REPRESSIONE POLITICA
Esiste ancora, in questo Paese,un'opposizione politica che si onora di non avere rappresentanti in Parlamento, e che è impegnata a
riaffermare valori e principi che appartengono alla tradizione ed alla storia di un'Europa che non intende riconoscersi nelle origini
"giudaico-cristiane" tanto care alla classe politica italiana e al Vaticano.
Un'opposizione politica che non possiede organi di stampa, reti televisive, che è anche frazionata al suo interno ma che non demorde dallo svolgere il suo ruolo di rappresentanza di un mondo che ha ideali ai quali non intende rinunciare, che non vuole tradire o rinnegare perché fermamente convinta della loro attualità nel mondo di oggi che ha per ideale solo quello di non averne alcuno.
Un'opposizione attenta ai problemi reali e concreti di.un Paese impoverito alle prese con un'immigrazione selvaggia che alimenta miseria e criminalità; dove la giustizia è solo un miraggio al quale, giustamente, non crede più nessuno,e dove l'unico scopo è sopravvivere alla meno peggio senza porsi domande e senza cercare risposte.
Un'opposizione che, a differenza di quella della sinistra cosiddetta "antagonista" , è coerente con la storia di questo Paese e di questa Europa che la sconfitta militare nella Seconda guerra mondiale ha asservito agli interessi degli Stati uniti,che non sono giunti come "liberatori" ma come conquistatori e padroni,che hanno creato governi-fantoccio proni ai loro _voleri e soggetti al loro potere.
Un'opposizione, pertanto, pericolosa per il regime dei Prodi e dei Berlusconi, dei Veltroni e dei Fini, dei Casini e dei D'Alema, che va stroncata con i mezzi tipici dello Stato di polizia, impotente per ragioni politiche dinanzi alla criminalità, ma in grado di perseguire con arresti, incarcerazioni e processi quanti non sono allineati con le tesi e le pretese del regime imperante.
Silenziosamente, senza eccessiva enfasi, il regime ha dato il via a partire dagli anni Novanta ad una repressione mirata, chirurgica, destinata, nei suoi intendimenti, ad eliminare un'opposizione che non è di destra, di centro o di sinistra ma che, viceversa, rivendica la propria origine in quelle ideologie d'Europa che le armi non la ragione hanno piegato ma non sconfitto.
Inventando di sana pianta, su istigazione delle comunità ebraiche italiane ed internazionali, nuove "ipotesi di reato" come l'istigazione all'odio razziale, etnico e religioso, lo Stato ha creato un nuovo strumento per colpire idee ed opinioni.
Viviamo immersi in un clima di odio razziale, etnico e religioso alimentato dai cardinali che tuonano contro la costruzione di nuove moschee, dai Magdi Allam che riversano quasi quotidianamente, il loro odio contro l'Islam dalle pagine del "Corriere della sera", diretto dall'israelita Paolo Mieli, partecipando alle guerre di aggressione contro l'Iraq e l'Afghanistan, scatenando isteriche campagne contro i romeni in Italia prendendo a pretesto un omicidio barbaro commesso da uno di loro, uno fra centinaia di migliaia di cittadini romeni presenti nel nostro Paese.
Ma tutto è considerato lecito se vede come protagonisti i servi dei servi del regime.Così, è consentito provocare le comunità islamiche portando maiali a camminare sui terreni destinati alla edificazione delle moschee, proporre di vestire gli extra-comunitari da "leprotti" per poi dargli la caccia, esibire la croce celtica in televisione, come ha fatto Gìanni Alemanno, senza, provocare reazioni di sorta, se non qualche amichevole rimbrotto da parte dei politici e nessuna reazione da parte della dipendente magistratura italiana che non vede, non sente e non parla.
Ritrova miracolosamente, la magistratura italica, udito fine, vista, aquilina e parlantina sciolta solo quando le ortiche agli extra-comunitari provengono da uomini e gruppi che non temono di esibire la croce celtica, che rispettano il simbolo della svastica, segno distintivo di un'Europa libera che voleva conservare il dominio del proprio destino ed il suo ruolo nel mondo, che allungano magari qualche sganassone ad extra-comunitari ubriachi ed aggressivi o reagiscono alle aggressioni di appartenenti ai "centri sociali" che, con stupefacente ottusità, si ritengono in dovere di contrastare, anche con la violenza, gli oppositori di un regime che reprime anche loro come provano i fatti del G.8.
E sono arresti, incriminazioni, galera e processi.Perché questi sono i mezzi della magistratura e dei corpi di polizia, in particolare dei Ros dei carabinieri che è attualmente al comando di un generale, Giampaolo Ganzer, imputato a Milano per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, senza che nessuno osi indignarsi o dimettersi per protesta.
Non esistono cifre ufficiali sulla repressione politica in Italia, ma siamo in grado di denunciare l'accanimento giudiziario e poliziesco nei confronti di militanti della Comunità politica di "Avanguardia", di persone come Alessandro Limido e Alessandro Carapezzi, a Bologna ed Enrico Labanca, a Bergamo.
Il caso di Enrico Labanca è esemplare: aggredito insieme ad altri suoi amici ed amiche, il 7 agosto 2004 da un folto gruppo di appartenenti ad un centro sociale, invece di scappare a gambe levate come farebbero quelli di "Alleanza nazionale", reagisce e si difende.
Non è Gianni Alemanno, quindi la magistratura lo incrimina per "associazione a delinquere", "tentato omicidio", "lesioni volontarie" ecc. ecc., perché la croce celtica che Enrico esibisce"prova" che è dedito alla commissione dei reati più svariati.
II 29 giugno 2005, Enrico Labanca è tratto in arresto e condotto nel carcere di San Vittore, dove resta per ben nove mesi, per poi
ottenere gli arresti domiciliari.
In primo grado è condannato a 4 anni e 8 .mesi di reclusione, in appello la pena viene ridotta ad 1 anno e 10 mesi,perché - ed è dire tutto- i magistrati giudicanti lo assolvono dall'accusa di associazione a delinquere, ritenuta totalmente insussistente e da quella di tentato omicidio, riconoscendolo responsabile delle sole lesioni.
Persecuzione finita?
Ma no, i solerti subalterni del generale Giampaolo Ganzer, imputato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga,lo
propongono per la"diffida" che viene, puntualmente, notificata da parte della Questura, il 27 ottobre del 2007. Enrico Labanca cosa ha fatto per meritare questa "diffida"? A differenza dei politici di professione italiani e anche di tanti"compagni" dei centri sociali, lavora duramente, dalle 06.00 del mattino alle 14.00 del pomeriggio da lunedì a sabato; va in palestra ad allenarsi, incontra qualche
volta due suoi coimputati.
Nient'altro.
Ma ha colpa una imperdonabile: non si è "pentito", non si è "dissociato", continua ad ostentare la croce celtica e a sentirsi appartenente ad una comunità politica ideale che intende migliorare le sorti di questo Paese, liberandolo da una classe politica malavitosa che lo tiene prigioniero. E la persecuzione, quindi, continua.I carabinieri inventano che esiste il sospetto che egli possa vivere, almeno in parte, con i proventi di reati contro il patrimonio.
Non si arretra, a quanto pare, di fronte alla calunnia più sordida pur di non dare tregua ad un avversario politico del regime che dell'onestà e della dirittura morale ha sempre fatto stile di vita, a differenza di tanti politici, ufficiali dei carabinieri e funzionari di polizia che hanno affollato le aule dei Tribunali per aver commesso reati di ogni genere, dalla corruzione al traffico di droga.
Altro esempio di accanimento giudiziario e persecuzione politica viene da Bologna.
Il 3 agosto 2007, sono stati tratti in arresto su ordine della procura della Repubblica di Bologna, Alessandro Carapezzi, Alessandro Limido e Fabio Carlini, i primi due ancora detenuti in carcere, il terzo posto agli arresti domiciliari.Con loro sono stati indiziati di reato altre 21 persone, tutte con l'accusa di associazione per delinquere, incitamento all'odio razziale, etnico e religioso e qualche rissa quasi sempre conclusasi senza ricoveri ospedalieri o lesioni significative.
Ad Alessandro Carapezzi è contestato il ruolo di "capo" dell'associazione perché già risultava essere il leader della sezione "Arcovaldo Bonaccorsi", "bolognese e alpino, che si era distinto durante il ventennio fascista, squadrista - scrivono i giudici - ben noto in Emilia per la sua spregiudicatezza e per i modi violenti".
E' solo la prima delle amenità che costellano gli atti di accusa nei confronti di Alessandro Carapezzi,Alessandro Limido e dei loro amici, che denota la prevenzione ideologica e politica che ispira l'azione di questi magistrati impegnati a fare professione di antifascismo
trincerandosi dietro una toga che, oggi, nemmeno i più ingenui degli italiani ritengono apolitica ed imparziale,
I'"associazione" che avrebbero promosso e diretto Alessandro Carapezzi e Alessandro Limiido è,in realtà, un gruppo di amici accomunati dalle idee politiche, che non svolgono attività di propaganda e tantomeno di "incitamento all'odio etnico, razziale e religioso", come riconosciuto dallo stesso Tribunale del riesame, ma che rimangono, nonostante questo, in carcere.
Amici che si riuniscono per stare insieme, discutere, organizzare concerti, ai quali, a volta, è accaduto di avere diverbi con avversari politici durante i quali sono volati schiaffi che hanno dati e non presi, ma il coraggio e la prestanza fisica non sono perseguibili dal codice penale,o, almeno, non dovrebbero esserli.
Amici che dovrebbero costituire un1"associazione a delinquere" gerarchicamente struttura, quando, viceversa, proprio le intercettazioni telefoniche ed ambientali dimostrano che decidono insieme se accogliere qualcuno o meno, se organizzare la festa del solstizio d'estate o no, nel casolare di un loro amico.E qui, dinanzi alla prova che costoro festeggiano il solstizio d'estate si scatena la fantasia dei magistrati bolognesi che considerano questa la prova, principe della loro malvagità "nazifascista" e, quindi, della loro pericolosità sociale.Eh sì, perché per i giudici di Bologna, il solstizio d'estate è la ricorrenza in cui Adolf Hitler, tramite i dodici gerarchi più fedeli premiava "coloro che si erano particolarmente distinti per fedeltà al Fuhrer e al Nazismo".
Un particolare storico che conoscono solo al Tribunale di Bologna, perché i solstizi d'estate e d'inverno non sono una festività nazista, ma un retaggio dei miti e della storia dei popoli europei, dai greci, ai romani, ai celti.
Tanto che la data della nascita di Gesù Cristo, i furbissimi cristiani l'hanno fatta coincidere con la celebrazione del solstizio d'inverno
proprio per dare continuità, in un'altra forma, alla celebrazione di un rito millenario.
Se alla figura di Bonaccorsi, alla celebrazione dei solstizi, aggiungiamo che nelle abitazioni degli indagati sono state rinvenute fotografie di Adolf Hitler, i simboli della svastica e delle croce celtica, ecc. si comprende perché Alessandro Carapezzi ed Alessandro Limido devono restare in carcere e, insieme ad altri loro amici, devono essere processati e, magari, condannati ad ogni costo.
Non sono le loro azioni che li portano in. galera ed alla sbarra, ma le loro idee.
Ad Alessandro Li«ido ed altri suoi amici è contestata, difatti, la presunta, "aggressione" ad un marocchino che, benché avesse in mano una bottiglia rotta a conferma che le sue intenzioni non erano propriamente pacifiche è presentato come la "vittima" di una decina di "naziskin", uno dei quali lo avrebbe ferocemente bastonato.
Nella realtà dei fatti, l'extracomunitario dopo aver minacciato con una bottiglia rotta i presenti, è stato affrontato dal solo Alessandro
Limido che non ha avuto il tempo di toccarlo con le sole mani, perché non portava armi improprie, dato che, persa la boria e la baldanza, costui ha cercato di scappare salendo sul predellino di un'autombulanza che transitava nei pressi.
Fatalità ha voluto che, forse perché in stato di ebbrezza alcolica, il marocchino ha perso la presa ed è stato trascinato per una ventina di metri dall'autombulanza procurandosi alcune escoriazione alla testa e al corpo.
A leggere gli atti giudiziari si ricava che il "povero" marocchino, senza alcuna ragione plausibile, è stato ferocemente bastonato da una decina di neonazisti, riportando lesioni guaribili in 7 giorni.
Avete letto bene, non è un refuso: guaribili in 7 giorni, non in 70. Per lesioni superiori ai 20 giorni si procede d'ufficio, altrimenti per querela di parte.
Ma, come trasformare un lieve e banale incidente in un atto di odio razziale e di violenza cieca? Semplice, è sufficiente accusare tutti i presenti, invece di uno solo, e mettergli in mano,d'ufficio,un bastone, così da contestare le aggravanti del numero e delle armi e giustificare lo stato di detenzione di Alessandro Limido.
Non è giustizia, è persecuzione ideologica e politica. Alessandro Carapezzi, Alessandro Limido, non sono in carcere perché promotori ed organizzatori di una "associazione a delinquere" con finalità politiche, ma solo perché ritenuti dai giudici di Bologna "nazifascisti" .
E il "nazifascismo" a Bologna è ritenuto un delitto da perseguire con mezzo ed in ogni modo.
Certo, Bologna è una città ferita da una strage che ha visto morire 85 persone e restarne ferite altre 218, ma non è stata una strage
"fascista"come, difatti, "fascisti" non sono mai stati i tre condannati ed i loro coimputati.
La magistratura bolognese dovrà un giorno riconoscere di aver indagato sui mandanti e sugli organizzatori di quella strage poco e male, vittima della propria prevenzione ideologica e politica che le ha fatto scambiare per "fascisti" personaggi ed ambienti dietro i quali, viceversa, s'intravedono le bandiere degli Stati uniti e d'Israele.
Il tempo darà ragione a chi cerca la verità senza alcun pregiudizio politico ed ideologico, così come darà giustizia a ragazzi detenuti,
processati, forse condannati non per quello che hanno fatto ma per quello che credono, per ideali oggi osteggiati, per una storia che
dovrebbe essere solo condannata negli intendimenti di politici e magistrati ma che non può essere cancellata perché è storia nostra, di tutti noi, di tutti i popoli che compongono l'Europa.
Da Bergamo a Bologna, a Palermo, non c'è città d'Italia che non conti i suoi perseguitati politici, vittime di una repressione silenziosa, strisciante, subdola quanto gratuita e brutale scatenata da una classe politica che non tollera oppositori, ma pretende solo servi.Pretesa vana, perché milioni di europei hanno combattuto per quelle bandiere e quei simboli che oggi si pretende di criminalizzare spacciandoli per il segno distintivo del Male assoluto, quando invece hanno rappresentato l'ultima era della nostra libertà, spenta dalla potenza militare degli Stati uniti,
Con un fenomeno unico nella storia del mondo, ad oltre 62 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la propaganda bellica contro i vinti si accentua, e si rafforza invece di lasciare il posto ad un esame sereno ed oggettivo di quegli avvenimenti.
Traspare da questa esigenza bellica la paura dei vincitori che le armate SS possano ritornare.
E, su questo punto, possiamo concordare con loro: verrà un giorno che su queste terre oppresse d'Europa, le armate SS torneranno.
Vincenzo Vinciguerra
Opera, 23 dicembre 2007
http://www.marilenagrill.org/Main.html