CATHOLIC CHIC

Dal numero 118-119 di Critica liberale

di Paolo Bonetti

Chi è il radical chic di cui si è tornati a parlare recentemente in occasione della ristampa del libro di Tom Wolfe? Sostanzialmente una persona afflitta da complessi di inferiorità e di colpa da cui cerca di liberarsi a buon mercato, diventando parassita morale di coloro che dovrebbe piuttosto combattere a viso aperto perché sono i suoi peggiori nemici. Quello del radical chic è un genotipo inestinguibile, perché mimare snobisticamente la rivoluzione è sempre stata e sempre sarà l'attività preferita di coloro che, in realtà, hanno paura di ogni cambiamento reale. Ma oggi, in una società come quella italiana in cui cresce la paura del futuro, si diffonde piuttosto la figura del catholic chic, di colui che ama presentarsi come liberale e laico, ma in realtà ha una terribile paura dei problemi e degli inconvenienti della libertà. E allora cerca protezione in colei che da sempre
manifesta una premura materna verso le anime in affanno, bisognose di conforto, tentate dalla fede, purché sia una fede di pura apparenza, che offre sicurezza ma non induce alla vertigine del sacro. Il catholic chic non ha bisogno di Dio, ma di un prete che lo rassicuri di fronte all'inquietante complessità del mondo contemporaneo.

Egli ha della Chiesa un'idea mitica, la concepisce ancora come la grande quercia alla cui ombra possa trovare riparo e sollievo l'esausta cultura dell'Occidente secolarizzato. Continua a guardare indietro, a un passato che non può rinascere, perché se è vero che la storia della Chiesa si intreccia profondamente con quella della civiltà occidentale, non è più così per la storia presente e tanto meno lo sarà per la futura. La Chiesa ecumenica non vuole saperne di conflitto delle civiltà, non ha più alcun interesse a bandire crociate in difesa dell'Occidente, è pronta a trattare con i turchi, con gli arabi, con i cinesi, con chiunque le garantisca condizioni se non di privilegio, almeno di sopravvivenza. Pensare che la Chiesa possa essere, oggi e nel futuro, l'instrumentum regni del mondo occidentale significa veramente non aver compreso nulla di ciò che la chiesa intende quando parla delle radici cristiane dell'Europa. Non la Chiesa a sostegno dell'Europa e dei suoi valori (fra cui fondamentali sono quelli della ricerca scientifica e della libertà personale in ogni ambito dell'esistenza), ma l'Europa a sostegno della Chiesa, con una
legislazione civile che si conformi sempre meglio ai principi della morale ecclesiastica, con una laicità di facciata che consista, in realtà, nel farsi docile strumento del totalitarismo spirituale cattolico. Il cosiddetto cattolicesimo ateo praticato da taluni laici è l'ideologia di chi adora la forza, ma sa di non possederla in proprio, e si affida allora ad un'istituzione che funge da agenzia di protezione. Il catholic chic frequenta soltanto cardinali, vescovi e teologi di pronto intervento televisivo, mai che gli capiti di parlare con qualche parroco o con qualche fedele magari arrabbiato per quello che dice il cardinal Ruini e per gli imbarazzi che crea. Se lo facesse, si accorgerebbe che i cattolici italiani non sono un popolo separato dal resto dei concittadini, una società di perfetti sottratti alle umane contraddizioni e ai problemi dei poveri non credenti. Tutte le questioni di cui la Chiesa si occupa con preoccupazione – divorzio, aborto, coppie di fatto, omosessualità, fecondazione assistita, eutanasia, ingegneria genetica ed altro ancora – non sono problemi che riguardano soltanto o principalmente noi pochi laici non credenti, sono innanzitutto questioni dolenti che agitano il popolo di Dio, ferite brucianti che attraversano e lacerano il corpo martoriato della Chiesa. Se il catholic chic prendesse davvero contatto con la realtà del cattolicesimo italiano e non solo italiano, smetterebbe forse, ammesso che sia in buona fede, di idoleggiare un mondo al quale egli chiede, per viltà morale e per disperazione, certezze che quel mondo non possiede più da tempo, nonostante gli anatemi inutili di una gerarchia che cerca vanamente di esorcizzare i problemi.