Dopo un’analisi compiuta durante la sua riunione del 27-28 settembre, la Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola si è vista “costretta” ad informare l’opinione pubblica sulla portata e sulle eventuali conseguenze del Disegno di Legge Organica sull’Istruzione promosso dal Governo, approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 luglio scorso. A questo scopo, la Commissione ha diffuso una nota in cui enuncia ciò che accadrebbe, per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali, se la legge fosse approvata dalle Cortes con il suo contenuto attuale.

“Constatiamo con grande preoccupazione che questo Disegno di Legge Organica sull’Istruzione non risponde ai problemi della comunità educativa relativamente alla formazione integrale degli alunni”, ha affermato la Commissione, sottolineando che “non rispetta come dovuto alcuni diritti fondamentali, come quello della libertà di insegnamento, della creazione e direzione di centri docenti di iniziativa sociale, della possibilità di stabilire e garantire la continuità del carattere proprio di questi centri, il diritto dei genitori di decidere sulla formazione religiosa e morale che i loro figli devono ricevere e, quindi, il diritto di libera scelta del centro educativo”.

Il Disegno di Legge, si legge nella nota, “limita la libertà di insegnamento stabilita dalla Costituzione Spagnola (art. 27.1) e da numerosi trattati e dichiarazioni internazionali ratificati dallo Stato spagnolo, e ignora la dottrina del Tribunale Costituzionale”.
Il nuovo Disegno di Legge, inoltre, “mira a far diventare lo Stato l’unico educatore, dimenticando che è ai genitori che spetta il diritto primordiale, insostituibile e inalienabile di educare i propri figli”. “Da ciò deriva che l’educazione di iniziativa sociale sia regolata come mera concessione di carattere governativo”, constata il documento, osservando che “tale riduzione dell’iniziativa sociale a funzione meramente sussidiaria dei poteri pubblici è impropria in società pienamente democratiche che rispettano e promuovono il pluralismo educativo”.
Come viene ricordato nella nota, “non si garantisce in modo sufficiente e adeguato il diritto dei genitori a che i loro figli ricevano la formazione religiosa e morale che essi desiderano”, anche se “circa l’80% dei genitori chiede ogni anno l’insegnamento della religione cattolica per i propri figli”.
E’ dunque necessario che l’insegnamento religioso, “come diritto dei genitori, sia una materia fondamentale, di offerta obbligatoria per i centri e volontaria per gli alunni, di modo che il fatto di ricevere o meno questo insegnamento non presupponga alcuna discriminazione accademica nell’attività scolastica”.

La Commissione ha anche espresso la propria preoccupazione per la “creazione della nuova materia chiamata Educazione alla cittadinanza”: “la finalità di questa materia e la sua obbligatorietà mirano ad una formazione morale che lo Stato impartirà al margine della libera scelta dei genitori e che, quindi, indebolirebbe il diritto che la Costituzione Spagnola garantisce loro”. “Allo stesso modo, è molto probabile che l’imposizione da parte dello Stato di una determinata formazione morale a tutti i cittadini e a tutti i centri educativi contraddica la libertà ideologica e religiosa”, prosegue la nota riportando opinioni già espresse dalla Commissione il 31 marzo scorso.

Quanto ai professori di religione, il Disegno di Legge li trasforma in “impiegati della Chiesa”, dimenticando che “il Tribunale Supremo ha più volte dichiarato che l’Amministrazione è il datore di lavoro di questi professori”.
La Conferenza Episcopale Spagnola, attraverso la Commissione Mista Stato-Chiesa e la Commissione Episcopale di Insegnamento, si è più volte offerta di dialogare su questi temi con l’Amministrazione, ma non ha ottenuto “alcuna risposta”. La riunione prevista per il 22 luglio scorso, inoltre, non ha avuto luogo, di comune accordo, per mancanza di utilità, visto che quello stesso giorno il Consiglio dei Ministri approvava il Disegno di Legge.

“Chiediamo un patto scolastico di Stato che (…) dia stabilità al sistema educativo e crei le condizioni appropriate per affrontare l’urgente compito di migliorare la qualità dell’insegnamento – afferma la Commissione –. In questo impegno è necessaria l’integrazione di tutte le forze politiche e sociali. Particolarmente necessario è ascoltare i genitori, delle cui esigenze non si è tenuto conto fino a questo momento”.
“Speriamo che il dibattito parlamentare permetta di concludere questo patto e, in ogni caso, di introdurre cambiamenti sostanziali nel Disegno di Legge, di modo che vengano eliminati gli aspetti che ostacolano la libertà di insegnamento e lo sviluppo e l’esercizio del diritto dei genitori alla formazione religiosa e morale dei figli – conclude la nota –. Quando si mettono in discussione questi diritti fondamentali, è la stessa democrazia che si deteriora”.