.
.
Non facciamo del moralismo bacchettone: la cosa scandalosa è che i ricchioni rivendichino diritti non che esistano: c'è sempre stata una percentuale di omosessuali fra la popolazione.
Pier Paolo Pasolini era un vero difensore della tradizione e, a differenza dei vari Evola ecc., non di una tradizione mitica più o meno inventatata a tavolino, ma di una tradizione italiana vera, fatta di pietre, di terra, di carne e sangue. Pochi come lui hanno saputo celebrare, attraverso il cinema, la poesia, la pubblicistica, l'Italia rurale e del mondo popolare urbano con le sue millenarie tradizioni e tipi antropologici e pochi come lui sono riusciti a comprendere appieno e spiegare lucidamente i danni portati dal consumismo e dal boom economico, in termini di distruzione delle identità e, come diceva lui, di "omologazione".
La sua provocatoria e geniale presa di posizione per l'abolizione della televisione e dell'istruzione obbligatoria, per salvare il popolo dall'abbrutimento dovuto allo sradicamento culturale è un esempio di di sfida anticonformista quanto mai attuale ai valori della modernità.
La sua dichiarazione, all'indomani di scontri di piazza fra studenti di sinistra e poliziotti, a favore di questi ultimi, figli del popolo, del sud, contro gli studenti borghesi e annoiati, dichiarazione che scandalizzò i suoi compagni del PCI, le sue critiche ai capelloni, alle mode giovanili, al finto anticonformismo dei giovani contestatori di sinistra dimostrano che egli era l'antitesi del radical chic e, se mai è stato un vero comunista, lo era nel senso del comunista popolare anni '50 o precedente, quello delle lotte operaie e contadine, non quello dei debosciati progressisti anni '60 e '70.
Visse l'equivoco di molti comunisti della sua generazione, di pensare che un'ideologia ebraica, borghese, mondialista e antireligiosa potesse davvero riscattare i popoli con il loro portato di tradizioni e di retaggi culturali, ma quando la contraddizione divenne insanabile, non scelse il progressismo cosmopolita e sradicato, come praticamente tutti i suoi compagni, ma si fece portavoce della tradizione e dell'identità, al punto da venire criticato come passatista e reazionario.
Se oggi vivesse, sarebbe un uomo di destra.
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
E il fatto che Pasolini non disdegnasse rapporti con ragazzini dove lo metti Peucezio?
Credo sia stato un grande artista e un grande pensatore.
La sua grandezza pone in secondo piano le sue debolezze umane.
In ogni caso, sicuramente, come ha scritto Peucezio, Pasolini ha saputo individuare nel "laicismo consumista" il male dei nostri tempi, il male che attanaglia tuttora l'Europa e l'Occidente, ed ha assunto posizioni non conformiste contro la sovversione sessantottina mentre i suoi "compagni" elogiavano la rivolta anarcoide dei capelloni, della versione italica dei figli dei fiori, delle "zecche" progressiste e dei radical-chic.
Di negativo in lui vi è ovviamente il fatto che fosse un "pederasta" e il suo anti-fascismo dichiarato.
Però, concedetemelo, continuo a preferire come "difensore della Tradizione" Evola piuttosto che Pasolini anche perchè non credo che quella "evoliana" sia una "tradizione inventata a tavolino".
esatto...