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Discussione: Voltagabbana

  1. #1
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    Predefinito Voltagabbana

    VOLTAGABBANA
    Emilio Fede, con i suoi teneri occhi da coccodrillo se n’e’ uscito il giorno del (presunto) trionfo di Berlusconi a Catania, per denunciare i voltagabbana. Proprio lui, che era juventino ed oggi si dice milanista…
    Non e’ neppure un fenomeno tanto recente, se solo pensate che nella storia d’Italia, raramente abbiamo terminato una guerra con gli stessi alleati con cui l’avevamo cominciata. Il fenomeno e’ risultato cosi’ preoccupante che gli storici hanno dovuto inventarsi un nuovo nome e adesso lo chiamano Machiavellismo.

    Vabbe’,

    Eppure, in tutta questa transumanza due persone (accidenti, stavo per dire: due vacche) spiccano su tutti: la Prestigiacomo, che da quando sul suo conto si sussurrano fini pettegolezzi (o pettegolezzi, Fini? ) e’ balzata non solo al clamore delle cronache, ma anche in ogni pertugio disponibile in televisione, permettendo a noi vecchie pellacce, di capire, dal suo eloquio, dalla sua competenza, dal nitidore delle sue idee, che si’, la signora e’ in quel posto perche’ senza dubbio la da’ a qualcuno….


    E l’altro e’ Giuliano Ferrara, uno che non ha mai cambiato gabbana ma l’ha via via sporcata con i nuovi colori con cui si e’ dipinto la faccia.
    Ma questa volta e’ diverso perche’ non di gabbana di tratta ma di vera e propria conversione.
    Altro che Giorgino, Mastella, Sgarbi, Fisichella, Saluzzi, Giletti ed i prossimi duemila che si sono messi in coda. Qui, da quando PapaRatzy si e’ pronunciato contro il Relativismo, Ferrara ha dichiarato al Corriere: “La Verita’ e’ una sola” e non ha nemmeno aperto la O come si fa a Roma per denunciare un imbroglio, no. Ferrara dopo essere stato comunista, socialista, antiamericano, craxiano, berlusconiano e poi Cialariano (Dopo la CIA, Veronica Lario e’ infatti quella che attualmente gli paga lo stipendio) ora sembra caduto sulla strada di Damasco e pontifica sentenze da convertito andando in video a ripetere le parole del Papa. Fateci caso: “Io laico che propendo per il no al referendum dico: Benedetto XVI aiutaci tu”. Preghiera finora rimasta inascoltata.

    P.S.

    E infine c’e’ Rutelli, ma quello va messo in un’altra categoria.
    Non so se vi ricordate dell’insigne Cipolla e del suo teorema sulla stupidita’ umana.
    Aveva fatto un grafico in cui divideva la pagina in quattro settori, in uno ci stavano quelli che fanno danni per un tornaconto ed erano i figli di puttana, nell’altro portavano vantaggi a se’ e agli altri, ed erano gli opportunisti, nel quarto c’erano quelli che facevano danni senza averne benefici e questi erano i peggiori stupidi.
    Ecco, io non credo che Rutelli prenda sottobanco soldi da Berlusconi (questo lo metterebbe in una categoria superiore alle sue forze) ma che si sia scordato di essere stato trombato sonoramente dal Cavaliere, e stia facendo danni per un poco di visibilita’, questo si’…
    BERLUSCONI
    Ha detto agli alleati che alle prossime elezioni, vorrebbe distinguere il premier dal leader della CdL. Secondo me potrebbe pure distinguere dal proprietario di Mediaste e Mediolanum, dal fondatore di Forzitalia, e dall’uomo piu’ ricco del Paese.
    Tanto e’ sempre lui…

    Ha detto anche che vorrebbe essere considerato FUGGIBILE…
    Perche’ non fuggitivo, fuggiasco, sfuggente, sfuggevole?
    Boh


    Certo, a leggere:
    (ANSA) - ROMA, 19 MAG
    Questo titolo:
    VIOLENZA: CARRARO, CONTINUARE COSI'
    Ti prende un colpo.
    Poi leggi il lancio d’agenzia:

    Il presidente della Figc Carraro si dice contento per i progressi nella di lotta alla violenza, e sorpreso per il finale incerto in serie A. 'Sulla violenza dobbiamo continuare a lavorare cosi' - dice Carraro - in un mese e mezzo dall'avvio delle nuove norme non ci si potevano aspettare cambiamenti epocali. Il bilancio e' positivo, ma il calcio non sara' mai un happening
    gioioso'

    Se lo dice lui…



    ERRATA CORRIGE
    Ops…
    Ho aggiornato il mio BERLUSCONITE (E’ una malattia?)
    Che si trova qui (praticamente senza www)
    http://berlusconite.blog.excite.it

    pardon

  2. #2
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    VOLTAGABBANA 2 (Piero Mughini)

    QUANDO VOLTAMMO LA GABBANA

    (…) Molti dei meticciati culturali e degli stilemi giornalistici oggi divenuti correnti sarebbero incomprensibili senza le avventure di cui mi accingo a dirvi. I nomi sono tanti e tra loro dissimili. Ne farò solo alcuni. Giordano Bruno Guerri, lui che aveva cominciato da storico intelligente ma impietoso del fascismo e che ultimamente ha diretto a lungo «L'Indipendente», un quotidiano che emana addirittura da Alleanza nazionale.

    L'ex militante e giornalista di punta del quotidiano «Lotta continua», Andrea Marcenaro, di cui oggi è imperdibile la rubrica sul «Foglio» in cui fustiga quotidianamente il conformismo di sinistra. Giorgio Forattini, trent'anni fa mio compagno di lavoro nella redazione romana del quotidiano filocomunista «Paese Sera» e per un tempo autore di alcune vignette che fecero da stemma del popolo di sinistra, e che oggi disegna per la prima pagina della «Stampa» una vignetta in cui dei biechi figuri che altri non sono che D'Alema e Fassino aizzano Giuseppe Stalin addosso a un Berlusconi che se la dà a gambe, una vignetta in cui Giorgio un po' ironizza ma un po' prende sul serio la sparata di Berlusconi secondo cui la sinistra italiana, ove vincesse le elezioni, apporterebbe «miseria, terrore e morte» né più né meno che ai tempi del comunismo staliniano.

    Seppure il suo sia un itinerario diverso, nel novero dei «revisionisti» va certamente incluso l'ex dirigente della Fgci, Paolo Franchi, uno che adesso calibra i suoi editoriali dalla prima pagina del «Corriere della Sera» in modo da non schierarsi apertamente né con gli uni né con gli altri. Un altro revisionista che non si schiera è Paolino Mieli, uno che a vent'anni bazzicava le riunioni e le fumisterie di uno dei più accesi gruppi dell'estrema sinistra, il Potere operaio romano, e che oggi fa da monarca costituzionale del «Corriere della Sera».

    Mentre si schiera eccome Giuliano Ferrara, un ex comunista a cento carati di cui sapete quanto sia ingombrante ogni virgola che mette a vantaggio di Berlusconi, e senza il quale il centrodestra sarebbe ancora più culturalmente nudo di quello che è.

    Sulla stessa latitudine di Ferrara è Paolo Liguori, nella sua giovinezza un ribelle altrettanto spudorato, compagno di provocazioni di uno che si infilò provocatoriamente nel letto della madre del povero Enzo Siciliano che lo stava guardando sbigottito, più tardi uno che ha diretto «il Giorno» e il Tg di Italia1 perdendo raramente l'occasione di essere fazioso a vantaggio del Polo, ma di cui è impossibile non essere amico da quanto lui stesso è generoso nell'amicizia anche verso quelli che non la pensano come lui.

    E poi ancora Paolo Guzzanti, il miglior cronista della nostra generazione, uno che aveva cominciato da giornalista dell'«Avanti!», e che oggi quando parla di Berlusconi è come di un cattolico che si imbattesse nella Madonna di Lourdes e riuscisse a toccarla. Fabrizio Cicchitto, astro politico e intellettuale del socialismo di sinistra degli anni Settanta, adesso uno dei coordinatori nazionali di Forza Italia.

    Duccio Trombadori, ex giornalista dell'«Unità» e figlio di un comunista medaglia d'argento al valore militare della Resistenza, e che oggi irride ai paladini dell'antifascismo duro e puro trattandoli come fossero loro gli odierni «fascisti». Ex comunista ed ex trockista ed ex amico di molti di quelli che ho menzionato, tutto al contrario Paolo Flores d'Arcais è il direttore e l'animatore di una bella rivista trimestrale, «Micromega», la cui aspirazione ideale è quella di mettere in manette mezza Italia, tutti quelli che stanno dalla parte di Berlusconi, gente che agli occhi di Flores è l'espressione di una civiltà bieca e inferiore.

    Da queste vicende e andirivieni la nostra originaria tribù generazionale è stata scompaginata. Ne sono state spezzate le amicizie e i sodalizi nati negli anni turbolenti della nostra giovinezza. Se due di quelli che negli anni Settanta furono le colonne del quotidiano «Lotta continua», Enrico Deaglio e Andrea Marcenaro, si incontrassero a sera tarda e in un angolo solitario della città, temo ci sarebbe da temere per la sopravvivenza di uno dei due da quanto sono oggi distanti le loro posizioni, l'uno accigliatissimo tra i fucilatori di Berlusconi e l'altro collaboratore di spicco del «Foglio».

    E a dire di un altro della «banda di "Lotta continua"», quel Carlo Panella che ne fu il vicedirettore al fianco del direttore Deaglio, e che oggi è un elettore del centrodestra e un fervido sostenitore dell'intervento americano in Iraq, i suoi ex compagni di avventura intellettuale il saluto cominciarono a toglierglielo dieci anni fa, quando lui scrisse che l'evoluzione democratica di Gianfranco Fini non poteva non essere motivo di grande soddisfazione per un antifascista.

    Quanto a me, nel 1977 avevo scritto un libro a quattro mani con Paolo Flores d'Arcais, “Il piccolo sinistrese illustrato”, adesso se lui mi incontrasse per strada eviterebbe certo di salutarmi: e non perché io stia dalla parte avversa alla sua, dato che non sto da nessuna parte, ma perché non predico gli arresti a dozzine della gens berlusconiana.

    Un Natale sì e uno no, Guzzanti padre si litiga e toglie il saluto a quei due suoi figli talentuosi, Sabina e Corrado, di cui è debordante l'avversione a Berlusconi. Non,so quanti di quelli che frequentavano e apprezzavano Giordano Bruno Guerri ai tempi dei suoi smaglianti esordi intellettuali che a metà degli anni Ottanta lo portarono a dirigere nemmeno quarantenne la divisione libri della Mondadori, gli perdonino adesso di lavorare per i «fascisti».

    Tiziana Maiolo, che vent'anni fa era stata una giornalista da combattimento di un quotidiano dell'estrema sinistra quale «il manifesto», oggi si farebbe uccidere a difesa dell'onore di Marcello Dell'Utri, al punto da giudicare un «pidocchio nella criniera del leone» quell'attore, Carlo Rivolta, che s'era tirato indietro dal recitare l'Apologia di Socrate in un teatro romano trasformatosi in una sorta di assise militante di Forza Italia. Ossia al punto da usare, in un articolo sul «Giornale», quell'immonda espressione che Togliatti aveva scaraventato contro Valdo Magnani e Aldo Cucchi, due comunisti che nei primi anni Cinquanta se n'erano andati dal Pci per motivi nobili e sacrosanti. E così via all'infinito.

    (Ho usato l'espressione «voltare la gabbana» tanto in senso autoironico quanto in segno di sprezzo intellettuale per quanti ci rimproverano di aver mutato idea rispetto a quando avevamo vent'anni. Naturalmente condivido appieno lo spirito con cui Pialuisa Bianco, che da studentessa universitaria era stata un'allieva di Lucio Colletti per poi ricalcarne l'evoluzione intellettuale «anticomunista», ha titolato e scritto il suo bell'”Elogio del voltagabbana” pubblicato da Marsilio nel 2001.

    Uno invece che ci bagna il pane nell'usare l'espressione «voltare gabbana» in segno di denigrazione intellettuale è Claudio Sabelli Fioretti, un giornalista che firma delle belle e incalzanti interviste sul «Magazine», il supplemento settimanale del «Corriere della Sera». Sabelli usa questa espressione come fosse la bussola la più atta a distinguere i buoni dai cattivi, i virtuosi dai nefandi. E ogni volta lo fa come di chi sia montato su un gradino e giudichi dall'alto, dall'alto della coerenza morale di un uomo che è di sinistra oggi come trent'anni fa.

    Ora solo un cretino resta ancorato ai valori e alle letture dei suoi vent'anni. Sarebbe stato positivo che Giorgio Bocca, Romano Bilenchi, Eugenio Scalfari, Vitaliano Brancati, Fidia Gambetti, Ruggero Zangrandi, Pietro Ingrao fossero rimasti quello che erano nei loro vent'anni, dei fascisti più o meno fervidi? (…)

    (Tratto da “Un disastro chiamato seconda repubblica – Miti, protagonisti e soubrette di un’Italia che declina”, di Giampiero Mughini – Mondadori.)


    “”””


    - Montezemolo: non è che l’economia è ferma, è che va come una Ferrari.
    Maurizio Crippa per “Il Foglio”

    VERDURE
    Coraggiosa uscita del filosofo Rocco Bottiglione, ministro dei beni culturali:
    «Il libro non è un cetriolo».
    E pensare che a Bruxelles lo avevano cacciato via per aver accennato ai finocchi…

  3. #3
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    20.05.2005
    Il ballo delle banderuole
    di Corrado Stajano

    Dopo Catania la fuga dei topi che, quando la nave affonda schizzano fuori, si è un po’ frenata. Prima delle elezioni in Sicilia, la sicurezza del centrosinistra era assoluta: la vittoria sul centrodestra veniva data per scontata e non sembrava una gran trovata dichiararlo in quel modo, non solo dal punto di vista scaramantico. Ma i sondaggi di ogni orientamento davano Bianco vincente, era lui il nuovo sindaco. Affermazioni dissennate enfatizzavano quella certezza: «Catania è la madre di tutte le battaglie», veniva detto. (Una volta era la fanteria a ricoprire quel ruolo, ma la madre mediterranea, si sa, in Sicilia, viene prima di ogni pensiero e di ogni azione, col suo seguito di catene non soltanto affettive e di familismi, morali e amorali).
    Adesso tutto sembra chiaro, i commenti sono diventati sapienti. Era necessario non perdere i lumi prima, ragionare un po’ meglio sulle forze in campo e sui loro rapporti, sulla città sbrindellata, sulle radici clientelari, sulle pericolose liste autonomiste dell’eurodeputato Raffaele Lombardo, su tutti quei soldi che Berlusconi ha nel cassetto da poter comprare il mondo, sulle promesse che può fare uno che è presidente del Consiglio.
    Per il centrodestra, dopo la batosta delle elezioni regionali, pareva che la leadership di Berlusconi fosse in bilico se anche quella prova falliva. A un certo momento, da parte della Casa delle libertà, c’è stata però una furbesca ritirata. Si minimizzava. Il risultato elettorale, si disse, non condiziona la sorte del governo, Catania va vista soltanto come una grande città del Mezzogiorno. Quel che in effetti è.
    Ora il Cavaliere che a Catania si è prodigato, sicuro di aver vinto perché «è sceso in campo» lui, appare ringalluzzito. Il re taumaturgo Scapagnini ha fatto il miracolo, quel suo ghiotto baciolemani in pubblico deve essere stato il crisma della salvezza.
    Come se la Casa delle libertà non fosse stata clamorosamente sconfitta alle ultime elezioni regionali in 14 regioni su 16. Oltre che in innumerevoli province e comuni. Anche in Sicilia le cose non sono andate affatto bene. Si è infatti incrinato il fronte compatto del 2001, il 61 a 0, e Forza Italia ha perso più del 10 per cento dei voti proprio a Catania, mentre Enna, Palma di Montechiaro e Pantelleria sono passate al centrosinistra e si sente ovunque un’aria diversa, una volontà di cambiare anche qui.
    A proposito della successione al vertice della Casa delle libertà i fatti della politica hanno preso ora un ritmo più lento e Berlusconi si sente fuori discussione. Solo che la crisi economica pesa come una roccia e non è mai accaduto nel passato prossimo o remoto che gli uomini della Casa delle libertà abbiano abbassato i toni della polemica contro il comunismo e contro coloro che sono considerati suoi eredi, com’è invece accaduto nei giorni scorsi, e che il Cavaliere abbia chiesto aiuto alle forze sociali e all’opposizione che dovrebbe, in nome dell’idea di nazione, così vituperata, gestire con un governo di incompetenti lo stato grave dell’economia.
    In un Paese alla ventura dove la recessione incombe, dove i conti pubblici sono allo sbando, il deficit tocca, ufficialmente, il 3,75 per cento del Pil, ma è previsto un aumento, si spera non oltre il 4 per cento. Dove mancano i soldi per il contratto degli statali, dove l’Irap, l’imposta ritenuta la salvezza di tutti i mali che pesano sulle aziende, potrà sparire, ma non subito, in 2-3 anni, invece. Dove il ministro dell’Economia, Siniscalco, che martedì scorso avrebbe dovuto portare luce e verità, deve sentirsi in un cunicolo buio, incapace e forse neppure in grado di spiegare quali potranno essere le misure per far fronte alla recessione, per reperire le risorse necessarie, per proporre una terapia, insomma. Questo mentre ogni giorno si ha notizia di aziende che chiudono, sospendono il lavoro con termini sempre più lunghi, con la cassa integrazione che trabocca, mentre un numero sempre più grande di persone non ha i soldi per la quarta settimana del mese.
    Non occorre aver studiato alla London School of Economics per rendersi conto che il governo Berlusconi ha fatto politiche economiche sbagliate, che il lavoro e i risparmi sono a rischio e che soltanto l’euro, tanto disprezzato, ci può salvare da una possibile catastrofe, mentre l’Italia è una sorvegliata speciale dell’Europa e l’Ocse, l’altro giorno, ha pubblicato un’analisi molto preoccupata sul pericolo di una nostra crescita sottozero e sulla mancanza di competitività industriale.
    Altro che tagliare le tasse. Sarà l’economia a decidere del futuro della legislatura. Milioni di persone si sono convinte ormai che il Cavaliere non è il re Mida - ciò che tocca oro diventa - o meglio lo è solo per se stesso visto che in undici anni di vita politica il suo patrimonio familiare si è triplicato, da 3 a 9 miliardi di euro e secondo Forbes è il venticinquesimo uomo più ricco del mondo.
    Vista l’aria grama, i topi abbandonano la nave della Casa della libertà e cercano un porto. Anche i giornali del Cavaliere come Panorama lo ammettono e disegnano le mappe dei saltafossi divisi in gruppi e in categorie, come le figurine, le fotine, i disegnetti. Lo stile è lo stesso con cui nelle pagine precedenti si parla dei gossip sulle conduttrici televisive, sulle veline, sui calciatori, e sui finanzieri d’assalto.
    Cirino Pomicino, dalle fini antenne, fu tra i primi ad abbandonare il Polo di centrodestra. Accolto a braccia aperte dal centrosinistra, quasi fosse un segno della caduta degli dei nemici. Ma dopo di lui ne sono arrivati altri, politici e amministratori pubblici che hanno ricoperto cariche importanti, a Milano, in Sicilia. E altri sono in lista d’attesa o attendono la chiamata. E poi Sgarbi al quale, nel centrosinistra, basterà - dice - fare il sottosegretario tecnico e infine i televisivi, Giorgino dalla cravatta celestina, che non è mai stato berlusconiano - sostiene - e una giornalista del Tg, furente: «Non ci sto a fare la Luisa Ferida di questa stagione Rai. No, proprio non ci sto». Lei è cattolica e basta. Moti ondosi, risentimenti, galleggiamenti, si salvi chi può.
    Si ha notizia che trasmigrazioni come queste stanno avvenendo ovunque, non soltanto nei grandi centri, ma nelle piccole città e nei villaggi. E tutti i transfughi vengono accolti con grazia dai rappresentanti del centrosinistra, manca ogni filtro, sono saltate le mediazioni, è morta la politica, quel che conta è la tattica spicciola e con la tattica gli interessi personali di portatori di voti non sempre sani e di piccole clientele non sempre limpide.
    Che cosa dicono i politici più autorevoli del centrosinistra? Che bisogna guardare a tutti i settori della società e della politica che esprimono voglia di cambiamento, che è finito un ciclo e che bisogna tenerne conto. Bisogna tener conto, si può però anche dire, non solo degli infedeli, ma anche dei fedeli che non accettano per nulla questi disinvolti e spesso volgari cambi di casacca. In molti non andranno a votare, fanno sapere. E a smenarci sarà, con il pericolo di perdere, la politica pulita che è l’arte del necessario, non l’equivoco maneggio del possibile.

    Da L'Unita'

 

 

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