Siamo allo sbando totale ecco le dichiarazioni di un ufficiale della Marina Italiana !!
ecco quali sono gli ordini: prenderli in acque internazionali e portarceli a Casa !!
Questa è la politica contro l'immigrazione di questi fantocci al governo , lega nord in primis!!!
Riporto un articolo de "il gazzettino" di ieri, lunedì, 18 Luglio 2005
Il comandante ha il fisico nervoso e il volto asciutto degli uomini che vivono in mare. È in servizio sui mezzi della Marina militare da 28 anni, da 20 ha un ruolo di comando. Questo per dire che non è un novellino, in vita sua ne ha viste tante che gli stessi colleghi lo definiscono «una memoria storica». Precisazione importante, perché sta per dire cose "pesanti" e la sua esperienza le rende ancor più gravi. Per questo preferiamo non scrivere il suo nome, anche se lui non lo nasconde e parla con una franchezza e un coraggio degni di un comandante. Con la sua unità, una delle più grandi a disposizione della Guardia costiera, ha trascorso quattro mesi in missione nel cuore del Mediterraneo, tra Lampedusa e la Libia, in quella che viene ufficialmente definita "operazione di pattugliamento e dissuasione" degli sbarchi di clandestini. Argomento scottante, oggi che si parla di controllo delle frontiere, di infiltrazioni terroristiche, di trattato di Schengen da rivedere. E il comandante parte col "botto": «È tutto inutile».
Come sarebbe a dire?
«Sarebbe a dire che non è pensabile riuscire a fermare l'invasione dei clandestini che partono dalle coste libiche nemmeno se riempissimo il mare di navi da guerra».
Ma come, il ministro Pisanu non più tardi di due settimane fa ha annunciato proprio questo, con un accordo tra italiani, inglesi, francesi per aumentare il pattugliamento in quella zona del Mediterraneo...
«Non servirà a niente, anzi farà aumentare il numero di barche in arrivo».
Perché?
«Perché le bande che organizzano il traffico di uomini sanno perfettamente quante navi ci sono in quella zona, e su questa base regolano le partenze. Se ci sono tre pattugliatori italiani, mandano due barche; se ce ne sono sei, ne mandano quattro. Così sono sicuri che li raccogliamo. Non ne mandano mai più di quanti saremmo in grado di raccogliere».
Vuol dire che più schieriamo navi, più arrivano carrette del mare?
«Esatto. Moltiplicando il numero di navi, otterremo solo un aumento del numero delle partenze».
Ma non fate opera di dissuasione?
«Ma quale dissuasione! Le leggi del mare in acque internazionali sono chiarissime: e noi lì operiamo. Ci mettiamo a pattugliare su e giù appena al di qua delle acque territoriali libiche, e i nostri radar riescono a cogliere la posizione di un gommone o di una piccola barca a tre miglia. Il tempo di raggiungerla, e questa è già in acque internazionali. A quel punto lo scafista tira una martellata al motore e lo sfascia, oppure ci butta sopra una secchiata di acqua di mare: questo nel migliore dei casi. Se invece sono farabutti, quando ci vedono arrivare buttano in acqua un paio di donne o bambini. E noi che facciamo? Chiamiamo il comando, annunciamo la situazione e interveniamo».
Come?
«Li soccorriamo, che altro dobbiamo fare? Siamo obbligati dalle leggi internazionali. Non penserà mica che con navi o pattugliatori di queste dimensioni possiamo metterci di traverso e impedire a una barchetta o a un gommone di passare! Se ci avviciniamo, quelli si rovesciano e provochiamo una strage».
Come avvenne in Adriatico una decina di anni fa, quando morirono più di 80 clandestini albanesi speronati da una nostra unità militare?
«Alt. Queste operazioni sono sempre filmate, e io il film di quella tragedia l'ho visto. Ho visto benissimo la manovra del pilota di quel barcone, che ha fatto di tutto per buttarsi sotto alla nostra nave Sibilla. Non scherziamo...».
Quanti clandestini ha agganciato con la sua nave?
«Solo io, lo scorso settembre, ne ho portati a Lampedusa più di 1.200. Quando c'è bel tempo facciamo ogni giorno un paio di uscite. C'è stato un giorno in cui ho raccolto 700 persone. Fanno partire 3-4 barchini da 20 o trenta persone, e un paio di volte la settimana il barcone da 300 persone».
È davvero impossibile fermarli?
«In acque internazionali, è impossibile. Anche se noi sappiamo perfettamente da dove arrivano, quando si muovono, quanti sono».
Come fate a saperlo?
«Anche la Marina fa un lavoro di "intelligence", abbiamo informatori sulle coste libiche che ci avvertono».
Ma se lo sanno loro e lo sapete voi, è possibile che non lo sappiano le autorità libiche?
«Si risponda da solo».
Che rotta fanno?
«Sempre quella, nel golfo della Sirte: rotta nord, dritti fino a Lampedusa. Sono circa 180 miglia, e sul percorso c'è anche una piattaforma, dove ho il sospetto che vadano addirittura a rifocillarsi»
E allora non c'è soluzione?
«L'unica soluzione è raggiungere un accordo con i libici per pattugliare insieme a loro, ma nelle loro acque territoriali. Installando una base laggiù, come è stato fatto in Albania. Da quando le nostre unità sono di stanza in Albania e possono intervenire quando i gommoni sono appena partiti o prima ancora che partano, sbarchi in Puglia non ce ne sono più».
I clandestini però arrivano anche dalla Tunisia.
«Ma le autorità tunisine collaborano. Mi è capitato di assistere a un intervento di una loro motovedetta che in acque internazionali ha intercettato un barcone partito dalle loro spiagge. Hanno soccorso i clandestini, ma quando questi si sono accorti che li avrebbero riportati in Tunisia, è scoppiata una rivolta. C'era gente che si buttava in acqua, i militari tunisini ci hanno perfino chiesto di salire a bordo del loro pattugliatore per dargli una mano a riportare l'ordine, cosa che ovviamente non abbiamo potuto fare».
Par quasi di capire che andrebbe meglio se le nostre navi si tenessero alla larga.
«Se non pattugliassimo la zona, probabilmente partirebbero meno barconi. Ma rischieremmo di raccogliere molti più cadaveri in mare».
Ario Gervasutti
ps: per la cronaca, in questi ultimi due giorni ne sono arrivati 900...