Originariamente Scritto da
JohnPollock
FATTI & MISFATTI: NEI SONDAGGI BERLUSCONI BATTE PRODI 58 A 30 La Euromedia Reserch, quella stessa società di sondaggi che nell’ultima campagna elettorale aveva segnalato – nell’indifferenza dei più - il sorpasso del centrodestra sul centrosinistra, azzeccando in pieno le previsioni, è oggi l’autrice di un’indagine i cui dati più rilevanti sono due: la Casa delle Libertà, senza Casini, è al 52,2 per cento dei consensi mentre l’Unione, con Follini, si ferma al 42,5%. Insomma, se si votasse oggi, Berlusconi vincerebbe le elezioni. Con e senza l’Udc che da sola si ferma al 4,8 (era al 6,7 meno di un anno fa).
Voti che vanno ad arricchire il bottino di Forza Italia che passa dal 23,7% al 33. Alleanza Nazionale invece subisce una leggera flessione (dal 12,3 al 11,3) così come i partiti più piccoli, mentre la Lega conquista mezzo punto ma, a differenza dell’aprile scorso, oggi è assieme agli autonomisti del Sud.
A sinistra, di contro, scendono in picchiata i Ds e La Margherita che passano dal 31,2 al 26,8 (un brutto segnale anche per l’avvio del Partito Democratico). Sono loro a pagare più di altri le conseguenze dell’azione di governo: infatti, ad eccezione dell’Italia dei Valori che recupera uno 0,2 per cento e dei Verdi che si confermano al 2, tutti gli altri partiti di sinistra perdono quota (la Rosa nel pugno passa dal 2,5 al 2,2; l’Udeur dal 1,4 al 1,2; i Comunisti italiani dal 2,3 al 2,1; Rifondazione Comunista dal 5,8 al 5,1). E l’Italia di mezzo? Per l’irrequieto Follini un misero 0,2 per cento.
Nel confronto poi tra i candidati premier, Berlusconi batte Prodi di circa il doppio: il leader di Forza Italia ha la fiducia del 58,4 percento degli elettori, mentre il professore si ferma al 30 per cento. Poco per arrogarsi il diritto di rappresentare gli italiani e di governare per loro conto.
Sempre in tema di sondaggi, il Corriere della Sera pubblica quello di Renato Mannheimer che titola “risale la fiducia nell’esecutivo”. Ma i dati illustrati nell’articolo precisano che ad aprile dello scorso anno il 51 percento degli italiani riteneva che il governo dell’Unione avrebbe operato bene mentre oggi la percentuale scende al 37%. E per dire che c’è “un segnale debole” di maggior favore, enfatizza quel punto percentuale che divide chi è contento del governo da chi sostiene che il governo danneggerà il Paese (36%) dimenticando però un 23% di scontenti e delusi.
Il Corsera ha voluto offrire un’iniezione di ottimismo ad un esecutivo che non gode buona salute nei sondaggi ma nemmeno nelle prospettive future perché le aspettative degli italiani mal si conciliano con le esigenze politiche dei partiti di maggioranza.
Già oggi le intenzioni di voto premiano il centrodestra che raccoglie i voti di chi – pur dichiarandosi di centrosinistra – non voterebbe più per un partito della maggioranza (era l’1% dell’elettorato ad ottobre, ora è quasi il 5%). Né il futuro può offrire migliori occasioni. Per recuperare la fiducia persa Prodi dovrebbe ridurre le tasse (ma Padoa Schioppa frena le fughe in avanti di chi promette un taglio alla pressione fiscale), intervenire sulle pensioni (ma la sinistra radicale impedisce – anche a dispetto delle indicazioni europee – qualsiasi intervento capace di sanare il welfare e assicurare pensioni dignitose), aiutare le famiglie (ma la finanziaria ha penalizzato proprio i nuclei familiari, ancor più se numerosi), investire nella scuola, università e ricerca (ma fino ad ora hanno solo “tagliato” la riforma e i fondi assegnati dal governo Berlusconi). E poi dovrebbe anche intervenire sulla sicurezza, sulla politica estera, sulla Tav: argomenti sui quali è difficile che i partiti di maggioranza riescano a trovare un comune sentire. Così come per i Dico: una metà degli intervistati li ritiene importanti, un’altra metà non vuole che venga approvato il riconoscimento delle coppie di fatto. Esattamente come le due anime del centrosinistra.
Insomma, Prodi è destinato a scivolare ancora più in basso nel gradimento dei cittadini, perché se è difficile trovare una coesione nella maggioranza, è ancora più difficile che le scelte condivise coincidano con i desiderata degli elettori.
Lo dicono i numeri, non solo il buonsenso.
8/3/2007