Legge elettorale, la Lega: «Quirinale vuole lo sbarramento». Ma il Colle smentisce
Il presidente della Repubblica ha solo ascoltato le intenzioni del Governo e non si è mai pronunciato sulla riforma della legge elettorale europea. Nel tardo pomeriggio di sabato 16 agosto arriva dal Quirinale una secca precisazione alle parole pronunciate da Umberto Bossi a Ponte Di Legno. Il ministro per le riforme e leader della Lega Nord ha infatti parlato venerdì notte della legge elettorale per le europee, dichiarando che va fatta «entro il prossimo mese» ed è «più o meno pronta».
E ha aggiunto: «Dobbiamo tener conto anche di quello che vuole il presidente della Repubblica. Vuole che partiti, formazioni politiche troppo piccole di inesistente capacità politica e organizzativa alla fine non vadano a finire in Europa. Ne terremo conto e faremo una legge adeguata». Ma le sue parole, oltre a suscitare polemiche, obbligano il Quirinale, a diramare una nota che suona come una precisa smentita: «a proposito della legge elettorale per le europee, si rileva che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato solo informato tempo addietro dal ministro Roberto Calderoli degli orientamenti a cui questi prevedeva potesse ispirarsi la nuova disciplina. Il capo dello Stato - chiude la nota - non ha successivamente avuto alcuna occasione di pronunciarsi in merito con nessuno».
In mezzo, tra le esternazioni notturne del leader della Lega Nord e la precisazione pomeridiana del Colle, una polemica che piano piano comincia a montare. Ad essere preoccupati sono i piccoli partiti già «spazzati via» nelle politiche e che temono le manovre dei grandi ai loro danni anche nel voto per Strasburgo.
Napolitano «smentisca Bossi», chiede il presidente de «La Destra» Teodoro Buontempo: «I partiti, piccoli o grandi che siano, possono essere rafforzati o cancellati solo dalla volontà popolare. Quando si dà a qualcuno il diritto di decidere quali partiti possono esistere e quali no - conclude - si imbocca una strada pericolosa per la libertà e la democrazia». Attacca anche il socialista Bobo Craxi: Bossi, «in favore dello sbarramento, si fa schermo, irritualmente, del Capo dello Stato strumentalizzando alcuni suoi punti di vista: è un ministro delle controriforme, inadeguato per un Paese come il nostro».
Chi non dice no allo sbarramento è il Pd, con Giorgio Merlo: «C'è da confidare anche e soprattutto sul buon senso del ministro Bossi per una legge elettorale europea che mantenga uno sbarramento per evitare una insopportabile frammentazione politica lasciando però le preferenze».