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Discussione: Radical-socialismo

  1. #1
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    Predefinito Radical-socialismo

    A tutti i compagni che si identificano in una sinistra laica e veramente radicale.
    Non mi piace fare "spot" (anche se un minimo di propaganda è indispensabile in politica ) e quindi lo scrivo una volta e via: con un gruppo di compagni, e il probabile (auspicabile) patrocinio di personalità come Dario Fo, Sabina Guzzanti ed altri ancora, stiamo dando vita ad una associazione politico-culturale (ed eventuale movimento politico se ce ne saranno le condizioni) ispirata al RadicalSocialismo di Zapatero, e con illustri "padri storici" o punti di riferimento attuali (Cavallotti, fondatore del Partito Radicale in Italia, Gobetti, Rosselli, Calogero, Rossi, Giustizia e LIbertà, Partito d'Azione, Bertrand Russell, John Dewey, John Rawls, Noam Chomsky, ecc.). Chi fosse interessato all'iniziativa è pregato di farmelo sapere. Grazie.

  2. #2
    Obama for president
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    ho capito sei dei radicali di sinistra.......

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da benfy Visualizza Messaggio
    ho capito sei dei radicali di sinistra.......
    Evidentemente non più, se no non penserei a qualcosa di nuovo!

  4. #4
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  5. #5
    Obama for president
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    i radicali di sinistra hanno un soggetto che mi sta particolarmente antipatico, io comunque sono pessimista moriremo democristiani

  6. #6
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    Sì, non ti chiedevo un'opinione sui RS, ma sul progetto che ho illustrato. Pensato apposta per dare un piccolo contributo a non morire democristiani (per dirla alla Gramsci: pessimismo della ragione, ottimismo della volontà!).
    P.S. Ho visto che sei di Venezia: conosci per caso "Hox" (Gianluca)?
    P.S. 2: complimenti per i quasi 22.000 messaggi!

  7. #7
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    "Manifesto" del RadicalSocialismo:
    IL RADICAL-SOCIALISMO
    Le radici e ideali e le finalità politiche
    Noi crediamo che condizione indispensabile per un forte rilancio della sinistra italiana e della sua identità e capacità di attrazione – specialmente presso le giovani generazioni e i tanti “delusi dalla politica” – sia un chiaro e forte rinnovamento della sinistra stessa, del suo modo d’essere, delle sue pratiche politiche ma anche (ed è ciò che in questa sede ci interessa approfondire) dei suoi connotati, riferimenti ideali e radici storiche (qualcuna francamente da recidere in quanto non più vitale, altre invece da riscoprire e valorizzare). E’ dunque indispensabile una profonda rielaborazione teorica intorno ai valori che hanno caratterizzato sino ad oggi il pensiero e l’azione delle forze progressiste nel nostro paese, con l’obiettivo di non lasciare che la somma o la fusione dei “due riformismi” (quello socialdemocratico e quello cattolico-popolare, con il contorno di quel che resta dei vecchi partiti laici moderati) sia l’unico approdo della sinistra italiana (dall’Ulivo alla prospettiva del Partito Democratico), ma anche per evitare che gli sbiaditi retaggi della tradizione comunista novecentesca siano l’unico coagulo ideale della cosiddetta “sinistra radicale”: due poli emblematici di una sinistra che da “rivoluzionaria” è diventata sempre più “riformista” senza mai essere stata veramente “radicale”.
    Ed è proprio quello democratico-radicale (della “democrazia sociale” come lo definirebbe Zapatero) il filone a cui ci richiamiamo, senza dubbio minoritario sulla scena politica italiana e assai poco valorizzato all’interno della stessa sinistra, ma genuinamente originario e nient’affatto annullato (e in fondo neppure tradito) dal socialismo “umanistico” e pacifista che ha avuto il merito storico di mobilitare grandi masse di lavoratori nei tre decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento. Si tratta del filone laico e libertario, liberale e socialista che ha cercato di coniugare per la prima volta i valori tutt’altro che contrapposti della libertà e dell’eguaglianza, dell’emancipazione individuale e della giustizia sociale. Una scuola rappresentata da uomini di grande spessore culturale e rigorosa intransigenza morale e politica quali Carlo Cattaneo, Felice Cavallotti (fondatore già nell’Ottocento del Partito Radicale), Piero Gobetti, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Ferruccio Parri e di tanta parte della tradizione socialista più fiera, “intransigente” e originale, incarnata in ultimo da personalità quali Sandro Pertini e Riccardo Lombardi.
    Facciamo riferimento in particolare al concetto di “rivoluzione liberale” elaborato da Gobetti, dove i due termini apparentemente contraddittori sono in realtà profondamente intrecciati tra loro. “La questione sociale – scriveva il giovane martire antifascista – non è un problema di eguaglianza ma di libertà”, ponendo dunque la libertà della persona e i diritti individuali al centro della lotta delle forze popolari, fermo restando che la libertà più essenziale è quella dal bisogno e dallo sfruttamento, e che una libertà “per tutti” (la libertà eguale) implica altresì una lotta per l’uguaglianza non solo politica ma anche sociale. Rosselli ha poi continuato a sviluppare questa indissolubile dialettica tra libertà ed eguaglianza, emblematicamente riassunta dal glorioso movimento di Giustizia e Libertà il cui irriducibile antifascismo, poi confluito nella nobile stagione del Partito d’Azione, ha dato un contributo fondamentale alla Resistenza ed alla Liberazione del nostro paese. Ed è forse superfluo ricordare quale sviluppo teorico hanno conosciuto fuori dai nostri confini nazionali queste tematiche laiche e libertarie, che hanno le loro radici nell’illuminismo francese e poi sono state ampiamente valorizzate nel mondo anglosassone grazie al pensiero di grandi “radicali” come John Stuart Mill, John Dewey, Bertrand Russell, John Rawls ed oggi anche Noam Chomsky, senza mai dimenticare – sul piano teorico – la carica umanistica e libertaria della critica marxiana all’alienazione capitalistica, né – su quello politico – il contributo sostanziale dato dai comunisti italiani – dalle “icone” Gramsci e Berlinguer a uomini di grande profondità analitica e apertura ideale come Ingrao e Libertini – al di là della “crosta” ideologica e della deleteria “infatuazione” sovietica.
    In estrema sintesi, si tratta di rilanciare e sviluppare in modo radicale il concetto di libertà, una parola e un’idea che non intendiamo minimamente “regalare” alle destre, che nella storia italiana si sono sempre palesate come illiberali, autoritarie, conservatrici, oscurantiste e fasciste. La libertà è un nostro valore, che la storia del liberalismo “ufficiale” (moderato e conservatore) ha sempre sistematicamente frainteso. La nostra è una libertà eguale, una libertà per tutti; che implica lotta, opposizione, contrasto ed emancipazione per essere progressivamente realizzata (e la cui realizzazione non potrà mai essere piena e completa). Non è la libertà di una élite contro il popolo; non può essere chiusa in una... “casa delle libertà” riservata ai socialmente privilegiati e pertanto più “liberi” degli altri! La nostra è una libertà aperta, accessibile a tutti e a ciascuno. Non è la libertà dei “liberisti”, che falsamente invocano mano libera per un mercato che libero non è, dominato com’è da monopoli pubblici e privati, lobbies, famiglie e mafie. Cos’ha di liberale il capitalismo italiano? Dov’è il “libero mercato” di cui si riempiono la bocca i liberisti nostrani? Anche la libertà economica, in bocca alle destre, suona come beffa, inganno, ipocrisia. La libertà non è neppure un “sistema” da difendere, ma un bene sempre da conquistare attraverso la lotta contro le destre conservatrici, clericali e fasciste (il che vuol dire autoritarie e populiste insieme).
    Autoritarismo e populismo: due (brutte) facce della stessa medaglia, di una medaglia che non ci piace e che accomuna la destra e la pseudosinistra totalitarie, Mussolini e Stalin. Quando Gobetti, lungimirante, metteva in guardia non solo dal fascismo ma dal “mussolinismo”, intendeva criticare anche il malinteso culto delle “masse”, masse che per elevarsi hanno bisogno di seguire un deus ex machina, un duce, un capopopolo, un “virtuoso” interprete della volontà generale, un uomo della provvidenza, o un... unto del signore! Proprio qui dove la vecchia sinistra e la destra vecchia e nuova si toccano, con la benedizione del dogmatismo più antico di tutti: quello clericale, scatta la nostra alternativa libertaria e radicale: più libertà e più uguaglianza; più diritti individuali e più giustizia sociale. Ai tempi di Giustizia e Libertà si discuteva animatamente su quale dei due sostantivi dovesse essere messo per primo. Ma non si tratta di scegliere quando si ha a che fare con due valori dialettici e complementari: vanno perseguiti e sviluppati di pari passo. Da ogni battaglia di libertà consegue più giustizia per tutti; ogni lotta per la giustizia rende ciascuno più libero. Non si è veramente liberi se non si è egualmente liberi, poiché si gode della libertà solo in un contesto sociale dove questo bene sia condiviso ed equamente ripartito; come non può esistere autentica giustizia se non viene garantito ad ognuno il bene primario della libertà, e la vera eguaglianza sta nel reciproco rispetto delle differenze e della diversità di ogni persona. Dunque nessuna massificazione, omologazione, conformismo, né di destra né di pseudosinistra: tutti ugualmente liberi e diversi, tutti liberamente e diversamente uguali! Vorremmo parlare di liberalsocialismo, come lo hanno chiamato Rosselli, Calogero e gli altri maestri, se non fosse per la triste consapevolezza di quanto abbiano contribuito a screditare le due parti di questo binomio i liberali e i socialisti della nostra cosiddetta prima repubblica! Preferiamo allora aggiornare il vecchio “ircocervo” – è l’ironica definizione di Benedetto Croce che non credeva nel possibile incontro tra i due ideali – parlando di “radical-socialismo”, in sintonia con colui che ci pare, di questa intuizione, il più nuovo, originale e stimolante interprete moderno, il leader socialista Luis Rodriguez Zapatero. «Noi collochiamo con chiarezza – scrive il giovane premier spagnolo – l’amplamento dei diritti e delle libertà dei cittadini nel cuore della politica della sinistra», senza con ciò porre in secondo piano la politica sociale finalizzata alle pari opportunità tra i cittadini, come dimostrano – più ancora delle garanzie verbali – gli atti effettivi del suo governo, ispirati ad una radicalità che rifugge da qualsiasi mediazione “centrista”, e ricorda per certi versi le vecchie misure libertarie della Comune di Parigi, che non erano “marxisticamente” socialiste ma in cui lo stesso Marx vedeva in nuce una convincente soluzione della questione sociale.
    Ed infatti, a questo proposito c’è un’ultima istruzione per l’uso: questa fusione di concetti erroneamente contrapposti da secoli di politica classista non ha nulla di “moderato”. Si tratta di essere radicalmente libertari e radicalmente egualitari. Il che non vuol dire estremisti, ma neppure timorosi e accomodanti quando si tratta dei valori fondamentali. Di qui l’impegno in direzione di una intransigente difesa della laicità dello stato e dei diritti delle persone contro qualunque intromissione delle chiese, delle religioni e di una morale dogmatica e imposta da chi ha il potere di dominare le coscienze. Tra questi diritti inviolabili, naturalmente, il più essenziale è la vita stessa. Questo comporta la centralità della questione della pace e del rifiuto delle guerre, “senza se e senza ma”. E significa che le tematiche legate all’ecologia e alla difesa dell’ambiente devono assumere un ruolo basilare, e implicare una strenua lotta contro i meccanismi economici che minacciano la vita e la salute degli uomini, delle donne, dei bambini. Altro che lassez-faire! Di sua spontanea volontà il capitalismo non allunga nessuna “mano invisibile” né a beneficio della natura né a tutela dell’uomo: l’una e l’altro devastati da una globalizzazione selvaggia che in nome del profitto e del “dio denaro” calpesta ogni diritto ed ogni umanità. Solo stati ed organismi politici di tipo nuovo (nazionali, sovranazionali e locali), efficienti e democratizzati alla radice, possono e debbono garantire a tutte le latitudini – contro la rapacità e l’arroganza delle multinazionali e dei santuari della finanza mondiale – la salvaguardia dell’ambiente e il rispetto della vita, della libertà e della dignità di tutti gli esseri umani.

  8. #8
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    Sarà un mio limite, ma fatico a capire cosa c'entri Noam Chomsky con Rawls, Rosselli e tutti gli altri. Allo stesso modo fatico ad immaginare l'ex volontario fascista repubblichino Dario Fo come un padre nobile del radicalsocialismo...

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da LibertàEguale Visualizza Messaggio
    A tutti i compagni che si identificano in una sinistra laica e veramente radicale.
    Non mi piace fare "spot" (anche se un minimo di propaganda è indispensabile in politica ) e quindi lo scrivo una volta e via: con un gruppo di compagni, e il probabile (auspicabile) patrocinio di personalità come Dario Fo, Sabina Guzzanti ed altri ancora, stiamo dando vita ad una associazione politico-culturale (ed eventuale movimento politico se ce ne saranno le condizioni) ispirata al RadicalSocialismo di Zapatero, e con illustri "padri storici" o punti di riferimento attuali (Cavallotti, fondatore del Partito Radicale in Italia, Gobetti, Rosselli, Calogero, Rossi, Giustizia e LIbertà, Partito d'Azione, Bertrand Russell, John Dewey, John Rawls, Noam Chomsky, ecc.). Chi fosse interessato all'iniziativa è pregato di farmelo sapere. Grazie.


    Guzzanti e il buonanima di Rawls?

    Preferisco Dworkin e Guzzanti Corrado.

    Scherzi a parte il liberalsocialismo è sempre una buona causa (se non altro l'unica con cui speriamo di salvare la capra del liberalismo e cavoli del socialismo). Non so poi come e con chi si debba poartre avanti.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da umberto Visualizza Messaggio
    Guzzanti e il buonanima di Rawls?

    Preferisco Dworkin e Guzzanti Corrado.

    Scherzi a parte il liberalsocialismo è sempre una buona causa (se non altro l'unica con cui speriamo di salvare la capra del liberalismo e cavoli del socialismo). Non so poi come e con chi si debba poartre avanti.
    è da disperazione constatare che in Italia non c'è nessuno

 

 
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