User Tag List

Risultati da 1 a 10 di 10

Discussione: Changeling

  1. #1
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Changeling

    «Non chiamateci gnomi, né fate. Non vogliamo più essere chiamati così. Una volta era la parola perfetta per designare una grande varietà di creature, ma oggi ha troppi significati... In questo mondo esiste una serie di spiriti sublunari che carminibus coelo possunt deducere lunam, i quali, sin dai tempi antichi, sono divisi in sei categorie: spiriti di fuoco, di aria, di terra, di acqua, sotterranei, più la classe delle fate e delle ninfe. Se volete darmi un nome, io sono come loro, un folletto. O meglio, sono un changeling. Noi rubiamo i bambini e ne prendiamo il posto. Il folletto diventa bambino, e il bambino folletto.»
    Keith Donohue, Il bambino che non era vero




    John Anster Fitzgerald, Fairies Looking Through A Gothic Arch (1864)


    Il changeling è una creatura fantastica tipica del folklore europeo. È il figlio deforme e spesso malato di una fata, di un folletto, di un fauno o addirittura di un demone, segretamente scambiato nella culla con un bambino umano, sano e bello.
    Il changeling si può riconoscere perché è estremamente intelligente, molto più di un bambino umano, ma impacciato nei movimenti, apatico, impenetrabile. Alcuni studiosi ritengono che questa leggenda venisse usata per spiegare l'autismo, quando ancora la malattia era sconosciuta.
    Nella mitologia celtica si racconta di un neonato malato, figlio delle fate, che viene scambiato con un altro bambino per costringere la sfortunata madre a curare e allevare il folletto. Per scoprire la sua reale natura, pare bastasse preparare una camomilla e versarla in un guscio d'uovo: a quel punto il changeling avrebbe detto "In tanti anni della mia esistenza ne ho viste di cose, ma mai versare della camomilla in un guscio d'uovo...", per poi sparire…

    La leggenda è diffusa anche in Francia, dove questi folletti si chiamano Jetins, abitano le grotte marine ed escono solo di notte. Si racconta che abbiano un'incredibile forza e adorino scaraventare lontano attrezzi pesanti. Nelle regioni del nord-ovest d'Italia, sono invece chiamati Servan. Simili ai Jetins francesi, hanno in più il desiderio di assomigliare all'uomo ad ogni costo, e perciò scambiano i loro piccoli con quelli umani. In Irlanda vengono detti Spriggan, folletti dall'aspetto grottesco, esseri malefici, piccoli che dovrebbero essere i guardiani dei tesori delle colline.

  2. #2
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    Massimo Centini


    GLI "SCAMBIATI", LE FATE E I FAUNI.
    QUALCHE CONSIDERAZIONE INTORNO A UN'ANTICA CREDENZA





    Il diavolo scambia un neonato con un changeling.
    Raffigurazione di Martino di Bartolomeo


    Le considerazioni che seguono hanno origine da una singolare notizia presente in un libro di Walter Kafton-Minkel, Subterranean worlds (1989) [1]: si tratta della credenza sui cosiddetti "scambiati" (changelin ). Ecco di cosa si tratta: secondo le tradizioni popolari di alcuni Paesi, quei bambini che erano colpiti da malattie invalidanti (poliomielite, sindrome di Down) erano ritenuti figli delle fate, o di altre creature della mitologia locale, sostituiti ai figli sani degli umani, che di fatto venivano allevati dalle fate o da chi per loro. Si tratta di una credenza interessante sotto il profilo antropologico, che ha subito numerosi adattamenti entrando a far parte non solo della mitologia popolare ma, come vedremo, anche del sostrato caratterizzante la religiosità cristiana.

    Procediamo con ordine e ritorniamo a Kafton-Minkel, che chiarisce: "Nel tentativo di convincere [le fate] a restituire il vero bambino, molti genitori ben intenzionati battevano o affamavano a morte il proprio figlio disabile o ritardato. È assai probabile che i changelin ottusi, balbuzienti o apatici di molte fiabe fossero ispirati da bambini reali affetti da autismo o dalla sindrome di Down". [2]
    Il disconoscimento dei figli ammalati così come strutturato nel folklore, rappresenta la marginalizzazione simbolica di un tema non estraneo alla cultura e contrassegnato da evidenti ricadute sul piano sociologico. Infatti, la ricerca etnografica ha posto in rilievo come in alcune culture sia ancora oggi radicata la credenza che un figlio afflitto da patologie o altre caratteristiche che ne enfatizzino la diversità, sia di fatto escluso dalla comunità e considerato portatore di un'alterità nella quale si individuano espressioni demonizzabili.

    Proviamo a rivolgerci alle fonti storiche per trovare riferimenti contestualizzati. Nel 1261 morì, nel convento dei Predicatori di Lione, l'inquisitore domenicano Étienne de Bourbon (1180-1261), che aveva trascorso nel convento di Lione i suoi ultimi anni di vita, impegnato a scrivere un trattato sui sette doni dello Spirito Santo. L'opera, incompleta, è costituita principalmente da una serie di exempla: tra questi il racconto di una sua scoperta nella regione di Dombes, a circa quaranta chilometri da Lione, in cui si adorava san Guinefort, un cane considerato santo e taumaturgo. Naturalmente, dal suo punto di vista, padre Étienne vedeva in quel culto una manifestazione diabolica. Tralasciando per ragioni di spazio le motivazioni che condussero alla "santificazione" del cane in seno alla religiosità popolare [3], ci soffermiamo su alcuni riti praticati nei pressi della sua tomba che rientrano nella tematica qui affrontata. Infatti i contadini del luogo avevano elevato il levriero agli onori degli altari, considerandolo un santo dispensatore di guarigioni.

    Ecco cosa scrisse padre de Bourbon nella memoria giunta fino a noi: [4] "Soprattutto le donne che avevano bambini malati e deboli li conducevano in questo luogo, e in un borgo fortificato distante una Lega andavano a cercare una vecchia che insegnava loro il modo rituale di agire, di fare offerte ai demoni, di invocarli, e che le conduceva poi in questo luogo. Quando vi giungevano offrivano sale e altre cose; appendendo agli arbusti circostanti le fasce del bambino; piantavano un chiodo negli alberi che erano qui cresciuti; facevano passare il bambino nudo tra i tronchi di due alberi: la madre, che si trovava da una parte, teneva il bambino e lo gettava nove volte alla vecchia che era dall'altra parte. Invocando i demoni esse scongiuravano i fauni che si trovavano nella foresta di Rimite di prendere questo bambino malato e debole che, affermavano, apparteneva loro, rendendo invece loro stesse il proprio figlio grasso e grosso, sano e salvo, che essi si erano portati via. Dopo di aver fatto questo, le madri infanticide si riprendevano il figlio e lo adagiavano nudo ai piedi dell'albero sulla paglia di una culla, e accendevano alla testa e ai piedi di questo, con il fuoco che si erano portate dietro, due candele della misura di un pollice, e le fissavano in alto sul tronco; quindi si traevano in disparte sicché le candele non fossero consumate in modo da non udire i vagiti del bambino né vederlo (...) Quando le donne ritornavano dal figlio e lo trovavano ancor vivo, lo conducevano nelle acque impetuose di un vicino torrente, chiamato Chalaronne, dove lo immergevano per nove volte: se sopravviveva e non moriva immediatamente o poco dopo è perché aveva i visceri molto robusti. Noi ci siamo recati in quel luogo, abbiamo convocato il popolo di questa terra e abbiamo predicato contro tutto ciò che è stato qui detto. Abbiamo fatto esumare il cane e tagliare il bosco sacro e lo abbiamo fatto bruciare, assieme allo scheletro del cane. E ho fatto affiggere dai signori di quella terra un editto che prevedeva il sequestro e il riscatto dei beni di coloro che d'ora innanzi si fossero recati in quel luogo per questo motivo".

    Come si evince dalla parole dell'inquisitore, il rito assume molteplici sfaccettature, amalgamando temi propri della medicina simbolica popolare (il passaggio del bambino tra due tronchi d'albero ricorda le pratiche nostrane per la cura dell'ernia [5] ), con altri che riverberano pratiche devozionali di origine precristiana. [6].

    Analizziamo gli sviluppi rituali del rito:
    • bambini malati condotti presso la tomba del cane;
    • offerte rituali (in cui prevale il sale);
    • fasce dei bambini appese agli alberi [7];
    • passaggio dei bambini tra i tronchi degli alberi;
    • presenza di una "vecchia" (vetula) che svolgeva il ruolo di mediatrice rituale tra le mamme e il cane guaritore; invocazione delle mamme ai fauni del bosco perché rendessero i loro bambini sani, sostituiti con quelli dei fauni, "malati e deboli";
    • pratica rituale con candele, acqua, ecc.






    Davanti a questo quadro essenziale dei fatti, sembrerebbe che nel rituale sorto intorno a san Guinefort vi siano tutti gli estremi per scorgere il sostrato di una pratica precristiana. Pratica che si evidenzia in particolare con il cumulo di pietre, le offerte poste sugli alberi, il passaggio dei bambini malati tra i rami (casi analoghi sono numerosi nella tradizione "celtica" e hanno come elemento catalizzatore non solo gli alberi, ma anche le grandi pietre). La richiesta dei figli ai fauni risulta un fenomeno che presenta tonalità certamente intrise di una mitologia che, se pur "cristianizzata", rivela un sostrato comunque precristiano.
    Inoltre, la riunione nel bosco, l'offerta, l'invocazione ai fauni e la presenza di una vetula descritta come guida rituale, propone elementi riconducibili a quell'idea della stregoneria, lasciando intravedere alcune linee rituali che facilmente potevano essere allora correlate al sabba. Ci limitiamo ad accennare che la sostituzione dei bambini, non necessariamente con altri ammalati, è un tema che si rintraccia tra le accuse rivolte alle streghe. [8]

    L'aspetto che in questa occasione ci pare importante porre in rilievo riguarda il ruolo dei fauni, creature che avevano rapito i figli degli abitanti della regione di Dombes sostituendoli con i loro, malati (come abbiamo visto accuse del genere erano anche rivolte ad altre creature della mitologia popolare: dalle fate all'uomo selvaggio). Nell'exemplum di Étienne de Bourbon si fa riferimento ai fauni perché, ci sembra, sovrapponibili in gran parte, nell'immaginario cristiano del XIII secolo, alla figura del diavolo.
    Nel fauno si focalizzava quindi l'immagine del demone cristiano, ma anche quella della creatura silvestre tipica della tradizione folklorica, proponendo la convivenza in una sola figura dalle caratteristiche molteplici. Faunus deriva da fatuus, folle, e Gugliermo d'Alvernia ne forniva un'equivalenza con il francese folet, termine del folklore ancora oggi utilizzato.
    Jean Claude Schmitt, nel suo studio sul Santo Levriero puntualizza: "Spiriti non ben definiti, fate o nani, rapiscono i bambini e li sostituiscono con i loro (...) Étienne de Bourbon, riportando la testimonianza delle donne da lui interrogate, precisa che sono costoro a dire (quem eorum dicebant) che i changelin sono figli dei fauni: per quanto lo riguarda non può aderire a questa opinione. Ma questa opinione, tra il popolo almeno, è stata a lungo unanimemente accettata. Il che significa che i changelin rappresentano per i singoli, concretamente, un'intrusione angosciante nella vita quotidiana. Già la parola evoca, realmente, tutte le potenze del diavolo, al punto che accusare qualcuno di essere un changelin costituisce, nel XV secolo, una terribile ingiuria". [9]

    La documentazione etnografica propone numerose esperienze presenti nel folklore europeo del passato (fino al XIX secolo) ed effettuate per evitare che un neonato potesse essere sostituito con un changelin. Naturalmente la certezza che il cambio fosse stato effettuato poteva essere confermata solo quando il piccolo si ammalava, o risultava insaziabile anche se malgrado ciò deperiva inspiegabilmente. Avuta la "certezza" della sostituzione: "un buon mezzo è quello di far soffrire il changelin affinchè le sue grida di dolore richiamino i veri genitori e li spingano così a riprenderselo: a tal fine si può picchiarlo o anche semplicemente fingere di bruciarlo o ustionarlo con l'acqua bollente. Spesso il changelin viene deposto ad un bivio solitario o al confine di tre paesi o alla confluenza di tre torrenti. Dopo averlo qui abbandonato, la madre si allontana in assoluto silenzio per ritornare indietro al primo vagito del bambino, nella speranza che le sia stato reso il proprio figlio in cambio del changelin". [10]

    Le fonti medievali non sempre sono chiare sulla questione changelin: infatti, come abbiamo già visto, questa figura si confonde con quella del bambino vittima delle streghe che però mai, dopo averlo rapito, lo restituivano ai genitori. Inoltre, secondo alcuni teologi era invalsa la credenza che i demoni incubi sostituissero i figli delle donne con i loro e che questi fossero poi allattati dalle donne a cui erano stati sottratti i figli legittimi. Nicola di Jowor, docente presso l'Università di Praga nel primo decennio del XV secolo, chiariva: "Si dimostra, e tra il volgo lo si dice comunemente, che i demoni incubi sostituiscono ai figli delle donne i loro figli e che le donne li allattano come se fossero i propri figli. Perciò li chiama campione, cambiati o mutati, sostituiti ai bambini partoriti dalle donne, messi al loro posto. Li si descrive magri, sempre in lacrime per le sofferenze, avidi di latte al punto che anche una quantità abbondante non basterebbe neppure a saziarne uno solo". [11]

    Globalmente, le fonti medievali sui changelin, nella maggioranza, tendono a considerare la sostituzione dei bambini opera del diavolo che con vari stratagemmi metterebbe in atto questa azione al fine di insinuare creature del male in seno alla comunità cristiana. Più prosaicamente, la credenza sui bambini sostituiti risulta un espediente culturale per dare un senso a quell'alterità che la comunità percepisce come squilibrio (il figlio ammalato): in linea con le prerogative del pensiero magico, l'attribuzione a un fattore esterno consente di dare un senso al disagio e di connotarlo razionalmente, al fine di mettere in atto pratiche finalizzate a ristabilire l'equilibrio perduto.



    NOTE


    1. W. Kafton-Minkel, Subterranean worlds, traduzione italiana: Mondi sotterranei. Il mito della terra cava, Edizioni Mediterranee, Roma 2012.
    2. W. Kafton-Minkel, op. cit., p. 51.
    3. Una ricostruzione dettagliata è stata effettuata da I. C. Schmitt nel libro II santo levriero. Guinefort guaritore di bambini, Einaudi, Torino 1982.
    4. Biblioteca Nazionale di Parigi, Ms. lat. ff.413-414; una traduzione italiana recente è contenuta in J.C. Schmitt, op. cit., pp 5-7.
    5. Un esempio tra i tanti: "A guarire il bambino ernioso, si usa presso di noi [Veneto], di segare un piccolo olmo (Ulmus campestris) ad un punto qualunque del suo tronco: e dopo segato, si fa passare il bambino fra il pezzo superiore tenuto sollevato e l'inferiore fisso al suolo, per tre o quattro volte di seguito; ciò fatto si riuniscono i due estremi dell'olmo, si legano con una fascia della sua stessa corteccia, e quando l'albero ha ingommato (cicatrizzato), il bambino è guarito", Zanetti A., La medicina delle nostre donne, Foligno 1892, p. 211; cfr. A. M. Di Noia, L'arco di rovo. Impotenza e aggressività in due rituali del Sud, Boringhieri, Torino 1983.
    6. P. Sébillot, Riti precristiani nel folklore europeo, Xenia, Milano 1990, pp. 47-56.
    7. Tale tradizione era ancora praticata nel XIX secolo.
    8. Basta sfogliare il Malleus maleficarum (1486) di H. Institor e J. Sprenger, per trovare numerose accuse del genere.
    9. J. C. Schmitt, op. cit., pp. 103-105. 111.
    10. J. C. Schmitt, op. cit, pp. 103-104.
    11. P. Meyer, Chanjon, enfant changé en nourrice, in Romania, 32,1903, pp. 452-453.


    Massimo Centini, Il Giornale dei Misteri n° 498 (ottobre 2013)

  3. #3
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    William Butler Yeats *

    LA DISTILLAZIONE DEI GUSCI D'UOVO (CHANGELING)




    Johann Heinrich Füssli, The changeling (1780)



    La signora Sullivan aveva il sospetto che il suo ultimo nato fosse stato scambiato da 'ladri folletti' e certamente le apparenze giustificavano tale conclusione; in una sola notte, infatti, il suo sano bimbetto dagli occhi azzurri si era raggrinzito fino a diventare quasi un niente e non la smetteva di strepitare e piangere. La povera signora Sullivan era naturalmente molto triste, e tutti i vicini, per confortarla, le dicevano che sicuramente il suo bambino era con il 'buon popolo' e che al suo posto era stato messo un folletto. Certamente la signora Sullivan non poteva non credere a ciò che tutti quanti le dicevano, ma non voleva far del male alla creaturina, perché, sebbene la sua faccia fosse così avvizzita e il corpo ridotto al solo scheletro, conservava tuttavia una forte somiglianza con il suo vero bambino. Non riusciva perciò a trovare il coraggio di arrostirlo vivo sulla graticola o di bruciargli via il naso con le molle incandescenti o di gettarlo sul lato della strada in mezzo alla neve, malgrado questi e altri simili procedimenti le venissero caldamente raccomandati come sistemi per recuperare il suo bambino.

    Un giorno successe che la signora Sullivan incontrò per caso proprio una donna che la sapeva lunga di queste cose, ben conosciuta nel paese col nome di Ellen Leah (o la Grigia Ellen). Aveva il dono, comunque l'avesse acquistato, di dire dove erano i morti e che cosa potesse essere utile al riposo delle loro anime; e con arti magiche aveva il potere di togliere porri e gozzi, e di compiere tutta una serie di meraviglie di tal genere.
    "Vi vedo afflitta questa mattina, signora Sullivan " furono le prime parole che Ellen Leah le rivolse.
    "Lo potete ben dire, Ellen - disse la signora Sullivan - e ho ben ragione di essere afflitta, dal momento che il mio bel bambino, che era nella culla, mi è stato strappato via senza neanche un , e al suo posto c'era un brutto sgorbio di folletto grinzoso; non c'è da sorprendersi, dunque, che mi vediate afflitta, Ellen."
    "Non vi si può rimproverare, signora Sullivan - disse Ellen Leah - ma siete sicura che sia un folletto?" "Sicura! - fece eco la signora Sullivan - Ne sono ben sicura, per mia disgrazia; posso forse dubitare dei miei stessi occhi? Ogni cuore di madre deve certo commiserarmi! "
    "Volete seguire il consiglio di una vecchia?- chiese Ellen Leah fissando il suo sguardo inquietante e misterioso sulla infelice madre; e, dopo una pausa, aggiunse -Ma poi non direte che è un consiglio sciocco? "
    "Potete farmi riavere il mio bambino, il mio caro bambino, Ellen?" disse la signora Sullivan tutta infervorata.
    "Se farete come vi ordino, - rispose Ellen Leah -lo saprete. La signora Sullivan rimase in attesa, in silenzio, ed Ellen continuò:" Mettete sul fuoco il pentolone grosso, pieno d'acqua, e fatela bollire a più non posso; poi prendete una dozzina di uova appena deposte, rompetele e tenete i gusci, ma gettate via il resto; fatto questo, mettete i gusci nella pentola d'acqua bollente e saprete presto se quello è il vostro bambino o un folletto. Se scoprite che quello nella culla è un folletto, prendete l'attizzatoio incandescente e ficcateglielo giù per la sua orribile gola, e, fatto questo, non avrete più fastidi, ve lo assicuro."
    La signora Sullivan se ne andò a casa e fece come Ellen Leah le aveva comandato. Mise la pentola sul fuoco e sotto una gran quantità di torba e fece bollire l'acqua a un ritmo tale che se mai ci fu un'acqua incandescente quella sicuramente lo era. Il bambino giaceva, strano a dirsi, tutto calmo e tranquillo nella culla, lanciando ogni tanto un'occhiata, che brillava pungente come una stella in una notte gelida, verso il gran fuoco e il pentolone che vi stava sopra; e seguiva con estrema attenzione la signora Sullivan che rompeva le uova e metteva a bollire i gusci. Alla fine chiese, con la voce di un uomo molto vecchio:
    "Cosa stai facendo, mammina?"
    Quando la signora Sullivan sentì il bambino parlare, il cuore - come lei stessa riferì - le balzò in gola al punto di soffocarla. Ma riuscì a mettere l'attizzatoio nel fuoco e a rispondere a quelle parole senza mostrare alcuna sorpresa:
    " Sto distillando, figlio mio."
    " E cosa distilli, mammina?" disse il diavoletto, la cui soprannaturale capacità di parola provava senza alcun dubbio che era un sostituto fatato.
    'Ah, se l'attizzatoio fosse già rosso ' pensava la signora Sullivan; ma era grosso e impiegava molto tempo a scaldarsi, perciò decise di distrarre il bambino con le chiacchiere finchè non fosse arrivato al punto giusto per ficcarglielo in gola e così ripetè la domanda:
    "Vuoi sapere cosa sto distillando, figlio mio?" disse.
    "Sì, mammina, cosa distilli?" rispose il folletto.
    "Gusci d'uovo, figlio mio" disse la signora Sullivan.
    "Oh! - strillò il diavoletto saltando su nella culla e battendo le mani, - sono al mondo da millecinquecento anni e non ho mai visto una distillazione di gusci d'uova prima d'ora!"

    A questo punto l'attizzatoio era rovente e la signora Sullivan, afferrandolo, corse con furia verso la culla; ma in qualche modo le scivolò un piede, cadde distesa sul pavimento e l'attizzatoio le volò via di mano fino all'altro lato della stanza. Si alzò tuttavia senza perdere troppo tempo e andò alla culla, con l'intenzione di ficcare la creatura maligna che vi giaceva nella pentola d'acqua bollente, quando vide il suo vero bambino immerso in un dolce sonno: uno dei morbidi e rotondi braccini era appoggiato sul cuscino, i suoi lineamenti erano sereni come se la loro quiete non fosse mai stata disturbata e solo la rosea boccuccia si muoveva con un respiro lieve e regolare.


    Thomas Crofton Croker - Tratto da Fiabe irlandesi di William Butler Yeats, Newton Compton

    Fiabe Irlandesi - William Butler Yeats - Google Libri


    * Più di un secolo fa, Yeats riuniva nelle raccolte "Fiabe e racconti delle campagne irlandesi" (1888) e "Fiabe irlandesi" (1892) le favole e i racconti dei più grandi scrittori del suo Paese, tra cui Thomas Crofton Crocker, Lady Wilde (madre di Oscar), William Carleton, Douglas Hyde.

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    22 Jul 2012
    Messaggi
    16,478
     Likes dati
    3,162
     Like avuti
    3,486
    Mentioned
    101 Post(s)
    Tagged
    8 Thread(s)
    Inserzioni Blog
    1

    Predefinito Re: Changeling

    sono OT.... ma siccome la settimana prossima stacco chissà per quanto tanto e di doman non c'è certezza.... volevo fare i complimenti a questo forum che è il più bel forum di TP a mio parere.

    E chiaramente a Silvia e a Thomas che ne sono gli animatori. bravi ragazzi, continuate così

  5. #5
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    Grazie!

  6. #6
    Moderatore
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Località
    Messina
    Messaggi
    18,411
     Likes dati
    1,422
     Like avuti
    1,210
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    sono OT.... ma siccome la settimana prossima stacco chissà per quanto tanto e di doman non c'è certezza.... volevo fare i complimenti a questo forum che è il più bel forum di TP a mio parere.

    E chiaramente a Silvia e a Thomas che ne sono gli animatori. bravi ragazzi, continuate così
    Gentilissimo, caro Main... Grazie... ...e non sparire troppo a lungo, qui cercheremo sempre di fare di meglio...
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  7. #7
    Moderatore
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Località
    Messina
    Messaggi
    18,411
     Likes dati
    1,422
     Like avuti
    1,210
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    William Butler Yeats *

    LA DISTILLAZIONE DEI GUSCI D'UOVO (CHANGELING)
    Mi sembra una storia in cui sotto la patina fiabesca - interfaccia preziosa per metabolizzare, grazie a simboli e allegorie, contenuti altrimenti scabrosi - si notano aspetti interpretabili anche in chiave criminologica e medico-legale.

    Nelle campagne, in zone povere specialmente, un certo tipo di uccisione di creature in tenera età fu di regola praticato per secoli, specie se il piccolo presentava anomalie che lo avrebbero fatto divenire un peso anziché una forza produttiva nell'economia familiare. Nelle maniere più "pratiche" e atroci, dallo spillo infilato nella fontanella in poi. Anche perché la mortalità infantile non volontaria aveva proporzioni drammatiche, tanto che il lutto per il decesso di un bambino è un fenomeno in massima parte recente (si diffonde dal XVIII secolo in avanti), quindi uno più o uno meno poco cambiava. E' lo stesso mondo dell'"auguri e figli maschi"... e infatti, con le dovute differenze, la soppressione delle figlie femmine causa ragioni economiche si osserva ancora in paesi come la Cina e l'India.

    Ecco, infatti, che i "procedimenti" suggeriti per "recuperare" il bambino (arrostirlo vivo sulla graticola o bruciargli via il naso con le molle incandescenti o gettarlo sul lato della strada in mezzo alla neve, fino all'attizzatoio rovente in gola) sono autentiche forme di esorcismo cruento o di ordalia... dopo le quali lo sventurato sarà "libero" dalla misteriosa e comoda possessione oppure, in realtà, morto... ma nell'adempimento di uno pseudo-rituale che tenta di edulcorare l'accaduto e conferirgli un senso.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 28-07-14 alle 00:20
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  8. #8
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    Riccardo Castellana

    LE MOTIVAZIONI DELLO SCAMBIO



    I motivi del rapimento-sostituzione sono spiegati nel folklore con vari (e spesso contraddittori) argomenti, che schematizzando un po' possiamo ricondurre a cinque grandi categorie:

    (1) La necessità di preservare la specie degli elfi assicurando ai loro piccoli il nutriente latte umano: è la spiegazione accolta da Jacob Grimm nella Deutsche Mytologie (1835)

    (2) La cattiveria innata degli spiriti del male, che sostituendo i neonati in culla si compiacciono di nuocere agli uomini

    (3) La benevolenza e l'amore delle fate nei confronti dei bambini - di cui si appropriano per tenerli con sé come figli nel loro regno, e che perciò trattano con ogni riguardo. [1] Questa motivazione è anche all'origine di quelle credenze, egualmente diffuse, circa i rapimenti di bambini che non comportano però alcuno scambio. Complemento essenziale di questa terza causa è allora che le fate scambino i loro figli con i figli degli umani perché questi sono belli e sani, mentre i loro sono (di solito) brutti, malati e deformi.

    (4) D'altra parte, sono attestate spiegazioni popolari di carattere diametralmente opposto, che vedono nello scambio, e più esattamente nel rapimento del bambino, il presupposto necessario per pratiche sacrificali o addirittura cannibaliche. Giustamente, però, JJ. MacCulloch [2] le ritiene spiegazioni tarde e dovute all'influsso delle credenze medievali intorno alle streghe mangiatrici di bambini oppure officianti culti sacrificali in onore del demonio.

    (5) A queste quattro cause se ne può aggiungere un'altra, anch'essa, però, verosimilmente tarda e influenzata dal cristianesimo, ed è una causa che sposta l'attenzione dal mondo magico e mitico degli esseri fatati a quello reale (e morale) degli uomini. In molte storie della tradizione lo scambio è associato infatti a una colpa, a una condotta eticamente scorretta dei genitori, che possono ad esempio aver concepito il bambino fuori dal sacramento del matrimonio. Il figlio biologico, in questo caso, viene sostituito materialmente dal figlio del demonio, che con la sua sola presenza sarà a un tempo il segno concreto e tangibile del peccato commesso e la sua punizione.



    Fotogramma dal cortometraggio di Maria Steinmetz Der Wechselbalg




    Ora però, in nessuna storia, antica o recente, della tradizione celtica o germanica, la sostituzione è mai motivata dal puro e semplice capriccio o dal caso, come in sostanza avviene nella novella Il figlio cambiato (di Pirandello) e come accade, stando a Pitré, nel folklore siciliano in generale. La casualità dell'intervento delle fate, che beneficano oppure distruggono senza una ragione apparente, non è infatti riconducibile alla seconda delle cause che abbiamo elencato (malvagità innata delle creature soprannaturali), ma sembra piuttosto imparentata con un sentimento della imprevedibilità della sorte e di cecità del destino (di fatalità, si direbbe, se in questo contesto il termine non suonasse depistante), e con una concezione del mondo che a Pirandello era molto familiare.

    Se a ciò si aggiunge il fatto che, anche secondo Pitré, il canciatu non è affatto un essere soprannaturale, ma semplicemente il figlio di un'altra madre umana, abbiamo trovato i primi due elementi che caratterizzano la credenza siciliana e la differenziano rispetto al complesso celtico-germanico-slavo: (a) la casualità dello scambio e (b) la natura umana del sostituto, pur nel contesto indubitabilmente soprannaturale in cui avviene lo scambio. In realtà, il secondo aspetto della credenza (b) potrebbe essere il risultato di un adattamento storico, mentre questa, nella sua forma originaria, non deve avere avuto, molto probabilmente, tratti troppo dissimili dalle leggende del Nord Europa. Nelle carte di un processo alle streghe del Seicento, ad esempio, si riporta un caso in cui la presunta strega, Pasqua La Mundaza, consiglia a una madre di sbarazzarsi del canciatu facendo ricorso a una formula rituale che sembrerebbe implicare non solo la partecipazione attiva della fata nello scambio, ma anche il suo ruolo di madre effettiva del changeling.


    NOTE

    1. Vedi tra gli altri Hartland, The Science of Fairy Tales, cit., p. 74.
    2. MacCulloch, Changeling, cit, p. 361.


    Riccardo Castellana, Storie di figli cambiati. Fate, demoni e sostituzioni magiche tra folklore e letteratura (Pacini editore, pag. 53)

  9. #9
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    Il figlio cambiato si ispira a una leggenda popolare siciliana, la leggenda "de li donni", spiriti malefici dell'aria, invisibili streghe che talvolta proteggono, talvolta rapiscono e talvolta cambiano i bambini lasciati incustoditi dalle madri. E allora la madre che ritrova nella culla un figlio non suo è condannata ad amare il bambino sconosciuto, perché anche suo figlio riceva il bene nella casa in cui l'hanno portato. Questa novella è stata pubblicata sul Corriere della Sera il 5 agosto 1923 e poi raccolta nell'ottavo volume delle Novelle per un anno.


    Illustrazione di C. F. Thiele per E.T.A. Hoffmann
    "Il piccolo Zaccheo detto Cinabro" Berlino 1818



    Luigi Pirandello

    IL FIGLIO CAMBIATO


    Avevo udito urlare durante tutta la notte, e a una cert'ora fonda e perduta tra il sonno e la veglia non avrei più saputo dire se quelle urla fossero di bestia o umane.
    La mattina dopo venni a sapere dalle donne del vicinato ch'erano state disperazioni levate da una madre (una certa Sara Longo), a cui, mentre dormiva, avevano rubato il figlio di tre mesi, lasciandogliene in cambio un altro.
    - Rubato? E chi gliel'ha rubato?
    - Le "Donne"!
    - Le donne? Che donne?
    Mi spiegarono che le "Donne" erano certi spiriti della notte, streghe dell'aria.
    Sbalordito e indignato, domandai:
    - Ma come? E la madre ci crede davvero?

    Quelle brave comari erano ancora cosi tutte accorate e atterrite, che del mio sbalordimento e della mia indignazione s'offesero. Mi gridarono in faccia, come se volessero aggredirmi, che esse, alle urla, erano accorse alla casa della Longo, mezz'ignude come si trovavano, e avevano visto, visto coi loro occhi il bambino cambiato, ancora là sul mattonato della stanza, ai piedi del letto. Quello della Longo era bianco come il latte, biondo come l'oro, un Gesù Bambino; e questo invece, nero, nero come il fegato e brutto, più brutto d'uno scimmiotto. E avevano saputo il fatto, com'era stato, dalla stessa madre, che se ne strappava ancora i capelli: cioè, che aveva sentito come un pianto nel sonno e s'era svegliata; aveva steso un braccio sul letto in cerca del figlio e non l'aveva trovato; s'era allora precipitata dal letto, e acceso il lume, aveva veduto là per terra, invece del suo bambino, quel mostriciattolo, che l'orrore e il ribrezzo le avevano perfino impedito di toccare.
    Notare ch'era ancora in fasce, il bambino della Longo. Ora, un bambino in fasce, cadendo per inavvertenza della madre nel sonno, poteva mai schizzar così lontano e coi piedini verso la testata del letto, vale a dire al contrario di come avrebbe dovuto trovarsi?

    Era dunque chiaro che le "Donne" erano entrate in casa della Longo, nella notte, e le avevano cambiato il figlio, prendendosi il bambino bello e lasciandogliene uno brutto per farle dispetto.
    Uh, ne facevano tanti, di quei dispetti, alle povere mamme! Levare i bambini dalle culle e andare a deporli su una sedia in un'altra stanza; farli trovare dalla notte al giorno coi piedini sbiechi o con gli occhi strabi!
    - E guardi qua! guardi qua! - mi gridò una, acchiappando di furia e facendo voltare il testoncino a una bimbetta che teneva in braccio, per mostrarmi che aveva sulla nuca un codino di capelli incatricchiati, che guai a tagliarli o a cercar di districarli: la creaturina ne sarebbe morta. - Che le pare che sia? Treccina, treccina delle "Donne", appunto, che si spassano così, di notte tempo, sulle testine delle povere figlie di mamma!
    Stimando inutile, di fronte a una prova così tangibile, convincere quelle donne della loro superstizione, m'impensierii della sorte di quel bambino che rischiava di rimanerne vittima.
    Nessun dubbio per me che doveva essergli sopravvenuto qualche male, durante la notte; forse un insulto di paralisi infantile.
    Domandai che intendesse fare adesso, quella madre. Mi risposero che l'avevano trattenuta a viva forza perché voleva lasciar tutto, abbandonare la casa e buttarsi alla ventura in cerca del figlio, come una pazza.
    - E quella creaturina là?
    - Non vuole né vederla, né sentirne parlare!
    Una di loro, per tenerla in vita, le aveva dato a succhiare un po' di pan bagnato, con lo zucchero, avvolto in una pezzuola formata a modo di capezzolo. E mi assicurarono che, per carità di Dio, vincendo lo sgomento e il raccapriccio, avrebbero badato a lei, un po' l'una un po' l'altra. Cosa che, in coscienza, almeno nei primi giorni, dalla madre non si poteva pretendere.
    - Ma non vorrà mica lasciarla morir di fame?

    Riflettevo tra me e me se non fosse opportuno richiamar l'attenzione della questura su quello strano caso, allorché, la sera stessa, venni a sapere che la Longo s'era recata per consiglio da una certa Vanna Scoma, che aveva fama d'essere in misteriosi commercii con quelle "Donne". Si diceva che queste, nelle notti di vento, venivano a chiamarla dai tetti delle case vicine, per portarsela attorno con loro. Restava lì su una seggiola, con le sue vesti e le sue scarpe, come un fantoccio posato; e lo spirito se n'andava a volo, chi sa dove, con quelle streghe. Potevano farne testimonianza tanti che avevano appunto sentito chiamarla con voci lunghe e lamentose: - Zia Vanna! Zia Vanna! - dal proprio tetto.
    S'era dunque recata per consiglio da questa Vanna Scoma, la quale in prima (e si capisce) non aveva voluto dirle nulla; ma poi, pregata e ripregata a mani giunte, le aveva lasciato intendere, parlando a mezz'aria, che aveva "veduto" il bambino.
    - Veduto? Dove?

    Veduto. Non poteva dir dove. Ma stesse tranquilla perché il bambino, dove stava, stava bene, a patto però che anche lei trattasse bene la creaturina che le era toccata in cambio; badasse anzi, che quanta più cura lei avrebbe avuto qua per questo bambino, e tanto meglio di là si sarebbe trovato il suo.
    Mi sentii subito compreso d'uno stupore pieno d'ammirazione per la sapienza di questa strega la quale, perché fosse in tutto giusta, tanto aveva usato di crudeltà quanto di carità, punendo della sua superstizione quella madre col farle obbligo di vincere per amore del figlio lontano la ripugnanza che sentiva per quest'altro, il ribrezzo del seno da porgergli in bocca per nutrirlo; e non levandole poi del tutto la speranza di potere un giorno riavere il suo bambino, che intanto altri occhi, se non più i suoi, seguitavano a vedere, sano e bello com'era.
    Che se poi, com'è certo, tutta questa sapienza, così crudele insieme e caritatevole, non era adoperata da quella strega perché fosse giusta, ma perché ci aveva il suo tornaconto con le visite della Longo, una al giorno, e per ognuna un tanto, sia che le dicesse d'aver veduto il bambino, sia che le dicesse di no ( e più quando le diceva di no); questo non toglie nulla alla sapienza di lei; e d'altra parte io non ho detto che, per quanto sapiente, quella strega non fosse una strega.

    Le cose andarono così, finché il marito della Longo non arrivò con la goletta da Tunisi. Marinaio, oggi qua, domani là, poco ormai si curava della moglie e del figlio. Trovando quella smagrita e quasi insensata, e questo pelle e ossa, irriconoscibile; saputo dalla moglie ch'erano stati ammalati tutt'e due, non chiese altro. Il guaio avvenne dopo la partenza di lui; ché la Longo per maggior ristoro ammalò davvero. Altro castigo: una nuova gravidanza. E ora, in quello stato (le aveva così cattive, specialmente nei primi mesi, le gravidanze) non poteva più recarsi ogni giorno dalla Scoma, e doveva contentarsi d'usar le cure che poteva a quel disgraziato perché non ne mancassero là al suo figliuolo perduto. Si torturava pensando che non sarebbe stata giustizia, dato che nel cambio ci aveva scapitato lei, e il latte, prima per il gran dolore le era diventato acqua, e ora, incinta, non avrebbe potuto più darlo; non sarebbe stata giustizia che il suo figliuolo fosse cresciuto male, come pareva dovesse crescere questo. Sul colluccio vizzo, il testoncino giallo, un po' su una spalla e un po' sull'altra; e cionco, forse, di tutt'e due le gambine.

    Intanto, da Tunisi, il marito le scrisse che, durante il viaggio, i compagni gli avevano raccontato quella favola delle «Donne», nota a tutti meno che a lui; sospettava che la verità fosse un'altra, cioè che il figlio fosse morto e che lei avesse preso dall'ospizio qualche trovatello in sostituzione; e le imponeva d'andar subito a riportarlo, perché non voleva in casa bastardi. La Longo però, al ritorno, tanto lo pregò che ottenne, se non pietà, sopportazione per quell'infelice. Lo sopportava anche lei, e quanto, per non far danno all'altro.

    Fu peggio, quando alla fine il secondo bambino venne al mondo; perché allora la Longo, naturalmente, cominciò a pensar meno al primo e anche, per conseguenza, ad aver meno cure di quel povero cencio di bimbo che, si sa, non era il suo. Non lo maltrattava, no. Ogni mattina lo vestiva e lo metteva a sedere davanti alla porta, sulla strada, nel seggiolino a dondolo di tela cerata, con qualche tozzo di pane o qualche meluccia nel cassettino del riparo davanti. E il povero innocente se ne stava lì, con le gambine cionche, il testoncino ciondolante dai capelli terrosi, perché spesso gli altri ragazzi della strada gli buttavano per chiasso la rena in faccia, e lui si riparava col braccino e non fiatava nemmeno. Era assai che riuscisse a tener ritte le palpebre sugli occhietti dolenti. Sudicio, se lo mangiavano le mosche.
    Le vicine lo chiamavano il figlio delle «Donne». Se talvolta qualche bambino gli s'accostava per rivolgergli una domanda! egli lo guardava e non sapeva rispondere. Forse non capiva. Rispondeva col sorriso triste e come lontano dei bimbi malati, e quel sorriso gli segnava le rughe agli angoli degli occhi e della bocca.

    La Longo si faceva alla porta col neonato in braccio, roseo e paffuto (come l'altro) e volgeva uno sguardo pietoso a quel disgraziato, che non si sapeva che cosa ci stesse più a far lì; poi sospirava:
    - Che croce!
    Sì, le spuntava ancora, di tanto in tanto, qualche lagrima, pensando a quell'altro, di cui ora Vanna Scoma, non più richiesta, veniva a darle notizie, per scroccarle qualcosa: notizie liete: che il suo figliuolo cresceva bello e sano, e che era felice.


    Luigi Pirandello, Novelle per un anno
    (Edizione di riferimento: I Meridiani vol. II, Mondadori editore, Milano1985)

  10. #10
    (...)
    Data Registrazione
    30 May 2018
    Messaggi
    9,873
     Likes dati
    3,101
     Like avuti
    2,297
    Mentioned
    71 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Predefinito Re: Changeling

    ho letto per intero solo il primo post, molto interessante, poi ho visto i nomi di yeats e pirandello e ora mi trovo a commentare, solo per dire che del primo non so molto tranne che forse intraprese uno scontro magico con aleister il folle (credo lo conosciate), mentre pi randello già nel nome contiene esoterismi, e chi in italia non ha letto almeno il fu mattia pascal e visto un suo spettacolo a teatro (con la scuola, non so se sia una buona idea)

    edit: intraprese uno scontro suona male ma probabilmente lo lascio
    fuori uso

 

 

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito