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L'Iran nel mirino
16 gennaio 2007 – Informazioni da fonti diverse, sia statunitensi che dalla regione dell'Asia sud-occidentale, raccolte dall'Executive Intelligence Review, concordano nel dare il vice-presidente Cheney determinato a scatenare la nuova guerra all'Iran a breve.
C'è innanzitutto il forte sospetto, avanzato anche da ambienti militari USA ostili ad un attacco militare nei confronti di Teheran, che il rincalzo di 21.500 soldati da inviare in Iraq sia solo una mossa preventiva in preparazione di un eventuale attacco all'Iran, condotto da Stati Uniti e/o Israele. Un attacco alla repubblica islamica avrebbe infatti ripercussioni molto forti anche all'interno dell'Iraq, data la componente sciita, maggioritaria in quel paese; l'aumento delle truppe occorrerebbe quindi per far fronte ad una nuova ondata di attacchi nei confronti dei soldati USA in Iraq.
C'è poi la questione dell'annunciato arrivo nella zona di una seconda portaerei USA, mezzo del tutto superfluo per la guerra in Iraq, per la quale vengono usate basi a terra molto vicine. Nel Golfo ed in particolare nello stretto di Hormuz ormai si assiste ad un vero affollamento di vascelli e un “incidente” alla “golfo del Tonkino”, provocato o direttamente simulato, è sempre più possibile. È infatti di pochi giorni fa lo scontro tra un sottomarino USA e una petroliera giapponese, sintomo del fatto che i sottomarini americani operano a bassa profondità nella zona, ovvero in assetto da puntamento. Tale sospetto è stato sollevato anche dall'Ammiraglio russo della flotta del Mar Nero Eduard Baltin.
Anche il quotidiano francese Le Figaro ha messo in luce questo aspetto sottolineando inoltre l'arrivo di altre navi da guerra a breve.
Il segretario di Stato USA Condoleeza Rice si è lasciata andare ammettendo che il presidente Bush ha già dato ordine di attaccare presunti combattenti iraniani in Iraq. Questa affermazione assume un monito sinistro alla luce dell'attacco che soldati americani hanno compiuto ai danni del consolato iraniano nella città irachena di Irbil, con arresto di funzionari iraniani in visita nella regione curda.
Questo attacco, compiuto in spregio delle norme di diritto internazionale, è stato ideato evidentemente come una provocazione, tesa forse a suscitare una qualche risposta iraniana. Il sospetto diffuso, infatti, è che tutti questi preparativi, uniti ad una campagna mediatica sempre più pressante (il Sunday Times la settimana scorsa parlava di un imminente attacco israeliano) siano tesi a creare il clima adatto ad un incidente di qualche tipo, che possa giustificare una “risposta” militare.
La newsletter statunitense Washington Note, l'11 gennaio, è andata oltre ed ha posto il dubbio che sia già stato emesso dalla presidenza USA l'ordine segreto di lanciare operazioni militari contro Siria e Iran, in questo modo scavalcando e mettendo di fronte al fatto compiuto il Congresso e la stragrande maggioranza degli americani che è ostile alla guerra.
GEOPARDY