IL CASO OSHO LA GUIDA SPIRITUALE PIÙ DISCUSSA DELLA NOSTRA EPOCA
Un alieno da eliminare
Una congiura internazionale all'insegna del disprezzo dei diritti civili. La morte misteriosa per avvelenamento e un missing time di 24 ore in un carcere americano
Il 19 Gennaio 1990, nell'Ashram di Poona, in India, abbandona il proprio corpo fisico Osho, fino a pochi anni prima chiamato Baghwan Shree Rajneesh, il più provocatorio e discusso maestro spirituale della nostra epoca. Nell'ampia sala in marmo, insonorizzata e climatizzata, dove ne sono custodite le ceneri, i suoi fedeli meditano nel silenzio assoluto, come in un'astronave che galleggia sulle onde dell'energia astrale, lanciata in un ultimo viaggio senza tempo nelle interiori dimensioni dell'essere. Le ceneri di quest'uomo scomodo e sgradito sono il silenzioso testamento dell'impermanenza e dell'assurdo gioco cosmico della vita. Questa frase è l'epitaffio del suo paradosso.
OSHO
Mai nato
Mai morto
ha solo visitato
questo pianeta Terra tra
l'11 Dicembre 1931
e il 19 Gennaio 1990
sho nasce da una ricca famiglia jainista, che gli trasmette un'educazione libera ed anticonformista. A ventuno anni, dopo un intenso e personale percorso interiore, consegue quella che in Oriente è chiamata "Illuminazione", la realizzazione del Sé. Insegna, per alcuni anni, filosofia all'università di Jabalpur. Ma presto andrà dalla gente, in mezzo alla gente. Percorre l'India come un predicatore, raduna fino a centomila persone. Demolisce i dogmi delle religioni, parla di comunismo. Nel 1968 comincia a parlare di sessualità, delineando un percorso unico e totalmente rivoluzionario. Elabora tecniche innovative sperimentate in numerosi ed affollati campi di meditazione. Nel 1970 accetta i primi discepoli. Nel 1974 viene creata una fondazione ed una sede stabile, a Poona. Qui Osho per sette anni tiene discorsi quotidiani. Arrivano gli occidentali, prima timidamente poi come un fiume di persone accomunate da un profondo bisogno di interiorità, di silenzio, di risposte al crollo di valori e convenzioni che in quegli anni in Occidente travolgeva le nuove generazioni. Osho porta "la meditazione nella piazza del mercato". È in quegli anni e precisamente nel 1980 che chi scrive si avvicina al mondo di Osho e ne diviene discepolo. Un'esperienza travolgente, un innamoramento, forse adolescenziale, ma proprio per questo totale, sconvolgente.
Nel silenzio dell'esistenza interiore
Le sue tecniche dinamiche scuotono le radici dell'essere, le sue terapie divelgono le catene della personalità per riscoprire il gusto del silenzio, l'oceano della realtà finalmente slegata dal passato e dal futuro in un presente senza confini in cui percepire il divino che danza e gioca dentro se stessi. E poi lui, il Maestro, amico misterioso, enigmatico, sostegno di un sentiero sconosciuto che conduce ai confini dell'abisso, accompagnandoti sugli alti sentieri spalancati sui baratri terrificanti della mente. Come un soffio di vento cammini davanti a noi, ci guardi, parli ma nei tuoi occhi vi è lo spazio inconoscibile della tua inquietante assenza, un dirompente flusso d'amore che sgorga dalla sorgente del vuoto. Poi il silenzio. Nel 1981 Osho entra in una fase di silenzio fisso, sconfinato, un maestro muto per carpire il significato di un messaggio senza parole. In quell'anno improvvisamente parte dall'India. Si stabilisce in un ranch di duemilacinquecento ettari nel deserto nello Stato dell'Oregon (USA). Un oceano di discepoli, da tutto il mondo, si riversa in questa landa deserta dell'America puritana e bigotta.
Nei tre anni successivi, grazie al lavoro volontario di migliaia di persone che si avvicendano nella comune, viene costruita una città totalmente autosufficiente. Nonostante i turni massacranti, migliaia di persone lavorano, amano, cantano, danzano, giocano e si abbracciano intorno al silenzio di quest'uomo. Tutto questo, oltre a suscitare l'interesse delle fasce più libertarie della società americana, comincia ad irritare i gruppi conservatori ed a provocare un'aperta ostilità dei fondamentalisti cristiani, molto forti in Oregon, come del resto nel Governo degli Stati Uniti, allora guidato da Ronald Reagan. Nel frattempo il silenzio di Osho aveva permesso che assumesse forza e potere Sheela Silverman, sua segretaria dal 1980. Sheela aveva organizzato e trattato l'acquisto del ranch e gestito totalmente la nascita e lo sviluppo della comune. Progressivamente perduto di vista il progetto iniziale, ne fece un impero nel quale esercitare il proprio illimitato potere. Quando nel 1984 Osho riprende improvvisamente a parlare è un colpo durissimo per Sheela e per il suo gruppo di fedelissimi. Nei mesi successivi Osho smaschera il complotto. Sheela fugge dagli Stati Uniti nel Settembre 1985.
La notte perduta
L'F.B.I. entra nella comune su richiesta di Osho per indagare sui gravi crimini compiuti da Sheela, ma questo accende la miccia di un'azione d'attacco da tempo premeditata e studiata. Già dalla metà del 1985, circolava voce che il Governo investigasse su violazioni delle leggi sull'immigrazione nella comune. I gruppi fondamentalisti cristiani si erano scatenati con manifestazioni e minacce.
Presagendo attentati alla vita del maestro, Osho è ospitato momentaneamente presso la casa di una discepola a Charlotte, nella Carolina del Nord, ma qui, il 28 Ottobre, viene arrestato a mitra spianati, ammanettato ed incatenato per reati sull'immigrazione. Violando le normali procedure, gli viene negato il rilascio su cauzione ed è trattenuto nel carcere di Charlotte fino al quattro Novembre, quando viene annunciato il suo trasferimento a Portland, a cinque ore di volo. Ma quella notte Osho non arriva a Portland.
Solo il 6 Novembre, il suo avvocato riesce a rintracciarlo nel penitenziario di El Reno, dove era stato costretto a registrarsi sotto il nome di "David Washington". Il giorno seguente, viene trasferito da El Reno a Portland, ed il giorno successivo, l'otto Novembre, rilasciato. Il 14 Novembre, il giudice Leavy di Portland emette la sentenza. Espatrio immediato. Multa di quattromila dollari. Dieci anni di carcere con il beneficio della sospensione. Non mettere più piede negli Stati Uniti.
Ma ecco il mistero. Osho delle due notti passate nel carcere di El Reno ne ricorda solo una. Cos'è successo durante la notte perduta dalla sua memoria? Qualcuno ha forse messo le mani sul "Diavolo indiano"? Certo è che tutta l'Amministrazione Reagan appartiene al movimento cristiano fondamentalista. Un giorno combatteranno la battaglia di Armageddon a fianco di Cristo per sconfiggere il demonio. Osho deve aver agitato il sonno di molti.
Tra la vita e la morte
Nel Dicembre 1985 Osho lascia gli Stati Uniti e si dirige in India. Ma immediati problemi ai visti d'ingresso dei discepoli lo portano velocemente in Nepal.Da qui, nel 1986, inizia la peregrinazione attraverso il mondo, una peregrinazione che durerà otto mesi e che toccherà 21 paesi. Ovunque gli viene negato il diritto di ingresso o è espulso in seguito a brevissime permanenze. Il primo Agosto 1986 ritorna in India. Si stabilisce nuovamente a Poona che torna ad essere il punto di riferimento per tutta la sua gente. Una grande esplosione di energia coinvolge l'intero lavoro proposto da Osho, una multiforme varietà di attività terapeutiche, di tecniche meditative, fanno di Poona il centro di terapia e di meditazione più grande del mondo. Ma dal periodo dell'incarcerazione, la salute va progressivamente peggiorando, con sintomi anomali che preoccupano seriamente il suo medico personale. Nei quattro anni successivi Osho patisce una degenerazione fisica e sofferenze sempre maggiori.
Viene diagnosticato un avvelenamento da Tallio, ed i sintomi indicano chiaramente conseguenze di una contaminazione radioattiva. Nel Novembre 1987 Osho afferma pubblicamente di essere stato avvelenato dal Governo degli Stati Uniti. Arriva al 1990 in condizioni tali da non poter più parlare alla sua gente, debolissimo, vive tra la vita e la morte per settimane. Si presenta ai discepoli solo per pochi minuti, per condividere il silenzio.
Negli ultimi giorni di Dicembre del 1989, Osho lamenta il fatto di percepire la recitazione insistente di un mantra [] durante la silenziosa meditazione serale. Nonostante numerose ricerche ed annunci, il fatto si ripete nelle sere successive. Osho considera questo evento un attentato alla sua vita, asserendo che l'attacco proviene dagli stessi individui che hanno distrutto la comune in America, che la CIA vi è coinvolta e che si sta facendo uso di "magia nera", affermando che stanno cercando di colpire il suo centro vitale.
Il 17 Gennaio esce nell'auditorio solo per salutare i discepoli.
Il 18 Gennaio non riesce nemmeno a fare questo.
Il 19 Gennaio Osho lascia il corpo.
Questa è la vicenda. Queste sono state le sue ultime parole, pronunciate il 10 Aprile 1989: "L'ultima parola di Buddha fu: sammasati, ricordati che sei un Buddha: sammasati."
Addio Osho, alieno scomodo che mi hai "rapito" il cuore.
L'inchiesta internazionale per stabilire la congiura e l'assassinio per avvelenamento di Osho da parte del Governo degli Stati Uniti è tuttora in corso. Una documentazione completa della vicenda e dell'inchiesta è trattata esaustivamente dal libro "Operazione Socrate" di M.Valcarenghi e I. Porta (Tranchida Editori, 1995) da cui questo resoconto è stato liberamente tratto.
di Carlo Barbera