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Delitto di Novi Ligure/ Erika De Nardo torna in libertà per otto ore: gioca una partita di pallavolo
Lunedí 22.05.2006 09:12
Ha partecipato anche Erika De Nardo all'iniziativa dell'Uisp "Oltre il muro" che si è svolta all'oratorio di Buffalora, alla periferia di Brescia. Per la ragazza ventiduenne, che insieme al fidanzatino Omar nel febbraio 2001 massacrò a Novi Ligure (Alessandria) la mamma e il fratello di undici anni, si è trattato della prima uscita dal carcere. Qualche ora trascorsa per giocare a pallavolo insieme ad altre detenute contro la squadra dei ragazzi dell'oratorio.
"Oltre il muro", promossa proprio per permettere ai detenuti di socializzare, quest'anno ha abbinato alla partita di calcio disputata da carcerati e agenti di polizia penitenziaria contro i giovani del posto, la gara al femminile. La giornata è iniziata alle 8,30 con la messa celebrata nella parrocchia vicina e dopo il gioco è proseguita con un pranzo. Lei, Erika - occhiali da sole in testa, capelli legati, maglietta grigio chiara e pantaloni della tuta scuri, bracciali con dei ciondoli al polso - a chiunque l'abbia vista è apparsa bella e serena. Una ragazza come tante, senza preoccupazioni apparenti. Condannata a 16 anni di reclusione, dall'aprile 2005 vive nel carcere di Verziano (Brescia) cui è approdata dal Beccaria di Milano. Omar Favaro, tra poco 23 anni, dopo essere stato al Ferrante Aporti di Torino, è ora invece detenuto ad Asti. Lui è stato condannato a 14 anni.
Ma se per Erika è stato un momento importante, durante il quale ha cercato di mostrarsi disinvolta, le polemiche non si sono fatte attendere, anche se per la verità coinvolgono più i media che l'iniziativa in sé. E in particolare i telegiornali Rai. Infatti, secondo Francesco Giro, deputato di Forza Italia e consigliere del coordinatore nazionale Sandro Bondi, "bisognerebbe incominciare a riflettere sull'utilità di passare sui Tg notizie come quella di Erika De Nardo, condannata ad una pena di 16 anni per aver massacrato a pugnalate cinque anni fa il fratellino e la madre, uscita qualche ora dal carcere per una partita di volley. Sui Tg la ragazza veniva inquadrata come una star. Va bene organizzare iniziative di risocializzazione ma questo non vuol dire per forza fare servizi televisivi e dare clamore a personaggi che sono e restano comunque legati a fatti negativi e di sorprendente crudeltà. Se la tv vuole offrire davvero un servizio di pubblica utilità allora parli con continuità dei problemi delle carceri italiane e delle tante iniziative di solidarietà che ruotano intorno a questo mondo troppo spesso dimenticato. Non c'è bisogno di persone come Erika per fare buona informazione e per ricordare il mondo delle carceri".