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Discussione: Celio

  1. #11
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    SANTI GIOVANNI E PAOLO



    La Basilica dei Ss.Giovanni e Paolo sorge nell'omonima piazza sul pendio occidentale del Celio ed è dedicata ai due ufficiali romani Giovanni e Paolo, ferventi cristiani e vittime della persecuzione dell'imperatore Giuliano l'Apostata che nel 362 d.C. li fece uccidere e seppellire nella loro stessa casa. Gli scavi sotto la chiesa hanno effettivamente evidenziato due case romane risalenti all'inizio del II secolo: la prima era costituita su due livelli, con un edificio termale al piano inferiore e un cortile-ninfeo nel quale si conserva tuttora un elegante affresco del III secolo raffigurante Proserpina con alcune divinità marine. L'altra casa, adiacente al Clivus Scauri, già alla fine del II secolo assunse l'aspetto di un'insula, ossia un'abitazione con portico e botteghe al pianterreno e appartamenti ai piani superiori, almeno due, come si può dedurre dalle due file di finestre che si affacciano sul Clivus Scauri. Nel III secolo le due abitazioni si unificarono, probabilmente sotto un unico proprietario, assumendo così l'aspetto di una grande domus. Nel corso del IV secolo la destinazione d'uso dell'edificio cambiò: la presenza di affreschi cristiani e di un altare rivelano la trasformazione dell'ambiente in luogo di culto religioso, forse proprio in conseguenza del martirio e sepoltura dei due ufficiali romani. Il luogo divenne così meta di pellegrinaggio e venerato come luogo sacro tanto che nel 398 il senatore Bisante e suo figlio Pammachio vi edificarono un titulus (noto con il nome di Byzantis o anche di Pammachii), all'interno del quale una finestrella, situata in una piccola stanza (confessio) con pareti affrescate, consentiva ai fedeli di affacciarsi su una specie di pozzo e contemplare così le reliquie dei santi. Soltanto agli inizi del V secolo venne costruita la basilica, che poggiava sugli edifici preesistenti: suddivisa in tre navate, separate da tredici archi poggianti su dodici colonne, presentava una facciata traforata da cinque arcate sovrastate da altrettante finestre e a protezione della quale fu costruito un nartece a tre piani. La basilica non ebbe vita facile: saccheggiata e distrutta dai Visigoti nel 410, colpita da un terremoto nel 442, saccheggiata e nuovamente distrutta dai Normanni nel 1084, fu sempre restaurata fino alla totale ricostruzione del XII secolo per volere del cardinale titolare Teobaldo. In questa occasione crollarono i sotterranei e gli ambienti, totalmente dimenticati e in gran parte riempiti di terra, vennero riscoperti soltanto nel 1887 dal rettore della Basilica Padre Germano di S.Stanislao dei Padri Passionisti, che ancora oggi officiano la chiesa. Anche il portico ionico, sorretto da otto colonne con capitelli ionici, risale al XII secolo (costruito in sostituzione dell'antico nartece), così come l'abside e il campanile, che furono completati dal cardinale Giovanni dei Conti di Sutri e da Adriano IV. Nel 1216 i lavori effettuati dal cardinale Cencio Savelli (poi divenuto papa con il nome di Onorio III) portarono alla sopraelevazione del portico ed alla creazione della galleria soprastante e del bellissimo portale cosmatesco (nella foto a destra), sovrastato da un'aquila ad ali aperte edaffiancato da due leoni, simboli della Chiesa militante. Nella prima metà del '700 un profondo restauro ad opera degli architetti Antonio Canevari e Andrea Garagni modificò l'interno fino a far perdere ogni traccia dell'antico aspetto paleocristiano, ripristinato soltanto nel restauro avvenuto tra il 1950 e il 1952 per volontà del cardinale Spellman, arcivescovo di New York, volto a ripristinare anche il convento, il campanile e il portico, sopra il quale fu anche abbassata la galleria (l'altezza originaria è evidenziata dai due tronconi di muro posti alle estremità) per rendere meglio visibile la polifora paleocristiana a cinque archi con colonne antiche e capitelli corinzi. Sotto il portico sono conservate anche due delle antiche colonne appartenute alla basilica paleocristianamentre sull'architrave corre la seguente iscrizione: Presbiter ecclesi(a)e roman(a)e rite Iohannes / h(a)ec animi voto dona vovendo dedit / martyribus C(h)risti Paulo pariterque Io(h)anni passio quos eadem contulit esse pares, ossia "Il presbitero Giovanni, secondo il rito della chiesa romana, dedicando questi doni alla preghiera dell'anima, dedicò ai martiri di Cristo Paolo e Giovanni che la medesima sofferenza li condusse ad essere uniti". Sul muro di destra, sopra la bifora, si può vedere lo stemma dipinto del cardinale Matteo Orsini, titolare della chiesa dal 1327 al 1338. All'interno vi sono conservati notevoli affreschi, come quello del 1255 rappresentante Cristo in trono fra sei apostoli o Cristo in gloria del Pomarancio, mentre presso l'altare maggiore vi sono conservate le reliquie dei due martiri all'interno di un'antica vasca in porfido. A destra della chiesa si trova il convento degli inizi del XII secolo, situato, come la base dello splendido campanile romanico sulle fondazioni del grandioso Tempio di Claudio: nella foto a sinistra il campanile e alcuni blocchi di travertino del Tempio. Il campanile venne eretto in due fasi: nella prima metà del XII secolo i primi due piani e nella seconda metà del XIII secolo gli ultimi cinque, in occasione della quale la superficie in laterizio del campanile fu decorata con dischi di porfido e serpentino e piatti di carattere moresco-bizantino. I primi due ordini presentano bifore a pilastro mentre i successivi hanno coppie di bifore con colonne lisce e capitelli a stampella. I vari piani sono scanditi da cornici costituite da due filari di laterizi a dente di sega, mentre un'edicola con due colonnine marmoree sorreggenti un tetto a due spioventi caratterizza il secondo piano. La cella campanaria custodisce tre campane, una del 1580, una del 1714 e una del 1849.

  2. #12
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    S.STEFANO ROTONDO


    S.Stefano Rotondo, una delle prime chiese cristiane, fu eretta ai tempi di papa Simplicio, tra il 468 e il 483. Ha un'insolita pianta circolare (come si può notare nella foto sopra), con quattro cappelle che fuoriescono formando una croce. Originariamente era costituita da un ambiente rotondo circoscritto da due portici concentrici ed il portico esterno era intersecato dai bracci della croce greca; fu Innocenzo II, nel XII secolo, ad aggiungervi il portico d'ingresso (nella foto a sinistra) e le grandiose arcate trasversali interne. Il tamburo al centro è alto 22 metri e largo altrettanto e prende luce da 22 alte finestre, alcune restaurate e altre murate durante il papato di Niccolò V, nel 1453, su consiglio dell'architetto fiorentino Leon Battista Alberti. Nel XVI secolo le pareti della chiesa vennero affrescate da Niccolò Pomarancio, con scene raccapriccianti del martirio di innumerevoli santi. All'interno si conserva la cosiddetta "sedia di Gregorio Magno", una cattedra in marmo dalla quale si dice che il grande papa pronunciasse le sue omelie. Nelle cappelle sono conservati anche alcuni decori medioevali: nella prima cappella a sinistra dell'entrata c'è un mosaico del VII secolo raffigurante Cristo con S.Primo e S.Feliciano. La chiesa è situata nell'omonima via di S.Stefano Rotondo, corrispondente al primo tratto dell'antica Via Caelimontana, che usciva dalla Porta Caelimontana (arco di Dolabella) e si spingeva fino a Porta Maggiore, proseguendo per le attuali piazza S.Giovanni in Laterano e via Domenico Fontana. Questo asse viario era seguito anche dai quattro acquedotti che percorrevano il Celio: Appia, Marcia, Iulia e Claudia.


  3. #13
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    S.CLEMENTE


    La basilica di S.Clemente sorge a circa 400 metri dal Colosseo, in via di S.Giovanni in Laterano. Qui abbiamo la possibilità di ripercorrere tre periodi storici: al livello della strada c'è una chiesa (quella attuale) che risale ai tempi di Pasquale II (XII secolo); sotto giace una chiesa del IV secolo e più sotto ancora vi sono i resti di antichi edifici romani. Si suppone che questi ultimi, di forma rettangolare e delimitati da muri di grossi blocchi di tufo, possano essere parte di un edificio pubblico, databile, in base alla tecnica edilizia ed ai bolli dei mattoni, all'inizio del I secolo d.C.: si suppone, vista la simmetria degli ambienti e la presenza di pochi e stretti ingressi, che fosse un edificio che richiedesse una stretta sorveglianza, in poche parole che fosse la Moneta, l'officina della zecca imperiale dove si coniavano le monete romane. Ricordiamo che il termine "moneta" fu attribuito alla Zecca perchè originariamente situato accanto al Tempio di Giunone Moneta. Dietro a questo edificio venne costruita, nella seconda metà del II secolo, una casa privata: fu il cortile di questa che, all'inizio del III secolo, venne trasformato in un santuario per il culto misterico del dio Mitra (nella Roma imperiale il mitraismo, un culto maschile della fertilità importato dalla Persia nel I secolo a.C., rivaleggiava per numero di seguaci con il cristianesimo). Furono chiuse le porte che vi si affacciavano, fu costruita una volta a botte con undici fori, allusione alla simbologia mitriaca, fu disposta, entro una nicchia, una statua del dio e fu collocato un altare (nella foto a sinistra) con la raffigurazione di Mitra che uccide il toro. Verso la fine del III secolo, sparita la parte superiore dei muri in tufo, venne costruito, sulla parte restante, un edificio in laterizio, dove l'assenza di muri divisori fa pensare che fosse costituito da una grande sala, divisa in due o tre navate da file di pilastri e colonne: si è pensato di identificare questo edificio col titulus di Clemente, cioè una chiesa adattata in una abitazione privata. Nel IV secolo quest'aula fu trasformata in una basilica paleocristiana a tre navate, tuttora esistente al di sotto di quella moderna, successivamente decorata con affreschi esaltanti la leggenda del santo e i misteri della fede cristiana. Gravemente danneggiata in seguito all'invasione normanna di Roberto il Guiscardo del 1084, la basilica fu prima abbandonata e poi ricoperta di terra per sostenerne una nuova, costruitavi da Pasquale II ed inaugurata nel 1123. Tra il 1713 e il 1719 la chiesa fu ampiamente restaurata da Carlo Stefano Fontana per volontà di papa Clemente XI Albani. Occorre ricordare che le preesistenze romane e paleocristiane si erano nel frattempo dimenticate: bisognerà attendere la seconda metà dell'Ottocento quando il padre domenicano irlandese Joseph Mullooly e l'archeologo Giovan Battista De Rossi iniziarono gli scavi nel sottosuolo, nella convinzione che lì sotto vi fosse la cripta, riportando alla luce invece l'antica basilica medioevale. Gli scavi continuarono agli inizi del Novecento quando furono ritrovate anche le antiche vestigia romane. L'odierna facciata della basilica (nella foto a destra) è quella del XVIII secolo e, scandita da lesene con capitelli corinzi, presenta un finestrone centrale ed è conclusa da un timpano, mentre accanto vi è un piccolo campanile (nella foto sotto). Attraverso un protiro (nella foto sotto il titolo) si accede ad un quadriportico costituito da colonne del XII secolo, dove è situata una elegante fontana con vasca ottagonale (visibile nella foto a destra): da qui si accede alla basilica, divisa in tre navate terminanti in altrettanti absidi e divise da antiche colonne che il Fontana ornò con capitelli ionici in stucco. Il pavimento è cosmatesco a intarsi marmorei formanti disegni geometrici mentre splendidi appaiono i tre soffitti lignei delle navate. Nella navata di destra importante è la Cappella di S.Domenico affrescata con "Storie della vita del Santo" di Sebastiano Conca, mentre nella navata di sinistra vi si trova il "monumento funebre del cardinale Antonio Venier", opera di Isaia da Pisa, con colonnine e marmi del tabernacolo provenienti dalla basilica inferiore e la bellissima Cappella di S.Caterina, uno dei più preziosi gioielli della pittura del primo umanesimo italiano per la presenza delle "Storie della Santa", opera quattrocentesca di Masolino di Panicale. La navata centrale ospita la Schola Cantorum, un candelabro cosmatesco, il ciborio a forma di tempietto sostenuto da quattro colonne di marmo pavonazzetto e, nell'abside maggiore, la sedia episcopale. Splendido il mosaico del catino absidale con "Cristo crocefisso tra la Madonna e S.Giovanni".


  4. #14
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    OSPEDALE DEL PADRE ANGELO



    L'ospedale, menzionato dal Vasi, nei pressi della Basilica di San Clemente, non esiste più da tempo. Rimane invece la facciata della cappella dedicata a Santa Maria delle Lauretane, disegnata da Giuseppe Sardi.

  5. #15
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    CASINO EVANGELISTI

    Questo casino del XVII secolo fu disegnato da Giuseppe Mola. Attualmente è occupato dal prestigioso hotel "Gladiatori".

  6. #16
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    CASINO FINI

    Un altro piccolo edificio del XVII secolo che però, al contrario del Casino Evangelisti, ha perso la sua originaria eleganza negli anni. Qui sorgeva anche la Chiesa di San Giacomo al Colosseo, abbattuta nel 1815.

  7. #17
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    Predefinito Sacello della Madonna


    Questo piccolo sacello, apparentemente anonimo, è importante perchè in questo luogo, secondo la leggenda, partorì la Papessa Giovanna. Di questa leggenda approfondiremo in un altra discussione il prima possibile.

  8. #18
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    Affreschi dell'Aula Gotica della Basilica dei Santi Quattro Coronati

  9. #19
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  10. #20
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