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Discussione: Marcione

  1. #1
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    Predefinito Marcione

    Ho appena terminato di scrivere questo pezzo che inserirò verso il termine delle riflessioni di un agnostico che vorrebbe capire. Lo posto qui in anteprima perchè su questo personaggio, Marcione, abbiamo parlato molte volte e quindi mi sembra giusto almeno conoscere esattamente cosa ha significato nella Storia della cristianità

    Ecco qua

    Marcione

    L’ultimo capitolo di questo libro (ancora su Gesù) si apre con questa frase “Come sappiamo tutti, altre religioni, e non solo quella ebraica dalla quale ufficialmente si dice sia nato il Cristianesimo…” e queste parole meritano un momento di riflessione.

    Circa cento anni dopo la morte di Gesù Cristo un vescovo greco di nome Marcione, propose una lettura diversa su Gesù e qui è il caso di accennare alla sua tesi perché il suo Vangelo, composto da una ventina di capitoli ma arrivato a noi solo in parte (cinque capitoli), non vedeva Gesù come figlio dell’Antico Testamento ma, al contrario, venuto sulla Terra proprio per portare un messaggio diverso da quello che si legge nella Bibbia ebraica.
    Vedo di spiegarmi meglio.

    Innanzi tutto Marcione non ammette alcuna continuità tra l’AT e il Nuovo Testamento, anzi lui, Marcione, nega che l’AT sia una prefigurazione sistematica del Nuovo Testamento. Seguendo la linea paolina dei due regimi dell’esistenza- la Legge e la Fede, la maledizione e la benedizione- Marcione afferma che in questa opposizione è racchiusa tutta la storia del mondo e dell’uomo, dalle origini fino al suo termine.

    Marcione pone l’AT sotto il segno della maledizione (della Legge) e il nuovo sotto il segno della Fede (della benedizione ). Come scrive von Harnack “La maledictio che non è nettamente cattiva ma che proviene da una concezione particolare della giustizia divina e umana, è una costante dell’Antico Testamento e del suo dio di vendetta. In questo senso l’Antico Testamento è, secondo Marcione, un documento storico ineccepibile perché ci presenta un Demiurgo del mondo che si comporta come il più capriccioso dei tiranni e che proclama la legge dell’odio tra i suoi sudditi: occhio per occhio, dente per dente. Questo Demiurgo ha tutte le caratteristiche di un essere inferiore, ed egli le ha trasmesse al mondo e all’uomo, sua creatura.
    Il mondo intero è stato costruito dal Demiurgo con la Materia. Sempre secondo Harnack che interpreta il pensiero marcionita, la Materia non è cattiva ma in realtà essa è soltanto inferiore, cattiva quindi è solo la sua “qualità”. L’atto più abominevole della tragedia cosmica non è però la creazione del mondo quanto piuttosto la creazione dell’uomo, plasmato dal demiurgo a sua propria immagine e fatto di una sostanza caduca, questa “carne infarcita di escrmenti” che lo rende schiavo della procreazione. Poiché nella cosmogonia marcionita la materia è sorta ex nihilo il dramma dell’umanità si compie attraverso l’intervento di un nuovo personaggio: il Maligno, Lucifero, l’angelo caduto del Demiurgo, precipitato nella materia. Nella più disperata delle antropologie Marcione sceglie quindi di fare dell’uomo la povera creatura di un demiurgo debole, corrotto dal Maligno, e respinto, in quanto ignorante, dal suo stesso creatore che a sua volta è un essere inferiore. Ma improvvisamente a quest’uomo miserevole, rifiutato nella sua totalità salvo che un piccolo nucleo di nomadi sottoposti alla sua legge, alle sue vendette, alle sue ire, si presenta sfavillante la buona novella rivolta a TUTTI gli uomini di buona volontà: è il Dio buono , un dono perfettamente gratuito e immeritato, annunciato e portato da Cristo. Ciò che caratterizza il Dio buono è la sua totale estraneità al mondo. Egli è del tutto estraneo al genere umano che a sua volta gli è estraneo.L’effetto di questa estraneità è il fatto che il Dio buono non si manifesta in questo mondo: egli è naturaliter ignotus.
    Mentre il Demiurgo, il dio inferiore, risiede nel “primo cielo”, il Dio buono ha sede nel terzo cielo. Egli merita il titolo di Padre non perché è legato al genere umano da un rapporto di paternità, seppure immacolata, ma perché egli è Padre (Creatore) di un mondo immateriale e inaccessibile. Questo Dio che regna alla sommità dell’universo è separato da una distanza infinita dal cielo inferiore in cui ha sede il Demiurgo, e non potrebbe essere diverso, perché solo nel cielo inferiore, dimora del Demiurgo, sarebbe potuto nascere un angelo ribelle come Lucifero, perché nel cielo del Dio Padre questo sarebbe stato impossibile. Mentre la caratteristica principale del dio inferiore è la giustizia, il Dio superiore è soltanto buono e lo è gratuitamente: egli non giudica. Ed è stato per compassione verso il genere umano che Lui ha voluto manifestarsi inviando Cristo sulla terra e ponendo così fine alla schiavitù della Legge. Ed ecco allora che la figura di Gesù viene ad assumere un significato diverso, perché Lui, Gesù, altro non è, sempre secondo il pensiero di Marcione, che l’Incarnazione dello Spirito del Dio buono. E perfino la morte sulla croce del Cristo rientrava nei piani del Dio buono che, in tal maniera e attraverso di lui, voleva provare i dolori della carne.

    Il demiurgo, per Platone, «artefice e padre dell'universo», è una forza ordinatrice, imitatrice, plasmatrice, che trasforma e forma, ma non crea. Secondo il filosofo il Demiurgo in qualche misura vivifica la materia, dandole forma e ordine, e la rende anima del cosmo.
    Cinquecento anni prima di Marcione il grande filosofo ateniese, Platone, propose la figura del demiurgo come colui che ha creato il cosmo attraverso la materia, o meglio come colui che ha “ordinato” la materia. Come sappiamo questa idea si esprime nel famoso dialogo del Timeo, incredibile importante opera filosofica, che viene così descritta da Wikipedia in rete.

    Termina qui la parte propriamente dialogica dell'opera, per dare inizio ad una lunga e complessa trattazione ad opera del solo Timeo. Nella prima parte Platone si sofferma sulle verità eterne della realtà increata, e su come questa abbia dato origine al cosmo del divenire. Data l'esigenza di sciogliere il dualismo fra mondo delle Idee e mondo delle cose, viene introdotto un terzo termine mediatore, il Demiurgo, ovvero il "divino artefice", una figura che successivamente è stata paragonata a quella del Dio cristiano. Compito del Demiurgo è quello di "plasmare", ordinare la materia preesistente, puro caos e necessità (αναγκη), ad immagine e somiglianza delle Idee. Per fare questo l'Artefice utilizza il numero, mediatore tra la realtà mutevole e quella eterna, ed in questo modo dà vita al cosmo attraverso un'anima del mondo. Quindi crea il tempo, immagine mobile dell'eternità, e gli astri, che sono dèi visibili. A queste divinità create attribuisce il compito di forgiare quello che resta del mondo, ovvero i corpi delle creature mortali; in questo modo il cosmo è compiuto in maniera completa e bella, la migliore possibile per un mondo in divenire. Viene fornita quindi una breve descrizione dei sensi umani e della loro finalità, a cui segue la seconda parte del dialogo.

    Nel Vangelo di Giuda, un testo gnostico di cui si erano perse le tracce salvo poi ritrovarne una parte, così come recitò un giornale dell’epoca (fine anni ’70)
    Scritto su papiro e legato da un laccio di pelle il codice è stato redatto in copto - la lingua in uso allora in Egitto - intorno al 300 dopo Cristo; ritrovato negli anni Settanta nel deserto presso El Minya, in Egitto finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island, New York, per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000.
    si legge come la figura di Giuda non sia quella riportata dai Vangeli canonici, che Marcione ha comunque squalificato accusandoli di non essere, salvo quello di Luca, veritieri, ma diventa l’unico discepolo ad aver capito la figura e la missione di Gesù, come si evince appunto da questo Vangelo.
    Nel documento - in cui non si fa alcun cenno alla crocifissione nè alla resurrezione - fin dalla prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, il "dio minore" del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Li esorta a guardarlo e a comprendere cosa egli sia davvero, ma questi non lo fanno e non capiscono. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: "... tu supererai tutti loro. Perché tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui io sono". Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina.
    Forse Marcione aveva letto questo Vangelo andato poi disperso, o altri ugualmente gnostici in cui comunque la figura del dio dell’AT veniva sempre ridotta a quella che poi Marcione ha descritto: un dio inferiore, preda di sentimenti umani.
    Per concludere questo capitolo devo citare l’opera di von Harnack su Marcione ma anche, se non specialmente, quella di Joseph Hoffmann dalle quali si trae il giudizio su Marcione che può essere espresso così:-
    -Marcione è stato un teologo biblico che, rifiutando di applicare alla Bibbia un sistema di interpretazione allegorica, coglie in essa le numerose contraddizioni per giungere alla conclusione che i messaggi rispettivi del Nuovo Testamento e dell’Antico Testamento sono tra loro incompatibili e che, di conseguenza, essi non possono provenire da un solo e unico dio. Il sistema di Marcione è fondato sul dualismo tra il Dio buono e il Demiurgo inferiore, che è giusto ma non è buono.

    Marcione venne scomunicato dal proprio padre, vescovo di Sinope e poi, trasferitosi a Roma, anche dalla Chiesa romana.

    Ultima modifica di cireno; 03-01-16 alle 12:36
    EX NIHILO NIHIL

  2. #2
    sofico
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    Predefinito Re: Marcione

    Una richiamo di queste dottrine più avanti nel tempo si puo' trovare nel paulicianesimo.

    "Il paulicianesimo deriva dalla fusione sincretica di diverse dottrine, molto diffuse, nei secoli precedenti al suo avvento, nell'Asia Minore. Tra queste lognosticismo, il marcionismo, i messaliani e il manicheismo, sembrano essere invece estranee a questa filosofia le idee adozioniste di Paolo di Samosata. Come nel marcionismo essi negavano l'importanza del Vecchio Testamento, propugnavano il concetto dualista e gnostico di due Dei, il Dio malvagio del Vecchio Testamento, creatore del mondo e della materia e il Dio buono del Nuovo Testamento, creatore dello spirito e dell'anima, che è l'unico degno di essere adorato. Essi utilizzavano solo i testi sacri del Nuovo Testamento, con particolare attenzione alle lettere di San Paolo e al Vangelo di San Luca, mentre rifiutavano le lettere di San Pietro. L'organizzazione era strutturata come presso i manichei, con pochi eletti detti Perfetti, celibi, astemi e vegetariani e moltiUditori o catecumeni. Come i messaliani, ritenevano inutile la mediazione di una Chiesa e rifiutavano, con alcune eccezioni, i sacramenti. Non accettavano ilculto delle immagini. Come nel docetismo i pauliciani rifiutavano la realtà dell'incarnazione di Cristo, poiché credevano che il corpo di Cristo fosse immateriale, essendo egli un angelo."

  3. #3
    sofico
    Ospite

    Predefinito Re: Marcione

    Non ci puo' essere bontà senza giustizia e ,comunque, non sono antitetiche.
    Ultima modifica di sofico; 04-01-16 alle 10:13

  4. #4
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    Predefinito Re: Marcione

    Citazione Originariamente Scritto da sofico Visualizza Messaggio
    Non ci puo' essere bontà senza giustizia e ,comunque, non sono antitetiche.
    Su questo punto non mi trovi d'accordo, perchè la giustizia degli uomini è sempre una giustizia di parte: è stata forse giustizia la decapitazione di 47 persone da parte dell'Arabia Saudita? Le presunte streghe sui roghi sono stati "giustiziate"? Giordano Bruno? Sacco e Vanzetti? I coniugi Rosenberg?

    Dio deve essere quello indicato da Marcione e indicato anche dai catari: il Dio buono, estraneo al mondo materiale ma buono. Il dio giusto dell'AT è stato molto, molto ingiusto nel distribuire la sua giustizia.
    EX NIHILO NIHIL

  5. #5
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Marcione

    Molto interessante questa discussione su Marcione introdotta dall'amico Cireno, il figlio del vescovo di Sinope e non, contrariamente a quanto molti pensano, vescovo lui stesso, cerca di portare la luce su un personaggio molto discusso e in gran parte sconosciuto del primo cristianesimo. Personaggio affascinante come affascinante è la concezione che sta alla base del pensiero marcionita e cioè la contrapposizione tra il dio dell'AT, YHWH, ed il Dio buono di Cristo, contrapposizione quindi anche con il successivo sviluppo di quella che poi è diventata la religione che al messaggio di Yeshùa si è ispirata e cioè al cristianesimo. Dobbiamo evidenziare come il cristianesimo che attualmente conosciamo anzi l'unico cristianesimo che conosciamo è quello che io sbrigativamente, ma in gran parte erroneamente definisco niceno. Cristianesimo che si basa tutto sulle conclusioni del concilio di Nicea del 313 ev ma che obbiettivamente trae le sue origini nella diatriba tra la quella parte della comunità cristiana che poi sarà definita ortodossa e le correnti eterodosse che poi verranno definite eretiche. In definitiva tutto il cristianesimo odierno, dai cattolici ai TdG si basa sulla concezione risultata vittoriosa e cioè sulla continuità tra l'AT ed il NT, concezione che presenta il NT, e quindi il messaggio cristico, come il completamento della Legge del VT. Nessuna contrapposizione quindi per i cristiani tra YHWH ed il Padre di Yeshùa, anzi YHWH è il Padre di Yeshùa anzi, per quasi tutti i cristiani, Yeshùa è YHWH. Al limite per qualche gruppo sparuto, TdG ad esempio, Yeshùa non è YHWH ma il Figlio di YHWH, ma sempre lì siamo. Persino le cosiddette chiese restaurazioniste, ad esempio le Chiese di Cristo, che pur rifacendosi al cosiddetto cristianesimo primitivo, e quindi non riconoscendo nemmeno il 1° concilio di Nicea, non si distaccano da quello che è il dogma di tutti i cristiani attuali e cioè che Yeshùa è il Figlio di Dio intendendo per Dio il dio del VT e cioè YHWH. Quindi tutti i cristiani attuali si riconoscono in questa verità che è assolutamente incompatibile con la visione di Marcione e anche con quella degli gnostici, visione che Cireno ha già abbondantemente citato e sui cui mi pare inutile tornare.
    La visione di Marcione, ed in subordine quella degli gnostici cristiani, sembra essere suffragata da elementi abbastanza consistenti, chiunque legga il VT e giudichi il suo Dio e lo paragoni poi al Dio predicato da Gesù, nota senza troppe difficoltà l'evidente contraddizione tra le due divinità che appaiono proprio diverse. Non appaiono sicuramente la stessa cosa e quindi a prima vista, si è portati a dar ragione a Marcione ed agli gnostici. Il problema sorge quando sempre nel NT si va ad incorrere nelle dichiarazioni di Gesù, dichiarazioni in cui il Salvatore esprime in maniera inequivocabile alcuni aspetti del Suo messaggio. Possiamo citare i numerosi passi evangelici dove Gesù dice chiaramente di NON essere venuto per abolire la Legge, quella del VT e quindi quella di YHWH, ma per darle compimento. O quegli altri passi dove Gesù dice testualmente: Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. "In verità vi dico: finché non siano passati il ciclo e la terra, non passerà neppure uno yod o un segno dalla Torah, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi mitswot, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno del Cicli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei Cicli.

    Mt 5, 17-19."

    Parole che mi sembrano di una chiarezza inequivocabile, per cui: o i vangeli sono stati falsificati in alcuni punti dagli ortodossi o siamo in un bel casino.
    Cuore e anche fede ci portano, il sottoscritto e penso anche Cireno, verso Marcione e lo gnosticismo cristiano, ma alcuni fatti ci portano alla direzione opposta. Un bel dilemma per chi come Cireno ed il sottoscritto non si accontentano delle verità preconfezionate che ci vengono servite dalla varie chiese cristiane ma cercano veramente, in perfetta solitudine direi, una Via più chiara verso la Luce. Dobbiamo infine anche considerare che nel corso di 2000 anni di cristianesimo altre voci si sono levate sull'esempio di quella di Marcione, veri e propri movimenti di massa di fedeli come ad esempio i bogomili, i pauliciani ed i catari. Sarebbe interessante leggere le testimonianze di fede di questi altri cristiani, di questi esponenti di un cristianesimo alternativo ma ahimè pressochè nulla ci è giunto di loro se non i libelli dei loro persecutori. Viceversa se questo cristianesimo alternativo fosse sopravvissuto alle persecuzioni degli ortodossi probabilmente nel corso dei secoli avremmo avuto magari una serie di teologi alternativi che ci avrebbero consentito di superare le contraddizioni che ho sopra esposto. Concludo questo mio forse troppo lungo ma ancora introduttivo intervento ricordando che spesso ma erroneamente Marcione e gli gnostici cristiani vengono accumunati tra loro, ma sarà meglio specificare onde evitare fraintendimenti che Marcione NON era gnostico e non lo era nella misura in cui poneva come mezzo unico di salvezza la grazia di Cristo e non il raggiungimento della gnosi.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  6. #6
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    Predefinito Re: Marcione

    Oggi è, almeno fino alle 16, una giornata da frenesia ma....ho letto il tuo post, molto bello, che pone alcune domande alle quali SI DEVE rispondere. Cercherò di farlo oggi dopo le 16.

    Intanto un consiglio: un grande scritto re romeno, che io apprezzo moltissimo, seguace di Nietzsche e di Schopenhauer, un tipo abbastanza scuro, nel senso di pessimista, ma di grande intelligenza ha scritto un libro che dovresti leggere, anche se non si riferisce esplicitamente a "quel" demiurgo. Ecco qua



    E.M. Cioran - Il funesto demiurgo- Edizione Adelphi
    EX NIHILO NIHIL

  7. #7
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Marcione

    Aspetto anche perché, come hai notato, i dubbi sono tanti e penso sia giunto il momento, parlo per me, di cominciare a superarli

    Inviato dal mio GT-I9505 utilizzando Tapatalk
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  8. #8
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Marcione

    Interessante questa disamina sulla figura di Marcione tratta da questo sito non propriamente cristiano e dove la sua figura viene vista come quella di una specie di Don Chisciotte in lotta per salvare il messaggio di Cristo dall'ingombrante ed asfissiante abbraccio del VT.

    Da Marcione alla critica biblica moderna

    La prima constatazione dell’eterogeneità delle due parti della Bibbia, ossia di quelli che sono per noi l’Antico e il Nuovo Testamento, fu fatta già un secolo dopo la morte di Cristo. Una volta ridotto al silenzio il suo autore, per altri quindici secoli il tema rimase pressoché ignorato, tornando a far capolino all’epoca di Spinoza.
    Con questi rapidi cenni intendiamo dare almeno qualche lume sull’aspetto storico della problematica, e soprattutto chiarire la nostra posizione rispetto a quella di chi ci ha preceduto.


    Marcione
    Il protagonista della prima - e in assoluto più clamorosa - contestazione della Bibbia ebraica fu un certo Marcione, nato intorno all’anno 85 e a quanto sembra figlio del vescovo di Sinope, città della provincia d’Asia (corrispondente all’odierna Turchia). Le notizie sulla sua vita sono poche ed incerte, dato il silenzio che la Chiesa si è sempre premurata di mantenere su un personaggio tanto scomodo.
    Sappiamo comunque che si recò a Roma intorno al 140, venendo accolto nella chiesa locale, e che vi morì una ventina d’anni più tardi, dopo aver suscitato polemiche accese per le sue idee rivoluzionarie, che gli costarono anche l’espulsione dalla comunità ecclesiale, a cui pure aveva donato un’enorme somma di denaro (puntualmente restituita al momento della radiazione).
    Per conoscere il pensiero di Marcione non possiamo valerci dei suoi scritti, andati completamente perduti per il deciso boicottaggio di chi avrebbe dovuto trasmetterceli copiando, o quanto meno conservando, i codici che li contenevano. Le sue tesi si possono comunque ricostruire sulla base di citazioni presenti in opere di avversari impegnati a confutarle, e soprattutto nel “Contro Marcione” dell’apologista Tertulliano.
    Per quanto riguarda il problema che ci interessa, il suo pensiero si può sintetizzare come segue.
    Marcione contrappone frontalmente l’Antico e il Nuovo Testamento. Nel primo egli scorge l’azione di una divinità minore, che ha creato il mondo e viene per questo chiamato “Demiurgo”. A somiglianza del suo creatore, il mondo creato è imperfetto, pieno di male; sicché questo Dio, nel tentativo di controllarlo e migliorarlo, lo sottopone a una legge spietata, mandando i flagelli e compiendo i massacri di cui l’AT rigurgita.
    Il Dio del NT, ossia il Padre di cui ci parla Gesù, è invece buono e amoroso, un vero Dio di giustizia e di misericordia, sollecito del bene delle sue creature. Dal canto suo, Gesù stesso si sacrifica per la salvezza degli uomini.
    Siamo quindi di fronte a un vero e proprio diteismo, pur se vi è una chiara differenziazione gerarchica tra le due divinità, e pur se, a quanto sembra, il Dio veterotestamentario è visto più come creatore e dio della materia che come vero e proprio principio e incarnazione del Male quale era secondo la prospettiva manichea.
    Coerentemente con queste sue convinzioni, Marcione identifica il cristianesimo con il NT, e propone un canone biblico comprendente esclusivamente il vangelo di Luca (non sappiamo in quale misura coincidente con quello che possediamo noi) e una decina di lettere di Paolo.
    Come si vede, si tratta di idee molto vicine a quelle da noi esposte. Le differenze tra la posizione di Marcione e la nostra si possono raggruppare in due punti:

    1) Marcione è credente, sicché per lui Yahweh è una realtà quanto il Dio di Gesù. Egli insomma esprime il naturale rifiuto e disgusto per la violenza del Dio veterotestamentario, ma in certo senso lo valorizza sotto il profillo dialettico, facendone un oppositore del nuovo Dio.
    Noi pure vediamo in Yahweh un Dio radicalmente diverso da quello neotestamentario, ma consideriamo tutta la supposta Rivelazione nient’altro che opera di uomini. Vediamo cioè due creazioni umane opposte che entrano in conflitto, e vediamo nella Bibbia il documento di tale conflitto, anziché la testimonianza di un supposto “compimento” del Vecchio Testamento da parte del Nuovo.
    2) L’approccio alla problematica è per ovvi motivi radicalmente diverso. Marcione ha un atteggiamento attivo, vuole riformare il canone biblico; ha l’animus di chi vive in una situazione non ancora consolidata, in una fase ancora fluida di interpretazione della Rivelazione.
    Mentre egli opera per così dire in tempo reale, noi, a posteriori, consideriamo le due religioni facendo una sorta di “fermo immagine” per confrontarle in modo obiettivo.
    Marcione non aveva ancora davanti a sé compiutamente definita la teologia cristiana. Non avrebbe quindi potuto in alcun caso fare quel che abbiam fatto noi, ossia un bilancio a freddo, una sorta di catalogo ragionato da cui, come si è visto, emergono oltre due dozzine di punti qualificanti del cristianesimo che risultano completamente assenti nella Bibbia ebraica.
    La nostra è una precisa disamina teologica compiuta per così dire dall’esterno, mentre Marcione in ogni caso non avrebbe potuto compierla che dall’interno.
    Un bilancio oculato sarebbe stato in effetti possibile già a partire dal VI secolo, dopo i primi grandi concili; ma a quell’epoca Marcione era ormai un lontano ricordo. Accanto alle idee circa il Dio dell’AT, egli aveva infatti ferme convinzioni docetiste, e probabilmente qualche simpatia per lo gnosticismo. Ce n’era più che a sufficienza per etichettarlo come eretico.
    La scuola o setta da lui fondata sopravvisse solo fino al V secolo. Le sue opere vennero fatte sparire, e su di lui scese l’oblio.
    Ma, paradossalmente, l’eretico Marcione rende grandi servigi all’apologetica moderna. Quando infatti capita che un “lettore ingenuo”, accostatosi alla Bibbia, scopra la violenza di linguaggio e d’azione del Dio veterostamentario, rivolgendosi quindi sconcertato a un religioso, a un biblista, a un catechista, risulta comodo poter rispondergli che la scoperta che lui pensa di aver fatto è cosa vecchia, e vecchia di quasi duemila anni.
    Sì”, gli si dice in sostanza, “ci fu già un certo Marcione, una testa calda, che affermava ...”. In questo modo si raffredda la sua emozione, gli si fa capire che non deve pensare di aver scoperto gran che: si tratta di minestra riscaldata. Ed è come dirgli: “Conosciamo il problema, eppure vedi che restiamo assolutamente tranquilli nel sentire la denuncia di cose che a te paiono sconvolgenti; tutto è sotto controllo. Sono obiezioni vecchie e superate ”.
    Gli si spiega insomma, con un sorriso di compatimento (che vorrebbe essere rassicurante), che la questione è già stata liquidata, non è più attuale. È, per così dire, caduta in prescrizione.
    Marcione finisce così per diventare testimonianza storica dell’illegittimità e dell’inanità di ogni denuncia del carattere violento del Dio biblico. La storia l’ha condannato, si insinua, perché egli aveva colto solo un aspetto superficiale di quel Dio, lasciandosi ingannare dalle apparenze; e il fatto che la sua denuncia sia finita nel nulla, sepolta dall’oblio dei secoli, sta appunto a dimostrare l’infondatezza di simili giudizi.
    Dopodiché si può passare alla pars construens dell’intervento apologetico, spiegando che la Bibbia non nasconde nulla della miseria della condizione umana, al cui livello Dio suo malgrado deve spesso adeguarsi; che egli usa una “pedagogia graduale” per dirozzare il suo popolo; che comunque la piena rivelazione della sua bontà e misericordia si ha poi con l’annuncio di Gesù, ossia col Nuovo Testamento che “compie” l’Antico; che lo stesso Gesù ha parole violentissime per condannare il peccato; e via dicendo.
    Marcione insomma avrebbe avuto il torto di non rendersi conto che la parola di Dio “incarnata” nel libro sacro non può evitare di recar traccia del peccato degli uomini.
    Ma, a dispetto di ogni mistificazione, la reazione del credente non prevenuto che ignaro si avventura nella scoperta dell’AT è quasi sempre la stessa: sconcerto, allarme, scandalo, talvolta indignazione.
    Potremmo parlare di un marcionismo perenne. Marcione sarà attuale anche fra diecimila anni, poiché salta fuori puntualmente ogni volta che un lettore “ingenuo” (ossia non già debitamente “catechizzato” in proposito) si imbatte nella Bibbia ebraica.
    E ogni volta l’apologeta di turno deve fingere di cadere dalle nuvole e di stracciarsi le vesti di fronte al preteso fraintendimento.

    controapologetica Da Marcione alla critica biblica moderna
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  9. #9
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    Predefinito Re: Marcione

    Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento
    Ci sono diverse interpretazioni per quel brano, e poi ancora quelle parole sono state pronunciate in siro-aramaico e poi tradotte in greco, e anche le traduzioni a seconda di chi le ha svolte hanno degli interessi alle spalle.
    La Legge di Mosè non andava abolita ma cambiata, perché adempita sta a significare anche cambiamento. Dicendo quelle parole Gesù sembra aver dato anche una risposta a chi pensava che Lui avrebbe cambiato la Legge.
    Gesù Gesù era rispettoso delle leggi del suo popolo, ma le interpretava diversamente; il suo punto di riferimento non era la lettera del precetto, ma il bene dell’uomo. Per amore all’uomo non esitava a violare anche il sabato, per esempio, che pur era una parte importante della Legge.

    Ma andiamo con calma, ecco un esempio di come Gesù NON seguisse la Legge:-
    -Mose aveva detto “Tutti i popoli della terra ti temeranno; il Signore ti concederà abbondanza di beni; ti metterà in testa e non in coda e sarai sempre in alto e mai in basso” (Dt 28,10-13). Gesù proclamava beati i poveri, i perseguitati, gli oppressi, quindi diceva l’esatto contrario di quello che aveva detto Mosè, specialmente là dove annunciava per chi lo avesse seguito, sofferenza e persecuzioni. Il suo messaggio era in aperto contrasto con le Scritture, quindi con la Legge.

    Si dice spesso che se Gesù avesse mantenuto la Legge, allora questa sarebbe ancora oggi vincolante per la Sua chiesa. Quindi alcuni aspetti come il rispetto del Sabato sarebbero ancora da osservare insieme ad altri numerosi elementi della Legge Mosaica. Invece non ci sono, quindi cosa vorrebbe dire?

    A mio modo di vedere Gesù ha detto, traduzioni interessate permettendo: “io sono venuto tra voi per rispettare la Legge ma contemporaneamente per completarla, cioè per cambiarla laddove dovrà essere cambiata per stare nel Nuovo Messaggio.
    Gesù adempì la legge nelle parti che ancora riguardano i cristiani. Non possiamo dire che Gesù adempì il sistema sacrificale mosaico ma non gli altri aspetti della legge. O Gesù adempì tutta la legge oppure non l’adempì affatto. Quel che la morte di Cristo significa per il sistema sacrificale, dà significato anche agli altri aspetti della legge.
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    Predefinito Re: Marcione

    Citazione Originariamente Scritto da cireno Visualizza Messaggio
    Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento
    Ci sono diverse interpretazioni per quel brano, e poi ancora quelle parole sono state pronunciate in siro-aramaico e poi tradotte in greco, e anche le traduzioni a seconda di chi le ha svolte hanno degli interessi alle spalle.
    La Legge di Mosè non andava abolita ma cambiata, perché adempita sta a significare anche cambiamento. Dicendo quelle parole Gesù sembra aver dato anche una risposta a chi pensava che Lui avrebbe cambiato la Legge.
    Gesù Gesù era rispettoso delle leggi del suo popolo, ma le interpretava diversamente; il suo punto di riferimento non era la lettera del precetto, ma il bene dell’uomo. Per amore all’uomo non esitava a violare anche il sabato, per esempio, che pur era una parte importante della Legge.

    Ma andiamo con calma, ecco un esempio di come Gesù NON seguisse la Legge:-
    -Mose aveva detto “Tutti i popoli della terra ti temeranno; il Signore ti concederà abbondanza di beni; ti metterà in testa e non in coda e sarai sempre in alto e mai in basso” (Dt 28,10-13). Gesù proclamava beati i poveri, i perseguitati, gli oppressi, quindi diceva l’esatto contrario di quello che aveva detto Mosè, specialmente là dove annunciava per chi lo avesse seguito, sofferenza e persecuzioni. Il suo messaggio era in aperto contrasto con le Scritture, quindi con la Legge.

    Si dice spesso che se Gesù avesse mantenuto la Legge, allora questa sarebbe ancora oggi vincolante per la Sua chiesa. Quindi alcuni aspetti come il rispetto del Sabato sarebbero ancora da osservare insieme ad altri numerosi elementi della Legge Mosaica. Invece non ci sono, quindi cosa vorrebbe dire?

    A mio modo di vedere Gesù ha detto, traduzioni interessate permettendo: “io sono venuto tra voi per rispettare la Legge ma contemporaneamente per completarla, cioè per cambiarla laddove dovrà essere cambiata per stare nel Nuovo Messaggio.
    Gesù adempì la legge nelle parti che ancora riguardano i cristiani. Non possiamo dire che Gesù adempì il sistema sacrificale mosaico ma non gli altri aspetti della legge. O Gesù adempì tutta la legge oppure non l’adempì affatto. Quel che la morte di Cristo significa per il sistema sacrificale, dà significato anche agli altri aspetti della legge.
    Quindi inquadreresti Gesù nel contesto del dio ebraico, quindi su posizioni tendenzialmente cristiano -classiche e quindi non marcionite? La posizione di Marcione, come abbiamo ripetutamente scritto, era di opposizione netta e senza appello al giudaismo e al suo dio. Marcione interpretando Paolo era assolutamente convinto che il messaggio di Gesù fosse antitetico al giudaismo e che il suo Dio non fosse Yhwh, ragion per cui il cristianesimo nulla avrebbe dovuto avere che fare con il VT. Ma se il pensiero di Marcione fosse questo, ed era questo, rimane il problema delle frasi attribuite a Gesù nei Vangeli, frasi che se vere evidenziano un pensiero opposto alla interpretazione di Marcione. A meno che le frasi dei vangeli, redatti in maniera definitiva solo nel III secolo, siano state inserite a posteriori in modo tale da far dire a Gesù delle frasi che avrebbero confermato i dogmi successivi.

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