Giuseppe Stalin
Garibaldi, Mazzini e Cavour.
Il Coraggio, l'Ideale, la Ragione
" Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome Giuseppe Mazzini"
Metternich
Ho letto brani di prosa di Mazzini che mi hanno fatto considerare Al Qaeda come dei dilettanti; ho letto di episodi di malvagità e di oppressione da parte dell'esercito piemontese (in meridione) che fanno accapponare la pelle; ho letto della gestione farsesca dei plebisciti di adesione alla monarchia sabauda che si sono svolti nei territori del centro-nord.
Ho letto abbastanza da dubitare della storia che ci è stata propinata a scuola, da rendere necessario, per me, che sia fatta piena luce su quel fondamentale periodo di quello che è poi diventato lo Stato Italiano.
Le ombre che mi si sono formate nella mente mi fanno scartare senza alcuna pietà sia Mazzini, sia Garibaldi, sia Cavour, sia la Casa Savoia e tutti i suoi cortigiani.
Scarto anche Churchill per il suo ruolo nell'epoca di massimo splendore del colonialismo. Non considero neanche per scherzo Hitler e Stalin, inverecondi macellai
Tutto sommato, premierei:
- la serietà e dignità di Alcide De Gasperi (per il suo intervento alla conferenza di pace di Parigi);- Franklin Delano Roosevelt, che ha sollevato il suo Stato da comparsa ad indiscussa potenza mondiale (anche se la sua iniziale neutralità nei confronti di Hitler mi irrita e la sua partecipazione alla criminale conferenza di Yalta lo squalifica abbastanza);- J.F.Kennedy, per lo svecchiamento della politica americana (ricaduta poi all'età della pietra con Johnson)
Visto da un'altra angolazione:
http://www.eleaml.org/nicola/rubrica...la_patria.html
- Cavour:
Camillo Benso conte di Cavour, è ritenuto forse il Padre più significativo della nazione italiana, la mente superiore che tesse le tele con intelligenza ed arguzia per il fine supremo dell’Unità. Apparteneva politicamente all’area di Centrodestra, ed era infiltrato, lui stesso massone, nella massoneria europea.
Ambizioso e caratterizzato da una voce dal tono stridulo, conosceva meglio il francese (come tutti i savoiardi) che l’italiano, che parlava e scriveva non bene, tanto (come il suo re) da doversi far correggere discorsi e scritti.
Legato al denaro, così da decidere di sposare per interesse una ragazza ginevrina molto ricca senza esserne innamorato, come confessato da egli stesso per iscritto.
La sua sete di denaro lo portava a speculare in borsa, dove perse 45.000 scudi e conseguentemente (come scrisse) arrivò alla decisione di suicidarsi con un colpo di pistola alla testa.
Il padre lo dissuase, saldandogli il debito.
Apparteneva ad una famiglia benestante con azioni ed interessi nel commercio del grano e della farina, ed in occasione d’una rivolta del popolo inferocito e protestante per la mancanza di pane, non esitò (con nobile gesto) a far sparare sulla folla.
Si distinse anche per non far applicare le leggi esistenti di tutela sulle risaie e l’abolizione del dazio sul chinino, rimedio per la cura della malaria contratta dai contadini, con responsabile e consequenziale decesso di molti di essi.
Nel suo Stato di Sardegna, così ligio alla partecipazione popolare, il 98% dei sudditi di tanto magnanimo re e ministro, era escluso dalle votazioni, a cui solo circa 90.000 persone avevano diritto.
Cavour, però doveva avere più a cuore evidentemente le sorti degli abitanti del Sud, così da organizzare con l’aiuto dei massoni inglesi l’intrigo per annettere l’ex Regno delle Due Sicilie.
L’impresa era la più difficile, dopodiché a missione compiuta sarebbe stato molto più facile proseguire la risalita e la conquista del Papato e degli altri stati minori, e completare l’Unità.
Le vere ragioni, come è ormai stato notoriamente assodato, erano le condizioni da bancarotta delle finanze sabaude: il deficit era di 24 milioni che portavano il debito pubblico alla cifra di 750 milioni; come disse il deputato Boggio: “ ecco dunque il bivio: o la guerra o la bancarotta!”. Cavour convinse una parte dei governi europei della tirannia dei Borbone, fece scrivere a Gladstone e diffondere una finta relazione sulle presunte raccapriccianti condizioni delle carceri e del popolo napoletano (definita falsa dallo stesso scrittore in seguito), e con i soldi inglesi (i quali miravano ad acquisire le saline e lo zolfo siciliano) infiltrò suoi emissari al Sud per corrompere notabili e militari. Era così convinto di dover riuscire nella diabolica impresa da dichiarare: ..imporre l’Unita! Sui mezzi non v’è dubbio: la forza morale, e se questa non bastasse, la fisica!”
Incaricò Cialdini, La Marmora, ed altri ufficiali ai quali dette le mani libere per attuare, con i metodi più crudeli, il massacro delle genti del meridione, e fece applicare la famigerata Legge Pica per la barbara repressione dei briganti e dei resistenti in genere. Avallò le folli teorie “naziste ante-litteram” del medico Lombroso, che sostenevano un DNA con criminalità innata dei meridionali, a fronte della misurazione e forma del cranio.
Riteneva ed apostrofava (insieme al suo re) come “canaglie” i soldati napoletani prigionieri e deportati. Fece requisire le terre che i Borbone davano in uso gratuito dal Demanio ai contadini, e le rivendette ai baroni, riapplicando il vassallaggio che i Borbone avevano debellato.
Nonostante relazioni dei suoi uomini sulla sanità delle finanze e dei suoi metodi applicativi nel Sud, fece distruggere i registri, e buttò nel caminetto quelli della Marina Borbonica. Il suo governo fece in modo di non dare più commesse a Pietrarsa, ai Cantieri di Castellammare e a tutte le principali industrie del Sud, decretandone la fine e foraggiando l’Ansaldo e le altre aziende del Nord, spostando il processo economico e dando il via ad un futuro di sottosviluppo per il meridione.
Fuor d’ogni dubbio era uno stratega, una mente; col piccolo problema d’essere diabolica!
Lenin
Pietro il Grande
Khruscev