Di Dario Franceschini
Oggi, mentre nella Pdl s'annunciano le notti dei lunghi coltelli, il Partito democratico può fare un bilancio positivo sulle liste elettorali.
I candidati del Pd sono una squadra giovane, nuova, capace di rappresentare la società italiana, con una componente femminile raddoppiata rispetto al passato.
In questi giorni qualcuno ha puntato a drammatizzare contrasti e lamentele: è in fondo un fatto fisiologico.
Ma è una immagine sbagliata, basta guardare le novità.
Degli eletti del 2006 134 parlamentari non sono stati ricandidati.
In molti, generosamente, tra quanti avevano alle spalle diverse legislature, hanno deciso di lasciare spazio ai più giovani.
Di questo dobbiamo essere loro grati.
E questo produrrà che ci saranno almeno 125 parlamentari di prima nomina che * nel caso di successo delle liste del Pd * possono diventare 248.
Si tratta di un rinnovamento che non ha eguali e che si riflette anche in un sostanziale ringiovanimento del parlamento.
Alla Camera (al Senato l'età minima per essere eletti è di quarant'anni) gli under-40 presenti nelle liste sono 190, pari al 30 per cento dei candidati, mai così tanti.
Gli eletti tra i giovani saranno tra i 30 e i 60, mentre 4 di loro sono capolista: Matteo Colaninno a Milano, Marianna Madia a Roma, Pina Picierno in Campania, Giuseppe Berretta in Sicilia.
In tutti i casi il loro nome è seguito nella lista da quello di Walter Veltroni che ha scelto così di sorreggere candidature nuove e importanti.
Veniamo al secondo punto, all'impegno cioè di far crescere la rappresentanza femminile in Parlamento.
Le donne nelle liste sono 379, pari al 42 per cento del totale.
Le elette saranno tra 100 e 130, nel parlamento appena sciolto erano nelle fila del Pd 52.
Il raddoppio è il risultato minimo che abbiamo ottenuto, ma il muro delle cento elette può essere superato.
Proprio ieri a Milano Berlusconi ha detto che nelle liste del Pdl le donne saranno il 30 per cento (nessun accenno alla loro collocazione in lista e quindi a quante saranno elette) perché «di più l'Italia non è pronta ad accettarne».
La colpa, se non mettono donne in lista, sarebbe dell'Italia.
Ma che razza di paese ha in mente il leader del Pdl?
Un paese arretrato, invecchiato, che diffida delle donne.
Una Italia che si dovrebbe rialzare...