Originariamente Scritto da
primahyadum
A questo punto della discussione mi piacerebbe che definiste la mia posizione "relativista":
Osservo che ogni cosa del mondo è caduca e peritura, che attraverso le epoche cambia incessantemente ogni concetto, ogni valore, ogni credenza, quello che è ritenuto bene o male, ciò che è ritenuto buono e giusto in etica, in politica, ovunque....e anche guardandomi intorno a 360° nel mondo, assumendo a misura il tempo presente, estremamente varia è ogni convinzione e ogni radicata credenza. Questa è una realtà.
Ho le mie PERSONALI credenze e convinzioni, molto radicate: aderisco alla Tradizione, i cui assunti io credo metafisici e metastorici e per questo non soggetti alla decadenza e imperituri, ma so che questa è una convinzione del tutto mia, nè posso pretendere di imporla ad altri, così come gli altri non possono pretendere di impormi la LORO verità (o VERITA') ritenuta tale.
Ovviamente fondo la mia vita e la mia ottica su questi canoni, ma non mi scandalizzo se altri la fondano su altri: non combatto le convinzioni altrui, bensì mi limito ad asserire e propugnare le mie, mantenendomi in una sorta di enklave ideale.
Politicamente caldeggerei che venissero accolte le mie idee e che ogni cosa trovasse collocazione secondo la mia prospettiva, ma so che devo anche cercare di optare per il male minore, qualora non vi riesca.
Politicamente per me la libertà individuale e d'iniziativa è un valore irrinunciabile: sia libera la chiesa in libero stato non confessionale, nel rispetto di verità particolari senza preponderanza cogente.
Come definireste questa forma di relativismo?
hefico: