Harold Rhode. Ghorbanifar aggiunse che l’incontro coinvolse oppositori egiziani, iracheni ed un rappresentante ufficiale degli Stati Uniti di cui si rifiutò di rivelare l’identità. Nessuno all’ambasciata americana di Roma fu messo a conoscenza di quest’incontro. Ledeen disse a Sembler in luglio che era tornato a Roma per continuare “il suo lavoro con gli iraniani”. Sembler esasperato contattò nuovamente Washington e Hadley ammonì ancora una volta Ledeen. Una volta ancora gli ordini di Hadley rimasero ineseguiti. Nel 2003 si ebbero diversi altri incontri a Parigi tra Ghorbanifar e Rhode. “In quest’incontri- dice Ghorbanifar - spiegammo lo scenario futuro in Iraq e in Medio Oriente, e tutto quello che dicemmo si avverò parola per parola”. Nell’estate del 2003 tuttavia il Senate Select Committee of Intelligence aprì un’inchiesta sul Ghorbanifar-Ledeen-DoD back-channel (DoD sta per Department of Defense)e lo denunciò alla Cia.

Rumsfeld minimizzò l’evento e parlò di fortunosi e casuali incontri. Ghorbanifar sghignazza quando sente pronunciare questa formula. Intanto l’inchiesta del Senate Select Committee of Intelligence è proseguita e dovrebbe chiudersi prima delle elezioni di novembre. Essa tuttavia incontra notevoli resistenze da parte di alcuni repubblicani presenti nel Committee. Alcuni democratici al contrario considerano vitali queste investigazioni per chiarire il ruolo del team di Feith riguardo lati oscuri dell’affare Saddam – Al Qaeda (non si escludono livelli di partnership) nonché sui supposti e mai rinvenuti depositi di armi di sterminio di massa irachene e sul passaggio di notizie riservate americane all’Iran.