Fabrizio Cristiano[1] De André (Genova-Pegli, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999
Fabrizio Cristiano[1] De André (Genova-Pegli, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999
Cantico Dei Drogati
Ho licenziato Dio gettato via un amore
per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore
Le parole che dico non han più forma nè accento
si trasformano i suoni in un sordo lamento
Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco.
Come potrò
dire a mia madre che ho paura ?
Chi mi riparlerà di domani luminosi
dove i muti canteranno e taceranno i noiosi
Quando riascolterò il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi che la sera raccoglie
Io che non vedo più che folletti di vetro
che mi spiano davanti che mi ridono dietro
Come potrò
dire a mia madre che ho paura ?
Perchè non hanno fatto delle grandi pattumiere
per i giorni già usati per queste ed altre sere ?
E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore ?
E soprattutto chi e perchè mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo ?
Come potrò
dire a mia madre che ho paura ?
Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio come una buona nota
Mi citeran di monito a chi crede sia bello
giocherellare a palla con il proprio cervello
Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito
Come potrò
dire a mia made che ho paura ?
Tu che mi ascolti insegnami un alfabeto che sia
differente da quello della mia vigliaccheria
Mia Ora Di Liberta'
Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà
se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
E' cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita
non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignità
tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dirà di me alla gente
quel che dirà ve lo dico io
da un pò di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da nn riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.
Ci hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.
Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
e abbiam deciso di imprigionarli
durante l'ora di libertà
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta
la nostra ultima canzone
che vi ripete un'altra volta
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti
IL BOMBAROLO
Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
è quasi indipendente
ancora poche ore
poi gli darò la voce
il detonatore.
Il mio Pinocchio fragile
parente artigianale
di ordigni costruiti
su scala industriale
di me non farà mai
un cavaliere del lavoro,
io sono d'un'altra razza,
son bombarolo.
Nello scendere le scale
ci metto più attenzione,
sarebbe imperdonabile
giustiziarmi sul portone
proprio nel giorno in cui
la decisione è mia
sulla condanna a morte
o l'amnistia.
Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore,
c'è chi aspetta la pioggia
per non piangere da solo,
io sono d'un altro avviso,
son bombarolo.
Intellettuali d'oggi
idioti di domani
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani,
profeti molto acrobati
della rivoluzione
oggi farò da me
senza lezione.
Vi scoverò i nemici
per voi così distanti
e dopo averli uccisi
sarò fra i latitanti
ma finché li cerco io
i latitanti sono loro,
ho scelto un'altra scuola,
son bombarolo.
Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aeroplani,
io vengo a restituirti
un po' del tuo terrore
del tuo disordine
del tuo rumore.
Così pensava forte
un trentenne disperato
se non del tutto giusto
quasi niente sbagliato,
cercando il luogo idoneo
adatto al suo tritolo,
insomma il posto degno
d'un bombarolo.
C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali.
Ma ciò che lo ferì
profondamente nell'orgoglio
fu l'immagine di lei
che si sporgeva da ogni foglio
lontana dal ridicolo
in cui lo lasciò solo,
ma in prima pagina
col bombarolo.
grande artista.
su
grande stimatore di Cioran, grandissima e rara personalità
Tutto questo é un paradosso.
Neofascisti che lodano Faber...questo é senz'altro il frutto della vostra assenza di una mente.
Faber odiava i fascisti. Erano gli unici personaggi per i quali si riservava il giudizio, che sospendeva in molti altri casi.
Odiava i fascisti perchè odiava i sistemi, come odiava i giudici, i secondini, la moda del '68, i salotti radical-chic,come odiava la struttura del PCI. Era anarchico, uno vero, non come quelli che si nascondono dietro i partiti di sinistra! Pensi che avrebbe odiato anche Liboni?
Per l'assenza di una mente tra i fascisti....è proprio questa ignoranza che ci fa odiare da chi non ci conosce, proprio come Faber!
"Forse" conosco Faber meglio di te.
Quello che ho detto semplicemente ricalcava una testimonianza di Fernanda Pivano, traduttrice dello "Spoon river" di Edgar Lee Master. E' il libro da cui Faber "trasse" l'album "Non al denaro ne all'amore ne al cielo":
<<un giorno eravamo in cucina e chiesi a Fabrizio: ma c'é veramente qualcuno che riesci ad odiare? Lui rispose: i fascisti, sono portatori di un'idea violenta e tirannica della società che non posso assolutamente condividere>>.
Tra parentesi lavorò con molti marxisti ad esempio nell'album "Storia di un'impiegato", da cui avete tratto con maestria "il Bombarolo" e "Nella mia ora di libertà". Diversamente non lavorò mai con gruppi di destra.
I motivi sono ovvi e non starò qui a dilungarmi. Anche perché é ingiusto cercare di trarre Faber da una parte politica piuttosto che un'altra.
Obiettivamente però fu vicino alla sinistra e si lamentava quando i destrorsi lo lodavano e li chiamava ipocriti.