Babar è colonialista?
Negli Usa esplode la polemica
Fa discutere una mostra a New York dei disegni di Jean De Brunhoff
NEW YORK
Babar è colonialista? Negli Stati Uniti è polemica sul famosissimo re elefante in abito verde, inventato nel 1931 da Jean de Brunhoff ed apparso per la prima volta nel «Primo libro di Babar», una storia basata su una fiaba che la moglie del pittore francese, Cecile, aveva inventato per i loro figli.
L’occasione per gettare un’ombra di apologia del colonialismo sul popolare personaggio di fantasia è la mostra in corso a New York, fino al 4 gennaio 2009, alla Morgan Library and Museum di New York dal titolo «Drawing Babar: early drafts and watercolors», che presenta 170 disegni originali del pachiderma con la bombetta di Jean de Brunhoff e le successive creazioni ad acquarelli di suo figlio Laurent. La mostra, curata da Christine Nelson, presenta la collezione di materiale di Babar acquisita nel 2004 dalla Morgan Library grazie alla donazione di Laurent de Brunhoff e dei suoi due fratelli.
Babar è considerato uno dei personaggi di fantasia più conosciuti al mondo: 8 milioni di libri venduti, oltre 30 mila pubblicazioni a tema in 17 lingue diverse, una serie tv di quasi 80 episodi trasmessa in 30 lingue in 150 paesi. Ma questi numeri che da soli indicano un successo, a parere di alcuni intellettuali americani, a cui ha dato voce anche la rivista «The New Yorker», non possono far dimenticare i giudizi politicamente e moralmente offensivi sottintesi da Jean de Brunhoff, come l’esaltazione del colonialismo francese di fine ’800. «Nei libri di Babar dietro l’allegoria c’è certamente il sogno coloniale delle grandi potenze», ha accusato il critico e drammaturgo Ariel Dorfman.
Il Babar emancipato che torna tra gli elefanti selvaggi e che come loro sovrano li costringe a indossare abiti e a vivere in una città sarebbe quindi il prototipo dell’imperialista convinto della propria missione civilizzatrice, che impone la cultura e il sistema francesi alle popolazioni coloniali, senza alcun rispetto per le tradizioni nè garanzie di parità di diritti e opportunità. È questo quello che pensa, ad esempio, il saggista Herbert Kohl, secondo il quale le storie di Babar sarebbero «una sinistra celebrazione» dell’immaginario coloniale. Per il critico Adam Gopnik la saga di Babar sarebbe «una cosciente commedia del sogno coloniale francese».
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...ne=70&sezione=