A political analyst says the United States must be held accountable for the ongoing crisis in Iraq, where Takfiri militants are carrying out acts of terror and committing atrocities against the people.
In an interview with Press TV, Ibrahim Moussawi said the so-called Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL) Takfiri terrorist group, currently operating in Iraq, enjoys the support of hegemonic powers, particularly the US.
“... You are talking about people who are being supported by the world arrogance, the United States of America namely; though they say in the American administration that they are against what’s happening and that they want to support Iraq but they were the reasons behind the catastrophe and the disaster in Iraq,” he said.He further said that the ongoing conflict in Iraq has nothing to do with Shia and Sunni Muslims, saying that certain regional countries are making efforts to depict the situation as such.
“So, it’s not a kind of confessional rift or a sectarian wedge that is taking place here…when you talk about the Sunni-Shia rift, it is the propaganda of certain [Persian] Gulf countries that are trying to depict and portray the situation as such,” Moussawi said.The political commentator said that time is ripe for “a real awakening against those terrorists in order to be terminated and in order to put their danger aside.”
Over the past few days, Iraqi armed forces have been engaged in fierce clashes with the ISIL terrorists, who have overrun parts of the Arab country since earlier this month and have announced a so-called Islamic caliphate.
The ISIL militancy is not limited to Iraq as the al-Qaeda-inspired group is also operating in neighboring Syria at the same time.
On Saturday, Leader of the Islamic Revolution Ayatollah Seyyed Ali Khamenei warned against enemy plots to provoke sectarian conflicts among Shia and Sunni Muslims in the region to undermine the wave of Islamic Awakening.
“Today, the enemy is investing in civil wars in the region and pins hope on a Shia-Sunni war to relieve itself of the concern of Islamic Awakening,” the Leader said.
YH/NN
E mi sa che ti devi mettere gli occhiali.Non vedo ruggine o parti staccate e penzolanti. Dov'è che sarebbero da rottamare?
Temo che abbiano ben poco da "riorganizzarsi". Quelle aree erano fino a pochi mesi fa tenute da componenti sunniti dell'esercito iracheno. Si sono ecclissati.Che in questo momento siano o meno in condizione di riprendersi è irrilevante; o li attaccano, uscendo in campo aperto con grosse formazioni, o tengono le posizioni rischiando di dare all'esercito il tempo necessario a riorganizzarsi. Scelta semplicissima.
L'idea quindi che gli sciiti possono riprendersele non esiste.
Gli sciiti stanno semplicemente "trincerando" una linea difensiva attorno a bagdad. I curdi intanto si stanno gia politicamente preparando per l'indipendenza.
Ah, dimenticavo. I sauditi finanziano il baraccone come negli anni '80 finanziavano il loro simpatico concittadino in Afghanistan. Quello accusato di due attentati contro ambasciate americane, uno contro la USS Cole ed uno, multiplo, contro Pentagono e Torri Gemelle.
La cosa non ti dà neanche un po' di inquietudine? O vivi in campagna, lontano da edifici a rischio?
I sauditi non hanno finanziato alcun attentato contro il Cole, ne tanto meno contro le torri, non sono cosi stupidi visto che esistono enormi interessi finanziari e strategici che li legano agli USA.
Cacciabombardieri russi per l?Iraq - Analisi Difesa
Cacciabombardieri russi per l’Iraq
di Maurizio Sparacino29 giugno 2014, pubblicato in Enduring freedom
Frustrato dal lento processo di acquisizione di armamenti americani per la propria forza aerea, il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki ha deciso di rivolgersi altrove per contrastare la rapida avanzata del gruppo armato islamico jihadista “Isis” (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante). Secondo la BBC infatti, l’Iraq avrebbe comprato armamenti (prevalentemente di seconda mano) dalla Russia e dalla Bielorussia che stanno giungendo nei rispettivi reparti di competenza mentre scriviamo. Tale accordo per velivoli da combattimento di seconda mano è stato firmato la scorsa settimana e, nelle parole di al-Maliki – “ha l’obiettivo di aumentare la potenza di fuoco della forza aerea e del resto delle forze armate al fine di combattere il terrorismo”. E proprio ieri, sabato 28 giugno, i media nazionali hanno dato risalto alla consegna di 5 Sukhoi Su-25 da supporto tattico (velivoli già impiegati a suo tempo dalle forze aeree di saddam Hussein) consegnati dalla Russia; secondo l’agenzia di stampa Lenta.ru, inoltre, sarebbero giunti persino sei caccia Sukhoi Su-30K che si trovavano in riparazione in Bielorussia. Quest’ultima notizia sarebbe stata confermata anche da Igor Korotchenko, redattore capo della rivista “Natsionalnaya Oborona” (Difesa Nazionale), il quale avrebbe spiegato che si tratterebbe di parte di un lotto di aerei forniti inizialmente all’India verso la fine del 1990, prima che Nuova Delhi ricevesse il più avanzato Su-30MKI multiruolo; i Su-30K furono successivamente restituiti alla Russia nel 2007 e destinati presso la base bielorussa di Baranavičy per la prevista revisione e manutenzione.
I rimanenti 12 Su-30K, sempre secondo Korotchenko (e come Analisi Difesa aveva correttamente anticipato lo scorso anno), è probabile che vengano destinati all’Angola. Secondo quanto annunciato dal generale Qassem Atta, consigliere militare del premier sciita Nouri al-Maliki, la fornitura della dozzina di Sukhoi Su-25 avrebbe un valore di circa mezzo miliardo di dollari inclusi i consiglieri militari russi giunti a Baghdad tra i quali vi sarebbero tecnici e piloti.
L’Iraq ha ordinato negli Stati Uniti 36 Lockheed Martin F-16 Block 52 ma al-Maliki ha criticato come “troppo lungo” il processo di acquisizione e consegna i primi 2 F-16 verranno consegnati solo in autunno. “Sarò franco a dire che eravamo illusi quando abbiamo firmato il contratto – ha affermato alla BBC – se avessimo avuto copertura aerea avremmo potuto impedire quanto finora è successo al nostro paese”. Al Maliki ha poi aggiunto che col senno di poi l’Iraq non avrebbe avuto problemi ad acquistare aerei da combattimento dagli inglesi, dai francesi e dai russi.
Attualmente infatti, gli unici aerei armati ad ala fissa nella forza aerea irachena sono pochi esemplari di Cessna AC-208 Caravan e, per quanto l’Iraq abbia una discreta flotta di elicotteri Mil Mi-8/17 assalto comprese le macchine di nuova produzione, è quasi certo che alcuni di questi esemplari possano essere stati catturati dai gruppi jihadisti di Isis che durante la loro avanzata nel nord e nell’ovest del paese hanno incontrato una scarsissima resistenza da parte delle truppe regolari che hanno del resto abbandonato al nemico molti equipaggiamenti terrestri (inclusi tank e cingolati) e alcuni elicotteri.
Attualmente non è ancora chiaro se gli Stati Uniti abbiano frenato nelle consegne per la paura di un crollo completo del regime di Baghdad, tuttavia l’intervento degli americani finora si è limitato all’invio di un contingente di 300 uomini delle forze speciali con compiti di consiglieri militari e di supporto d’intelligence.
A proposito di armi russe, invece, ricordiamo che l’Iraq siglò nell’ottobre del 2012 un acquisto del valore di 4,3 miliardi di dollari per un insieme di armi il cui dettaglio (per quantità e tipologia) non è mai stato svelato; al momento, secondo gli analisti militari, è quasi certa la presenza di elicotteri d’attacco Mil Mi-35M e Mil Mi-28NE; secondo altri invece, è molto probabile che il contratto includa anche alcuni esemplari di elicotteri Kamov Ka-52 e di caccia MiG-29.
Immagini: Indian air Force, AFP, Wings Palette
Non hanno mandato "consiglieri", ma "contractors" che si devono occupare di tenere in efficienza quei 4-5 Su 25.
Quello di Mosca non e' tanto un supporto militare, perche con tali aerei ci fai poco o nulla, e' sostanzialmente simbolico e politico.
I russi tramite Lukoil hanno investito in un grande giacimento chiamato West Quarna 2 che si trova a sud di Bagdad nella zona sciita.
Ultima modifica di paulhowe; 30-06-14 alle 16:05
Francamente non vedo come l'Iraq possa restare unito, prima o poi si dovranno dividere, non se ne esce.