di Antonella Gaeta
BARI - Piccolo rompicapo linguistico da risolvere sportivamente: «Neu sciam pazz p´ l´ muzzarell». Che si traduce con «noi andiamo matti per le mozzarelle» e corrisponde all´inizio del più gettonato coro della curva Nord della tifoseria andriese. Un biglietto da visita che continua esaltando le doti del popolo dal cuore bianco e blu con la passione per il più lecito vino schietto e la meno lecita "erba" buona. Da questa stagione non si canta più in dialetto, ma nella nuovissima traduzione italiana. Tutta colpa del girone A che porta il ripescato Andria a vedersela in campo con squadre settentrionali, eccezion fatta per le siciliane Acireale e Vittoria. Così i tifosi, arrivati in curva qualche domenica fa, hanno accettato di buon grado l´invito degli ultrà: «Ragazzi, cantiamolo in italiano altrimenti quelli del Nord non ci capiscono».
«Ci siamo dovuti adeguare alla nuova situazione. In trasferta appena cominciamo a parlare ci chiedono se siamo italiani», si lamenta Riccardo Tondolo, detto anche Pelè. Da dieci anni è il lanciacori della curva e senza di lui il tifo non ha il suo ispirato direttore d´orchestra. «Ci siamo sentiti costretti a farlo. Se non ci comprendono che senso ha cantare?». Altra storia domenica scorsa in casa contro i siciliani dell´Acireale, meridionali come gli andriesi. Il refrain ha recuperato temporaneamente la sua forza idiomatica. «Perché loro sono meridionali come li andriesi».
Ma quando il lanciacori Pelè deve dare il "la" a tremila tifosi, fra italiano e dialetto non ha dubbi. Comincia dal sicuro ordine «josc ama venge!», un «oggi dobbiamo vincere» pronunciato forte e chiaro a uso esclusivo del meridionale. Anche se si trova a tifare al di là della linea gotica.