Tra i relatori della Giornata di ieri della Libera Compagnia Padana - presenti e/o annunciati - chi secondo voi ha scritto la prefazione di un libro...(prima edizione 1999, seconda 2001 - io ho in mano quest'ultima).
Prometto una bottiglia al primo che indovina, se il Gatto riesce ad organizzare un'incontro.
"L'elezione diretta, popolare, dei presidenti delle Regioni al di là dell' aspettativa degli esperti di diritto costituzionale, ha accelerato la resa dei conti nel sistema politico italiano. Quest'ultimo è ormai incapace, se mai c'è riuscito, di offrire soluzioni adeguate ai problemi che tormentano il Paese dal tempo della fortunosa unificazione: soprattutto l'elaborazione di programmi concreti politico-economici adatti a soddisfare le esigenze particolari delle varie parti in cui, da tempo immemorabile, l'Italia è divisa.
Questa accelerazione non è soltanto prodotta dal cambiamento dei termini istituzionali e dei ritmi imposti dal nuovo secolo, ma anche, e prima di tutto, dalla fine dello Stato moderno centralizzato, arrivato dopo quattro secoli, alla sua naturale dissoluzione.
E' tutta un'epoca della storia europea che si chiude, con il suo meccanismo istituzionale, rivolto a rendere forzatamente omogenee le popolazioni ed i loro peculiari costumi, in un quadro giuridico il "jus publicum europaeum" finalizzato alla guerra ed all'imperialismo.
Non c'è dubbio che, fra gli Stati europei di più recente formazione, quello italiano è l'ultimo. Inoltre esso, come dimostra il primo capitolo di questo libro, ha avuto una vicenda tormentata e sotto il segno dell'instabilità. Soprattutto il tentativo di unificazione si è urtato contro la resistenza passiva degli ordinamenti preunitari, e la difficoltà di adottare una politica economica omogenea e valida per tutte le parti della comunità statuale.
Centoventi anni di amministrazione unitaria hanno dimostrato l'impossibilità di superare le differenze di stile e di concezione politico-economica tra Nord e Sud, tanto che programmi finanziari comuni si possono tentare soltanto a livello di Comunità regionali ("macroregioni"), cioè di gruppi di regioni sufficientemente omogenee, come quelli presupposti nel secondo capitolo di questo libro.
In linea molto generale, ogni tentativo di ricostruire la unità formale dello Stato italiano è destinato al fallimento; l'unica operazione storicamente valida è quella che viene tentata qui, con ferma convinzione, volta ad individuare le comunità naturali ("macroregioni) in cui i popoli si esprimono spontaneamente, ed a fondare su di queste un nuovo elastico ordinamento amministrativo..
L'operazione, considerata l'impreparazione degli italiani ad ogni mutazione costituzionale, dovrà aver luogo in tre fasi: la prima consisterà nella realizzazione del principio di sussidiarietà. e nel trasferimento alle Regioni di funzioni attualmente in mano all'autorità centrale. La seconda tappa consisterà nell'approvazione del nuovo sistema finanziario e dell'economia e del patrimonio regionale. La terza tappa consisterà nell'elaborazione e nell'adozione, per tutto il Paese, di una completa costituzione federale, e nella eliminazione dei residui dello stato moderno."