Originariamente Scritto da
Lord Kefiah
L'unica, marginale, influenza che i presidi hanno sul programma è la loro presenza nel Consiglio di Istituto, l'organo che vota i POF (programmi di offerta formativa): hanno un voto tra molti, i programmi non li decidono loro.
Il preside decide eccome, altrimenti a che serve?
Campato in aria, perchè la considerazione per il Lavoro e la responsabilità sono sempre stati valori fondanti delle forze di sinistra: le sedi della CGIL si chiamano da un secolo ormai Camere del Lavoro, non Camere del Pisolino.
Ecco i privilegi dei sindacalisti
di Paolo Bracalini
16 giugno 2008, tratto da Il Giornale
Milano
- Ci si può fingere malati, timbrare il cartellino e poi uscire a fare
shopping, o passare la giornata chiacchierando alla macchinetta del caffè.
Ma c’è un modo più sicuro per prendere lo stipendio senza lavorare in
ufficio: fare il sindacalista. O meglio, il «distaccato». È questa una particolare
specie di sindacalista, tra i 700mila in Italia (sei volte i carabinieri),
che riesce a tenere il piede in due scarpe. Uno nell’organizzazione
sindacale in cui fa carriera, l’altro nell’amministrazione pubblica di provenienza
da cui riceve regolare stipendio, contribuiti, integrativi e premi
produzione compresi, come se passasse il suo tempo in ufficio per davvero.
L’esercito fantasma
In Italia, nel settore pubblico, di «distaccati» ce ne sono stati 3.077 nel
2006. Per lo Stato sono una doppia fregatura: perché li paga a vuoto e
perché deve assumere un’altra persona per coprire il posto vacante. Per
il sindacato invece sono una vera manna, manodopera a costo zero. Facendo
due conti si vede che sui 20mila dirigenti e funzionari sindacali in
Italia, uno su sei è a libro paga non del sindacato ma dei cittadini. Nomi,
cognomi e stipendi li sapremo a breve, con la nuova «Operazione trasparenza
» del terminator dei «fannulloni» pubblici, il ministro della Funzione
pubblica Renato Brunetta. Che ieri, al Gazzettino, ha annunciato per
questa settimana la pubblicazione dell’elenco completo dei sindacalisti
distaccati e dei beneficiari di permessi nelle amministrazioni pubbliche.
Scuola da record
I più distaccati tra tutti sono i sindacalisti della scuola. Più di mille nel
2006 hanno goduto dei privilegi stabiliti dal pacchetto di leggi varato una
decina di anni fa. Negli enti pubblici non economici (Inps, Inpdap, Inail
etc.) è distaccato un dipendente ogni 260, mentre nei ministeri è uno
ogni 462. In compenso, se i distaccati dei ministeri sono in minoranza,
guadagnano più degli altri, in media 27mila euro a testa. Ma tutti comunque
riescono nell’eroica impresa di avanzare di carriera pur senza
essere mai al lavoro. La bizzarria della legge prevede che, infatti, i sindacalisti
distaccati siano equiparati ai lavoratori anche nei benefit e negli
straordinari, per cui ottengono anche loro premi produttività, progressioni
economiche e avanzamenti. Il tutto senza mettere mai piede al lavoro.
Questo in verità succede solo nel settore pubblico, perché - di norma -
quello privato il distaccamento non pesa sul vecchio datore di lavoro ma
sul nuovo, cioè il sindacato.
Il sindaco spazzino
Così succede che il Comune di Firenze elargisca il premio di presenza anche
al sindacalista assente, che Calabria e Campania li premino con le
indennità di risultato, e che molti sindacalisti distaccati ricevano i buoni
pasto per i pranzi che fanno altrove. E si badi, la richiesta di distaccamento
sindacale è vincolante e va rispettata entro un mese se non si
vuole finire davanti a un giudice. Domandare al povero sindaco di Sant’Angelo
all’Esca, paesino di 900 abitanti in provincia di Avellino, costretto
a fare anche lo spazzino quando l’unico suo dipendente comunale è
stato «distaccato» dal sindacato.
Corsia preferenziale
Quando poi finisce il suo «distaccamento» il sindacalista trova, per legge,
le porte spianate nel vecchio ente in cui lavorava. Perché c’è una norma
astuta la quale prevede che il sindacalista abbia la precedenza sugli altri
qualora chieda di riprendere servizio. Gli altri, cornuti e mazziati.
La flessibilità?
Parola che fa orrore ai sindacalisti, ma anche in questo si sono
dovuti ricredere. Nel corso di un anno, spiega Stefano Livadiotti nell’Altra
casta, la posizione di distacco può essere ripartita tra più dipendenti, oppure
può diventare un part time. Il costo finale di tutti questi privilegi,
per lo Stato, è di 125 milioni di euro (nel 2006).
"L’espletamento"
Ma i sindacalisti si assentano dal lavoro anche per altri ragioni. Ci sono i
permessi per «l’espletamento del mandato», e ci sono le riunioni di organismi
direttivi statutari del sindacato. I conclavi hanno occupato nel
2005 la bellezza di 475.508 ore complessive di lavoro, con un costo sociale
di 8.749.000 euro. Per calcolare invece le ore di permesso conviene
passare all’unità mensile, per non avere cifre a troppi zeri. Per le
8.400.000 ore di permesso a disposizione dei delegati sindacali in tutti i
settori, pubblico e privato, il sistema Italia potrebbe perdere in linea teorica
qualcosa come 154milioni di euro al mese.
Se si realizzasse l'indipendenza delle regioni del Nord, io francamente non capirei cosa ho a che fare con Torino o la Valle D'Aosta, portafogli a parte: casomai si dovesse parlare di indipendenza, sarà meglio tirare fuori la Repubblica di Venezia (entità ad ogni modo morta e sepolta, impossibile da riesumare "naturalmente").
Io ancora non ho capito perchè pago le tasse e rispetto le leggi a fronte del 20% delle regioni italiane che pagano le mafie, vivono con sussidi non dovuti e lavorano a nero.