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Frescobaldi
IL PD E LA SINISTRA NELLA DOMENICA ELETTORALE
di Emanuele Macaluso
I risultati elettorali di ieri solleciteranno una discussione seria nel Pd e in tutti i gruppi che si richiamano alla sinistra? Ne dubito. Tuttavia, a caldo, voglio fare qualche considerazione per avviare tra di noi un dibattito.
Anzitutto occorre capire e valutare il fatto che la democrazia è in sofferenza in tutti i paesi in cui, bene o male, regge il sistema politico. Negli USA il successo di Trump è forse il segnale più eloquente, anche perché i democratici con la Clinton sembrano non reggere l'urto. In Europa le cose non vanno meglio. In Austria il candidato di una destra razzista ha sfiorato la vittoria nel ballottaggio con il candidato verde, dopo che erano stai travolti i socialdemocratici e il partito cristiano insieme al governo. In Inghilterra lo scontro sull'Europa rivela una crisi dei partiti tradizionali e anche un emergere di posizioni razziste per fortuna contraddette dall'elezione del sindaco di Londra. In Francia i socialisti al governo sono in conflitto con i sindacati e in evidente difficoltà, mentre la destra lepenista è sempre più forte. In Germania è in difficoltà la Merkel e i socialdemocratici, mentre nei paesi dell'Est, Polonia e Ungheria in testa, prevale la destra razzista. La crisi economica, la caduta dei redditi del ceto medio e dei lavoratori, l'immigrazione, le guerre nel Medio Oriente, che proiettano forme di terrorismo urbano in Occidente e accentuano tutti i fenomeni di emigrazione, mettono a dura prova la democrazia e lasciano spazio ai populisti di destra e al qualunquismo. In questo contesto, dobbiamo guardare a casa nostra.
Il risultato elettorale è un segnale che non va sottovalutato, non solo per il relativo successo del qualunquismo Cinque Stelle e della destra a Milano. Il Pd è in sofferenza, titolano il Corriere e la Repubblica. Io penso che si tratti di qualcosa di più di una sofferenza. In difficoltà e in discussione è la linea politica di Renzi, che ha puntato su un Pd "pigliatutto", in conflitto con pezzi della sinistra, con il sindacato, e disinteressato nei confronti del mondo della cultura. Le vicende di Napoli e Roma sono significative. Non c'è dubbio che Bassolino, con tutti i suoi limiti, era l'unica possibilità per competere con il sindaco populista: si è fatto la guerra contro il vecchio senza promuovere il nuovo. A Roma il ricambio del sindaco che pure aveva fatto degli errori si è svolto in modo tale da determinare una ferita, e questo soltanto per avere a tutti i costi un candidato designato dal Presidente del Consiglio (anche se Giachetti ha mostrato una sua personalità, dovuta anche alle sue radici radicali).
Le difficoltà della democrazia cui ho accennato suggeriscono una linea politica molto diversa da quella praticata in questi due anni dal Pd. Suggeriscono una linea che tenda a ricomporre uno schieramento largo per fronteggiare il qualunquismo e il razzismo. Debbo aggiungere una nota. L'avventura di Fassina e di Sel ci dice che la lotta radicale e la contrapposizione elettorale al Pd non paga. E ci dice anche che l'atteggiamento del Pd verso queste forze non aiutano a costruire quello schieramento largo. Purtroppo siamo di fronte a due errori: Renzi che sottovaluta persone e gruppi di sinistra e sindacati, e gruppi di sinistra e sindacati che sopravvalutano la loro posizione isolata. Si cercherà di ragionare su questi dati o si preferisce andare a sbattere?
6 giugno 2016