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Discussione: hare Krishna

  1. #1
    Vittima del kali yuga
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    Predefinito hare Krishna

    Marzo 1999

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    CHIESA E MISSIONE Chi sono i devoti di Krishna?

    INEBRIATI DA DIO

    Julian S. Das Gli Hare Krishna o “figli” o “devoti” di Krishna,
    il dio gioioso dell'induismo, li vediamo spesso
    per le vie delle nostre città mentre cantano e danzano,
    sorridenti e pacifici le lodi del loro dio.
    Scopriamone insieme le origini e il fondatore.

    Srila Prabhupada,
    il fondatore dell'ISKCON.

    Mayapur! Tradotto alla lettera significa “mondo illusorio”. Ma questo stesso nome mette in moto un particolare meccanismo nella mente di un devoto del dio Krishna, in Europa e dovunque nel mondo, perché è strettamente legato a un'organizzazione internazionale che promuove appunto il culto di Krishna (la più gioiosa e “umana” delle molteplici incarnazioni del dio Vishnu), sotto il vessillo della International Society for Krishna Consciousness (Società internazionale per la coscienza di Krishna), ISKCON, in forma abbreviata. Situata a 117 chilometri a nord di Calcutta, Mayapur è circondata da un gruppo di nove isole, note perciò con l'appellativo di Navadweep, lambite dalle acque del sacro fiume Gange. È qui che nel 1494 nacque Chaitanya riformatore dell'induismo e uno dei più grandi promotori della devozione esclusiva al dio Krishna. Secondo la tradizione egli stesso ne fu una reincarnazione.
    Fondamentalmente l'ISKCON trae ispirazione dagli insegnamenti di Chaitanya e del suo seguace contemporaneo Srila Prabhupada, fondatore della Società. Vi è grande entusiasmo e vitalità nelle migliaia di persone che visitano ogni giorno questa “città spirituale” nella speranza di acquisire un legame più profondo con Krishna attraverso l'intercessione di Chaitanya e Srila Prabhupada. Occorrono occhi e orecchie per descrivere la folla che si apre un varco a forza fin dalle quattro e mezza del mattino, durante l'arati (offerta rituale) dell'alba. I fedeli oscillano da sinistra a destra, e successivamente da destra a sinistra, in un flusso continuo al ritmo di tamburi e cembali, cantando lodi a Krishna. E qui si possono raccogliere toccanti testimonianze di fede.
    Per Manoj Dasgupta, che vi si è recato con la moglie, la madre e i due figli, il luogo ricorda Brindavan (il giardino sacro, mitico luogo dei divertimenti di Krishna). Manoj dice di venire qui ogni anno, e anche se non desidera far parte dell'ISKCON, ha tuttavia molta stima per i suoi adepti, soprattutto per la loro totale dedizione al servizio dei devoti che giungono qui per avere un darshan (visione interiore, spirituale, n.d.r.) di Krishna. "Visitare Mayapur è una cosa memorabile per me e per i membri della mia famiglia - dice Kalyani Chatterjee - perché è un luogo davvero sacro dove i devoti vengono automaticamente trasportati in una realtà del tutto diversa. Dal momento che ogni giorno dell'anno sono assorbiti da attività mondane, una breve pausa trascorsa alla presenza del dio è altamente gratificante e ristoratrice".
    Vrajanath Dasa, brahmachari, cioè un iniziato alla vita religiosa secondo la tradizione indù, e capo delle guide turistiche del tempio di Sri Chandrodaya a Mayapur, si dice orgoglioso per l'antichità della tradizione in cui l'ISKON affonda le radici. Ma va detto che se i membri di questa organizzazione rivendicano di essere eredi dell'ininterrotta successione di discepoli che trae origine, in ultima analisi, dallo stesso Krishna, la loro teoria è rigettata da altri seguaci di Chaitanya.

    Gli inizi

    L'ISKCON ha avuto inizio a New York nel 1966 per opera di Bhaktivedanta Srila Prabhupada. Si è sviluppata rapidamente trasformandosi in una confederazione mondiale di alcune centinaia di templi e ashram (monasteri) con membri permanenti e persone incaricate della formazione. In sostanza Prabhupada basa la propria dottrina sugli insegnamenti del Bhagavadgita e dello Srimad Bhagavatam, due testi sacri indù importantissimi che contengono il messaggio di Krishna ai suoi discepoli.
    Questo messaggio è stato tradizionalmente trasmesso all'attuale generazione attraverso l'interpretazione di Chaitanya a cui, secondo i seguaci, risale anche l'inno (mahamantra) che benedice e invoca il nome di Krishna (e di Rama, altra incarnazione di Vishnu) con le seguenti parole: Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. I devoti dell'ISKCON credono all'affermazione di Chaitanya che nell'attuale “era oscura” (kaliyuga , caratterizzata dal massimo degrado culturale, morale e religioso) soltanto il mahamantra è in grado di salvare il fedele dalle attrattive adescatrici del mondo. Per questo non è difficile vedere i “figli di Krishna” per le strade della città dell'Occidente che sgranano una specie di rosario all'interno di una borsetta di stoffa tenuta con la mano destra ma, soprattutto recitano o cantano il mahamantra mantenendo fissa in ogni momento la loro concentrazione sul dio. Secondo Chinmaya Dasa, un monaco dell'ISKCON, il mahamantra dovrebbe essere recitato un numero sterminato di volte (migliaia e migliaia!) per orientare la mente a ciò che è più gradito a Krishna.
    L'ISKCON opera sulla base di quattro principi che formano i criteri essenziali di tutti i discepoli dell'organizzazione: non mangiar carne, pesce o uova (come pure aglio e cipolla); non fare uso di sostanze inebrianti (compreso tabacco, noce e polvere di betel, caffè, tè, bevande analcoliche contenenti caffeina); astenersi dal gioco d'azzardo (il divieto si estende alla visione di televisione e cinema, e include gli sport, la musica, le lotterie); non praticare sesso illecitamente (relazioni extra-coniugali, masturbazione, aborto, contraccezione artificiale, sterilizzazione).
    Secondo un discepoli dell'ISKCON l'associazione non ha nulla da spartire con qualsiasi genere di religione, ma trascende i limiti di ogni credo e sostiene che i membri dell'associazione sono seguaci del sanatana dharma - l'aspetto eterno ed immutabile dell'induismo - il cui principio essenziale è compiere ciò che è più gradito a Krishna.

    Mayapur

    L'attuale area di Mayapur, dove sorge la sede dell'ISKCON, include il tempio principale, chiamato Sri Chandrodaya Mandir; la tomba di Srila Prabhupada, al centro della struttura a cupola con le spoglie mortali del fondatore; una foresteria; un gurukula (monastero per la formazione dei giovani candidati che scelgono di entrare nell'ISKCON) e una scuola per ragazze. Il complesso comprende anche uno spazio espositivo e un mini-zoo con una coppia di pavoni, un cervo e due elefanti.
    Il complesso di Mayapur, costato circa cento milioni di dollari Usa, richiama anche migliaia di turisti che vengono a vedere questa struttura esteticamente armoniosa. Sono circa mille i devoti che vi risiedono a tempo pieno in comunità: tutti partecipano alle diverse attività servendo Krishna in ogni e qualsiasi modo possibile. La metà circa dei residenti è formata di occidentali, gli altri provengono da varie parti dell'India. Devoti di tutti i paesi del mondo visitano regolarmente questo luogo o vi lavorano a tempo pieno. Per il gesuita P. Korko Moses, professore al teologato regionale di Shantiniketan, nel Bengala Occidentale, l'ISKCON ha contribuito positivamente alla pratica della religione e i quattro principi che ne costituiscono il nucleo essenziale sono validi anche nelle situazioni sociali contemporanee. "L'ISKCON ha sicuramente ricondotto alla consapevolezza della religione e di Dio un buon numero di tossicomani, di alcolizzati e d persone ossessionate dal sesso, e ha prodotto un mutamento nella società che merita di essere apprezzato". Padre Moses, che ha una profonda stima della tradizione di Chaitanya, critica tuttavia certi aspetti fanatici della setta e mette in dubbio la capacità degli occidentali di comprendere la vera spiritualità dell'antico maestro.
    PRABHUPADA, IL FONDATORE Srila Prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, nacque a Calcutta il 1° settembre 1896 come Abhai Charan De. Da bambino gli fu predetto che all'età di 70 anni avrebbe attraversato gli oceani e proclamato il messaggio di una setta religiosa popolare, costruendo 108 templi. Questa profezia, fatta da un chiromante, si sarebbe avverata nell'ultima fase della sua esistenza. Prabhupada studiò allo Scottish Church College di Calcutta, dove incontrò Subhash Chandra Bose, uno dei più importanti sostenitori della lotta per l'indipendenza dell'India. Tuttavia il giovane studente si sentiva affascinato da Gandhi e al termine del corso, raccogliendo l'appello dello stesso Gandhi, rifiutò il diploma conferito dalla scuola. Fu nel 1922 che incontrò per la prima volta Acharya Srila Bhakti Siddhanta Saraswati Thakur, che presto divenne il suo guru (maestro spirituale). Questi sosteneva che senza il diffondersi della coscienza di Krishna nel mondo non ci sarebbe stata pace né armonia. Nel 1933 Prabhupada ricevette l'iniziazione alla vita religiosa dal suo guru ad Allahabad, dove nel frattempo aveva intrapreso un'attività lavorativa e si era sposato. Per meglio seguire la propria vocazione religiosa, all'età di 54 anni rinunciò alla famiglia e dopo quattro anni abbracciò la vita ascetica.
    Seguendo le istruzioni del suo guru, nel 1965 si recò negli Stati Uniti e da quel momento fino alla morte tradusse, o fu egli stesso autore, di 80 libri sull'eredità spirituale dell'induismo. Nel 1966, dopo un anno di intenso lavoro, fondò a New York l'ISKCON e due anni dopo, sulle montagne della Virginia occidentale, dette vita a un ashram (monastero). In seguito si diede ad un'instancabile attività itinerante per divulgare il messaggio dell'ISKCON e la devozione a Krishna.
    In ossequio alle parole del maestro, Chaitanya, che diceva "proclama ovunque la mia parola, in ogni città, in ogni villaggio", Prabhupada lavorò instancabilmente fino alla morte. Il 14 novembre 1977 a Brindavan lasciò la sua dimora terrena per raggiungere Krishna. Di fatto, per i suoi seguaci, Srila Prabhupada è diventato egli stesso una divinità.
    J.S.D.


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  2. #2
    Dasanudas Das
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    Citazione Originariamente Scritto da stuart mill Visualizza Messaggio
    Vurdak, occhio a non diventarmi un hare Krishna
    .... cosa vorresti dire?

    Citazione Originariamente Scritto da stuart mill Visualizza Messaggio
    Tale mantra lo trovi sulla copertina dello srimad , opera che mi sono deciso a leggere e che trovo bellissima e Vera (nel senso autentico del termine)

    Mi commuovi Stuart...

  3. #3
    Vittima del kali yuga
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    [quote=Galatos;4799257]
    .... cosa vorresti dire?
    eh... tante cose... diciamo che per uno come Vurdak, andare a saltellare per la strada come fanno gli hare, sarebbe strano


    Mi commuovi Stuart...
    si, comunque preferisco le upanishad e le opere di Sankara

  4. #4
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    [QUOTE=stuart mill;4800612]
    Citazione Originariamente Scritto da Galatos Visualizza Messaggio
    eh... tante cose... diciamo che per uno come Vurdak, andare a saltellare per la strada come fanno gli hare, sarebbe strano
    Ahahahahahhahaah.
    Si, diciamo che sono più tipo da minacciare un uomo con un coltello affinchè diventi il mio guru

  5. #5
    Vittima del kali yuga
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    , poi magari scopri, troppo tardi, che quello è un maestro new age...

  6. #6
    Dasanudas Das
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    come dicevi l'altro ieri Vurdak? "Perché non ho studiato la new age"?

    Immagino Stuart che tu sia più per Shankara... appunto per questo mi sono commosso quando hai scritto che il Bhagavatam è una bella opera e Vera.

    Saltellare per le strade con fanno gli HK è spesso anacronistico, ma è una pratica istituita da Mahaprabhu, per cui non mi sento nemmeno io di criticarla, ovvio che poi ci sono le varie implicazioni e varianti da tenere conto.

  7. #7
    Vittima del kali yuga
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    [quote=Galatos;4801613]
    come dicevi l'altro ieri Vurdak? "Perché non ho studiato la new age"?
    un'idea ce l'avrei

    Immagino Stuart che tu sia più per Shankara...
    sono per qualunque corrente e Maestro non-duale
    appunto per questo mi sono commosso quando hai scritto che il Bhagavatam è una bella opera e Vera.
    ovvio però che spesso bisogna se non leggere tra le righe, certo non accettare il commento devozional-puritano di prabupada.
    E' comunque un'opera piacevole (specie per chi ha amato il mahabharata, seppur in versione ridotta) con molte verità

    Saltellare per le strade con fanno gli HK è spesso anacronistico,
    no, anacronista è fuori dal tempo, come essere ai giorni nostri interessati alla ricerca spirituale, senza voler avere tornaconti di qualche tipo.
    Senza o con poco senso, mi pare più adatto.
    La cosa belle delle religioni tradizionali e quindi anche orientali, è l'aver in mente che Dio va realizzato DENTRO di noi, quindi non è un Dio che va placato o ingraziato, o che ti punisce se bevi un bicchiere di vino.
    Il senso del non bere, è che esso può rappresentare un attaccamento, quindi va rimosso l'attaccamento al bere/fumare/guardare tv/etc ma non vanno rimosse tali cose forzatamente, sennò è un reprimersi esteriormente: come quelli che si impongono di smettere di fumare, e poi sudano appena uno accende una sigaretta, o si ingozzano per non pensarci.
    Cioè, la prima ha un senso realizzativo: fino a che ho attaccamenti, ho un io, e quindi sono separato (o meglio, mi credo separato) dal Tutto; la seconda è moralista: Dio/i veda /la Bibbia non vogliono che io beva, perchè è peccato, perciò io non berrò e ogni volta che penserò a bere mi sentirò in colpa, e se vedo uno che beve, mi riterrò a lui superiore, anche se quello può smettere quando vuole, mentre io non riesco a non pensare a bere: ecco la seconda impostazione è moralista, puritana, repressiva e dannosa: oltre a tutto ciò, infatti, e all'idea balzana di Dio e del karma che si fanno, c'è quella di non liberarsi di cose come (attaccamenti a) rabbia/paura/tv/amici etc perchè non contenute nel testo e non sancite da tal maestro.
    Ovviamente a tale visione si aggiunge una visione estremamente pessimista delle capacità della persona di fare qualcosa, e si ha un abbandono totale, nonchè ovviamente una chiusura mentale fideistica: hai mai provato a discutere con un hare vero e proprio? non solo collegato all'Iskon, ma anche a chi magari ha il guru personale in India?
    c'è la solita pappardella di obiezioni e frasi retoriche imparate a memoria, nessuna ricerca individuale (tanto c'è la grazia, basta cantare hare Krishna!)
    etc

    ma è una pratica istituita da Mahaprabhu,
    se è per questo da Chaytania mahaprabu, no? però era magari un metodo iniziale, che doveva poi far venire la voglia di approfondire: loro invece rimangono a vita in questo stadio: ho conosciuto hare di 50-60 che dopo decenni che sonmo hare, ritengono, ovviamente perchè lo dice prabup., che cantare hare K. e ballare per strada, conduca alla realizzazione! tale metodo potrà portare a 2-3 realizzati, e a un milione di fanatici

    per cui non mi sento nemmeno io di criticarla, ovvio che poi ci sono le varie implicazioni e varianti da tenere conto.
    mi sa tanto di, ehm, cautela diplomatica

  8. #8
    Dasanudas Das
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    ovvio però che spesso bisogna se non leggere tra le righe, certo non accettare il commento devozional-puritano di prabupada.
    E' comunque un'opera piacevole (specie per chi ha amato il mahabharata, seppur in versione ridotta) con molte verità
    Non c'è solo Prabhupada........ e i commenti si possono sempre saltare.

    no, anacronista è fuori dal tempo, come essere ai giorni nostri interessati alla ricerca spirituale, senza voler avere tornaconti di qualche tipo.
    Senza o con poco senso, mi pare più adatto.
    Anacronistica proprio per quel motivo.
    Aveva senso, e ha senso in certi momenti (feste particolari intendo! un pò come certe processioni cristiane...)

    La cosa belle delle religioni tradizionali e quindi anche orientali, è l'aver in mente che Dio va realizzato DENTRO di noi, quindi non è un Dio che va placato o ingraziato, o che ti punisce se bevi un bicchiere di vino.
    Il senso del non bere, è che esso può rappresentare un attaccamento, quindi va rimosso l'attaccamento al bere/fumare/guardare tv/etc ma non vanno rimosse tali cose forzatamente, sennò è un reprimersi esteriormente: come quelli che si impongono di smettere di fumare, e poi sudano appena uno accende una sigaretta, o si ingozzano per non pensarci.
    Cioè, la prima ha un senso realizzativo: fino a che ho attaccamenti, ho un io, e quindi sono separato (o meglio, mi credo separato) dal Tutto; la seconda è moralista: Dio/i veda /la Bibbia non vogliono che io beva, perchè è peccato, perciò io non berrò e ogni volta che penserò a bere mi sentirò in colpa, e se vedo uno che beve, mi riterrò a lui superiore, anche se quello può smettere quando vuole, mentre io non riesco a non pensare a bere: ecco la seconda impostazione è moralista, puritana, repressiva e dannosa: oltre a tutto ciò, infatti, e all'idea balzana di Dio e del karma che si fanno, c'è quella di non liberarsi di cose come (attaccamenti a) rabbia/paura/tv/amici etc perchè non contenute nel testo e non sancite da tal maestro.
    Ovviamente sono daccordo
    Ovviamente a tale visione si aggiunge una visione estremamente pessimista delle capacità della persona di fare qualcosa, e si ha un abbandono totale, nonchè ovviamente una chiusura mentale fideistica: hai mai provato a discutere con un hare vero e proprio? non solo collegato all'Iskon, ma anche a chi magari ha il guru personale in India?
    Come no? Ero nell'Iskcon.... In realtà trovo tale "perversione" anche in alcuni miei confratelli che non hanno mai avuto contatti diretti con l'Iskcon, credo che sia un germe presente in noi occidentali.
    c'è la solita pappardella di obiezioni e frasi retoriche imparate a memoria, nessuna ricerca individuale (tanto c'è la grazia, basta cantare hare Krishna!)
    etc
    Idem come sopra, quando cercai di comunicare un pensiero differente, più onesto e consapevole ad alcuni miei "giovani" confratelli (c'è stato un periodo in cui seguivo alcuni novizi) fui praticamente tacciato di eresia, ancora adesso difatti sono considerato eretico.
    se è per questo da Chaytania mahaprabu, no? però era magari un metodo iniziale, che doveva poi far venire la voglia di approfondire: loro invece rimangono a vita in questo stadio: ho conosciuto hare di 50-60 che dopo decenni che sonmo hare, ritengono, ovviamente perchè lo dice prabup., che cantare hare K. e ballare per strada, conduca alla realizzazione! tale metodo potrà portare a 2-3 realizzati, e a un milione di fanatici
    Idem come sopra...
    mi sa tanto di, ehm, cautela diplomatica
    Non posso negarlo difatti, ma come ho detto su l'Harinam in un contesto specifico è una cerimonia molto bella.
    Pensa un Harinam il giorno di GauraPurnima a Navadvipa con migliaia di devoti, non sto parlando dell'Isckon ovviamente.... Ma di Hindu veri e tradizionali.

  9. #9
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    [quote=Galatos;4802038]
    Non c'è solo Prabhupada........ e i commenti si possono sempre saltare.
    difatti io leggo solo quelli che forniscono semplici notizie, salto quelli puritani



    Anacronistica proprio per quel motivo.
    Aveva senso, e ha senso in certi momenti (feste particolari intendo! un pò come certe processioni cristiane...)
    vabbè, ma che c'entra? è ovvio che nelle feste va benissimo, anzi! ma se io passo la vita a saltellare pensando di realizzarmi e che chi non lo fa è malvagio impersonalista amante del vuoto è un pò... insano

    Come no? Ero nell'Iskcon....
    me l'ero scordato

    In realtà trovo tale "perversione" anche in alcuni miei confratelli che non hanno mai avuto contatti diretti con l'Iskcon, credo che sia un germe presente in noi occidentali.

    Idem come sopra, quando cercai di comunicare un pensiero differente, più onesto e consapevole ad alcuni miei "giovani" confratelli (c'è stato un periodo in cui seguivo alcuni novizi) fui praticamente tacciato di eresia, ancora adesso difatti sono considerato eretico.

    Idem come sopra...
    immagino

    Non posso negarlo difatti, ma come ho detto su l'Harinam in un contesto specifico è una cerimonia molto bella.
    Pensa un Harinam il giorno di GauraPurnima a Navadvipa con migliaia di devoti, non sto parlando dell'Isckon ovviamente.... Ma di Hindu veri e tradizionali.
    vedi sopra

  10. #10
    Dasanudas Das
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