Come tutti sanno il cosiddetto "miracolo del Nord-Est" è stato generato dal proliferare di migliaia di piccole aziende, i "terzisti" che lavoravano (e tuttora lavorano) per gruppi industriali più grandi. In pratica, le grandi aziende, per ridurre i costi e flessibilizzare (così si direbbe oggi) il lavoro, subappaltavano interi cicli produttivi a piccole aziende collegate gestite in genere da ex dipendenti o capi reparto quindi persone dotate di esperienza.
Cominciò così.
Oggi, all'orizzonte si profila un pericolo determinato da questa insulsa iniziativa del Jobs Act.
In pratica alcune aziende, intenzionate a sfruttare i benefici fiscali e contributivi (8300 prodeuri/anno di decontribuzione per ogni dipendente), starebbero pensando di limitare, o addirittura chiudere i rapporti con i loro terzisti, per ripristinare il lavoro interno (tra l'altro drasticamente diminuito) magari assumendo personale di bassa qualifica.
E' un'ipotesi allarmante circolata in questi giorni in certi ambienti della mia zona che ha fatto rizzare le antenne ai terzisti interessati i quali vedrebbero vanificati anni di lavoro oltre a investimenti ed esposizioni bancarie di natura personale.
Inutile dire che un'eventualità di questo genere, oltre alla chiusura di aziende e perdita dei capitali investiti, manderebbe a spasso un numero imprecisato, ma consistente, di dipendenti che non potrebbero essere assunti dalla "casa madre" in ragione delle loro più elevate qualifiche.
Siamo a questo punto? Speriamo vivamente di no perché, nel caso, gli ideatori di questa stupidaggine non troverebbero posto dove nascondersi.
Kobra