Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Talking .........................

    Perplessità e pettegolezzi nel Transatlantico di Montecitorio Le prime voci del flirt su «Velina rossa» An e il gossip sul capo del partito.
    La Santanché: «Se ne parlava, io zittivo tutti. Ma dalle donne nessuna solidarietà a Stefania»
    ROMA - «Eh eh, ci sarebbero volute anche le foto, ci sarebbero proprio volute...» sghignazza divertito Pasquale Laurito, il direttore della Velina rossa, della quotidiana nota politica che finisce sulle scrivanie romane che contano e che mercoledì, per primo, c’era andato giù pesante, ben oltre le voci e le allusioni, ben oltre il rispetto che avrebbero preteso i due ministri della Repubblica. «Da giorni non si parlava d’altro, in Transatlantico...».

    Gianfranco Fini e Stefania Prestigiacomo (Ansa)
    Così, spiegando come i parlamentari di Alleanza nazionale - «ce lo conferma l’onorevole Buontempo...» - avessero intenzione di chiedere spiegazioni ufficiali a Gianfranco Fini per la sorprendente decisione, da lui comunicata, di votare tre sì e un no al prossimo referendum, la Velina indugiava in un passaggio: «Sarebbero almeno una quarantina i parlamentari sottoscrittori del documento. Costoro ironizzano apertamente sui cedimenti di Fini ai richiami del sesso debole...». L’onorevole Teodoro Buontempo aveva confermato anche altro alla Velina? Lui, «er pecora», leggendaria figura della destra capitolina, nega con sdegno: «Assolutamente no. E comunque...». Comunque? «Se pure tra la Stefania e Gianfranco ci fosse qualcosa, sarebbe un problema loro. Ripeto: se pure fosse. Perché al momento, a quanto ribadiscono loro, parliamo di pure fantasie... come si dice? Di volgare gossip».
    Una parolina che però ieri, un poco prima delle 10, nei corridoi di Montecitorio, nessun deputato di An ha avuto il coraggio di usare mentre - come racconta ancora il mattiniero direttore della Velina - «la Prestigiacomo, furiosa, se la prendeva con i colonnelli di An... eh eh, proprio così: era arrabbiata soprattutto con loro...».
    Ma loro, adesso, dicono di non saperne nulla. Ignazio La Russa, piuttosto innervosito: «Invece che a me, i cronisti politici dovrebbero chiedere notizie alla giornalaia che sta sotto la casa della Prestigiacomo e al tabaccaio che sta sotto quella di Fini. Ma che ne so, io, di questa storia? E diciamolo: è puro sciacallaggio politico». Usa proprio questo termine, «sciacallaggio», il vicepresidente vicario di An. Lo stesso termine che usa un altro colonnello, l’attuale ministro per la Salute: Francesco Storace. Anche lui per l’astensione, come pure Alemanno, come Gasparri (gli altri colonnelli di lungo corso). «Neppure io condivido la scelta di Fini, di votare al referendum... Ma questo non mi impedisce di definire l’intera operazione un’operazione di autentico sciacallaggio».
    Tutti indignati. Va bene. Però poi in Transatlantico erano in molti a mettersi in circolo e a spettegolare. A interrogarsi - ironici, perfidi - sulle ragioni che avevano portato il presidente di An sulle stesse posizioni del ministro Prestigiacomo. Una battuta, poi un’altra e un’altra ancora. Finché l’onorevole Daniela Santanchè, coordinatrice delle donne di An, non si innervosiva e li rimproverava tutti: «Davanti a me, questo genere di discorsi su Gianfranco e Stefania, per favore, non fateli. Non ve le lo permetto». Diceva proprio così. «E certe volte gli ho detto anche cose più dure. Perché io lo so cosa significa finire dentro simili chiacchiere... E Stefania ha un marito e Gianfranco una moglie e poi...». E poi, onorevole? «Poi siamo comunque sempre noi donne a uscirne peggio. Io non sono mai stata femminista, ma questa storia trasuda maschilismo. Schifoso maschilismo. Anzi, voglio dire di più...». Di più? «C’è un silenzio assordante delle donne. Zitte pure quelle di sinistra. Non ho sentito mezza parola di solidarietà, verso Stefania. Eppure, quando capitò qualcosa del genere alla Melandri, io la difesi».
    Fabrizio Roncone
    13 maggio 2005

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
    Totila
    Ospite

    Predefinito

    Sorie di cappa e corna. Tipiche dell'ambiente della destra...

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Talking

    Il Gianranchismo di


    carlo passera
    --------------------------------------------------------------------------------
    “Alleanza Nazionale si smarca da Fini”, recitano i titoli dei quotidiani di questi giorni. Ed è una bella rivoluzione copernicana, perché fino a ora ci raccontavano come di solito accadesse il contrario. Non è, d’altra parte, un fulmine a ciel sereno: “Parlare di fibrillazione è ormai un eufemismo. Perché il malumore di base dentro An si taglia quasi con il coltello”: dicevano gli stessi giornali un mese fa, durante l’altalenante gestione della crisi di governo. Per dire: lo scollamento tra Gianfranco Fini e il suo partito ha radici profonde. Da tempo l’ex delfino di Giorgio Almirante, forte dei continui insuccessi, pensa che il movimento erede dell’Msi gli va decisamente stretto. Altre sirene lo richiamano: lui, indeciso a tutto, rimane sulla soglia, a ricevere l’applauso degli avversari. Brutto segnale in genere, quando gli elogi provengono dai nemici e le critiche dai sodali...

    «C’È SCONCERTO E IRRITAZIONE »

    D’altra parte succede proprio questo, dopo la “sparata” sui tre sì al prossimo referendum. Il partito, abituato ad ogni dietrofront ad abbozzare perplesso, questa volta pare meno intenzionato del solito ad accodarsi senza convinzione. «L’atmosfera in An è un misto di sconcerto, irritazione e imbarazzo», dicono i bene informati. D’altra parte, se cambiare opinione è lecito, com’è possibile che il Fini di questi giorni sia lo stesso che affermava solennemente come «vada tutelata la vita umana dal concepimento, impedendo la distruzione degli embrioni», e che «questa posizione non deriva da suggestioni confessionali, dal momento che non è la fede ma la natura che affida a un atto personale e cosciente la trasmissione della vita» (febbraio 1999)? Bah... «An ha annunciato da tempo libertà di coscienza sul tema», tenta di abbozzare Ignazio la Russa. «Invocare la tutela della libertà di coscienza suona ipocrita», gli risponde indirettamente il suo leader, in una dichiarazione di qualche tempo fa. E ancora: «Non è un dogma di fede bensì una constatazione scientifica che la vita umana, unica, individuale e irripetibile, esiste a partire dal concepimento: dal momento in cui, con la fecondazione dell'ovulo, si realizza la completa identità cromosomica, non vi è alcuna differenza che non sia di peso e di età fra il nascituro, il nato e l'adulto. Negare l’umanità del concepito non significa essere “laici”: vuol dire chiudere gli occhi di fronte alla realtà; peggio: equivale ad aprire la porta al nuovo totalitarismo. Quando si consente la crioconservazione e la distruzione degli embrioni soprannumerari, non è ammissibile mediare fra chi rifiuta queste pratiche e chi le desidera: è possibile, in nome del compromesso, cedere sulla vita anche di un solo essere umano?». A via della Scrofa sono allibiti: «Anni per costruirsi una credibilità col Vaticano e adesso?».

    AFFARI DI CUORE? NO, DI TESTA

    Con poco buon gusto, qualcuno ha voluto interpretare maliziosamente il dietrofront di Fini chiamando in causa una presunta sua... particolare simpatia nei confronti del ministro delle Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, da tempo schierata per il sì al referendum. È stato l’Espresso, due settimane fa, il primo a malignare: “Il pomeriggio del 20 aprile Fini usciva dal Senato a piedi, attraversava piazza Navona a passi svelti e si infilava nel portone di un condominio ben frequentato, dove abita anche il senatore Giuseppe Ayala”. A casa Prestigiacomo, insomma. E continuava: “Due agenti di scorta ad aspettarlo di sotto, fino a sera inoltrata. Così, nelle ore cruciali della crisi di governo in cui è tutta una girandola di contatti, uno dei capi del centrodestra preferiva far perdere le sue tracce, dileguarsi”. I due, ieri, hanno smentito. Fini: «Provo indignazione per le maldicenze, le illazioni e le insinuazioni con cui si è cercato di spiegare le ragioni della mia meditata decisione di votare sì». Ha ragione, i voltafaccia non derivano da questioni di cuore, sono una costante della sua azione politica. Che crea sempre maggior malumore. La Prestigiacomo l’ha capito: «Il suo partito vive una fase complicata e non mi stupirei se si scoprisse che il gossip è nato proprio dentro An».

    CORSA SOLITARIA (VERSO L’IGNOTO)

    Sarebbe difficile stupirsene. Alfredo Mantovano: «Il partito è scioccato, è tempo di impostare un percorso nuovo». Daniela Santanché: «Questa uscita è una follia che ci costerà cara». Gianni Alemanno: «Adesso per bilanciare l’effetto devastante di questa dichiarazione dovremo moltiplicare gli sforzi». Carmelo Briguglio: «Di questo passo la destra politica rischia di perdere l’anima». Publio Fiori: «Ha commesso un errore in-giu-sti-fi-ca-bi-le». Gaetano Rebecchini: «Che leggerezza, che impreparazione, che superficialità... che figura». Teodoro Buontempo: «Un leader non fa così, non disorienta la sua base». Fosse la prima volta. Il “gianfranchismo” ha nel suo dna la corsa solitaria, peraltro verso l’ignoto; dietro di lui qualcuno tenta di tenere il passo, per il resto rimangono macerie. Qualcuno ha parlato di “scenario balcanico intorno al lider maximo”. Il partito è spaccato in tre parti: «Siamo paralizzati dalle correnti», disse La Russa, quando ancora era coordinatore. Non lo è più: ora è vicepresidente vicario nel neonato Ufficio di Presidenza voluto da Fini con atto d’imperio, per superare le divisioni. Ma la cui composizione presta il fianco a qualche perplessità e autorizza i più scettici in An (quegli stessi che mugugnano da mesi per la mancanza di dibattito nel partito sulla linea politica) a sospettare che sia un’operazione di facciata. “La compagine finisce per riprodurre il già noto equilibrio fra le tre correnti”, spiega Il Velino, che tempo addietro commentava: “C’è una lotta tribale dentro una forza politica gestita (ma in fondo ormai più che altro tenuta a bada) da Fini con autoritarismo più che con autorità”.

    LUNGHI COLTELLI NEL PARTITO

    Lo scontro duro è tra la Destra Protagonista di La Russa e di Maurizio Gasparri e la Destra sociale dei dioscuri ministeriali Gianni Alemanno e Francesco Storace, con Adolfo Urso e Altero Matteoli di Nuova Alleanza a far da improbabili pacieri. La situazione è esplosiva: Storace («Non mi interessa una poltrona ministeriale», 9 aprile 2005) è scottato dalla sconfitta nel Lazio, Alemanno cerca di accreditarsi come nuovo leader, Gasparri è inviperito: voleva stoppare l’ascesa del già Epurator al ministero della Salute. Ha perso pure il ministero delle Comunicazioni a favore di Mario Landolfi... Ma mentre An deflagra, Fini che fa? Viaggia molto, moltissimo, tutto preso dal suo incarico alla Farnesina. Lui sembra vivere molto di tattica, molto meno di strategia. Qualcuno sussurra che fomenti ad arte le divisioni interne per controllare più agevolmente il partito. Di certo, ormai le sensibilità sono differenti.

    DA JOHN WAYNE AL FASCISMO

    Fin dall’inizio Fini appariva un corpo piuttosto estraneo al partito. Entrato nell’Msi nel 1971 («Dopo aver visto il film di John Wayne I berretti verdi», ricorderà più tardi), negli anni duri, quelli degli opposti estremismi, era soprannominato - spiegava recentemente Sette del Corriere della Sera - “Er caghetta” dai duri del Fronte della gioventù, del quale diventerà pure segretario nel ’77. «Aveva un carattere mite, sempre in giacca e cravatta», conferma Buontempo. Massimo Turci ha un ricordo controcorrente: «Una sera cantammo Faccetta Nera e arrivò un gruppo di “compagni” inferociti. Gianfranco li affrontò senza paura». Spiegazione: «Loro erano in cinque, noi in trenta». Altri tempi. Riconquistato nel 1991 il partito dopo la breve parentesi di Pino Rauti (era già stato segretario missino dal 1987, subito dopo la morte di Almirante, fino al 1990), Fini ha grandi idee. Prima ancorate alla tradizione («Tutti quanti diciamo che siamo i fascisti, gli eredi del fascismo, i post-fascisti, o il fascismo del duemila», luglio 1991), poi alla deriva. Nel 1993 corre per diventare sindaco di Roma, perde ma Silvio Berlusconi lo sdogana. Nel gennaio 1995 il congresso di Fiuggi abiura il passato barricadero e propone An come forza della destra moderata.

    MUSSOLINI Sì MUSSOLINI NO

    Il suo presidente si mette affannosamente in cerca di legittimazioni, in un percorso che lo porta a smentire affermazioni discutibili («Benito Mussolini è stato il più grande statista del secolo», giugno 1994) e che tocca il culmine con la chiacchierata visita in Israele del novembre 2003 («Agli occhi di chiunque creda nella democrazia, Mussolini appare in una luce negativa»; e ancora: «Se la Shoah rappresenta il male assoluto ciò vale anche per le pagine del fascismo che hanno contribuito ad essa»). I più applaudono, mentre Alessandra Mussolini sbatte la porta, lascia il partito e fonda Alternativa Sociale. Altri momenti durante i quali la destra più tradizionale non deve essere particolarmente soddisfatta si registrano quando Fini “fa l’americano”. «Prima dell’intervento statunitense - ha ricordato poche settimane fa, già ministro degli Esteri - in Afghanistan c’erano i talebani, talmente integralisti da abbattere persino le millenarie statue di Buddah. E anche la prospettiva democratica in Iraq, comunque si voglia giudicare la guerra, esiste perché gli angloamericani si sono presi la responsabilità» di rovesciare il regime di Saddam Hussein.

    LA SINDROME DELL’ELEFANTINO

    È, insomma, una strada tortuosa e costellata di molte sconfitte. Come quella, clamorosa, dell’Elefantino, il raggruppamento concepito insieme a un altro perdente di successo, l’ex democristiano Mariotto Segni, divenuto per un breve periodo leader referendario. I due si presentano insieme alle elezioni europee del 1999, quando già Segni è in caduta libera da tempo: è un flop memorabile, ottengono il 10,3 per cento. Da allora in via della Scrofa aleggia una vera e propria “sindrome dell’Elefantino”. Più recentemente, molti hanno storto il naso anche per la conclusione della crisi di governo voluta da Udc e An (con An spesso al traino dell’Udc, per la verità...) e Fini che aveva cambiato idea almeno tre volte. Esito: “asse del Nord” neppure scalfito nei nuovi assetti, un nuovo “collega vicepremier” del calibro di Giulio Tremonti, che Fini aveva fortissimamente voluto defenestrare dall’esecutivo, il caos in Alleanza Nazionale che abbiamo già visto.

    VOTO AGLI IMMIGRATI? LEADER STOPPATO

    C’è da chiedersi, tirando le fila del discorso, quanto An segua ancora un Fini che in maniera sempre più evidente pare “giocare da solo”. Qualcosa si può capire esaminando l’iter della legge che dovrebbe estendere anche agli extracomunitari il diritto di voto. Era stato un clamoroso annuncio di Fini meno di due anni fa, il 6 ottobre 2003. Partito anche allora in rivolta ma il suo presidente fieramente deciso a proseguire. Ora il progetto di legge langue alla commissione Affari Costituzionali della Camera. ma il bello è questo: sembra che sia proprio An a frenare l’iter del provvedimento, in maniera tanto velata quanto decisa. Intanto il partito perde sempre più smalto: 12% nel 2001, 11,5% nel 2004, 10,5% nel 2005. L’Elefantino si avvicina...


    [Data pubblicazione: 13/05/2005]
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito