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Perché questo blog? Una domanda legittima in un'epoca in cui l'informazione sembra essere un flusso inarrestabile che poco aggiunge alla conoscenza, ma molto produce in termini di confusione generale.
Bene, rispondiamo subito partendo dall'inizio.
La crisi globale della sinistra italiana ha generato, come in un processo a catena, una paralisi quasi totale dell'attività politica all'interno delle scuole medie superiori. Queste ultime hanno perso quella spinta innovativa che garantiva, in forme e intensità differenti, una sorta di laboratorio ove sperimentare pratiche e innovazione sociale.
La scuola, sempre più assorbita nel processo di produzione del capitale, ha prodotto una chiusura a qualsiasi forma di contagio dal basso.
In pochi anni sono diventati egemonici tutti i processi che hanno l'individualismo e l'indifferenza come capisaldi, promossi e benedetti da dirigenze scolastiche sempre più manageriali e da riforme strutturali costruite ad hoc.
All'ombra di questo cielo scuro e denso, i gruppi studenteschi della sinistra sembrano aver perso la rotta, navigando a vista e riproducendo dinamiche in un loop infinito.
E così, mentre il sistema scolastico sta diventando globalmente sempre più inaccessibile e aggressivo, le organizzazioni giovanili di sinistra si perdono in attività sempre più marginali e inconcludenti, alimentando il disagio e la sensazione di impotenza di chi, invece, vuole proporre nuove mappe per la navigazione.
Nonostante ciò, alcuni gruppi sparsi lungo tutto il territorio nazionale hanno individuato nuove vie organizzative e intrapreso nuovi percorsi di lavoro, attività che sembrano dare una smossa all'immobilismo scolastico.
Cosa caratterizza queste realtà?
Fondamentalmente sono tre i punti di rottura rispetto al passato, punti che seppur non rivoluzionari (nessuno sta scoprendo l'America), concatenati assieme producono già una notevole differenza rispetto alla norma.
  1. Progettualità. Costruire percorsi di lavoro all'interno del mondo scolastico e giovanile che non si esauriscano nella classica parabola inconcludente del "movimento studentesco", quella che produce mobilitazioni solo fino alle prime verifiche di fine quadrimestre. Cercare soluzioni locali ai problemi che abbiano come motore principale il mutualismo e la solidarietà. Soluzioni seppur piccole ma concrete nell'immediato e non in un ipotetico scenario futuro.
  2. Organizzazione. Badare all'organizzazione come strumento (ma non come fine) tra quelli fondamentali per il raggiungimento di obiettivi politici. Costruire gruppi di lavoro specifici in cui il senso di responsabilità sia messo in evidenza onde evitare di disperdere buoni propositi nell'oceano del "qualcuno lo farà".
  3. Immaginario. Colpire, destrutturare e ricomporre l'immaginario giovanile, percorso da una serie di luoghi comuni che lo spingono verso i lidi della reazione. Disarticolare il mito della ricerca della forza e della prepotenza come antidoti all'insicurezza diffusa; sfondare il velo dell'individualismo egoista che produce indifferenza per gli altri ma anche per sé; abbattere il muro di diffidenza verso l'ipotesi socialista nella società, nella cultura e nella scuola.
Esistono già alcune esperienze che lavorano con profitto secondo queste linee; esperienze che iniziano a sentire la necessità di articolarsi per condividere i propri percorsi, progetti e iniziative. Come gocce di mercurio, questi gruppi hanno avvertito una spinta a coagularsi, per ora solamente in forma leggera attraverso incontri e scambi di idee.
Il blog rappresenta il passaggio successivo: un piccolo punto di partenza per iniziare a codificare ed, eventualmente, coordinare le realtà, oltre ad essere un'ottima vetrina per chi sente lo stimolo a lavorare secondo queste linee e non saprebbe da dove partire.