Egregio Presidente,
da emigrato reagisco alle liberalizzazioni decise dal governo, dicendo: "Molto bene, ottime decisioni".
Il governo aspetta un qualche slancio conseguente dell' economia. Spero sia possibile. Certamente prenderete altre decisioni per il rilancio dell' economia.
Ma ecco la domanda cruciale: è sicuro che funzionerà ?
Le liberalizzazioni decise avrebbero certamente un buon effetto, provocherebbero un "colpo di reni", se l' Italia fosse un Paese normale. Se la società italiana fosse una società gestita secondo canoni europei (capacità e funzionamento delle istituzioni, impegno e professionalità della classe dirigente, chiarezza degli interessi nazionali). Siamo in una situazione simile ?
Fino ad oggi il sistema Italia ha fatto parecchi passi indré, per raggiungere senza sforzi la posizione di fanalino di coda della U.E.. Non a caso. I motivi di tale arretramento risulteranno chiari con un' inchiesta a tutto campo sulle differenze fra la normalità europea e gli insuccessi ripetuti della società italiana.
Da un' inchiesta seria di tale tipo risulta:
- gli arretramenti e gli insuccessi della società italiana erano il nostro destino, viste le fondamenta (mancanti) della società italiana. Essi sono poco dipendenti da chi sta al governo;
- tali arretramenti erano già prevedibili, viste le evoluzioni sociali, quattro anni fa, se non per il momento, sicuramente per il loro livello.
Le propongo pertanto, sulla base di paragoni fatti per un decennio coll' Europa, le mie valutazioni:
1. non ci sarà uno slancio del livello desiderato per l'economia, che sia tale da poter creare occupazione. Certo, visto il doppio linguaggio che si usa tenere in politica, lo slancio verrà forse annunziato comunque. Ma non ci sarà, se non viene affrontato il problema sociale, le cause dell'arretramento e le relative incapacità diffuse (che sono pronto a presentarle, essendone divenuto un esperto).
2. Se il vostro governo continuasse ad operare nel solco dei governi precedenti (ignorando i risultati e gli insuccessi, non cercando le cause per cui la società italiana è forse l'unica in U.E. a non funzionare), allora il Paese continuerà ad arretrare. Poco importa se l' arretramento sarà attribuibile all’ incapacità del governo di decidere le giuste misure o all' inabilità di istituzioni inefficienti di applicare le decisioni governative. Se il Paese arretrasse ancora, potrebbe superare il “punto di non ritorno”....
3. È consigliabile che il governo non continui colla vecchia "fiera delle illusioni" dei governi precedenti. Siate realisti, pur se cio' è difficile nel Paese del doppio scenario. Esaminate la società italiana, a confronto coll' Europa. Vi accorgerete che una società nazionale NON ESISTE. Essa é stata ormai sostituita da un aggregato di cordate, congreghe, clans e tribù. Aventi ognuno i propri interessi particolari. In tale scenario (unico forse in U.E.) il governo avrebbe la responsabilità di equilibrare gli interessi diversi. È possibile fare cio', anche tenuto conto anche degli interessi nascosti ? Non voglio giudicare ma, da emigrato, ho il diritto di chiedere. Visto che parecchi emigrati, andati in pensione, ritengono opportuno non tornare (io sono fra questi). Da emigrato, constato che troppi politici conoscono molto meglio gli interessi personali o di clan che quelli nazionali, oramai quasi dimenticati .
4. Lo stato della società (la quale continua a danzare sul ponte del Titanic) è tale che l'efficienza, la responsabilità, l'impegno, la coerenza, la razionalità, sono concetti dimenticati nella vita sociale di oggi. Ecco i motivi per cui molte decisioni governative, buone o cattive, stentano ad essere realizzate. Non dimentichi questo fattore, Lei lavora in Italia, non a Bruxelles...
5.È vero che fa parte del DNA italiano l'abitudine sociale di" lasciar correre", "chissene", "non mi compete". Ma se un nuovo governo, in periodo di decadenza, non prende l'occasione del "terzo mondo alle porte" per proporre agli Italiani di divenire seri.... allora noi emigrati stimeremo quel governo colpevole. Se la questione primaria (rapporti sociali, capacità professionali ridotte nella vita sociale, mancanza degli strumenti per gestire un Paese) non viene messa all' ordine del giorno oggi, allora noi emigrati, vedendo il fallimenti della manovra "rimessa sugli stessi binari", accuseremo il governo di aver dato al sistema Italia, per incoscienza ed incapacità, la spinta finale per raggiungere il terzo mondo.
Concludiamo, egregio Presidente, dicendole che per un' ispezione sulla società italiana (la sua realtà in U.E., non la sua apparenza di cui i politici discorrono) che é urgente e necessaria, per poter poi discutere le misure correttive urgenti, gli emigrati sarebbero i migliori collaboratori. In quanto potrebbero raccontare agli Italiani quali sono le condizioni necessarie a permettere lo sviluppo dell' economia.
La mia testimonianza (e quella di altri emigrati in Paesi avanzati) è necessaria per innescare una riflessione che ritengo urgente (inizialmente conducibile da una istituzione indipendente ?), la quale ci permetterebbe di capire in cosa siamo lontani dai Paesi capaci di sviluppo, cosa ci è necessario per divenire competitivi. Dopo tale riflessione sarà possibile discutere un programma di europeizzazione del Paese. Una bozza di programma in tal senso è già inclusa in un saggio che ho pubblicato su Internet.
Nell'esprimere ancora la disponibilità pêr una presentazione, mia e di un altro emigrato, invio i miei distinti saluti.
Antonio Greco
(analista del degrado italiano)