non sapevo che essere AUTONOMISTI significasse essere filo-fascisti.
Vabè, forse Brescia può passare sopra ai suoi morti...
BOLOGNA NON DIMENTICA
non sapevo che essere AUTONOMISTI significasse essere filo-fascisti.
Vabè, forse Brescia può passare sopra ai suoi morti...
BOLOGNA NON DIMENTICA
Due tesi contrapposte e irriducibili. Da una parte, chi difende la «verità giudiziaria» e non ha dubbi: i neofascisti dei Nar, Mambro e Fioravanti, sono gli autori della strage di Bologna. Dall’altra, chi quelle sentenze le demolisce. Da questa parte negli ultimi anni ha preso corpo la pista alternativa «palestinese». Ovvero un incidente di percorso capitato a qualche elemento del terrorismo internazional-marxista di Carlos. Punto di forza: il suo braccio destro, il tedesco Thomas Kram, era a Bologna la sera prima della strage. Tesi e antitesi, appunto. Senza che ci sia una sintesi all’orizzonte.
A credere nell’innocenza di Mambro e Fioravanti c’è la destra. E non si fa fatica a capirlo. «Per tutta la vita ho dovuto fare i conti con questa specie di peccato originale che grava sulla mia area politica», è la sintesi di un deputato quarantenne Pdl come Fabio Rampelli. «Ogni volta che che provavo a dire qualcosa, già a scuola, mi zittivano sempre con un “Taci, stragista”».
Giorgia Meloni, oggi ministro, ieri vicepresidente della Camera, un anno fa firmava un’interrogazione assieme a Fini per chiedere la revisione del processo. La rivista «Area», molto vicina al sindaco Gianni Alemanno (il cui direttore, Marcello De Angelis, oggi deputato Pdl, fu inquisito e poi prosciolto con tante scuse per eversione) è la punta di diamante di questa campagna.
Nel tempo, però, s’è creata una vasta aggregazione di innocentisti. Passa per politici come Paolo Guzzanti, che ha maneggiato questa materia da presidente della Commissione Mitrokhin. «Io sostengo che a quella condanna non ci crede proprio nessuno. Ci si divide solo tra chi ha il coraggio di dirlo e chi lo nega, ma per motivi politici».
Il ruolo di Thomas Kram lo scoprirono loro della Commissione Mitrokhin. «Nasceva da una segnalazione di De Gennaro, che poi sarebbe diventato quel poliziotto che conosciamo. Ma i magistrati non gli credettero». Innocentisti sono molti giornalisti di idee diverse come Sandro Provvisionato, Rodolfo Brancoli o Maria Giovanna Maglie. Oppure ex ministri come Beppe Pisanu, il quale, silenziosamente, nel 2005 allertò la polizia perché indagasse su Carlos.
Storici quale il professor Salvatore Sechi, docente di Storia contemporanea a Ferrara. «Io non dico - racconta il professore - che non si dovesse indagare sulla pista neofascista. Era la più ovvia. Ma la condanna oggi non sta in piedi. E’ basata sulle testimonianze di uno come Angelo Izzo (massacratore del Circeo e omicida a Campobasso, ndr) che abbiamo imparato a conoscere e un tal Massimo Sparti, un falsario. Ci ha pensato la sua famiglia, nel frattempo, a chiarire i fatti». Infine, su tutti, Francesco Cossiga, che già da tempo s’è pentito di avere definito «strage fascista» l’eccidio del 2 agosto.
A credere nell’innocenza di Fioravanti e Mambro, o quantomeno a dubitare della loro colpevolezza, c’è anche un’area di sinistra. Passi per i radicali, che sono i soliti garantisti a tutto tondo, e infatti non è un caso che i due ex terroristi neri siano approdati in via di Torre Argentina dove lavorano per l’associazione Nessuno Tocchi Caino (di cui animatore è Sergio D’Elia, ex terrorista di sinistra). Ma poi ci sono molti ex terroristi di sinistra. Francesca Mambro e Anna Laura Braghetti, ex Nar e ex Br, tempo fa hanno scritto un libro a quattro mani («Nel cerchio della prigione») che si fondava sulla convinzione che l’accusa di stragismo fosse una montatura.
Da ultimo c’è stata una sorprendente simpatia verso i due anche nell’area del «Manifesto». Fu Rossana Rossanda la prima esprimere i suoi dubbi. Il redattore politico Andrea Colombo, nel frattempo approdato a Rifondazione comunista come addetto stampa, ha scritto un libro, «Storia nera», che ribalta le verità giudiziarie e che ha avuto un inaspettato successo proprio a sinistra.
«Si è creato uno squarcio - racconta - nell’opinione pubblica vicina a Rifondazione, dove si confrontano però anime diverse. C’è chi è garantista e chi è giustizialista... come s’è visto al congresso di Chianciano. Questi ultimi pensano che le sentenze siano libri sacri e perciò non si discutono. Ma allora, domando, non le discutiamo nemmeno quando si assolve per piazza Fontana?». Colombo ricorda ancora quel lettore del «Manifesto» che gli scrisse dopo uno dei suoi primi articoli innocentisti. «Sosteneva che a lui non interessava se gli stragisti le hanno poi fatte davvero le stragi...».
Sarà che gli opposti si toccano. Oppure che alla sinistra più estrema e anarcoide ne hanno le balle piene della polizia e della magistratura, però l'ultimo che si sta appassionando alla storia di Mambro e Fioravanti è Nunzio D’Erme, il capo indiscusso dei centri sociali romani. Qualche tempo fa, ha chiamato Colombo. «Dai, organizziamo una presentazione. Qualcuno s’incazzerà, ma chi se ne frega».
Francesco Grignetti, La Stampa