Perplessità e pettegolezzi nel Transatlantico di Montecitorio Le prime voci del flirt su «Velina rossa» An e il gossip sul capo del partito.
La Santanché: «Se ne parlava, io zittivo tutti. Ma dalle donne nessuna solidarietà a Stefania»
ROMA - «Eh eh, ci sarebbero volute anche le foto, ci sarebbero proprio volute...» sghignazza divertito Pasquale Laurito, il direttore della Velina rossa, della quotidiana nota politica che finisce sulle scrivanie romane che contano e che mercoledì, per primo, c’era andato giù pesante, ben oltre le voci e le allusioni, ben oltre il rispetto che avrebbero preteso i due ministri della Repubblica. «Da giorni non si parlava d’altro, in Transatlantico...».
Gianfranco Fini e Stefania Prestigiacomo (Ansa)
Così, spiegando come i parlamentari di Alleanza nazionale - «ce lo conferma l’onorevole Buontempo...» - avessero intenzione di chiedere spiegazioni ufficiali a Gianfranco Fini per la sorprendente decisione, da lui comunicata, di votare tre sì e un no al prossimo referendum, la Velina indugiava in un passaggio: «Sarebbero almeno una quarantina i parlamentari sottoscrittori del documento. Costoro ironizzano apertamente sui cedimenti di Fini ai richiami del sesso debole...». L’onorevole Teodoro Buontempo aveva confermato anche altro alla Velina? Lui, «er pecora», leggendaria figura della destra capitolina, nega con sdegno: «Assolutamente no. E comunque...». Comunque? «Se pure tra la Stefania e Gianfranco ci fosse qualcosa, sarebbe un problema loro. Ripeto: se pure fosse. Perché al momento, a quanto ribadiscono loro, parliamo di pure fantasie... come si dice? Di volgare gossip».
Una parolina che però ieri, un poco prima delle 10, nei corridoi di Montecitorio, nessun deputato di An ha avuto il coraggio di usare mentre - come racconta ancora il mattiniero direttore della Velina - «la Prestigiacomo, furiosa, se la prendeva con i colonnelli di An... eh eh, proprio così: era arrabbiata soprattutto con loro...».
Ma loro, adesso, dicono di non saperne nulla. Ignazio La Russa, piuttosto innervosito: «Invece che a me, i cronisti politici dovrebbero chiedere notizie alla giornalaia che sta sotto la casa della Prestigiacomo e al tabaccaio che sta sotto quella di Fini. Ma che ne so, io, di questa storia? E diciamolo: è puro sciacallaggio politico». Usa proprio questo termine, «sciacallaggio», il vicepresidente vicario di An. Lo stesso termine che usa un altro colonnello, l’attuale ministro per la Salute: Francesco Storace. Anche lui per l’astensione, come pure Alemanno, come Gasparri (gli altri colonnelli di lungo corso). «Neppure io condivido la scelta di Fini, di votare al referendum... Ma questo non mi impedisce di definire l’intera operazione un’operazione di autentico sciacallaggio».
Tutti indignati. Va bene. Però poi in Transatlantico erano in molti a mettersi in circolo e a spettegolare. A interrogarsi - ironici, perfidi - sulle ragioni che avevano portato il presidente di An sulle stesse posizioni del ministro Prestigiacomo. Una battuta, poi un’altra e un’altra ancora. Finché l’onorevole Daniela Santanchè, coordinatrice delle donne di An, non si innervosiva e li rimproverava tutti: «Davanti a me, questo genere di discorsi su Gianfranco e Stefania, per favore, non fateli. Non ve le lo permetto». Diceva proprio così. «E certe volte gli ho detto anche cose più dure. Perché io lo so cosa significa finire dentro simili chiacchiere... E Stefania ha un marito e Gianfranco una moglie e poi...». E poi, onorevole? «Poi siamo comunque sempre noi donne a uscirne peggio. Io non sono mai stata femminista, ma questa storia trasuda maschilismo. Schifoso maschilismo. Anzi, voglio dire di più...». Di più? «C’è un silenzio assordante delle donne. Zitte pure quelle di sinistra. Non ho sentito mezza parola di solidarietà, verso Stefania. Eppure, quando capitò qualcosa del genere alla Melandri, io la difesi».
Fabrizio Roncone
13 maggio 2005