Ho paura che tu abbia ragione, confermando la mia impressione sul diverso concetto di conservatorismo in Italia e USAOriginally posted by Renzo Audisio
Qual'è la miglior sintesi di "conservatori nazionalisti italioti"? FASCISTI. mi pare ovvio!
Ho paura che tu abbia ragione, confermando la mia impressione sul diverso concetto di conservatorismo in Italia e USAOriginally posted by Renzo Audisio
Qual'è la miglior sintesi di "conservatori nazionalisti italioti"? FASCISTI. mi pare ovvio!
Ti prendo in parolaOriginally posted by Steppen
Ho cercato di trovare il tempo di tradurre e pubblicare, proprio qui', quell'articolo.E' davvero chiarificatore ed illuminante sull'argomento repubblicani-conservatori-libertari. Prometto che lo faro'! Lo giuro.
Appunto.Originally posted by Renzo Audisio
No questi termini non sono fuorvianti, fanno semplicemente capo a due lingue diverse riferite a due storie diverse, usate in ambienti politicamente, filosoficamete, culturalmente diversi.
Trovo sbagliato l'uso di certi termini fuori dal loro contesto originale.
Concordo pienamente.Va precisato che lo stesso concetto di "ITALIA" (e di "VIVA L'ITALIA") fanno parte della retorica risorgimentale... in realtà l'Italia non è mai esistita, se non nella testa di chi voleva imporre il suo potere ad un teorizzato insieme di individui, detto: "popolo italiano".
Marxisti o meno, sempre socialisti erano (e sono).Se tu ti riferisci al repubblicanesimo Mazziniano o meglio al PRI, il discorso è molto complesso e richiederebbe una lunghissima lezione a parte, che non ho voglia di farti, a partire dalla scissione dei collettivisti repubblicani fino ai tempi di Spadolini (molto stimato da Reagan e dal suo entourage di "conservatories").
Diciamo che mentre i Socialisti e financo i socialdemocratici erano Marxisti, i repubblicani non lo erano, e se vogliamo mantenere un minimo di rigore politico questo particolare non andava trascurato.
Basta vedere dove si schierano (il PRI alla "sinistra del centrodestra", il MRE ben inserito nell'Ulivo).
E' vero in parte.Riguardo al liberalismo italiano andrebbe spiegato che, è fondamentalmente Hegeliano, Crociano (monarchico), perciò anch'esso storicamente diverso dal liberalismo americano.
Il liberalismo italiano, che pure non si esaurisce nel PLI, ha avuto molte anime. Tuttora le posizioni degli ex PLI anche al'interno dello stesso partito (pensa a Forza Italia) non sempre sono concordi.
Non ho scritto esattamente questo, solo che contrariamente alle teorie neoclassiche - le quali, correttamente intese, portano sostanzialmente al marxismo - la scuola austriaca ha prodotto riflessioni compatibili con l'idea libertaria. E se tu approfondissi lo studio degli austriaci non potresti non concordare.la tua convinzione (tipicamente liberista) che si possa ridurre tutto a una questione economica è una semplificazione troppo grossolana.
No, Mises non era anarchico, ma se il suo più grande allievo è stato Murray Rothbard un motivo c'è. Nessuno ha mai prodotto una critica devastante dell'interventismo statale da un punto di vista economico pari a quella di Mises. Il fatto che poi Mises non rinneghi lo stato ma lo consideri un male necessario è dovuto al suo approccio, ancora essenzialmente utilitarista.Onestamente ho seri dubbi che lo stesso Mises si sia mai dichiarato anarchico ovvero libertario...
Ancora una volta hai ragione, se ho ben inteso quello che vuoi dire. Dimostrare l'impraticabilità del socialismo non basta per giustificare la libertà, almeno muovendosi sul terreno dell'individualismo metodologico.La stessa economia, affinchè sia libera, ovvero sussista un libero mercato (ad esempio), deve per forza partire da una fondamentale condizione di libertà di partenza (che io chiamo di Sovranità dell'individuo), senza la quale qualsiasi teoria liberista sarebbe solo al servizio di qualche altro potere sovrano fuori dall'individuo.[/B]
Potrebbero infatti esistere (ed esistono!) individui che amano il sistema socialista, per differenti motivi, anche sapendo che questo porta miseria e distruzione. Però, appurato che non si possa fare a meno di una teoria della giustizia universalmente valida, sarebbe scorretto negare che gli austriaci siano essenziali per comprendere certi fenomeni, e magari convincere della desiderabilità della libertà quanti credono all'esistenza di certi diritti naturali, ma temono che l'affermazione di quei diritti possa ridurre il loro benessere.