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Discussione: Fantamunnezza

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    Talking Fantamunnezza

    Prologo. «Hombres! Vola il gabbiano che in alto va/ e con lui, e con lui, vola la libertà./ Hombres del mar/ il mare canta insieme a voi». Golfo di Napoli, inverno del 2008. È tornato il Corsaro Nero, quello che cantavano i mitici fratelli De Angelis, alias Oliver Onions o Charango. Rivestito interamente da abiti color delle tenebre, con tanto di bandana, Silvio Berlusconi è a capo di una flotta di milleduecento navi. L’immenso corteo sul mare è aperto da tre caravelle ultratecnologiche: la Veronica, con al timone il Corsaro in persona; la Michela Vittoria e la Santa Mara. Il Corsaro Nero è arrivato da Antigua per liberare Napoli dalla munnezza. Le operazioni di carico durano otto giorni. Alla fine, Napoli è libera, come quando sbarcarono gli Alleati nel Quarantatré del secolo scorso. Il Corsaro Nero e la sua flotta ripartono ai primi di febbraio verso una meta sconosciuta. Appena fuori il golfo di Napoli, superata l’isola d’Ischia, Berlusconi dà l’ordine a tutte le sue navi di suonare le sirene. Usa così, infatti, tra gli uomini di mare quando le loro imbarcazioni s’incrociano. Col cannocchiale, il Corsaro Nero ha riconosciuto all’orizzonte, proprio davanti al disco di un freddo sole invernale, il Pequod di Benedetto XVI, novello Capitano Achab. Nel ventre della baleniera vaticana è stato stivato un carico triste, migliaia di bambini mai nati a causa dell’aborto. Con gioia, Papa Achab I fa rispondere al saluto del Corsaro Nero. Una sinfonia di sirene. In fondo, l’Italia è un paese di marinai.
    Lo spazzino ignoto. Undici gennaio del 2408 nella scandinava Napoli. Il sindaco Gennaro Sorensen è nel suo ufficio con gli assessori Assunta Eriksson e Sven Esposito. Sono le sette di mattina. Alla stessa ora, in largo Ezequiel “Pocho” Lavezzi, eroe del terzo scudetto del Napoli quattro secoli prima, i bambini delle scuole elementari festeggiano la giornata del ricordo. È qui che è stato costruito alla fine del 2100 il gigantesco monumento allo spazzino ignoto. Vengono proiettati film tridimensionali sulla tragedia del 2008, quando l’intera città venne ricoperta dai rifiuti, manco fosse la lava del Vesuvio. In largo Lavezzi arrivano anche il sindaco e i suoi due assessori. Ai ragazzi scandiscono come un lamento due parole, «Mai più», e indicano le foto di due politici di quel secolo: Antonio Bassolino, governatore della regione, e Rosa Russo Iervolino, sindaco della città. L’idea di trasformare Napoli in una Stoccolma italica venne proprio quando la città fu colma di spazzatura. Nel gennaio del 2008, arrivò a Napoli un supersceriffo inviato dall’allora governo centrale di Roma. Si chiamava Gianni De Gennaro e la sua missione si arenò sull’ossessiva ricerca di pentiti di camorra tra i sacchetti di rifiuti. Indi, lo sbarco del Corsaro Nero che liberò la metropoli assediata dalla munnezza. Fu a quel punto che maturò la clamorosa idea di ripopolare Napoli a piccole dosi.
    In pratica fu avviata una politica demografica per incentivare l’immigrazione dai paesi scandinavi: Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca. A intere famiglie di nome Eriksson, Larsson, Sorensen, Stromberg, Eklund, Ikea, Von Trier, Sjoberg e così via vennero regalate le più belle case sulla collina di Posillipo. Nel giro di due secoli, Napoli non fu più il regno delle bionde, nel senso del contrabbando, ma divenne una città bionda.
    Il modello scandinavo. La scandinavizzazione della città portò benefici mai visti. La camorra scomparve, sopravvisse solo il clan Jorgensen-Giuliano, e nel centro di Napoli, all’interno del porto, fu costruito il più moderno termovalorizzatore dell’universo, capace di produrre energia per un’intera regione. Si estinsero anche i neomelodici, incapaci di riciclarsi con canzoni in dialetto della Svezia del sud, mentre il ricordo imperituro di Mario Merola fu mantenuto vivo dallo Zappatore rivisitato in chiave pop dai nipoti degli Abba. Il modello scandinavo-partenopeo divenne un mito a ogni latitudine e il suo simbolo non furono né la pizza né il mandolino ma una carta pulita e non sporca. Da città dell’eterna protesta dei disoccupati, Napoli si trasformò in una roccaforte protestante dell’Italia papista.
    Gli scavi di Pianura. Per tornare al 2408. Il sindaco Gennaro Sorensen è a capo di una coalizione socialdemocratica tipicamente scandinava e l’opposizione è guidata da Clementina Maria Mastella in Larsson, cattolica e discendente di quel Mastella fondatore dell’Udeur all’inizio del ventunesimo secolo. A Roma c’è la settantaduesima repubblica eletta col sistema elettorale misto nigeriano-indonesiano. Napoli vive di turismo, con le spiagge dell’intero arco del golfo affollate di bagnanti, e di archeologia. Da tutto il mondo, per esempio, arrivano per visitare gli scavi di Pianura, che testimoniano la tragedia della munnezza avvenuta nel 2008. Gli archeologi hanno riportato alla luce una quantità impressionante di detriti e rifiuti che fanno brutta mostra di sé nel percorso guidato all’interno del sito. Nel corso di una tormentata riunione, la giunta Sorensen ha poi affrontato l’annoso problema di distruggere o meno gli scavi di Pianura a causa della loro mostruosità. Alla fine è prevalsa l’esigenza di ricordare. Napoli e la munnezza. Mai più.
    Fabrizio d'Esposito
    10/1/2008



    http://www.ilriformista.it/news/rif_...4&id_news=3003

  2. #2
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    Bellissimo

 

 

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