ho visto per Roma in questi giorni i nuovi manifesti del trifoglio, voi che ne pensate? http://www.trifoglio.org/10comandamenti.html
ho visto per Roma in questi giorni i nuovi manifesti del trifoglio, voi che ne pensate? http://www.trifoglio.org/10comandamenti.html
Che chiunque interviene su questo forum usando la parola "Roma" (maiuscolo) dovrebbe essere segato a vista.
Io a roma ho visto le barraccopoli sotto i ponti.. Bello spot
Tu che odi dio e la vita cristiana
Senti la sua presenza come un doloroso cancro
Vengano profanate e profanate aspramente
Le praterie del cielo bagnate di sangue
Odiatore di dio
E della peste della luce
Guarda negli occhi paralizzati di dio
E sputa al suo cospetto
Colpisci a morte il suo miserevole agnello
Con la clava
Dio, con ciò che ti appartiene ed i tuoi seguaci
Hai mandato il mio regno di Norvegia in rovine
I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
Hai distrutto con la tua orrida parola
Ora vai via dalla nostra terra!
I due volti di Milano
«Basta degrado nella capitale dello stile»
Il settimanale Newsweek: laboratorio di nuove tendenze. Il Comune: città con molti tesori, ma serve un piano di rilancio
Contraddizioni
di una metropoli
Per il settimanale Newsweek, Milano è la capitale dello stile e del design. In prima linea per le tendenze di moda, arredamento e cultura. Ma l'altro volto di Milano è il degrado dei quartieri-dormitorio, come Ponte Lambro, San Siro, Calvairate, Affori. Piazza Duomo e la Stazione centrale sono ridotte a un bivacco. Le sponde dei Navigli sono a rischio frane e i ponti instabili. Piazzale Cadorna è sporco e l'arredo urbano trascurato
«Capitale dello stile». «Caposcuola di una nuova tendenza del design». Milano. Vista dal settimanale americano Newsweek. Tra moda, arredamento, cultura e savoir vivre. Numero uno nel determinare le tendenze, passando dal Just Cavalli café sulla Torre Branca per arrivare all'«emporio» di Corso Como 10. Eccellenze e paradossi. Perché mentre la città viene incoronata dagli osservatori stranieri, ogni giorno, in centro come nelle periferie, si combatte una dura battaglia contro il degrado, i graffiti, l'incuria, la mancanza di senso civico. Da piazza Duomo a Ponte Lambro, dai Navigli alle aree dismesse, dalla Stazione Centrale ai mezzanini del metrò ai quartieri dormitorio delle periferie. Bivacchi e vandalismi, microcriminalità e abbandono. Altro che eccellenze. «Nonostante i riconoscimenti e i primati — commenta Giovanni Bozzetti, assessore comunale alla Moda, Turismo ed Eventi — Milano è una città degradata in molte zone. La sua immagine viene scalfita dai graffiti, dai bivacchi di piazza Duomo, dalla maleducazione».
Bozzetti allora immagina le eccellenze ambrosiane a servizio della città, in una sorta di progetto virtuoso che sappia ridisegnare il volto più grigio di Milano. Designer e architetti, stilisti e fotografi. Tutti insieme. «Un tentativo lo sto facendo: ho chiesto ad alcune grandi firme della moda di disegnare le luminarie natalizie». Un primo passo. Anche se per piazza Duomo, ammette l'assessore, ci vorrebbe altro. «Si potrebbero riscoprire le manifestazioni religiose. In modo che la piazza possa riscoprire la sacralità perduta». A differenza di San Pietro a Roma, «dove nessuno si sognerebbe di buttare una cartaccia per terra». Ma in fondo è solo questione di rispetto, conclude l'assessore. E di bellezza. «Perché dove c'è la bellezza, il rispetto è automatico».
di Annachiara Sacchi
Cecilia Pirovano. Milano,
A Milano alcune migliaia di persone abitano baraccopoli costruite con mezzi di fortuna, sorte negli interstizi della città, nei luoghi vuoti e nascosti non ancora occupati dall’urbanizzazione diffusa.
E' un fenomeno in rapida crescita, che coinvolge di anno in anno un numero di persone sempre maggiore, e può essere visto come il sintomo più grave della situazione di disagio abitativo che coinvolge l’intera città.
La difficoltà nel trovare casa a Milano colpisce le fasce di popolazione più deboli in maniera estrema e devastante, lasciandole in condizioni di precarietà assoluta.
Le fotografie di questa ricerca sono state realizzate durante un lavoro di ricognizione e di raccolta di testimonianze fatto insieme ad alcuni volontari del NAGA nelle aree occupate.
Le fotografie descrivono gli spazi, per raccontare la vita delle persone che li abitano e il loro rapporto con la città.
Le baraccopoli sono perfettamente mimetizzate rispetto alla città che le circonda, chi non sa della loro presenza difficilmente riesce a vederle.
L'invisibilità è la condizione primaria della loro esistenza: solo così si preservano dal rischio di sgomberi distruttivi e dal razzismo del vicinato. Per entrarvi è necessario superare muri, barriere, recinti, soglie perfettamente nascoste nella trama del tessuto urbano.
Anche la popolazione delle baraccopoli è invisibile: di giorno lavora, vive e si sposta nella città; di notte refluisce nelle aree occupate. Sembra che esista un vero e proprio universo parallelo, funzionale per l'economia della città con la propria forza lavoro, ma costretto a nascondersi per poter vivere indisturbato nelle proprie case. Gli abitanti delle baraccopoli non sono emarginati al termine di un processo di esclusione, ma persone povere con le più comuni aspettative, sostenute dalla speranza di un futuro migliore.
La scelta di fotografare le baraccopoli rientra nell'idea di restituire alla città un'immagine sconosciuta di se stessa: mostrare a Milano quella parte di sé che non vuole vedere né tanto meno mostrare agli altri.
Fulcro di questo lavoro è la rappresentazione di ciò che non deve essere mostrato, perché nel momento in cui diventa visibile rischia di essere distrutto.
Questo implica la consapevolezza di una responsabilità, di una scelta etica.
È stata rispettata la volontà delle persone di non voler essere fotografate, nella comprensione della loro condizione di disagio estremo. Sono stati fotografati gli spazi e le case, per raccontare la quotidianità dei luoghi, la profonda dignità che li abita, e il desiderio di normalità che ne traspare.
out - office for urban transformation