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Discussione: documenti liberali

  1. #1
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    Predefinito documenti liberali

    con questo topic voglio contribuire alla discussione riportando alcuni documenti storici prodotti dalla cultura liberale. Ovviamente potete andare sul sito di bruno leoni e trovarne a bizzeffe, ma c'è un gusto maggiore nell'abbeverarsi insieme alla stessa fonte liberale no?

    Quindi se volete contribuire postate anche qualche commento

    http://brunoleonimedia.servingfreedo...P/21_Passy.pdf

    Si parte con un paper su Passy, liberale, premio nobel per la pace nel 1901. Questo scritto è stato redatto per formulare critiche costruttive al principio progressista dell'imposta. Mi piace molto quando dice che i contributi devono essere considerati come un premio alla sicurezza sociale dello stato, e quindi vanno pagati proporzionalmente al reddito, senza redistribuzione di sorta che colpisce l'accumulazione di capitale, l'investimento e i frutti del lavoro.

    Due note per farvi capire che da oltre un secolo battiamo sugli stessi argomenti:

    - Nel 1895 l'evasione fiscale in italia e germania era elavata a causa della progressività

    ultimo punto -
    Aggiungo, terminando, un’ultima considerazione
    che è, a mio avviso, la più importante di tutte. È che
    se può essere desiderabile vedere moltiplicarsi le fortune
    medie, se il contrasto con la povertà di certe
    fortune molto grandi è spiacevole e penoso, non è con
    processi artificiali e facendo la guerra alla ricchezza
    che è possibile rimediarvi. Che si facciano scomparire
    i monopoli e i privilegi che turbano il libero gioco
    della legge dell’offerta e della domanda. Che si facciano
    scomparire, con la pretesa protezione del lavoro
    nazionale, gli attacchi portati alla libertà del lavoro
    e le catene messe al consumo.
    -

    Non è cambiato NIENTE!!!!

  2. #2
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    Predefinito

    Cari amici della notte, Buona Notte. Un nuovo giorno è cominciato, un giorno in più per parlare, per ascoltare, per vivere. Siglaaaaa

    Dopo la recensione del petroliere, film con sfumature libertarie, propongo agli amici Lib-Lib una lettura agile e scorrevole sul peggior economista, dopo marx.

    http://brunoleonimedia.servingfreedo...28_Ebeling.pdf

    In sintesi vi riporto alcuni stralci interessanti nei quali si fa riferimento alla Teoria Generale (1936) l'opera che più di tutti ha ispirato statisti, burocrati e boiardi di stato a gestire potere e ricchezze prodotte da altri per fini collettivi.
    Nella stragrande maggioranza dei casi - come dimostrava Hayek nel " I fallimenti dello Stato interventista" - generando risultati imprevisti, non pianificati e negativi per la libera iniziativa e per la libertà degli individui di scambiarsi beni e servizi.

    Con quest'opera, Keynes "offrì un fondamento all’attività
    da sempre preferita dai governi: spendere denaro e favorire interessi particolari"

    Nel farlo, Keynes contribuì a minare tre dei
    più fondamentali elementi istituzionali dell’economia
    di mercato: il gold standard, il pareggio
    di bilancio e l’apertura dei mercati competitivi.

    Al loro posto, Keynes ci ha lasciato in
    eredità l’inflazione conseguente all’emissione
    di carta-moneta, le politiche pubbliche basate
    sul deficit e un maggiore intervento politico da
    un capo all’altro del mercato.


    Altri autori, prima e dopo Keynes giustificano un radicale intervento dello stato (e quindi di economisti, burocrati e amici degli amici vicino ai gangli del potere) per imbrigliare quell'autotreno impazzito del libero mercato. Ma la sua critica sovrasta le altre, non fosse altro per l'impegno e l'abilità - spesso facendo leva sulle ingiustizie e le ineguaglianze del mercato - con la quale ha argomentato la Teoria Generale.

    Vi è la presunzione di bloccare il libero scambio tra gli individui, giustificandolo con il populismo della giustizia sociale, del bene comune, della collettività. Ma chi ha le conoscenze tali per neutralizzare gli effetti negativi degli interventi predatori e regolamentativi? Che domande, lo stato interventista e le sue varie diramazioni. (boom)

    Il presupposto della spesa pubblica e delle politiche in deficit sarebbe quello di favorire i momenti di crisi e i disequilibri del mercato, quando au contrarie si scambiando le cause con gli effetti. Perchè ciò che si vede sono gli interventi pubblici, ma ciò che non si vede - come scrisse Bastiat in un famoso libro - sono le conseguenze impreviste di tali politiche. La risultanza sono debiti pubblici elevatissimi che pesano come macigni sui cittadini. Sono debiti contratti dai nostri politicanti ed economisti da strapazzo che gravano sui cittadini, senza che i responsabili abbiano mai pagato le conseguenze. In una impresa privata, sarebbe inconcepibile che un manager lavorasse in questo modo; sarebbe licenziato dopo la stesura del bilancio. I politici possono farlo, tanto hanno uno stock da cui attingere: le nostre tasche. Con questo non si vuole negare che in taluni casi non sia necessaria la presenza dello stato - fosse altro per vigilare sui contratti, sugli scambi senza coercizione, sulle minacce esterne, e sui disordini interni - gli assolutismi sono contro la mia idea della vita e della società, si vuole solamente indicare la luna e non il dito. Le politiche stataliste, pur se a volte vengono attuate in buona fede, hanno dei risvolti perniciosi che non possono essere eliminati.

 

 

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